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giovedì 24 ottobre 2024

Frescucci, Del Buono, Carloni: argento M45 mondiali Cross Göteborg 2024

Matteo SIMONE
 

Il 20 agosto 2024, al parco Slottsskogen di Göteborg, si è svolta la prova Cross Country 8km, categoria M45, valida per i Campionati Mondiali Master di Atletica Leggera.  

La squadra M45 vincitrice è stata la Svezia con un totale crono di 1h21’14” (Adhanom Abraha 25’58”, Fredrik Uhrbom 26’37”, Niklas Berglund 28’39”), precedendo l'Italia di meno di due minuti 1h23’06” (Gabriele Frescucci 27’20”, Luigi Del Buono 27’26”, Emiliano Carloni 28’20”) e la Germania, a distanza, 1h31’22” (David Kiefer 30’18”, Thomas Munster 30’27”, Yves Lobel 30’37”). 
Il vincitore categoria M45 è stato lo svedese Adhanom Abraha 25’58”, precedendo il connazionale Fredrik Uhrbom 26’37” e il polacco Grzegorz Kujawski 26’43”. 
Eccellenti le prestazioni dei primi 3 italiani M45: sesto Gabriele Frescucci (Ass. Atl. Libertas Orvieto) 27’20”, settimo Luigi Del Buono (SEF Stamura Ancona ASD) 27’26” e decimo Emiliano Carloni (ASD Atletica La Sbarra) 28’20” e di seguito approfondiamo la loro conoscenza, attraverso risposte ad alcune mi domande. 
Complimenti per il podio a squadre a Göteborg, soddisfatto?  
Gabriele: Si sono molto soddisfatto. Ci tenevo a tornare a casa con una medaglia. Inoltre, condividerla con i miei amici di corsa è stato il massimo. 
Luigi: Soddisfattissimo. È stata una stagione molto lunga cominciata l'anno scorso agli europei di Pescara. Ero in calo da un po', complice il caldo ma nel cross, grazie anche ai ragazzi, siamo riusciti a prendere un argento. 
Emiliano: Si sono molto soddisfatto, il contesto mondiale alza la competitività e affermarsi è motivo d'orgoglio. Era un obiettivo che avevamo condiviso e puntato da tempo. 

Un grandissimo terzetto di atleti italiani che portano a casa un ottimo argento, rappresentando la propria nazione, ottimo lavoro di squadra. 
Grandissima soddisfazione guadagnarsi una medaglia di argento a un campionato mondiale, seppur master, seppur di squadra, ma la prestazione è frutto di ogni singola prestazione di ogni componente della squadra italiana che rappresenta l’intera nazione in un contesto internazionale. 
Gareggiare fuori dai confini nazionali e confrontandosi con altri atleti di ogni parte del mondo è davvero un valore aggiunto per lo sport dal punto di vista culturale, personale e relazionale. Si stringono relazioni, si fa squadra, si è complici in gare individuali che danno anche un grande risultato di squadra, davvero una grande opportunità. 
Criticità? Cosa è mancato per la vittoria?  
Gabriele: Sul cross potevo giocarmi il bronzo individuale. Fino a metà gara ero quarto e vedevo il terzo vicino. Però avevo avuto qualche disturbo dalla mattina e ho dovuto rallentare e sono scivolato al sesto posto. Purtroppo, la condizione fisica di quel momento non ha permesso di fare di più. Mi girava la testa ed è stata dura continuare a mantenere certi ritmi. 
Luigi: Due minuti dai primi classificati della Svezia, credo che sarebbero stati incolmabili anche se mi fossi presentato nelle migliori condizioni per puntare a un podio individuale. 
Emiliano: La vera criticità è stato il cambiamento climatico e l'adattamento a orari e cibi. Il passaggio dai 35 gradi nostrani ai 18 svedesi è stato un bel salto da gestire a livello fisico così come l'alimentazione piuttosto differente da quella mediterranea a cui siamo abituati. Abbiamo fatto tutto il possibile per raggiungere il gradino più alto del podio ma va dato merito agli avversari che hanno interpretato la gara al meglio, sono atleti di caratura mondiale e giocarsela con loro è stato un onore. 

