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giovedì 30 aprile 2015

Hai un sogno nel cassetto?

Il sogno nel cassetto degli ultramaratoneti è percorrere sempre più chilometri nelle condizioni più difficili e continuare a correre anche a 100 anni. 

Ecco cosa rispondono alla domanda: “Hai un sogno nel cassetto?”:
Pasquale Artuso: “Il Tor des Geants (TDG)!” 
Marco Stravato: “La Nove Colli Running 202,4 km, ma di più l’UTMB (Ultra Trail du Mont Blanc 168 km con 9.600 metri di dislivello positivo in semi-autonomia che si svolge sui tre versanti francese, italiano e svizzero del Monte Bianco) e il TDG. Il trail lo preferisco ultimamente.”
Gianni Greco: “Poter correre una Ultra con mia moglie.”
Marco Dori: “Relativamente alle ultra, sì, diversi. Mi piacerebbe correre nel deserto, una di quelle corse a tappe. Mi piacerebbe correre anche sul ghiaccio al Polo Sud o Nord e poi mi piacerebbe fare una sky race / un ultra trail in montagna in mezzo alla neve. Poi mi piacerebbe riuscire a fare la Atene – Sparta di 248 km… Insomma, parecchie cose…”

mercoledì 29 aprile 2015

L’alimentazione degli ultramaratoneti semplice e naturale

Chiedendo a diversi ultramaratoneti se usano integratori o farmaci è emerso che diversi seguono una dieta vegetariana e per la maggior parte non usano farmaci se non alcuni ai quali gli è stato prescritto e tendono a far uso di alcuni integratori soprattutto nei periodi di maggior carico di allenamenti. La maggior parte sono propensi a farne a meno e cercare di andare avanti con un’alimentazione semplice e naturale, così come sembra essere lo stile di vita semplice e naturale, in particolare per gli ultratrail che sperimentano benessere a correre liberi tra sentieri, parchi, montagne. Quindi alla domanda: “Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?”, di seguito le risposte ricevute:
“Mai presi dei farmaci, integratori invece si.”
“Sali, magnesio e potassio soprattutto in estate.”
 “Aminoacidi prima delle gare o allenamenti lunghi, Sali minerali quando fa caldo, enervit gt che compro al supermercato, polase. Per quale motivo? Nelle ultra si andrebbe troppo sotto scorta, quindi penso sia quasi essenziale, certi limiti sarebbe impossibile da raggiungere, non uso nient’altro però.”
No, riesco a tirare avanti mangiando naturale.”
Non uso nessun farmaco e integratore specifico.”
“Quando mi alleno prendo degli aminoacidi immediatamente prima e dopo l’allenamento per proteggere i muscoli e riparare le microlesioni muscolari. Durante le ultra sciolgo maltodestrine nell’acqua.”

martedì 28 aprile 2015

L’atletica “LA SBARRA” per uno sport integrato

L’atletica “LA SBARRA” è una squadra di podismo della zona sud-est di Roma, la maggior parte delgi atleti si allenano nell’immenso Parco Tor Tre Teste - Alessandrino, uno dei tanti polmoni verdi di Roma, situato tra il lungo Viale Palmiro Togliatti, la via di Tor Tre Teste e le due vie consolari Prenestina e Casilina.
In questo parco c’è di tutto, è attraversato da un tratto di un antico acquedotto di Roma, l'Acquedotto Alessandrino che dà il nome al quartiere, inoltre all’interno c’è un anfiteatro all’aperto, una pista di atletica che fa da perimetro ad un campo di Rugby dove si riversano tanti bimbi e ragazzi appassionati a questo sport in alternativa al calcio.
Inoltre nel parco è possibile notare degli stormi di pappagalli verdi, ed in un laghetto è possibile osservare le tante tartarughe e i vari uccelli d’acqua che stazionano e transitano per il parco. Inoltre, sempre all’interno del parco il cui perimetro ha una lunghezza di circa 8 km è possibile anche usare un paio di zone attrezzate per gli esercizi fisici all’aperto.
Insomma è un ritrovo per tanti appassionati di sport all’aperto, individuali e di squadra, è un ritrovo per tanti appassionati della corsa e della camminata, è un ritrovo per coloro che portano i cani a spasso, per coloro che vanno in bicicletta e per coloro che vogliono fare un picnic o comunque uscire fuori casa senza allontanarsi più di tanto e godersi i colori, gli odori, i suoni del parco.
Una decina di anni fa un gruppo di corridori ha deciso di costituire una squadra podistica ed ha individuato un nome semplice e cioè “ATLETICA LA SBARRA” in quando il ritrovo è sempre stato in corrispondenza di una sbarra orizzontale che stava a significare un ingresso del parco.

