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giovedì 4 agosto 2016

Michele Debenedictis, ultrarunner: Scoprire il mio limite con molta cautela

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta

Un po' di tempo proposi a Michele di rispondere a un questionario teso a conoscere il mondo degli ultramaratoneti ed interessanti furono un paio di sue risposte alle seguenti domande.


Ti puoi definire ultramaratoneta?Si, penso di essere sulla buona strada.”
Hai un sogno nel cassetto?Si, continuare fino a che il fisico e la mente me lo permettono. La mia soddisfazione più grande sarebbe vincere un giorno un’ultramaratona.”

In effetti era sulla buona strada e da allora ne ha fatta tanta di strada, soprattutto nell’ultimo periodo dove è riuscito a compiere un trittico di gare impegnative e cioè la Nove Colli Running di 202,4 km impiegandoci quasi 30 ore, la settimana successiva la classicissima per gli ultrarunner 100km del Passatore da Firenze a Faenza e la settimana a seguire la Prima edizione del “Molise in pista-6 Ore in pista”, trasformando il suo sogno in realtà e cioè vincere un’ultramaratona.
Infatti ha vinto la gara di 6 ore in pista di atletica percorrendo una distanza superiore alla maratona e precisamente 64,079km. Cristina Belmonte ha vinto la gara femminile percorrendo in 6 Ore 51,526 km.
Tra i tanti atleti erano presenti Domenico Martino di Lucera, Francesco Capecci, Giovambattista Malacari di Roma della società Villa De Sanctis, Agostino Cipolla, Antonio Salvatore, Michele Calabrese, Marcello Romano, Massimo Faleo di Foggia e Angela Gargano della società Barletta Sportiva.
Conosciamo meglio Michele Debenedictis.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Una persona che punta un obiettivo, lo raggiunge e lo supera lentamente ma con saggezza.”

Sono tanti gli obiettivi superati da Michele e i sogni che trasforma in realtà.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?È stato appunto la curiosità di vedere cosa c’era oltre quel muro.”

Sono tanti e diversi i muri che incontra Michele, altissimi e diversi quelli incontrati durante la Nove Colli Running di 202,3 km con il tanto caldo e le lunghe salite spalmate nelle quasi 30 ore di corsa.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?Misurarmi con me stesso.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?Il fatto di star bene con me stesso e di trasmettere positività a chi mi sta intorno.”

Ho conosciuto Michele proprio in una 6 ore di Lucera e rivisto in altre occasioni maratona di Roma, nove colli, ed ultimamente alla 50km del Gran Sasso, sempre solare, rispettoso, amichevole.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?Il fatto di pensare che alla fine di uno sforzo immane la soddisfazione sarà immensa mi aiuta a non mollare psicologicamente; posso dire che funziona.”

E’ vero la felicità è superare muri, crisi, ostacoli, difficoltà, superare sfide, e lì che scatta l’incremento di resilienza, l’essere consapevole che ce l’hai fatta, con le tue forze, con la tua forza di volontà, con il tuo impegno, passione e determinazione. La soddisfazione ripaga di tutto e dura tantissimo a lungo. Le sensazioni sperimentate non hanno prezzo.
La tua gara più estrema o più difficile? “Per me non esistono gare più facili o più estreme; anche una gara di soli 10km può essere tragica.”

Ad ogni gara, Michele appare sempre sereno, sa che deve faticare ma andare avanti per la sua strada per raggiungere i suoi obiettivi e definirne sempre di nuovi e stimolanti.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Devo essere sincero ho un po’ di timore nell’affrontare la mitica Sparta-Atene.

Mai dire mai, il timore è giusto che ci sia, ma non si sa mai, man mano si diventa empre più sicuri e si vuole alzare un po l’asticella, si decide momento per momento, e quando arriva il momento buono si mettono in atto tutte le strategie per compiere e portare a termine la sfida.
C’è una gara estremi che non faresti mai?No, almeno ci proverei.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Il fatto stesso di scoprire il mio limite sempre con molta cautela.

Molto saggio e consapevole Michele, è vero bisogna usare molta cautela in questo tipo di sport d’endurance, il rischio è sempre dietro l’angolo, non bisogna sottovalutare niente, essere sempre accorti ed automonitorarsi.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Si dividono a metà: c’è chi ti incita ad andare avanti e lo fa in modo onesto e garbato; poi c’è chi cerca di ‘tirarti i piedi’. Per quanto riguarda i miei familiari mi sono vicini a 360° in particolar modo mia moglie che a volte mi fa da supporto.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema? Significa raggiungere il miglior risultato per poter attingere positività e orgoglio che sono uno dei motivi per star bene con me stesso e con gli altri.”
Cosa hai scoperto nel diventare ultramaratoneta?Non pensavo di avere tutta questa forza fisica e mentale.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?Andavano già a gonfie vele, ora continuano ad andare col vento in poppa.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Uso integratori quando è necessario, ma solitamente cerco di nutrirmi con cibi adeguati al mio fabbisogno.”
Ai fini del certificato per idoneità attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?Si. Esami accurate del sangue e visite cardiologiche approfondite.”
Ti va di raccontare un aneddoto?Tutto è cominciato 10 anni fa grazie ad un vicino di casa che una mattina mi invitò a provare questa nuova esperienza. La prima cosa che notò furono le mie scarpe ovvero scarpe antinfortunistiche; erano le uniche che avevano un po' di gomma. 
Nonostante ciò feci i miei primi 5 km. Il mio amico poi, vedendo che non mi dispiacque questa nuova esperienza, mi regalò un buono sconto per l’acquisto delle mie prime scarpe. Da quel momento non mi sono più fermato!

Da quel momento non mi sono più fermato è quello che raccontano tanti ultramaratoneti, molti iniziano per caso e poi si innamorano della corsa, vengo rapiti, sequestrati, la corsa diventa un addiction, in genere positiva, una sorta di cura da fare sempre con attenzione, da non superare le giuste dosi.
Interviste a Michele sono riportate nei seguenti libri 
Sport, benessere e performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta, edito da Prospettiva Editrice 

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