Livelli altissimi di performance dove tutto deve filare liscio e comunque una medaglia di argento grazie ai tre atleti italiani che hanno dato il massimo per se stessi e per la squadra Italia. 
La squadra italiana si è mostrata davvero resiliente a competere con i più forti svedesi dei paesi freddi già acclimatatati. 
Davvero una grande soddisfazione confrontarsi con i più forti atleti al mondo della stessa categoria di età, apprendendo dall’esperienza e cercando di far meglio la prossima volta. 
Cosa porti a casa da
Goteborg?
  
Gabriele: Tante belle emozioni e tanta consapevolezza. Con il mio allenatore Natale Moggetti stiamo facendo un bel percorso di crescita e a Goteborg è stata una ulteriore conferma del fatto che stiamo lavorando bene. Condividere certe sensazioni con amici e compagni di gare è stato un valore aggiunto. 
Luigi: Una bella vacanza con i miei amici. Cultura, apertura mentale, sport, per me è equilibrio vitale! 
Emiliano: Da Göteborg porto tantissimo. I sorrisi e gli abbracci con i miei amici principalmente prima che le medaglie. Il risultato è figlio della nostra unione di intenti e della immensa fiducia l'uno nell'altro. 

Esperienza intense che motivano e stimolano a continuare a impegnarsi e allenarsi per far sempre meglio, conoscendo sempre più persone con stessi intenti e ideali di benessere e performance senza stress. 
La pratica di uno sport non è solo fatica e performance, ma anche benessere fisico, mentale, relazionale, approfittando a conoscere luoghi, persone e culture. 
Ogni gara è un grande test soprattutto in contesti internazionali come i mondiali e si torna con nuove consapevolezze da condividere con il proprio allenatore per continuare a far bene e modulare piani e programmi per obiettivi sfidanti, difficili ma non impossibili. 
Il tuo vissuto prima, durante, dopo una gara?  
Gabriele: Può sembrare strano ma prima delle gare non le sento molto. Cerco di pensare il meno possibile alla gara altrimenti si consumano energie inutilmente. Poi a due ore dallo ‘start' inizio a pensarci e cerco di visualizzare il risultato che voglio raggiungere. Cerco di farlo in maniera più nitida possibile, sia a livello visivo che emozionale. Durante la gara penso solo a fare bene, mi distacco un po' dalla realtà, e spesso non ricordo alcuni tratti di gara. Questo da una parte è un bene, però di contro mi fa pensare poco all'assetto di corsa e alla postura che invece è molto importante. Dopo la gara mi godo il risultato e celebro il momento. 
Luigi: Un tempo era di tensione e concentrazione per ottenere la prestazione massima. Ora nei 45 è una bella giornata a fare quello che amo. 
Emiliano
: Sono molto impostato nelle mie routine pre-gara, il durante invece deriva da tanti fattori...a volte si deve usare la testa e fare gara tattica a volte cuore e gambe e gettarsi oltre. 