La passione e la pratica dell’ultramaratona

La passione e la pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili. L’adattamento graduale a situazioni di estremo stress psicofisico permettono di esprimere delle caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Gli ultramaratoneti sperimentano di possedere risorse insospettabili, superando le diverse crisi e situazioni lungo il loro percorso. Di seguito alcune testimonianze:
“Della mia esperienza ultra decennale da maratoneta e poi da ultramaratoneta, ho scoperto un lato del mio carattere che nella vita di tutti i giorni invece non è proprio cosi: quello di avere una fermezza decisionale e una sicurezza caratteriale prima e durante le gare che sono quelle che ti fanno arrivare al traguardo!”
“Sicurezza, ho vinto la mia timidezza, la mia forza, non pensavo di avere tutta questa volontà mentale.”
“Di avere un carattere che non si abbatte mai e che sa trovare in se stesso la forza per superare gli ostacoli con tenacia che a volte sfiora l’ostinazione. Ognuno di noi ha dentro di sé dei poteri insospettabili quanto non sollecitati a dovere. Ho scoperto anche di avere delle buone qualità di leader e di saper condurre anche gli altri al traguardo, sapendo suscitare in loro le giuste motivazioni e dando sempre l’esempio.”
“Ha rafforzato la mia forza interiore.”

Gestita e superata la crisi, torna la voglia di riprovare per far meglio

Tra gli aneddoti raccontati dagli ultramaratoneti molti riguardano situazioni di crisi superate, dove si arrivava al punto di considerare di non fare più questo tipo di competizioni stressanti dal punto di vista fisico e mentale ma che poi dopo aver gestito la situazione e superata la crisi, la voglia di riprovare tornava sempre per far meglio, per mostrare a stessi e agli altri di riuscire in quello che si vuole. Ecco cosa viene raccontato.
“A Brisighella (88°km) sono esausto, il ginocchio mi fa male soprattutto quando dal cammino passo alla corsa, il piede è anestetizzato, non lo sento più, sento la scarpa che stringe parecchio credo si sia gonfiato e circoli meno sangue, iniziano così i 12km più lenti della mia vita podistica.
Cammino dal ristoro fino all’uscita del paese, ogni volta che riprendo a correre sento male al ginocchio, vorrei continuare a camminare ma con due rapidi calcoli mi rendo conto che ci vorrebbe troppo tempo ed in quel momento il desiderio più grande per me è arrivare il prima possibile per smettere di correre, mi faccio forza e cerco di ridurre al minimo i tratti di cammino.
Il successivo ristoro sembra non arrivare mai perché si trova al 95° circa, a 7km dal precedente di Brisighella, 2km in più del solito, 2km che sembrano non passare più. Afferro un bicchiere d’acqua, i volontari mi incitano, mancano 5km a Faenza ma con 95km nelle gambe anche 5 miseri km sembrano interminabili, maledico il giorno che mi sono iscritto e mi riprometto di non rifarla mai più!
Ormai è fatta. A 2km dalla fine si entra nel paese, spengo la frontale e la metto in tasca, ormai è fatta, 98km e corro ancora, sono appena passate le 4:00 del mattino, è ancora buio, ho vinto la scommessa col sole, arriverò prima io del suo sorgere.

