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martedì 3 gennaio 2023

Si può fare nonostante la fatica

 Matteo Simone  
3804337230- 21163@tiscali.it 
 

Lo sport è come un treno dove c'è posto per tutti, avanti o dietro e si può salire o scendere quando e come si vuole, non c'è un'età giusta, non c'è una modalità giusta; si è sempre in tempo per salire o scendere dal treno dello sport.

Dietro lo sport c’è tanta fatica e impegno con passione e determinazione, tanti pensieri e dubbi, tante sfide e sogni da realizzare. Lo sport rende felici nonostante le salite, nonostante la fatica.  
Lo sport fa mettere in gioco; fa sperimentare benessere e/o performance; permette di far parte di un gruppo o squadra con piani, programmi e obiettivi condivisi; fa condividere allenamenti e gare, trasferte e viaggi. 
Lo sport è uno strumento per sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza; una modalità per sperimentarsi e mettersi alla prova; un’opportunità per portare a casa esperienze e insegnamenti che fanno crescere e maturare, sperimentando sensazioni ed emozioni intense. 
La vita come lo sport è fatta di ciclicità: sconfitte e vittorie, infortuni e riprese, offese e complimenti, tristezza e felicità. È importante saper stare con quello che c'è con la consapevolezza che non è per sempre e tutto passa, tutto cambia. È importante trovare dentro noi stessi motivazioni, passioni, interessi, risorse. 
Lo sport avvicina persone, culture e mondi; attraverso lo sport si conoscono nuove persone, avvengono incontri e confronti. Il treno dello sport porta in giro per strade e città, incontrando luoghi e persone, abbattendo muri e barriere anche generazionali.
 
La fatica, i tunnel, le crisi non preoccupano; più è la fatica, più è lungo e buio il tunnel, più è grande la crisi e più si è soddisfatti e riconoscenti a se stessi quando tutto è finito per aver superato tutto.  
Attraverso l’esperienza sportiva ci si accorge che tutto passa e tutto cambia; passa la fatica e la crisi; rimane la consapevolezza che se c’è impegno e fiducia, si riesce ad affrontare, gestire, superare tutto incrementando la forza interiore che aiuta non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana lavorativa, familiare, relazionale. 
Attraverso lo sport si può scaricare tensione; si può sentire il proprio corpo; si può intraprendere un percorso con un inizio e una fine come è la vita; incontrando compagni di viaggio e facendo dei tratti insieme come succede nella vita. 
Nello sport bisogna fare sempre più rete e sapere su chi contare, fidarsi e affidarsi così come nella vita. A volte attraverso lo sport si può sperimentare una rinascita; dopo uno stop, un passo alla volta, con coraggio e attenzione, si può decidere di ripartire in modo diverso con le risorse residue.
 
Prima o poi ce la si può fare, si prova e si riprova diversamente, apprendendo sempre e mettendosi in gioco, facendo esperienza e credendoci. 
Questa è anche l’esperienza dell’ultrarunner Cristian Raffaldi: Un'esperienza che ti dà la convinzione di potercela fare? Quando ho iniziato a correre, avevo timore perché a 22 anni ho dovuto smettere di giocare a pallavolo per un grave problema alle ginocchia. In dieci mesi da quando ho iniziato, ho perso 15 chili e corso la mia prima maratona, dopo 2 anni la prima 100 Km. Qualsiasi evoluzione o passo in avanti mi dà la convinzione che ce la si può, prima o poi, sempre fare. 

Dalle interviste a tanti ultramaratoneti emerge che la fatica non esiste, c’è la voglia di misurarsi con
se stessi e gli altri, con le difficoltà e la stanchezza, e nella maggior parte dei casi le crisi come vengono così se ne vanno. Di seguito l’esperienza dell’ultrarunner Angela Gargano:
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport? La fatica non esiste, è un fatto psicologico, basta non pensarci e svanisce. In gara può essere tanta, ma appena da lontano intravedo lo striscione d’arrivo mi sento fresca come una rosa e felice taglio il traguardo. 

La fatica permette di ottenere risultati prestigiosi come la convocazione in Nazionale. Di seguito l’esperienza di Ilaria Bergaglio: Cosa c'è dietro una convocazione in Nazionale? Sicuramente l'obbiettivo di fare il minimo per i mondiali e poi di poter partecipare mi ha dato un grande stimolo per allenarmi anche in un periodo in cui c'erano poche gare per l'epidemia; sono stati due anni con allenamenti impegnativi soprattutto gli ultimi otto mesi però la fatica quando si fa quello che piace non pesa ed è stata ripagata dalla soddisfazione di indossare la maglia azzurra. 

Una bella e grandissima soddisfazione meritarsi una maglia azzurra, soprattutto nel periodo lunghissimo di pandemia per covid, considerato critico e negativo per tutti.
 

Psicologo, Psicoterapeuta  
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