Da master, conta tanto l’esperienza passata, si sa che quel che si doveva fare si è fatto, ora si tratta di continuare a far bene senza stress, per il piacere di farlo, anche se con determinazione. 
Ritieni utile lo psicologo nello sport?  
Gabriele: Lo ritengo molto utile sia nello sport che nella vita quotidiana. Non ho mai capito perché ci affidiamo ad allenatori, nutrizionisti, dottori, ma quando si tratta di testa non ci affidiamo a nessuno. La testa comanda il corpo e se non sta bene, il corpo si muove di conseguenza. Io la penso così. Per me l'aspetto mentale nello sport è un 70% del risultato. Puoi allenarti bene quanto vuoi ma se la testa non ti sostiene i risultati non arrivano. Le gambe sono poco senza una buona parte psicologica. 
Luigi: Non solo lo ritengo utile per lo sport. Ma per tutta la vita. Se puoi capire una cosa in 2 mesi invece che 2 anni, vai più spedito e ottieni più risultati. Ovviamente ha un costo e per l'attività Master non lo ritengo sostenibile. Per l'attività assoluta moderna è fortemente consigliato. Sono molto sensibile sul tema e ho letto molti libri al riguardo. 
Emiliano: Sono assolutamente a favore dello psicologo nello sport ma anche nel quotidiano. Le figure professionali hanno delle leve dal punto di vista didattico, esperienziale e lavorativo che ci permettono di fare luce sui coni d'ombra del nostro io. Spesso avere un punto di vista esterno che sia totalmente sterile, scevro da contaminazioni legate al sentimento, è la via migliore per ‘risolvere’. 
Sogni realizzati e rimasti incompiuti?  
Gabriele: Come sogni realizzati sicuramente il bronzo agli Europei del 2023 sui 10km e i due titoli italiani di questo 2024. Ora si è aggiunto l'argento a squadre ai mondiali. Sogni da realizzare; sicuramente una medaglia individuale ai mondiali e un primato italiano.  
Luigi: Certo: non aver cominciato da piccolo a fare atletica come mio padre Gianni e mia sorella Federica Del Buono. Credo di avere avuto un buon talento di geni e non averlo sfruttato a pieno quando era ora. Magari non sarei arrivato alle olimpiadi...ma chi può saperlo. 
Emiliano: Per quanto riguarda i sogni...ne ho realizzati davvero tanti nella mia vita personale, lavorativa e infine sportiva, certamente spero ci sia ancora molto da fare.  
Prossimi obiettivi a breve, medio, lungo termine?  
Gabriele: Gli obiettivi programmati finivano con i mondiali di Göteborg. A breve termine non ho obiettivi importanti. Nel medio e lungo periodo, i campionati italiani 2025 e fare una mezza maratona con un discreto ritmo. Sto iniziando a mettere come obiettivo i mondiali 2026 in Corea. A fine anno inizierò a pianificare bene gli obiettivi a lungo termine per poi creare dei sotto-obiettivi che servono come avvicinamento e per capire se la direzione è quella giusta o se bisogna aggiustare il tiro su alcuni aspetti. 
Luigi: Tutto quello che mi va di fare. In ordine sarà: nuoto, bici, palestra e corsa. Poi credo le indoor ad Ancona, che sono praticamente sotto casa, il 10000 in pista e magari i mondiali outdoor a Daegu la prossima estate. 
Emiliano: Mi godo il momento, penso sempre che vivere l'oggi a pieno ci permetta di avere un bellissimo ieri da ricordare. 

È importante avere una progettualità futura, mete, obiettivi e sogni da realizzare, allenandosi e seguendo piani e programmi mirati. 
Ti ispiri a qualcuno?  
Gabriele: Il mio mito è sempre stato Eliud Kipchoge. Conosco i suoi video ormai a memoria. 
Luigi: Ai miei familiari certamente. Mio padre fenomeno di disciplina e dedizione. Mia sorella, ispirazione continua. 
Emiliano: Devo dirti la verità non mi ispiro a un singolo...nello sport come nella vita osservo, rifletto e cerco di trarre il meglio da chi mi circonda, ritengo che ascoltare e confrontarsi con chi è migliore di noi sia un modo per crescere. 

Risulta essere importantissimo ispirarsi ai più forti atleti in circolazione o del passato per copiare da loro e apprendere i migliori metodi di allenamento e la gestione di gara. 
Si apprende sempre da ognuno, ci si documenta, si impara dall’esperienza personale e si va avanti più maturi e responsabili con la consapevolezza di ciò che si vuole, e ciò che si può fare se veramente lo si vuole. 
Cosa dicono di te familiari, amici, colleghi di lavoro, fan?  
Gabriele: Che sono metodico e determinato. Un gran testardo, che se mi metto in testa una cosa difficilmente mollo la presa. E dicono che la corsa fa parte della mia vita. 
Luigi: Familiari: ‘ma te sei matto’ / ‘hai vinto?’ / ‘Ma non te riposi mai?’. Colleghi: ‘io non ci riuscirei neanche in motorino’. Fan: ‘sei un modello da seguire!’ (E questo mi fa molto piacere). Amici: ‘sei scarso’ ma lo dicono così (‘non corri un cazzo!’). 
Emiliano: Beh, la mia famiglia e la mia compagna (un fiore bianco in un mondo grigio) sono i miei primi sostenitori. Il 70% dei miei successi li devo a loro. Mi supportano e mi sopportano in ogni scelta anche quella apparentemente più scellerata (come fare un cross al mondiale senza essere un crossista e avendone corsi solo tre in vita mia in precedenza). Quando corro il mio pensiero è sempre rivolto a loro.  