Importante credere in quello che si fa ed avere la passione che ti sostiene

Racconti di gare estreme, dove si arriva al punto di rischiare di morire o comunque dove si sperimentano condizioni estreme di fatica fisica o atmosferica, oppure si rischia di perdersi o precipitare. Difficili sono considerate anche le gare dove si ripete un breve circuito per tantissime ore. Ma tutto ciò non basta per limitare il rischio, si arriva al punto di chiedere di essere incatenati. Alcuni atleti sono abbastanza resistenti alle gare estreme superano tutte le difficoltà e i rischi e si proiettano su nuove sfide da affrontare serenamente con sicurezza. Estreme e difficili sono considerate anche quelle dove non vi è motivazione, si corre con svogliatezza, quindi è importante credere in quello che si fa ed avere la passione che ti sostiene. Ecco cosa raccontano alcuni ultramaratoneti:
“La gara più estrema e difficile per me, si è capito, è stata proprio la Sparta Atene, ed è quella che sicuramente non porterò mai a termine proprio perché essendo fermo già da tre anni, e mai decidessi di riprendere un percorso di gare, sarà quasi impossibile ritornare ad avere la preparazione per tornare a pensare a rifarla!”
“La 100km del Passatore ed il Gargano Raid di 77km e 3000mt D+, corso per metà in solitario.”
“La TDS del Monte Bianco, 29 ore con dislivelli durissimi, discese durissime, dove bisognava reggersi alla corda, stare attenti a non scivolare giù nei burroni.”
“L’Ironman Frankfurt, quando dopo 10 ore di gara arriva la crisi fisica, e soprattutto mentale, proseguire è dura.”

Si scopre per caso di essere ultramaratoneti

Non c’è un percorso per diventare un ultramaratoneta, si scopre per caso di essere portanti per le lunghe distanze, di sperimentare piacere e benessere nel percorrere lunghi percorsi, sentieri, strade a contatto con se stessi, con la natura, con gli altri, a sfidare i propri limiti, a fare cose impensabili a scollegarsi dal corpo per non sentire, per non essere fermati, per andare avanti, per sfidare l’ignoto, il dolore. Ecco quello che emerge ascoltando atleti al di fuori dal normale:
“In alcuni cammini religiosi ho incontrato alcuni amici ultramaratoneti e parlando delle mie e delle loro esperienze, mi hanno invitato spesso a uscire con loro tutti i giorni facendo mediamente almeno 10 chilometri. Giù di lì mi hanno invogliato a partecipare a una ‘gara’ (100km del Passatore) altri la chiamano la più bella del mondo, e cosi ci andai. Da quella poi sono scaturite altre.”
“Ho iniziato a corricchiare una mezzamaratona con un amico per scommessa a 32 anni. Da lì non mi sono più fermato.”
“Il mio percorso per diventare ultramaratoneta, è stato molto graduale. Ho iniziato oltre 15 anni fa, spronato da un amico, a corricchiare nel parco per passare il tempo mentre i nostri figli si allenavano alla scuola calcio. Con poco entusiasmo gli ho dato retta, perché ero un amante praticante del pallone.

