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lunedì 6 ottobre 2014

Sviluppare la resilienza per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport

I momenti brutti passano, proprio come quelli belli, l’importante è non mollare, avendo fiducia e pazienza, perchè con il lavoro i             risultati prima o poi arrivano.
Michele Fontana
(pluricampione italiano in pista e nel cross)


Impegnatevi per ottenere ciò di cui avete bisogno, e quando non riuscite a ottenerlo, ebbene, sorridete e tentate ancora, in un modo diverso.
William Hart  

L’obiettivo di questo testo è illustrare, in maniera teorico e pratico-esperienziale, aspetti inerenti la resilienza e le modalità per svilupparla; fornire strumenti teorico-pratici per stimolare l’autoconsapevolezza e valorizzare le risorse personali e di rete.
Si definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress, in generale alle difficoltà della vita.
La resilienza permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo una sconfitta.
La resilienza, il cui significato è mi piego ma non mi spezzo e mentre mi piego mi preparo, sta a significare che il vero campione esce fuori dalle sconfitte con più voglia di riscattarsi, di far meglio, di migliorare gli aspetti, le aree in cui ha mostrato carenza. Chi è resiliente, infatti, non si lascia abbattere da una sconfitta ma ne esce rafforzato, analizza i suoi errori e trova le giuste soluzioni per tornare a vincere. È grazie a questa dote del carattere che si diventa campioni: alcuni ci nascono altrimenti la si può sempre coltivare.
Il concetto di resilienza è presente anche nelle persone che subiscono traumi, quelli che possiedono questa caratteristica non vanno incontro a stress acuti, o disturbi post traumatici di stress, ma ne escono più forti, con un valore aggiunto, i resilienti individuano risorse e chiedono anche aiuto.
Ritengo un notevole valore aggiunto le prefazioni di Isabel Fernandez e Sergio Mazzei, e l’introduzione di Isa Magli ai quali tanto ringrazio per aver colto, illustrato ed enfatizzato aspetti rilevanti del testo.
Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work, a cui devo buona parte della mia formazione di psicoterapeuta della gestalt, illustra l’argomento del libro affermando che: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.” Inoltre spiega come la cultura occidentale può essere limitante: “La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell'emisfero sinistro mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell'emisfero destro ed è per questo motivo che i nostri poteri dell'immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Siamo abituati ad immaginare e percepire ciò che è nella linea dei nostri introietti, ovvero di ciò che dobbiamo essere piuttosto che di ciò che siamo. Per il neurofisiologo Karl Pribram e il fisico quantistico David Bohm, noi viviamo all’interno di una specie di gigantesco ologramma modellato dalle nostre convinzioni ed il nostro potenziale evolutivo risiede nella nostra abilità di controllare le conclusioni a cui arriviamo su noi stessi. Se pensiamo in un modo, così saremo.
La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo consapevoli, non siamo in grado di usarli.”
Isabel Fernandez, Presidente Associazione EMDR Italia, a cui devo la mia formazione nell’approccio “Eye movement Desensitization and Reprocessing” (EMDR) che risulta essere un trattamento efficace per il disturbo di stress acuto e Post Traumatic Stress Disorder (PTSD), afferma che “L’evento traumatico si colloca nel percorso di vita di una persona come una frattura, una linea di demarcazione al di là della quale niente è più come prima. Le ripercussioni di un evento di tale portata sulla vita di una persona echeggiano in tutti i suoi ambiti di funzionamento: psicologico, sociale, relazionale e anche fisico.
L’evento traumatico, pertanto, rischia di essere una battuta d’arresto da cui, senza un adeguato sostegno o un’assistenza mirata e specializzata è difficile (se non impossibile) riprendersi.”
Inoltre rispetto al nostro lavoro di psicoterapeuti ci tiene a sottolineare l’importanza di intervenire su più fronti: “Il nostro compito, in quanto psicoterapeuti, è quello di intervenire su due fronti per dare sostegno alle persone che vengono a chiederci aiuto. A coloro in difficoltà perché non riescono ad affrontare tutto da soli, perché hanno bisogno di qualcuno che li guidi fuori dal tunnel di paura, ansia, instabilità a seguito dell’evento subito. Ma il nostro supporto va anche a coloro che, da soli sono riusciti a trovare le risorse per affrontare la drammaticità del momento, a chiedere aiuto e che sono riusciti ad uscirne più forti di prima.”
Interessante e di mio gradimento l’introduzione a cura della Prof.ssa Isa Magli, riporto una parte: “Lo scorrere delle pagine di questo testo, ricco di argomenti, oggetto di immensa conoscenza culturale, vuoi psicologica, vuoi sportiva, vuoi psicoterapeutica, vuoi sperimentale, non è “de tout le monde”(da tutti): infatti il fruitore è attratto dall’interessamento dei messaggi, dalla consapevolezza di acquisire consigli, a seguito di accadimenti, di indicazioni, di “modi vivendi” che possono completare il suo iter esistenziale.
L’approfondimento di momenti sportivi e loro rivolgimenti porterà all’integrità vitale, morale, sociale della persona umana.
        
  L’autore, argomentando sul “TRAUMA da STRESS” diretto o conseguenziale ne chiarisce la diagnosi e la prognosi attraverso dei sintomi precisi e specifici come: l’ipereccitazione (tachicardia o disturbo cardiaco funzionale, definito il “cuore del soldato”); la contrazione dei vasi sanguigni; la dissociazione tra la non paura della morte e la sopportazione di essa; la negazione e la irrilevanza dell’evento; infine, la sensazione di irrigidimento che rende impotente e immobile, e di impossibilità di reagire.
          Da qui emerge l’utilità dello Sport come elemento educativo, tecnico, sociale e ricreativo per valorizzare l’individuo e non solo, ma anche la società.”
Che dire! Io ho fatto del mio meglio, ce l’ho messa tutta per trasmettere la mia esperienza e passare delle nozioni, informazioni, consigli, suggerimenti che possono essere utili alle persone per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport ed anche a coloro che svolgono professioni inerenti l’aiuto, il supporto, il sostegno alle predette persone.
Buona lettura, resto a disposizione per eventuali feedback, approfondimenti, eventuali confronti.

380-4337230 - 21163@tiscali.it

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