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domenica 8 aprile 2018

Francesca Canepa, ultrarunner: Bisogna osare, lottare e godersi i risultati

Matteo Simone 

La fortissima Francesca Canepa vince tra le donne la 100 miglia, 168 km con 6.539 m di dislivello positivo, precedendo due atlete slovene, Katja Kegl Vencelj e Klara Bajec. 

Tra gli uomini vince Paul Giblin che precede l’italiano Luca Moro, tra gli italiani c’è anche Mattia Depaoli che si classifica all’ottavo posto.
Roberto Mastrotto vince la gara minore di circa 110 km e più di 4.000 metri di dislivello positivo precedendo lo slovacco Martin Halasz e l’Italiano, Carlo Salvetti.
Un bel bottino per gli atleti Italiani, la 100 Miglia dell'Istria è considerata la corsa ultra trail più difficile in Croazia. 
Dal 2016 la gara fa parte dell'Ultra-Trail World Tour (UTWT), il campionato mondiale della corsa ultra-trail.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Francesca Canepa (Atletica Sandro Calvesi) attraverso risposte a mie domande di un po’ di tempo fa.
Hai ancora sogni, progetti?I miei progetti in verità prendono forma in maniera del tutto casuale, in base alle situazioni in cui mi imbatto e alle opportunità che di volta in volta vedo dischiudersi. 
Non ho un piano preciso. Non ho gare iconiche che voglio fare per forza. Decido più o meno giorno per giorno. Quello che so per certo è che sarò un'atleta per sempre.”

Francesca continua ad andare avanti come un treno, sicura e con elevata autoefficacia.
Cosa vuoi dire alle donne del mondo?Non è che mi piacciano tanto queste domande. Chi sono io per dispensare perle di saggezza? Dovendolo fare però, direi semplicemente alle donne di non vivere secondo la dicotomia maschio femmina che ci viene inculcata dalla nascita. Guardiamo piuttosto i leoni: chi caccia? Chi tiene le fila della famiglia? Chi fa tutto? La femmina. Appunto. E allora anche nella specie umana non vedo motivo al mondo per restare sempre un passo indietro. Bisogna osare, lottare e godersi i risultati senza permettere a nessuno di sminuirli o di farci sentire in colpa.”

La filosofia di Francesca è andare avanti e lottare, senza distinzione, senza risparmiarsi essendo artefici del proprio benessere.
Cosa vuoi dire ai ragazzi e genitori per farli avvicinare allo sport?Qui andiamo ancora peggio. Ai ragazzi non voglio dire nulla, perché credo che le parole non siano così utili. Suggerirei loro piuttosto, di leggere le biografie di atleti che raccontano la loro storia. Credo sia molto più potente apprendere grazie all'esempio. Leggere e poi costruirsi un pensiero proprio. 
Leggere e arrivare a chiedersi ‘perché non io?’. Leggere e poi provare a scrivere la propria storia. 
Ai genitori vorrei proporre di aiutare i ragazzi ad individuare i propri talenti naturali, anziché magari seguire le masse e fare lo sport che fanno tutti solo per moda. E se si trova questo talento o comunque almeno un interesse, impegnarsi a eliminare la parola 'Impossibile' dal vocabolario e ragionare solo sul modo per rendere possibili i sogni. Lavorandoci, ovvio. Ma credendoci tutti: i ragazzi hanno bisogno di sentire il tifo della famiglia. Hanno bisogno di sapere che qualcuno crede in loro.”

Belle parole quelle di Francesca, denotano una grande esperienza di vita. In effetti lo sport per strada, all’aria aperta in autosufficienza è una grande scuola di vita; bisogna crederci, sognare, realizzare sogni, superare crisi e quant’altro, sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza. Ha tanto da trasmettere ed insegnare Francesca per la enorme esperienza acquisita.
Vuoi ringraziare qualcuno per il tuo benessere e la performance?Ovviamente sì! Abbiamo Renato, mamma e papà, Matteo e Tobia. Per citare chi ha fornito un aiuto sostanziale. Secondo me, solo chi divide con me anche la vita normale, quella senza corsa, può essere realmente capace di esserci quando la corsa dura 350 km. 
Servono persone che sappiano leggere nel mio cuore e che, soprattutto, tengano al mio risultato quanto ci tengo io. E poi ci sono anche tutti coloro che, seppur da lontano hanno voluto starmi vicino, tifare, e sperare nella mia vittoria.”

E’ importante avere persone vicine che tifano per te, che si fidano di te, che contribuiscono alla tua riuscita con il calore, con la presenza e vicinanza.
Francesca classe 1971 continua a essere una grande campionessa ed è lunghissimo il suo percorso sportivo ad iniziare dalla danza, con un passato di snowboarder con prestazioni e vittorie importanti e tante performance in ambito Skyrunning e Trail running. 
Qualche anno fa, grazie a Chiara Raso, ho avuto il piacere di incontrare Francesca presso Aosta, dove si è ressa disponibile a regalare abbigliamento sportivo alle famiglie di Iten, in Kenya, dove Chiara porta avanti il progetto “The Heart of Kenyan Running”, organizzando Stage running con il grande coach Timo Limo, che io consiglio avendolo sperimentato.  
Riporto un’intervista a Francesca Canepa nel libro ‘Lo sport delle donne’.
Francesca è citata nel libro Maratoneti e ultrarunner.
Francesca ha scritto il libro: “UTMB. Ultra Trail du Mont Blanc. La mia olimpiade” – 1° luglio 2019, Valeria Straneo (Prefazione) .

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Autore di libri di psicologia e sport 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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