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venerdì 14 ottobre 2022

Grazia Cammalleri: Correvo e corro sfidando me stessa

 La mia testa è stata più forte degli infortuni 
Matteo Simone 
 

Qualche anno fa

La pratica di uno sport è una buona abitudine di vita, uno stile salutare che aiuta a star bene in salute e a volte diventa una sfida con se stessi, per vedere fino a dove ci si può spingere, cosa si può ottenere, dove si vuol arrivare. 

Di seguito l’esperienza di Grazia Cammalleri, attraverso risposte ad alcune mie domande. 
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Il mio percorso sportivo è nato per caso all'età di 13 anni, grazie a mio padre che mi portò in piazza Vittorio a Torino per partecipare a una gara podistica di 10 km. A fine gara ricevetti un piccolo trofeo che davano a tutti i partecipanti, ero talmente felice che da lì cominciai a correre per ricevere il premio di partecipazione.
Ho corso in tutte le categorie naturalmente, sempre tra le prime, all’età di 16 anni fui avvicinata da un'allenatrice della Libertas Torino, mi propose di fare atletica in pista in quanto secondo lei sprecata per le gare amatoriali, lavoravo già e quindi la sera andavo in pista ad allenarmi, per quanto possa sembrare assurdo, mio padre non sapeva nulla! Pensava andassi al Valentino (oltretutto più rischioso) quindi da incosciente correvo per 2 società scoprendo dopo che rischiavo la squalifica, così mio padre fu chiamato dalla Fidal e venni scoperta, mi impedì naturalmente di fare l’atleta e da lì smisi di correre per qualche mese. 

A volte si è predestinati per qualcosa, si ha un talento che spinge a trovare tempi e spazi per coltivare una passione come la corsa che sia pista, strada, cross e montagna. Si cerca di ricavarsi spazi e tempi per allenarsi,
migliorare, gareggiare, primeggiare.
 
Quando ti sei sentita campionessa nello sport? Non mi sono mai sentita campionessa, ottenevo buoni risultati con poco allenamento e tanta discoteca, forse soltanto adesso mi rendo conto che non correvo così male vedendo i risultati di adesso di atlete con tempi più alti. 

Interessante questa testimonianza con parole che hanno a che fare nello sport non solo con impegno e fatica ma anche con divertimento e svago, “allenamento e discoteca” significa che non per forza si deve rinunciare a tutto ma si può coniugare più cose trovando un sano equilibrio. 
Cosa pensano familiari, amici, colleghi della tua attività sportiva? I miei familiari qualche volta sono venuti a vedermi gareggiare. Mio padre, l’unico interessato e appassionato, quando correvo nelle categorie ragazze/allieve, se non vincevo mi criticava, questo ha fatto sì che mi ritiravo dopo 1 km di gara.
I

colleghi non erano interessati, anzi forse anche un po’ contrari, questo però mi ha dato la forza di insistere anche quando ho avuto un problema importante alla schiena dove i medici mi davano per spacciata per quanto riguarda la corsa
.
 

E’ difficile trovare persone che sostengono senza interferire, ognuno più grande ed esperto sa come funzionano le cose e vorrebbe che si seguissero le proprie indicazioni a volte con pretese che mettono pressione e a volte destabilizzano l’atleta se non è abbastanza forte fisicamente ma anche mentalmente. 
Un episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività sportiva? Un episodio bizzarro, sempre tanti anni fa, durante una mezza maratona a Collegno. Seconda assoluta a poca distanza fino a quasi gli ultimi km, a  2 km dall’arrivo non so come mi trovo in testa, ho capito subito di aver tagliato involontariamente, a quel punto mi sono fermata e se ricordo bene mi sono anche nascosta, quindi ho aspettato che passasse la mia rivale e ho ripreso dietro di lei alla stessa distanza di prima.
9 ottobre, correre dopo 3 mesi
Arrivo al traguardo non proprio soddisfatta e anche un pochino in colpa per aver sbagliato strada, avevo il terrore della squalifica, non so come hanno scoperto tutto, una volta esistevano i giornali che parlavano di podismo e quindi alla fine mi hanno descritta come un'eroina, incredibile. 