Dietro l’atleta ci sono sempre persone, soprattutto familiari che sostengono, supportano, aspettano, si preoccupano, fanno il tifo. 
Cosa dà e cosa toglie lo sport?  
Gabriele: Lo sport da tanto. Disciplina, educazione, stile di vita, emozioni, amicizie vere. A me la corsa ha plasmato, mi ha reso molto più sicuro di me stesso e mi ha insegnato molto. Cosa toglie? Beh, sicuramente tanto tempo. Mi alleno praticamente tutti i giorni, circa 355 allenamenti ogni anno, che sia Natale, il primo dell'anno, o il compleanno non fa differenza. I pochi giorni di riposo sono quando non sto bene o se ci sono degli impedimenti o viaggi dove magari sono in volo o cose simili. 
Luigi: Questa è una gran bella domanda. Dico sempre che l'atletica per me è croce e delizia. Ti toglie certamente la freschezza e il tempo per fare altro. Ma dall'altra parte ti dà struttura nel giorno, disciplina, voglia di fare, energia quotidiana, socialità. 
Emiliano: Sai vengo da una famiglia di sportivi di lunga data, ho sempre praticato fin da bambino e devo dire che lo sport sia un bene imprescindibile nella vita umana. Per me non è mai stata domenica senza sport. Ho imparato cosa sia la sofferenza, il mettersi in gioco, il valore del gruppo, l'emozione della vittoria e la motivazione che nasce da una sconfitta. Ho imparato anche a gioire ed emozionarmi per le imprese sportive di altri. Sono ragionevolmente certo che ammirare i successi altrui ci fa crescere come atleti e come uomini. Ho iniziato con l'atletica a 40 anni (circa 6 anni fa) e la pratico con mentalità da ‘agonista’ solo da 2 anni. Direi che il vero insegnamento dello sport sia questo, mai dire mai. 

C’è sempre un risvolto della medaglia, pro e contro, bisogna trovare la giusta misura, la centratura giusta, il giusto equilibrio coltivando orti diversi oltre a quello sportivo, anche quello relazionale, lavorativo, familiare. 
Che significato ha per te un podio o personal best?  
Gabriele: Oltre alla grande soddisfazione, sicuramente la conferma che sto facendo un ottimo lavoro con il mio allenatore. Anche se spesso non è tanto il solo risultato in se, ma anche le sensazioni vissute. 
Luigi: Significa aver capito che tipo di lavoro ha funzionato rispetto a quello che non ha funzionato. Sono un appassionato di metodologia dell'allenamento e quindi sono sempre a cercare di capire i segreti della fisiologia umana e della prestazione. sperimento e cerco di capire per poi replicare. 
Emiliano: Credimi sono molto pragmatico, dal punto di vista sportivo non mi interessa fare i PB, mi interessa solo fare il meglio e dare quello che è necessario in quel momento per il risultato che immagino sia alla mia portata. Devo ammettere che tra avere il personale del secolo e un podio nazionale o internazionale...podio tutta la vita. I PB passano, le medaglie restano.  

Oltre ai personal best, podi e vittorie è importantissimo il vissuto dell’atleta che sia soprattutto di benessere, padronanza, sicurezza, serenità. 
Segui un piano di allenamento? Gli allenamenti più importanti? 
Gabriele: Assolutamente . Piano di allenamento e un metodo da seguire. Tendenzialmente 3 carichi alla settimana e 4 giorni di scarico. Spesso gli allenamenti sono programmati insieme al mio compagno di allenamenti Alessio, con il quale condividiamo i carichi più pesanti soprattutto nel fine settimana. Il piano di allenamenti lo crea per noi il nostro allenatore Natale Moggetti. Ogni allenamento è importante, però, sicuramente le ripetute in pista sono quelle che portano i maggiori benefici. 
Luigi
: Attualmente sono allenato da Fabrizio Dubbini ad Ancona. In passato mi sono allenato da solo ma quest'anno ho avuto bisogno di un coach esterno. Certamente ritengo la forza l'allenamento cardine insieme al volume di allenamento in generale e alla parte di Soglia anaerobica… Il resto è riempitivo da versare in mezzo a questi grandi sassi. 
Emiliano: Certamente seguo un piano di allenamento strutturato, molto eterogeneo in quanto come atleta mi cimento dagli 800mt alle mezze maratone passando dai 1500 e atterrando sui 5000 e 10km in strada. Anche se credo che a 46 anni essere eclettico cominci a limitarmi un po' e sia ora di scegliere su quali distanze specializzarmi. 

Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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