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venerdì 1 novembre 2024

Racconto un po’ di me a “La voce del podista” - Radio in Piazza

 Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta  

Ringrazio Silvano Passamonti, Fabio Antonelli e Laura Ligia per l’invito e ringrazio Annalisa Minetti per la sua partecipazione telefonica alla trasmissione radi
o.
 

Di seguito racconto un po’ di me grazie alle domande in radio. 
Raccontaci un po’ di te...com’è nata la tua passione per la corsa? Da ragazzo mi piaceva correre, ma lo facevo occasionalmente, ho ricordi vaghi di corsetta la domenica in pineta, oppure non giocavo bene a calcio ma in campo correvo solamente e quando incontravo la palla non sapevo che fare, ho partecipato a poche gare, ho vaghi ricordi tipo a scuola in un campo sportivo non ricordo la distanza m auna la ricordo bene ero in un campo scout ad Alberobello, fuori in campagna avevo letto che c'era una gara podistica e ho voluto partecipare ma non mi allenavo. 
Poi a Roma un Colonnello dell'Aeronautica mi ha chiesto se volevo correre e far parte della squadra che stava mettendo su, dissi che ero interessato e da lì nacque tutto, lo ringrazio infinitamente. 

Qual è stata la tua gara più bella? La gara più bella l’Ironman, una grande sfida nata quasi per caso a seguito di un ciclotour contro le corride, mi sono allenato per partecipare e ho comparato una bici usata, tanti km di allenamento, e poi 2500 km in 15 giorni partendo da Torino attraversando la Francia e arrivo in Estremadura in Spagna, prima tappa 220km di salite, seconda tapa 180km ecc.
Ad agosto 2014, Poi riflettendo a dicembre ho deciso di iscrivermi in piscina per un corso per principianti di nuoto e contemporaneamente iscritto all’Ironman dell’Isola d'Elba di fine settembre 2015, tanti allenamenti di nuoto, bici, corsa, portato a termine con partenza 07.00 arrivo 23.16, 16h16 tempo massimo 17 ore, gara infinita bellissima. 

Matteosappiamo che tu sei un atleta vegano eccosecondo tequanto incide questa tua scelta nelle prestazioni sportive? Il problema sono i ristori nelle lunghe gare, non uso portarmi niente a seguito e usufruire dei ristori ma a volte è difficile sono poco attenti ai vegani, faccio il carico prima tipo un paio di ore prima della gara legumi e carboidrati, tipo pasta, riso, lenticchie, patate. Diciamo che mi sento un po’ penalizzato ma si può fare ugualmente. 

Quanto contaed è importantel’aspetto psicologico nello sport … In particolare nella corsa? Tantissimo, si parte e si arriva con gli aspetti psicologici, a partire dalla testa, bisogna prima di tutto programmare, decidere, valutare obiettivi chiari, sfidanti, difficili ma non impossibili e non si può improvvisare, ci vuole tanto ragionamento e riflessione, bisogna fare i conti con le proprie risorse, caratteristiche, qualità, capacità possibilità per poter raggiungere tali obiettivi e quindi tanta consapevolezza di se stessi, motivazione elevata soprattutto intrinseca per il paciere di fare qualcosa e poi anche per l’apprezzamento degli altri o eventuali altri benefici.
Poi conta l’autoefficacia, la fiducia in se di potercela fare basata su 4 fonti, precedenti esperienze di successo, quindi tanta testa, sensazioni percepite in passato di benessere, competenze, performance e a volte tutto ciò non si pensa, se ne dimentica e si è negativi e non ottimisti e fiduciosi. Inoltre la gestione di ogni situazione che sia si allenamento o performance, la giusta focalizzazione e concentrazione senza troppo improvvisare e con tanta attenzione a quello che si fa. 
In particolare nella corsa essere collegati con il respiro e le sensazioni corporee, autoconoscenza massima di se stessi, di ciò che si viole fare e si può fare, entrare in una sorta di flow correre con piacere, con sensazioni belle da soli o in compagnia, cercare e trovare stimoli adatti di allenamento e di gara. 