Succedono ogni tanto sbagli di percorso e l’atleta è confuso e a volte non sa come rimettersi in gioco correttamente rischiando giudizi affrettati e critiche che possono ferire, nonostante l’ingenuità e l’onestà dell’atleta. 
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? Le mie capacità sono quelle di adeguarmi a tutte le situazioni, mi cimentavo su distanze diverse, dal cross alla maratona, montagna senza preparare nulla, ottenendo risultati discreti. 

Grazia sembra essere molto adattabile e flessibile, la passione è talmente forte che la spinge a correre in ogni ambiente e contesto per sfidare sempre più se stessa e altri avversari, cercando di far sempre meglio. 
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Cosa e chi ti ostacola? Le difficoltà nel mio amato sport sono gli orari impossibili lavorativi, in più il rischio di farmi male dopo tanti infortuni ormai cronici, a parte tutto questo nessun ostacolo. 
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Lo psicologo penso sia una figura molto importante per gli atleti di alto livello. 
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? Le emozioni più belle le ho provate alla fine della 1^ maratona di Torino chiusa in 3 ore e non preparata come è il mio solito fare, (odio la preparazione per la maratona) all’arrivo ho pianto per la gioia e non ero neanche provata. Sempre a Torino, non so perché sempre a Torino, forse perché è la mia città, quando ho vinto la Stratorino del 97, vinta grazie all’incitamento del mio compagno di allenamenti che mi ha incitato gli ultimi 200 m dove ero già rassegnata in 2 posizione, mi disse di provarci e ho trovato in quel momento la mia forza mentale nascosta. 

Certe prestazioni e risultati procurano sensazioni ed emozioni intense e indimenticabile, soprattutto vincere una gara è un grande risultato che motiva a continuare nonostante difficoltà e ostacoli che comunque si possono superare. 
La tua situazione sportiva più difficile?
La situazione sportiva più difficile è stata quando nel 2003, proprio nel momento migliore, ho cominciato a sentire un dolore al gluteo che mi impediva di correre in scioltezza, imperterrita andavo avanti correndo si può dire con 1 gamba, in quello stato sono ancora riuscita a correre la mezza maratona di Sangano in 1h22, poi ho improvvisato i 1500 in pista, Campionato (saputo 3 giorni prima che si svolgevano a Torino) Italiano Master, vincendo in 4’55”, correndo forte solo l’ultimo 400.
Poi a un certo punto le mie gambe si sono bloccate insieme alla schiena, 2 ernie espulse e un dolore da suicidio arrivato fin sotto la pianta del piede, ho perso la sensibilità della gamba, ero da intervento chirurgico, tante cure anche le più impossibili, mi dicevano di rassegnarmi e cambiare sport, io invece nella mia testa  dovevo tornare a correre, come ultima fase anche un personal trainer, 20 sedute mirate, quindi riesco a evitare l’intervento e dopo quasi 1 anno riprendo a correre con un busto ortopedico.
Ho sempre fatto le cose a casaccio e quindi ricomincio direttamente dalle gare, ricordo ancora la
tutta dritta di Torino, 10km in 44 m, ero felicissima, ho continuato con il giro della collina proprio perché mi avevano sconsigliato le discese, ho avuto ragione perché nonostante tanti infortuni e problemi fisici riesco ancora a correre.
 

A volte dove non può arrivare il corpo arriva la testa, con la consapevolezza che la voglia di praticare uno sport e di eccellere è fortissima e niente e nessuno può portar via o fermare desideri e sogni difficili, sfidanti ma non impossibili. 
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Sempre nel passato, superato parzialmente il problema, purtroppo la resa non era più la stessa, ero abituata a vincere (le classiche gare) quindi ho fatto fatica ad accettare la situazione anche se dovevo già ritenermi fortunata, mi abituai in fretta, anzi era meno stressante di quando tutti si aspettavano sempre il risultato, correvo e corro sfidando me stessa dimostrando che la mia testa è stata più forte degli infortuni. 