giovedì 23 aprile 2015

Stimolare, coinvolgere, creare gruppi di movimento fisico

Chi fa sport aumenta la propria forza di volontà e aumenta la propria autostima, si diventa più forti mentalmente non solo fisicamente.
L’attività fisica tesa al benessere fisico e sociale, non solo quale sport per raggiungere prestazioni eccellenti, non solo sport come performance ma anche come promozione della salute, prevenzione ed aggregazione sociale.
Per tutti il pilastro della longevità e della salute è la presenza costante di una buona attività fisica, che sia varia e possibilmente divertente per non essere abbandonata.
Per promozione della salute si intende il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, l’individuo o il gruppo devono essere in grado di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di modificare l’ambiente o di adattarvisi.
In tal senso, aumentano le iniziative volte allo sviluppo dell’attività fisica in tutti i contesti e rivolta a tutte le persone di qualsiasi età, ceto sociale, cultura e altro.
Esempi modello sono un gruppo su Facebook dal nome 365 giorni di sport. Ecco cosa viene spiegato ai partecipanti del gruppo: “Questo gruppo nasce dalla consapevolezza che fare attività sportiva, fa bene al corpo e alla mente. Muoviamoci assieme e motiviamoci a vicenda. Un minimo impegno per un grande obbiettivo; UN ANNO DI SPORT.

Misurarsi con i propri limiti non solo fisici ma anche mentali

Essere Ultramaratoneta non significa solamente fare uno sforzo fisico ed atletico per una distanza superiore alla maratona che è di 42km e 195 metri ma ha a che fare anche con dimensioni non fisiche ma mentali quali una ricerca interiore, sperimentare nuove e forti emozioni, misurarsi con i propri limiti non solo fisici ma anche mentali:
“Accettare una nuova sfida della lunga distanza, una scommessa con te stesso che nonostante tutto quello che succede intorno a te nel mondo reale di tutti i giorni e nella vita sei pronto a reagire e metterti in discussione a nuove emozioni e sensazioni che ti accompagnano lungo le strade di una gara.”
“Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”
“Significa poter correre in armonia con il corpo e con la mente per molte ore”.
“Significa misurarmi con i miei limiti soprattutto mentali. Non ho una corporatura da maratoneta; sono alto 1,94 mt e peso intorno ai 95 kg e negli anni passati già la maratona per me era una misura limite. Poi ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me fatto di sfida, difficoltà, solitudine, contatto con la natura, rispetto, voglia di mettermi alla prova. Quando parto so che vivrò un’esperienza irripetibile e unica.”

Non mollare, sviluppare le risorse residue: disability is not inability

Ramadhan Bashir, 44 anni, diventato cieco all'età di 26 anni, diventa il primo boxeur non vedente nel Paese dell'Africa Orientale. Un obiettivo più che mai ambizioso: conquistare le Paralimpiadi di Rio 2016. Racconta Ramadhan: “Mi piacerebbe riunire tutti i pugili non vedenti ai Giochi paralimpici, anche i non professionisti. Sarebbe una grande occasione per farci conoscere".
Lui non ha mollato e nonostante la cecità è riuscito a praticare il suo sport preferito.
"Da quando sono stato costretto a vivere nel buio ho sviluppato gli altri sensi, in particolar modo l'udito: ascolto con attenzione i passi e il respiro dell'avversario. Ho imparato a captare ogni piccolo gesto. Sento muoversi l'aria, il sibilo che mi avverte del colpo in arrivo. Con gli anni sono diventato molto ricettivo: è come se avessi una sorta di 'sesto senso'".
E' il futuro dei suoi figli a muovere le potenti braccia di Ramadhan. Ne ha sei il boxeur di Kampala e i suoi obiettivi futuri sono rivolti principalmente a loro. "Voglio promuovere il pugilato per ciechi e guadagnare abbastanza per assicurare ai miei figli una buona istruzione. Il mio motto è disability is not inability." (1)

