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venerdì 8 aprile 2022

Claudia Mattiuzzi: Mi piace definirmi “animale da endurance”

 Più una gara è lunga e più sono performante 
Matteo Simone 
  

Nella mente degli atleti ci sono sempre gare da partecipare e emettersi in gioco, le più diverse, le più lontane, le più stimolanti, per fare esperienza, per apprendere dalla scuola dello sport, per confrontarsi con altri. 

Di seguito, Claudia Mattiuzzi (ASD Lucca Marathon) racconta al sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande. 
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Ho iniziato a fare uno sport da combattimento a 14 anni, la kickboxing. L’ho praticato fino a 27 anni, quindi per 13 anni. Sono stata 4 anni nella nazionale italiana nella disciplina di Full Contact (uno dei rami della Kick) categoria -52kg e ho partecipato a campionati Mondiali ed Europei. Una volta smesso mi sono approcciata alla corsa. Nel 2012 ho fatto la mia prima mezza maratona, nel 2017 la mia prima maratona (a Roma). Adoro correre e ho fatto maratone importanti come New York, Chicago, Berlino. Il prossimo 18 Aprile farò Boston e nel 2023 Tokyo. Mi sto approcciando al Triathlon e lo scorso anno ho fatto la mia prima gara di Duathlon Classico a Pesaro. 

L’esperienza in Nazionale è un grande sogno che si trasforma in realtà, ma quando tutto finisce è importante capire ora cosa c’è e cosa si può fare in questo momento avendo una progettualità futura, rimodulando piani e programmi e andando a rincorrere altri obiettivi sfidanti, difficili ma non impossibili. 
Quando ti sei sentita campionessa nello sport?
Mi sono sentita davvero campionessa, il primo anno in cui sono andata in Nazionale di full contact. Ho vinto tutte le qualificazioni nell’anno agonistico e mi sono guadagnata quel prestigioso posto che ho mantenuto nei successivi 3 anni. Ma mi sento un po' campionessa ogni volta che arrivo in fondo a una gara di corsa. Soprattutto se è una maratona. 

Grande soddisfazione far parte di una rappresentativa nazionale gareggiando per la propria nazione in giro per il mondò dopo essersi conquistato la maglia azzurra vincendo e dimostrando di valere ma è anche una grande soddisfazione continuare ad avere stimoli ed entusiasmo nel fare altro come può essere correre e soprattutto portare a termine la maratona più volte, con più esperienza. 
Nello sport cosa e chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? Avere una tabella di allenamento, seguire un’alimentazione corretta (quindi un’integrazione), frequentare persone con la mia stessa passione, sono tutti fattori che contribuiscono al mio benessere e alle mie performance. La parola chiave è comunque “Motivazione”. 

La base di ogni sforzo, impegno, movimento è una grande motivazione e passione, e poi si cerca di fare le cose il più benino possibile, avvalendosi dell’aiuto di professionisti che consigliano, suggeriscono, sostengono. 
Quale tua esperienza passata ti rende più sicura di potercela fare?
Ogni volta che penso di non farcela mi viene in mente la mia vita precedente e penso: “Claudia, tu salivi sul ring in competizioni internazionali, ti menavi con le russe, ti spaventa questa sciocchezza?”. Ma mi viene anche in mente che ho fatto la mia prima maratona sotto le 4h senza prepararla minimamente. 

Questo significa riportare a memoria le fonti dell’autoefficacia e cioè le precedenti esperienze di successo ma soprattutto le sensazioni sperimentare e la voglia di ritrovarle in altre attività come la corsa e soprattutto la sfidante maratona. 
Cosa pensano familiari, amici, colleghi della tua attività sportiva? Percepisco stima. Molti mi vedono come un supereroe, altri mi credono pazza, ma la base è la stima. Ma gran parte dei miei amici sono “pazzi” almeno quanto me. 

Con motivazione, passione, impegno, costanza, determinazione si riescono a fare grandi cose e ciò incrementa autostima e si riceve
stima da parte di altri che si stupiscono e apprezzano tali imprese sfidanti e difficili ma non impossibili.
 
Un episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività sportiva? Ne potrei elencare tanti, ma mi piace essere positiva quindi ti racconto di quando Gelindo Bordin, a Central Park mentre stavo arrivando alla finish line della maratona, mi ha gridato “Forza Granducato che sei la prima delle Diadorabili!”. Vinsi un contest della Diadora e lui era il nostro coach, e in quanto toscana, mi aveva soprannominata “Granducato”. Lo trovo davvero buffo questo aneddoto. 

