Dott. Matteo Simone
Ho avuto
modo di fare esperienza da accompagnatore sia in allenamento che in gara con
un’atleta non vedente, la
mitica coraggiosa e determinata atleta Ada Ammirata che è scesa
da cavallo dopo un’esperienza a livello internazionale e ha scoperto la corsa
a piedi applicandosi con entusiasmo, dedizione e determinazione.
L’esperienza
di corsa con Ada permette di scoprire cosa significa
correre con una disabilità come la vista e ognuno si può sperimentare come
accompagnatore negli allenamenti ed in gara, mettendo da parte qualsiasi forma
di competizione estrema e dedicandosi all’altro con generosità.
Ada mi ha segnalato il sito web che
raccoglie sportivi o chi lo vuole diventare, accompagnatori e tecnici, affinché
si possa e riesca a creare un “archivio” di volontari, guide e tecnici
invitando quindi, chiunque fosse interessato, a dare la propria disponibilità.
i quali Alberto Ceriani, un atleta non vedente che pratica atletica leggera e nuoto da 11 anni e da 10 triathlon.
Alberto Ceriani ha partecipato a
diverse manifestazioni sportive tra le quali l’Ironman a Klangefurt (Austria),
il Campionato del mondo di triathlon su distanza ironman a Kona Hawaii: la gara
consiste nel nuotare per 3.800 metri nell’Oceano Pacifico, pedalare per 180
chilometri ed infine correre la maratona di 42.195 metri, tutto in un fiato
senza soluzione di continuità, risultato finale 13 ore e 52 minuti.
Alberto Ceriani illustra la tecnica usata nelle gare: “Nella frazione di nuoto la mia guida mi precede ed io sono in contatto con lui mediante una corda della lunghezza di circa 2 metri legata alla vita; nella frazione ciclistica usiamo il tandem; nella frazione podistica sono in contatto con la mia guida con un cordino al polso di circa 30 cm. Segnalo con un pizzico di orgoglio che sono stato il primo atleta non vedente al mondo ad aver portato a termine l’ironman delle Hawaii.”
Alberto Ceriani illustra la tecnica usata nelle gare: “Nella frazione di nuoto la mia guida mi precede ed io sono in contatto con lui mediante una corda della lunghezza di circa 2 metri legata alla vita; nella frazione ciclistica usiamo il tandem; nella frazione podistica sono in contatto con la mia guida con un cordino al polso di circa 30 cm. Segnalo con un pizzico di orgoglio che sono stato il primo atleta non vedente al mondo ad aver portato a termine l’ironman delle Hawaii.”
Alberto Ceriani nonostante la sua disabilità è attratto dalle lunghe distanze e partecipa a competizioni sportive agonistiche che possiamo considerare estreme per la lunghezza e la difficoltà dei percorsi.
Ho rivolto ad Alberto alcune domande per approfondire
il mondo degli ultrarunner e delle gare estreme.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i
limiti fisici? “La soddisfazione di vedere che nonostante i
miei impedimenti fisici posso farcela.”
Alberto va avanti nel raggiungimento dei suoi obiettivi nonostante la sua disabilità, è motivato dal riuscire gradualmente a superare quelle che sono definite difficoltà, ma per lui non esistono impedimenti, se vuole può, sa come fare per andare avanti.
Cosa pensano familiari e amici della tua
partecipazione a gare estreme? “Mi incoraggiano e
apprezzano il mio coraggio e la mia tenacità.”
I familiari sanno che quello che fa star bene una persona è fare le cose di cui si ha passione.
Che significa per te partecipare ad una gara estrema?
“Una grande soddisfazione personale.”
Riuscire nelle sue imprese, nel raggiungimento dei suoi obiettivi è per Alberto motivo di grande orgoglio, di grande soddisfazione personale.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Sì quando in
un iroman un giudice mi ha fermato perché ero attaccato nella corsa alla mia
guida e il giudice mi ha placcato dicendomi in tedesco che non si poteva non capendo perché eravamo legati.”
Purtroppo può succedere che la gente non è abituata a vedere persone con disabilità eccellere in uno sport considerato estremo e non alla portata di tutti e si rischia di essere fermati perfino dai giudici di gara che non immaginano che un non vedente possa partecipare a competizioni impegnative di lunga durata e di estrema difficoltà.
Alberto dimostra che si può essere resilienti e non mollare per superare le crisi e le difficoltà, trovando nuovi mezzi e risorse per portare avanti propri progetti e raggiungere propri obiettivi.
Hai un sogno nel cassetto? “Una maratona
nel deserto e ripetere un altro iroman e il Passatore.”
Oramai ad Alberto non lo ferma più nessuno, ci ha provato già il giudice di gara, ma Alberto è così determinato, così sicuro di sé che vuol portare avanti progetti sempre più ambiziosi.
Quasi quasi accompagno Alberto in uno dei suoi
progetti, ma avrei bisogno di allenarmi duramente.
Un’intervista ad Alberto è riportata nel libro:
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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