lunedì 20 aprile 2015

Resilienza: più dura è la lotta, più grande il trionfo

Definizione di SPORT: “Qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”.  Carta Europea dello Sport (Consiglio d’Europa,1992)
In un’intervista a cura di Marisa Vicini fatta a Paolo Barbera emerge l’importanza dell’attività sportiva. A 17 anni esordisce nell’atletica leggera. Ha collezionato sei uscite internazionali - tra mondiali, europei e una Paralimpiade - che gli hanno portato due argenti e un oro.
Ecco cosa ci racconta Paolo:
“La mia indole positiva e ottimista mi ha consentito di superare il dolore sia psicologico sia fisico: il bruciore dell’occhio umano causticato è potente quanto quello di un forte mal di denti che non si attenua nemmeno con i farmaci e ogni trapianto, ogni operazione di chirurgia plastica sono stati molto dolorosi. Grazie a queste esperienze ho acquisito una grande capacità di resistenza e di pazienza.”
Ed ancora l’importanza dello sport per andare avanti nella vita:
“Lo sport mi ha anche dato molte gratificazioni personali: da un lato i risultati che ho ottenuto mi sono serviti da auto-incoraggiamento, dall’altro è aumentato il senso di stima e di apprezzamento che gli altri hanno avuto nei miei confronti. Ho avuto modo di viaggiare molto. È stata un’esperienza utile a fortificare il carattere.”
Si definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress, in generale alle difficoltà della vita.

La 100 km del Passatore: il battesimo per gli ultramaratoneti

Nel 1973, nasce la 100Km del Passatore Firenze-Romagna (Faenza)”. Approfondendo la conoscenza degli ultramaratoneti, emerge che la 100km del Passatore costituisce una sorta di prova per entrare a far parte di questo mondo degli ultrarunner, infatti alla domanda: “Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?” molti riportano l’aver percorso la 100km del Passatore:
“Chi cammina ha fede. In alcuni cammini religiosi ho incontrato alcuni amici ultramaratoneti e parlando delle mie e delle loro esperienze, mi hanno invitato spesso a uscire con loro tutti i giorni facendo mediamente almeno 10 chilometri. Giù di lì mi hanno invogliato a partecipare a una ‘gara’ (più che gara lo chiamerei evento) altri la chiamano la più bella del mondo, e cosi ci andai. Da quella poi sono scaturite altre.”
 “LA MIA PRIMA 100KM DEL PASSATORE (un lungo viaggio ……) Erano almeno due anni che coltivavo l’idea di partecipare a questo evento, chiamarla gara sarebbe troppo riduttivo, ma per affrontare questo tipo di sfide bisogna essere pronti e preparati soprattutto con la testa oltre che con le gambe.
Iniziai a farci un pensierino a fine dicembre quando per una sfida con me stesso chiudo il mese con 401km, poi a gennaio quando arriva la richiesta di raccogliere fondi per beneficenza partecipando alla maratona di Roma, penso che può essere uno degli allenamenti lunghi che avrei potuto fare come allenamento, oltre alla maratona proprio vicino casa a inizio febbraio.
Il 31 gennaio scadeva il termine per la quota agevolata, mi dico che ‘solo se mi iscrivo avrò gli stimoli per parteciparvi davvero’ e così poco prima della mezzanotte lascio a mia moglie l’onere di clikkare OK, dopotutto dovrà sopportare lei le mie lunghe assenze nei week end, iscrizione on line inviata!
Inizia così un lungo viaggio, (così lo chiama il mio amico G.), di 5 mesi che mi porterà alle 15.00 di un sabato di fine maggio a percorrere i 100km che separano Firenze e Faenza attraverso l’Appennino.”