Essere uno psicologo dello sport ti aiuta quando fai da accompagnatore agli atleti ipovedenti e/o non vedenti? Mi aiuta a sentirmi a proprio agio, comodo, percepire il proprio coraggio e il coraggio di chi si accompagna, valutare le persone che ci vengono incontro o che ci ostacolano, considerando che non sanno che siamo, come siamo, di cosa abbiamo bisogno e non possiamo aspettarci che si scansino subito, che si mettano da parte e nemmeno possiamo perdere tanto tempo a spiegare che abbiamo bisogno di spazio per passare correndo.
Si fa quel che si può con scaltrezza, attenzione e rispetto di noi stessi, di chi accompagniamo e di chi incontriamo, non possiamo urlare e offendere, ma chiedere anche senza aspettarsi di ottenere o di esse ascoltati, quindi sviluppare pazienza e comprensione, fiduciosi, senza stress. 

Lo slogan “Oltre, Ultrarispecchiail tuo approccio allo sport? Alcuni aspetti sì e altri no. Oltre nel senso che sono disposto e predisposto ad andare oltre l’ordinario e il pensare e fare comune, esempio gli spostamenti in bici per commissioni o lavoro, oppure anche il fatto di andare oltre il comune allenamento ma allenarsi con non vedenti o spingere joelette, insomma oltre il comune, l’ordinario. Ultra nel senso di superare le distanze standard di allenamento e gara, esempio i doppi allenamenti ma per piacere non per ottenere maggior performance.
Non sono per oltre e ultra in ogni caso e ad ogni costo, se non va, non bisogna insistere, bisogna ascoltare corpo, cuore e mente e conoscersi bene per valutare se si può insistere o è possibile anche fermarsi, resiliente non è arrivare a tutti i costi a rischio della propria salute ma valutare il da farsi, fare di tutto, aver coraggio ma anche arrendersi senza giudizi o pressioni esterni o interne. 

Tu sei anche impegnato come ‘testimone’ di Sport Senza Frontiere, hai fatto da 'crew' alla UMS (ultramaratona Milano Sanremo) … e sei stato anche staffettista nella stessa gara ci racconti come vive e come hai vissuto queste esperienze? Rispecchia il mio modo di vivere, il mio approccio alla vita, per me e per l’altro, appena arrivato a Roma ho fatto volontario alla mensa della Comunità di Sant’Egidio e all’ospedale oncologico Regina Elena.
Poi ho capito che ero portato per la cura dell’altro e iscritto e laureato in psicologia e specializzato in psicoterapia così nello sport ho capito che oltre a competere, allenarmi e gareggiare potevo fare qualcosa per gli altri accanto a chi poteva a vere bisogno e da lì corsa con non vedenti, spingitore di joelette e accanto a Sport Senza Frontiere per uno sport per tutti educativo, rieducativo, riabilitativo, palestra di vita. 

Scrittore… Giornalista… Psicologoe grande sportivo...come fai a far conciliare tutto questo? Tanta roba, essenzialmente direi di essere psicologo e psicoterapeuta in aiuto a persone per trovare soluzioni, star meglio, indicargli delle strade e percorsi che loro possono scegliere, sostenendoli per un po’ di tempo, più che scrittore, scrivo dando voce a tante persone che si mettono in gioco dagli amatori, sportivi e anche campioni, giornalista non proprio ma mi piace documentare imprese di altri e dargli merito evidenziando aspetti psicologici utili. 

V
uoi dare un consiglio a chi vuole approcciare a questo sport?
Il consiglio è di provare a prendere un treno dello sport, unirsi a qualcuno divertendosi e faticando aspettandosi piccoli progressi e partecipando a eventi e competizioni divertenti, rilassanti, stancanti. 

È possibile ascoltare la trasmissione radio di venerdì 18 maggio 2024 al seguente link: https://www.radioinpiazza.it/riascolta/la-voce-del-podista  

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta  
380-4337230 - 21163@tiscali.it 

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