Esperienze intense e indimenticabili che aiutano a continuare a praticare uno sport di fatica ma di allegria, dove si fatica ma c’è sempre un arrivo dove ci si può rilassare, e rivedere cosa si è stati capaci di fare. 
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? Mi piace definirmi “animale da endurance”. Più una gara è lunga e più sono performante. Attingo sempre da serbatoi di cui ancora non conosco la natura. Ma l’adrenalina è la mia migliore amica. E sorrido, tanto. 

Queste sono grande consapevolezza dovute all’esperienza e al mettersi in gioco in gare estreme e sfidanti dove bisogna tirare fuori da sé grandi risorse nascoste e avere tanta fiducia in sé di potercela fare, di potersela cavare, di poter uscire fuori dalle situazioni più difficili, dove bisogna dimostrare di essere veri combattenti. 
Nella pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Cosa e chi ti ostacola?
I maledetti infortuni. Ogni tre per due mi faccio male. Ma ho iniziato a volermi un po' bene e lo stretching mi sta salvando la vita. 

Da una parte bisogna saper accogliere e accettare l’imprevisto e l'avversità e dall’altra parte bisogna saper prevenire e gestire. 
Per quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Di pancia mi verrebbe da dire nel nuoto, ho una paura folle delle acque aperte, e per una aspirante triatleta è un bel problema. Nella corsa e nella bici non penso di averne bisogno. 
La tua situazione sportiva più difficile? Nuotare in mare. Panico puro. 

Sarebbe indicato un bel lavoro sul sintomo e sull’eventuale fonte della paura e del panico delle acque e il respiro potrebbe essere un primo approccio di lavoro. 
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? Il mio primo mondiale in Ungheria. È stata l’esperienza più bella e adrenalinica della mia vita. E il primo match l’ho vinto con una fortissima atleta ucraina. 

Il mondiale è una grande opportunità di confronto con i più forti al mondo senza paura ma con la consapevolezza che si è lavorato tanto e bene per essere lì.
 
Come hai affrontato, gestito, superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Con le uniche armi a mia disposizione, pazienza e fiducia. 
Cosa hai scoperto di te stessa e degli altri nella pratica dello sport? Che condividere una passione comune è la cosa più bella che ci sia. Che finito un incontro, una maratona, una pedalata, abbiamo tutti una gran voglia di ridere e gioire di fronte a una bella birra ghiacciata. 

La condivisione di ogni esperienza aiuta a capire, a star bene, a confrontarsi, soprattutto le più faticose, dolorose, traumatiche ma anche le più divertenti, entusiasmanti. 
Quali allenamenti mentali utilizzi? Visualizzo gli arrivi delle maratone, fino quasi a sentire l’emozione stessa. Ci sto provando anche col triathlon, speriamo di riuscirci. 

Più si simula e più si è sicuri in gara, più ci si vede e più ci si rende conto che si può fare, visualizzare e sentire il corpo
un ottimo allenamento mentale.
 
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Aprile Maratona di Boston e 26 Giugno Pistoia Abetone Ultramarathon. Ma entro la stagione estiva voglio assolutamente fare una gara di triathlon (prendilo come sogno da realizzare). Sogni realizzati? Ogni cosa che ho portato a termine è nata come un sogno. 

La definizione degli obiettivi è anche un ottimo lavoro mentale, ci devo credere che è possibile e fattibile, si può fare, si può preparare. 
Come vivi il pre-gara, la gara e il post-gara? Nel pre-gara sono tranquillissima, non vedo l’ora di partire. Durante la gara sono focalizzata e do sempre il meglio di me. Nel post-gara mi sento sempre dentro una bolla di felicità che, per fortuna, mi accompagna per giorni. 
Quali sono gli ingredienti del successo? Dipende dal valore che attribuiamo alla parola “successo”. Per me comunque sono la determinazione, il focus, l’umiltà, la grinta, la motivazione. 
Cosa diresti a te stessa quando eri più giovane?
Il bello deve ancora venire! 

La cosa bella di Claudia è che non si sente mai arrivata, sempre avanti alla ricerca di nuovi stimoli e opportunità di scoprire se stessa con entusiasmo, passione e voglia di condividere e quindi davvero il meglio è sempre dietro l’angolo, non basta mai. 
A quale personaggio ti ispiri? Ora che mi conosci secondo me te lo immagini… Muhammad Ali! Grazie 1000! Mi sono davvero divertita a rispondere a queste domande! 

Muhammad Ali, il più grande, volava come una farfalla e pungeva come un ape 

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