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venerdì 1 luglio 2022

Francesco Prosperi, Cammino Santiago in bici: Non pensavo mi coinvolgesse tanto

 L'idea del Cammino in bici nasce parlando con Piero durante una pedalata 
Matteo SIMONE 
 

Il Cammino di Santiago risulta essere una chiamata in un certo punto della vita che porta una persona da sola o in compagnia a intraprendere un viaggio a piedi in biciletta attraversando momenti e giornate intense a contatto con se stessi e con poche persone amici o incontrate lungo il percorso. 

Di seguito, Francesco racconta la sua esperienza di Cammino di Santiago in bici, rispondendo ad alcune mie domande. 
Ciao, complimenti per il cammino di Santiago in bici, è stato come te l'aspettavi? Onestamente, mi ha colto impreparato, non pensavo mi coinvolgesse emotivamente e spiritualmente tanto. 
Come è nata l’idea? Nasce diversi anni fa, quando mi raccontarono dell'esistenza del Cammino. Approfondendo, ho scoperto che dopo le devastazioni dei conflitti mondiali si era quasi perso lo spirito e la pratica del Cammino, fino agli anni ‘60, quando piano piano si rincominciò a "pellegrinare". Negli anni ‘80 dopo la visita di Papa Giovanni ci fu una sorta di "ritorno alle origini" con grande partecipazione di persone provenienti da molti luoghi del mondo. Il boom nei primi anni ‘90 quando il Cammino venne ufficializzato come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. 

Il Cammino non è uno sport da praticare ma un’attività fisica verso una meta da raggiungere attraversando luoghi e paesaggi naturali che fanno pensare, riflettere, elaborare sull’essenza della vita e di noi stessi, rivalutando alcune abitudini e routine quotidiane abitudinarie e spesso fuori la nostra consapevolezza. 
Da quando ci lavoravi? Da molto tempo desideravo farlo a piedi, l'idea di intraprendere il Cammino in bici nasce qualche anno fa parlando con Piero durante una pedalata. 
Pensieri, immagini, persone? Ho riflettuto su quanto l'individuo della società moderna sia solo in mezzo a tanta gente, solo in un mondo di innumerevoli/troppi contatti e scambi social, che non trasmettono scambi di emozioni vere e di empatia sincera. Lungo il Cammino, si riscopre l'aspetto umano, tutti sullo stesso piano, il sacrificio, la fatica, per tutti soltanto l'indispensabile per raggiungere la meta e tanta tanta voglia di condividere, comunicare, saluti, sorrisi, buon augurio… Ultreya 

A volte c’è una chiamata, qualcuno o qualcosa ci stimola a intraprendere il Cammino da soli o in compagnia e se ci sentiamo pronti riusciamo a organizzarci e a prepararci per affrontarlo e gestirlo nel migliore dei modi. 
Come ti sei allenato? Ho continuato il mio allenamento di routine. 
Qual è stato il prezzo da pagare? Allontanarsi dalla mia famiglia, soprattutto da mia figlia, per molti giorni. 
Quanto eri motivato nel raggiungere questa meta/obiettivo? La mia personale motivazione era al massimo, poche cose nella vita mi hanno motivato tanto. 

In ogni cosa che decidiamo di fare c’è una rinuncia in altre cose che vorremmo fare, c’è sempre un prezzo da pagare in ogni obiettivo/meta che vogliamo raggiungere ma è importante definire delle priorità e dedicarci un periodo congruo per soddisfare i nostri desideri ed esigenze prioritarie. 
Come hai affrontato, gestito, superato eventuali imprevisti? Ho affrontato gli imprevisti e i momenti più difficili avvalendomi della collaborazione, del supporto e della coesione con compagni d'avventura, sono stati un grande punto di riferimento, soprattutto quando è capitato di perdere la pazienza nei momenti più critici. 
Quali sono state le tue qualità e caratteristiche utili? Forse l'ironia!? La voglia di condividere. 

A volte il gruppo può essere una risorsa, ognuno mette a disposizione proprie capacità, caratteristiche, qualità ma il gruppo potrebbe anche destabilizzare per scelte non sempre condivise da tutti, ma è importante trovare equilibri e compromessi e soprattutto è importante che ci sia una persona che possa fare da moderatore.
 
Cosa e/o chi ti ha aiutato? Il supporto, l'incoraggiamento e la comprensione di mia moglie Ester, l'entusiasmo e l'orgoglio che ha manifestato mia figlia Francesca.  
Cosa hai portato a casa e cosa hai lasciato lì? A casa ho portato entusiasmo indelebile, una più profonda conoscenza di me stesso e una più cosciente consapevolezza che l'unione fa la forza. Non mi sembra di aver lasciato nulla lì, perché sono tornato più ricco... ma non nella materia. 

Lunghi cammini in solitaria o in piccolo gruppo arricchiscono la persona profondamente, si è più consapevoli di se stessi, di quello che si fa, che si vuole, che si vorrebbe fare, si apprezza di più la natura. 
A chi dedichi questo traguardo? Da credente, dedico le varie tappe alla Madonna di Lourdes, il Cammino nell'insieme alla SS Trinità, alla famiglia e all'umanità. 
Prossimi obiettivi? Mi piacerebbe fare i restanti 5 Cammini per Santiago di Compostela riconosciuti. 

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 
21163@tiscali.it +393804337230 

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