Lo spirito delle ultramaratone

Quello che rimane di iimportante nelle esperienze delle corse di lunga distanza in condizioni definite estreme, al di fuori del normale, sono le relazioni, le conoscenze, le scoperte che si fanno a contatto con gli altri che si trovano nella tua stessa situaizone che sperimenta le tue stesse difficoltà, interessanti sono gli aneddoti raccontati dagli ultramaratoneti.
Ti va di raccontare un aneddoto?”, di seguito le risposte ricevute:
“Quando ero ricoverato in ospedale, il mio vicino di letto, un signore di 81 anni, quando ha sentito perché stavo là, mi ha chiesto: Ma quanto ti hanno dato? E gli ho risposto niente, anzi avevo sostenuto una bella spesa per andare, mi ha detto che ero stato proprio scemo! E ci avevo pure rischiato a vita! Ed ero diventato un soggetto in quanto i dottori dell’ospedale di altri reparti, dopo che avevano sentito il mio caso, venivano a trovarmi e mi domandavo sorpresi di quello che avevo fatto. “
“Ormai è fatta. A 2km dalla fine si entra nel paese, spengo la frontale e la metto in tasca, ormai è fatta, 98km e corro ancora, sono appena passate le 4:00 del mattino, è ancora buio, ho vinto la scommessa col sole, arriverò prima io del suo sorgere.
L’ultimo km è qualcosa che non si può descrivere, un misto di gioia, soddisfazione e sofferenza, penso ai tanti km fatti, al magnifico viaggio iniziato 5 mesi fa e che sta per terminare.
Ultimi 400mt inizia la volata, ho un tizio davanti e non voglio mi rovini la foto dell’arrivo, lo supero a 200mt dal traguardo, passo sotto l’arco di arrivo, esausto ma soddisfatto!
Alzo le braccia al cielo, ce l’ho fatta, contro il ginocchio, contro il piede, sono fiero di me mentre una ragazza mi mette la medaglia al collo e mi dice “bravo”!

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?

Matteo SIMONE 

Chi sceglie di essere ultramaratoneta e di partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere può fermarli. 
Quindi si smette per motivi di salute, per logorio, impossibilitati a continuare. 
Si smette a malincuore, si vorrebbe essere invincibili, imbattibili, supereroi, infiniti, quasi immortali.

Ultramaratone per conoscere sempre più se stessi e paesaggi sempre diversi

La corsa diventa un viaggiare e sperimentare dimensioni altre, fare un lungo percorso equivale ad entrare dentro se stessi in profondità e ripercorrere la propria vita fino al momento presente, e partendo poi dal “qui e ora” è possibile fare una progettualità futura, vedersi avanti nel tempo, interessanti le risposte alla domanda: “Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?”, di seguito le risposte ricevute:
“Devo vedere cosa c’è dietro quella curva che non ho mai superato.”
“Il viaggio, l’avventura, i lunghi percorsi, 24 ore e più a non pensare allo stress lavorativo, sembra di essere entrato in un'altra dimensione, dentro se stessi.”
“Fermarmi ormai sarebbe decisamente noioso.”
“L’ultramaratona è un esercizio fisico e mentale che aiuta a vivere bene, non eccedendo mai rispetto alle proprie possibilità.”
“Mettermi ancora alla prova nonostante passino gli anni.”

giovedì 9 aprile 2015

Notevole importanza assume lo sport per disabili

 “Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di fare, incominciala! L’audacia ha in se’ il genio, potere e magia. Comincia adesso!
J.W. Goethe

Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Costituzione Italiana, art. 3


 La scuola continua a riservare all’attività motorio-sportiva degli alunni diversamente abili uno spazio esiguo e marginale. Nel panorama educativo del disabile deve essere recuperata, a livello scolastico, la dimensione corporea delle attività.
Di fronte a difficoltà sul piano cognitivo, è proprio la dimensione motoria, unita a quella emotiva, che può creare un clima psicologico favorevole e orientato verso la pedagogia stimolante del successo.
Craft e Hogan (1985), a tale proposito, individuano, durante il processo di maturazione e sviluppo degli alunni, la possibilità di favorire, tramite l’attività motoria, i sentimenti di successo e di valore personale. Questa finalità si ricollega a due importanti concetti teorici, il senso di efficacia personale (self-efficacy) ed il concetto di sé. La self-efficacy rappresenta la convinzione di essere o meno capaci di mettere in atto con esito corretto un certo comportamento richiesto; condiziona la decisione di iniziare o meno un’attività, la quantità di sforzo impiegato ed il grado di perseveranza nell’impegno. (1)
 L’atleta FISDIR (Federazione Italiana Sportiva Disabilità Intellettiva e Relazionale) Alessandro Tomaiuolo parteciperà ai Campionati Mondiali di Mezza Maratona km 21,095 INAS in Portogallo (Douro Valley) il prossimo 17 maggio, rappresentando l’unico atleta italiano ad indossare la maglia "azzurra".
Il giorno 14 aprile 2015 alle ore 19.00 presso il Laboratorio Urbano Culturale in Lungomare Nazario Sauro, avrà luogo una cerimonia di presentazione dell'atleta di Manfredonia Alessandro Tomaiuolo, in forza all’A.S.D. Gargano 2000 Manfredonia, e del progetto "Adotta un atleta" per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla notevole importanza assume lo sport per disabili nell'ottica della ricerca di un’integrazione che a livello sociale spesso non è adeguata.

