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lunedì 25 gennaio 2021

Sara Baronchelli, trail e bici: Sport sì ma senza strafare

 Le passioni non devono essere forme di dipendenza 

 

Prima o poi si trova uno sport che fa appassionare e si fanno scoperte grandi su se stessi e sugli altri. Si scopre di essere portati in uno sport, di sperimentare piacere e benessere e a volte anche performance cercando di raggiungere obiettivi ambiziosi trasformando sogni in realtà, con impegno, costanza, fiducia, determinazione. 

Di seguito Sara racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande. 

Qual è stato il tuo percorso nello sport? Chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? “Ho iniziato da sola per sfogo personale dal settembre 2019, mi segue un coach nello specifico”. 

Un'esperienza che ti può dare la convinzione che ce la puoi fare? In questo anno concluso 2020 sono state tante le esperienze che hanno contribuito alla convinzione della riuscita nei progetti di vita sportiva. 
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Che sono pazza! 😅 Alcuni amici sottovalutano ancora il fatto che io possa farcela a superare limiti”. 

 

Se la passione è forte si riescono a fare cose impensabili, ci si dedica allo sport con entusiasmo e con la consapevolezza di scoprire propri limiti alzando sempre più l’asticella delle difficoltà e delle complessità. 

Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Ne sono capitati tanti, non saprei, durante le competizioni parlo sempre poco con chi incontro socializzo di più con il mio team durante gli allenamenti o per corse benefiche”. 

A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? “A tante situazioni dalle più banali: storte, cadute, altitudini, fatica, gestione dell'alimentazione... Clima, fondo dei sentieri, allucinazioni, mali addominali, vestiario”. 


Lo sport prevede tanti momenti da soli o in compagnia, bisogna capire cosa si può e si vuol fare, scegliere le gare che più sono indicate alle proprie caratteristiche e fare attenzione a tanti aspetti che possono incidere sulla prestazione. 

Hai rischiato di mollare? “Mai, non ho mai rischiato di mollare, solo in una occasione è capitato che bloccassero una gara di trail running in alta e tecnica montagna a causa del Meteo. Quel giorno ho constatato i miei limiti e il rischio di affrontare la natura con bollettino meteo non idoneo a condizioni ottimali”. 

Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Sì ritengo che sia utile poiché si deve scindere l'hobby amatoriale o la passione al di là della vita quotidiana, le passioni non devono essere forme di dipendenza; ci sto lavorando con chi mi segue”. 

 

È importante confrontarsi con uno psicologo per capire a che punto si è nella propria vita, dove si sta andando, cosa si sta evitando, con quali risorse e aspettative, lavorare sul momento presente, consapevolezze, fiducia, resilienza.  
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Cortina Trail 2019 e Utlo Omegna (Verbano Cusio Ossola) 2019 e 2020. Il tifo, la gente, l'evento in , il percorso e le soddisfazioni ottenute a distanza di un anno con costanza e planning. Aggiungo la Loano Maremonti che si teneva solitamente a fine marzo”. 


La partecipazione a competizioni sportive prevede un’oculata pianificazione a tavolino, e una programmazione di allenamenti e altri aspetti da considerare per presentarsi pronti e motivati alla partenza per godersi al meglio il percorso di gara e tutto ciò che circonda il mondo dell’atleta, dal tifo alle condivisioni di fatica e gioie. 

La tua situazione sportiva più difficile? “Per quanto riguarda il trail, ‘MEHT 2019’, la race in montagna più tecnica e più difficile, per il percorso e per le situazioni climatiche avverse.  Per la bici da strada più che fatica fisica è la mente da gestire e controllare su lunghe distanze, max 170 km in un giorno”. 


In gare sportive lunghe e complicate come i trail di lunga percorrenza in montagna bisogna essere molto lucidi da poter controllare e gestire la fatica e andare sempre avanti fino al traguardo. 

Come hai superato crisi, sconfitte, infortuni? “Le sconfitte emotive prevedono sempre il fatto di non essere mai all'altezza rispetto ad altri. Infortuni sì, in particolare a 27 anni ho dovuto effettuare le mie prime infiltrazioni per le cartilagini alle ginocchia, l'uscire a correre era diventata un'incognita”. 

Bisogna sentirsi forti dentro per non subire pressioni o giudizi da parte di altri e fare il proprio sport con passione, amore, motivazione traendone benefici immensi.
 
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Sport sì ma senza strafare perché ti consuma nella mente e nello spirito ti porta a consolidare amicizie e alla rottura di altre, a livello amatoriale c'è tanta competizione e poca sportività”. 

Bisogna sempre stare con i piedi per terra, fare ciò che si ama con attenzione ai particolari e usufruendo dei benefici che ne derivano. 
Cosa hai scoperto di te stessa nello sport? “Che con costanza si può ottenere la soddisfazione di raggiungere risultati qualsiasi di poca o di grande importanza. Ho scoperto tante altre abilità”.  
Ti ispiri a qualcuno? “Ho cercato da tempo ispirazione ma l'unica ispirazione siamo noi stessi”. 

È
 importante avere delle persone di riferimento da cui ispirarsi ma è particolarmente essenziale essere in contatto con se stessi, comprendere propri bisogni ed esigenze e mobilitare le energie occorrenti per soddisfarli e rincorrere mete e sogni. 
Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? “In realtà non ce ne sono, il fatto che io possa correre e vivere è quanto mi basta.”. 
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Dipende dalla crisi pandemica, sogni realizzati in parte, ci sono altre esperienze che mi piacerebbe fare e dipende da me stessa ma in questo caso, per cause di forze maggiore, si dovrà attendere momento migliore”. 

Purtroppo possono succedere incidenti di percorso e bisogna andare avanti con coraggio, ripartendo a piccoli passi. 
Come ti vedi a 50 anni? “Non mi vedo a 50 anni, faccio fatica a progettare, ho sogni da realizzare soprattutto nella vita personale e nell’immediato”. 

Come hai scelto la tua squadra? “Un po' per caso, pensavo che il coach seguisse ognuno di noi singolarmente e invece abbiamo avuto l'occasione di ritrovarci e di conoscerci col tempo”. 


Lo sport avvicina persone, si fanno amicizie, si formano gruppi e squadre.


Matteo SIMONE 21163@tiscali.it 

+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta 

https://ilsentieroalternativo.blogspot.it/ 

http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html 

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