È importante essere consapevoli giorno per giorno, momento per momento delle proprie possibilità, capacità, caratteristica, situazione attuale e fare
quello che si può osando ma senza esagerare, senza pretese, accettando quello che c’è ora. 
Quali allenamenti mentali utilizzi? Quando correvo meglio, quindi un po’ di anni fa, gestivo le competizioni con la testa più che le gambe, decidevo mentalmente come gestire la gara, riuscivo a convincere me stessa quando volevo vincere ripetendo a me stessa che ero la più forte ed ero allenata. Quando pensavo di non farcela, non so se per voglia o altro, la gara andava malissimo, un mese prima di vincere la  Stratorino andavo a dormire sognando a occhi aperti come interpretare la gara, era come un secondo allenamento tanto che poi andò proprio come l’avevo immaginata. 

Interessante e utile testimonianza per trasmettere il valore positivo della mente vincente. È importante non solo l’allenamento fisico ma anche mentale, davvero visualizzare e convincersi di potercela fare aiuta a crederci, vedersi vincenti mette in atto un allenamento ideomotorio che simula la gara e si è più sicuri in gara di potercela fare con l’aiuto dei
neuroni specchio che mettono in moto i muscoli anche senza movimento reale.
 
Come vivi/vivevi il pre-gara, gara e post-gara? Il pre-gara lo vivevo abbastanza male anche perché tutti si aspettavano il meglio, post-gara, se la gara andava bene mi sentivo felice, sicura di me e piena di energia tanto da avere voglia di rifare la gara e dare di più, adesso il pre-gara lo vivo più tranquillo, soltanto la paura di farmi male, il post/gara mi fa sentire distrutta e stanchissima così dormo tutto il pomeriggio per riprendermi. 

Lo sport aiuta a sentirsi vivi e comuni mortali, aiuta ad attivarsi per un test o una gara e poi goderne o apprendere da qualsiasi cosa sia successo, vittorie e sconfitte sono sempre utili a
conoscersi e a cercare di far sempre meglio.
 
Quali sono gli ingredienti del successo? Gli ingredienti del successo sono, avere personalità oltre che le capacità, grinta e voglia di riscattarsi. 
A quale personaggio ti ispiri? Non mi sono mai ispirata a nessun personaggio anche se ho sempre ammirato la bellezza, la grazia e la forza di Maria Guida.  

Maria Guida, più volte campionessa d'Italia, si aggiudica la medaglia d'oro nella maratona ai Campionati Europei del 2002 a trentasei anni. Ha un personale di 2h25'57 alla Maratona d'Italia (Carpi) nel 1999. Con il tempo di 15'04"13 nel 1995 stabilisce il record italiano nei 5000 m (prec. 15'11"64 Nadia Dandolo), migliorandolo l'anno successivo in 14'58"84, primo tempo italiano sotto la barriera dei 15 minuti. È anche la prima azzurra a scendere sotto il muro dei 32 minuti nei 10000 m stabilendo nel 1994 il record italiano di 31'42"14 (prec. 32'2"37 Nadia Dandolo), migliorato ancora nel 1995 in 31'27"82. 
Cosa diresti a te stessa quando eri più giovane?
Io a me stessa più giovane direi una frase fatta: avere la testa di adesso per essere più sicura di me, fregarmene dei giudizi altrui, più consapevole delle mie capacità. Tante occasioni perse per la mia insicurezza.  
Sogni realizzati e incompiuti? Il mio sogno e adesso rimpianto, il fatto di non avere avuto, grazie a mio padre che a suo tempo mi impedì di farlo, oltretutto quando ero motivata e seguita, la possibilità di provare a fare l’atleta, alcuni dicevano che ero un talento ma io mi sottovalutavo in quanto molto insicura, le mie distanze sarebbero state gli 800 e 1500, magari non sarei riuscita a emergere o forse sì questo è un dubbio che mi porterò per tutta la vita. Mio padre preferiva che andassi ad allenarmi da sola al Valentino la sera piuttosto che in pista in compagnia, quindi posto più sicuro. Il lato positivo della corsa è stato che da commessa in panetteria mi hanno dato la possibilità di cambiare lavoro in meglio 26 anni fa e dove sono tuttora. Grazie per l’opportunità di raccontarmi. 

Da piccoli non si è in grado di fare scelte importanti, altri fanno scelte per noi e a volte la cultura non ci facilita, siamo impostati culturalmente per studiare, lavorare e farci una famiglia, è difficile distanziarsi da questi binari condivisi dalla massa. Ma si è sempre in tempo per deviare da grandi da tali binari anche se non si può recuperare il tempo passato e i treni perduti.
 

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