Cerimonia di presentazione del progetto "Adotta un atleta"


Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Costituzione Italiana, art. 3

Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Luca Pancalli ci tiene a precisare che: “Il movimento paralimpico italiano è un pianeta fatto di protagonisti straordinari, di storie meravigliose, di emozioni pazzesche, di gioie e delusioni, di sogni che diventano splendide realtà. Un mondo da conoscere, da vivere, una dimensione in cui investire entusiasmo e passione, con la certezza di chi crede che lo sport è uno soltanto. E non ammette differenze.
Storicamente, i primi giochi per disabili si tennero nel 1948 in Gran Bretagna, nell’ospedale di Stoke Mandeville, non lontano da Londra, grazie all’entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo e direttore di quel centro di riabilitazione motoria. Le competizioni, cui parteciparono sportivi handicappati ex membri delle forze armate britanniche, ebbero molto successo e medici e tecnici di tutto il mondo visitarono il centro per apprendere tali metodologie riabilitative.
Nel 1952 per la prima volta i giochi di Stoke Mandeville divennero internazionali, e nel 1960 si svolsero nel contesto delle Olimpiadi di Roma, edizione da cui si comincia a parlare di vere e proprie Paraolimpiadi. (1)
Da alcuni anni si apprezzano le notevoli prestazioni di Alessandro Tomaiuolo atleta FISDR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale) e FIDAL in forza alla “Gargano 2000 Manfredonia”, il cui Presidente Giovanni Cotugno Giovanni Cotugno, con un passato di atleta si è già adoperato per la performance di altri atleti quali Gildo Tomaiuolo che riuscì ad ottenere la medaglia di argento nei mt 800 di New Haven 1993; inoltre, ha contribuito al conseguimento delle maglie azzurre di Matteo Palumbo e Dario Santoro, reduce da un eccellente 8° posto ai Campionati Italiani di Cross tenutisi a Fiuggi il 15 marzo 2015, trasmettendo le sue esperienze e sostenendoli sensibilizzando anche le istituzioni pubbliche.

L’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali

Da interviste ad ultramaratoneti emerge la scoperta di potenzialità insospettabile, infatti alla domanda: “Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?”, ho ricevuto le seguenti risposte:
“Della mia esperienza ultra decennale da maratoneta e poi da ultramaratoneta, ho scoperto un lato del mio carattere che nella vita di tutti i giorni invece non è proprio cosi: quello di avere una fermezza decisionale e una sicurezza caratteriale prima e durante le gare che sono quelle che ti fanno arrivare al traguardo!”
Non credevo di esserne capace, fino al 2004 pesavo 105kg e non facevo sport.”
Sicurezza, ho vinto la mia timidezza, la mia forza, non pensavo di avere tutta questa volontà mentale.”
“Di avere un carattere che non si abbatte mai e che sa trovare in se stesso la forza per superare gli ostacoli con tenacia che a volte sfiora l’ostinazione. Ognuno di noi ha dentro di sé dei poteri insospettabili quanto non sollecitati a dovere. Ho scoperto anche di avere delle buone qualità di leader e di saper condurre anche gli altri al traguardo, sapendo suscitare in loro le giuste motivazioni e dando sempre l’esempio.”
 “Ho scoperto di avere una mente forte, in grado di non pensare a niente se non a correre per tantissime ore, in grado di focalizzarsi su un impegno senza lasciarsi distrarre da pensieri, soprattutto negativi.”

mercoledì 8 aprile 2015

Ognuno di noi ha dentro di sé dei poteri insospettabili

Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work, spiega l’importanza di superare la tendenza al dubbio e allo scetticismo nella prefazione del libro O.R.A. Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport: “La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo e una via per poter accedere a questa misteriosa e sconosciuta forza è quella di superare la tendenza al dubbio e allo scetticismo che è presente nella nostra mente inconscia. Rilassamento, immaginazione, meditazione e capacità di adattamento sono vie estremamente efficaci per migliorare la propria condizione. Noi viviamo in una società che predilige principalmente le funzioni logiche dell'emisfero sinistro mentre  rifiuta in larga misura  quelle proprie dell'emisfero destro ed è proprio a causa di ciò i nostri poteri dell'immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi.
L’utilizzo di questo potere, anche definito resilienza, di cui in realtà non si conoscono ancora i confini, sembra stare nella nostra capacità di governare questo nostro ologramma corporeo, ovvero i nostri costrutti personali modellati dalle nostre convinzioni pre-costituite che determinano la nostra visione. Le immagini mentali tendono a suscitare le emozioni, e a produrre le condizioni fisiche e gli atti ad esse corrispondenti. Pertanto maggiore sarà la nostra consapevolezza e maggiori saranno le opportunità di superare i nostri limiti. L’atteggiamento da aversi nell’esplorazione della nostra dimensione interiore, qualunque ne sia il fine, sia esso di natura corporea, psicologica o spirituale, dovrà essere quello del testimone imparziale, ovvero coltivando ciò che il filosofo fenomenologo Husserl chiama epoché che è l’atteggiamento del sospensione il giudizio applicando la posizione della mente che semplicemente contempla il proprio territorio interno. E’ infatti ben dimostrato che l’attività di giudizio inibisce il fluire spontaneo della manifestazione interna, è come se il fiume della consapevolezza venisse interrotto da una diga, appunto quella del giudizio, che è la resistenza principale nell’osservazione di sé.”
Da interviste ad ultramaratoneti emerge la scoperta di potenzialità insospettabile, infatti alla domanda: “Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?”, ho ricevuto le seguenti risposte:

Gli ultra-camminatori eco-spirituali del Team Frizzi e Lazzi


Nella città di Manfredonia si può riscontrare un incremento delle persone che praticano attività fisica con diverse modalità. Ci sono i camminatori del Lungomare, i corridori di diversi team, tra i quali Gargano ONLUS, la neonata Manfredonia Corre, gli ultra-camminatori eco-spirituali del Team Frizzi e Lazzi che si cimentano sia in distanze brevi e facili aperte a tutti, sia in distanze più lunghe e percorsi impegnativi a cui si arriva gradualmente.
Tra gli atleti di spicco ci sono Dario Santoro, un atleta a livello nazionale allenato dal mitico Domenico Ricatti, Campionissimo Barlettano del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare ed, inoltre, l’atleta FISDIR (Federazione Italiana Sportiva Disabilità Intellettiva e Relazionale) Alessandro Tomaiuolo che parteciperà ai Campionati Mondiali di Mezza Maratona km 21,095 INAS in Portogallo (Douro Valley) il prossimo 17 maggio, rappresentando l’unico atleta italiano ad indossare la maglia "azzurra".
Tra i prossimi impegni per il Team Frizzi e Lazzi vi è sabato mattina 11 aprile e domenica 12 aprile la prima 100km nel Gargano, con partenza da Vico del Gargano, attraversamento della Foresta Umbra, Vieste (arrivo della maratona) Peschici, Rodi del Gargano e arrivo a Cagnano Varano.