lunedì 7 ottobre 2019

Fabrizio Severini vince la 105km del Gargano: Mi sentivo stanco ma forte

La mia splendida famiglia, ogni 20 km, mi coccolava e mi incitava
Matteo Simone - 21163@tiscali.it

La 105 km del Gargano, organizzata dall’ASD Stracagnano, è stata vinta da Fabrizio Severini SM55 in 10h41’33” che ha preceduto di pochi secondi Filippo Castriotta SM50 in 10h42’21” e Cosimo Minigrassi SM50 in 10h42’30”.

Tra le donne, la vincitrice è stata Luisa Zecchino in 12h46’22” che ha preceduto di qualche minuto Rosa Cordini 12h49’47”, completa il podio Alessandra Liberati 13h51’41”, resta giù da podio Maria Moramarco 15h52’30”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Fabrizio attraverso rispose ad alcune mie domande.
Che sapore ti ha lasciato questa gara? “Emozioni indescrivibili, mi sentivo stanco ma forte, perché avevo la mia splendida famiglia che ogni 20 km mi coccolava e mi incitava, con occhioni pieni di amore nei miei confronti. Mia moglie era molto fiduciosa, la mia intenzione era combattere per la categoria, ma riuscire ad arrivare a competere per il primo posto, proprio no. Non so se la vita mi regalerà altri momenti come questi, sportivamente parlando. 

Posso comprendere la gioia, lo stupore, la stanchezza di Fabrizio all’arrivo al traguardo come vincitore dopo 105km di fatica con la sua cara famiglia che lo attendeva al traguardo. La forza dell’affetto, del tifo, del sostegno della famiglia vale più di tanti integratori, diventa un nutrimento per l’animo, lo spirito, la mente. C’ero anch’io in gara e h notato dei cartelli con il nome di Fabrizio, un nome che non conoscevo e che non immaginavo potesse essere del vincitore, complimenti a Fabrizio e a tutta la sua famiglia.
Avuto problemi, criticità?L’unico problema è stata la mancanza di forza negl’ultimi km, come se dopo il  sorpasso a colui che era in prima posizione, non sapessi più cosa dovevo fare. Sapevo che ero primo, che potevo vincere per la prima volta nel mio percorso amatoriale da ultrarunner , ma il mio corpo era al limite. Soltanto nel rettilineo finale, quando ho visto il gonfiabile in lontananza, era come se non avessi percorso quegli interminabili 105 km.

Ebbene sì, Fabrizio ha avuto questa sorpresa regalo di vedere davanti a lui l’atleta Filippo Castriotta camminare ai lati della strada, colui che era in testa dai precedenti 60km, e pare che un po’ sia rimasto spiazzato, forse non capiva quello che stava succedendo e a un certo punto ha avuto la consapevolezza che poteva proseguire nella sua gara arrivando fino al traguardo incredulo, recuperando ogni minima energia nascosta dentro di lui, con gioia ed entusiasmo, forse ancora adesso non si rende conto di quello che gli e’ capitato e che è riuscito a fare.
C'è un alimento particolare che hai assunto in gara?Io ho l’abitudine di fare una ricca colazione, prima di una gara che sia maratona o ultra, mangiando avena, frutta secca e latte di sola. Ciò mi permette di non ingerire altro cibo per almeno 30/40 km, poi ho mangiato un paio di gelatine pre-gara, fino ad arrivare al 65 ° km, e lì mia moglie mi aveva preparato del pane morbido con parecchia bresaola. Inizialmente avevo difficoltà nel deglutire, poi piano piano con tanta acqua sono riuscito ad ingerire il panino. Dopodiché ad ogni incontro con la famiglia, mangiavo pezzi di grana e bevevo bottiglie d’acqua con integratori.”

In gare di ultramaratone bisogna nutrirsi e integrarsi a sufficienza e bisogna conoscersi bene, sapere cosa il corpo accetta, cosa può servire.
Hai approfondito la conoscenza di altri atleti?Si ho avuto il piacere di fare conoscenza di atleti locali e non, e sinceramente ho avuto subito un buon feeling con qualcuno di loro. Ho provato del sano agonismo che ci motivava reciprocamente.”
Hai qualcosa in comune ad altri atleti?Sinceramente non so, di sicuro che non amo le 6/12/24 ore specie in pista, e non riesco ad entrare in quella mentalità. Mi stimola di più partire da un punto, e raggiungere un traguardo ed arrivare in un’altra destinazione, come il Passatore e la stessa 100 km del Gargano.”

Gli ultramaratoneti hanno in comune la voglia di faticare, quasi gratuitamente in quanto in genere i premi non compensano gli sforzi fatti e i risultati conseguiti, e ci sono diverse tipologie di ultramaratoneti, quelli che amano la strada, gli amanti dei trail, quelli che corrono a circuito o su tapis roulant, per ognuno è una grande sfida e una grande scoperta di ciò che si può o non si può fare, ognuno si avvicina al proprio limite osando e alzando un po’ l’asticella.
Come ti prendi cura di te ora dopo questa gara?Mangio e bevo tutto ciò che mi è mancato negl’ultimi tempi prima dell’evento, ma mi stancherò presto e tornerò ai miei regimi controllati.”

Per eccellere c’è bisogno di curare alcuni aspetti ma non per sempre ogni tanto ci si può rilassare e prendersi un periodo di relax senza regole per ritornare a intravedere nuovi obiettivi con rinnovato impegno.
Cosa hai raccontato a casa, al lavoro, agli amici dopo la gara?Tutte le fasi e le sensazioni vissute durante la lunga battaglia, e vedendo l’interessamento del racconto, son entrato anche  nei particolari. Fa enorme piacere, vedere che anche chi non pratica sport, vedendo i video sui social del mio arrivo e le reazioni della mia famiglia, si è altrettanto emozionato fino a rivivere quasi le nostre stesse emozioni.”

Una gara lunghissima di decine di km e diverse ore di fatica diventa una lunga battaglia prima di tutto con se stessi e poi con gli altri atleti avversari per cercare di arrivare prima di tutti e prima possibile attraversando percorsi impegnativi con clima a volte sfavorevole.
In quali circostanze hai dimostrato l’importanza del potere della mente?
“Per dire la verità, non solo in gara ma anche nei lunghi allenamenti duri e intensi , specie nell’estate passata con temperature proibitive. Ciò mi ha aiutato a sopportare le stesse condizioni trovate nella 105 km del Gargano. Ed è il superare la sofferenza che mi rende forte.

Non si inventa niente, per ottenere successi in gare di endurance bisogna abituarsi alla fatica, alle condizioni estreme, sapere a cosa si va incontro e come uscirne fuori ogni volta con fiducia e resilienza.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Sinceramente si , grazie alla partecipazione e alla sudata quanto inaspettata vittoria alla 100 km del Gargano, un po’ campione mi sono sentito. In particolare dopo la gara, quando ho ricevuto numerosi attestati di stima sia telefonicamente che tramite i social da parenti, amici e conoscenti e anche dal vivo dal pubblico di Mattinata. Anche mia moglie, che mi ha supportato in questa avventura assieme ai miei figli e mi ha seguito  durante tutta  la gara, è stata bombardata di messaggi, per avere aggiornamenti sulla mia prestazione durante la gara: quando alla fine ha comunicato che avevo vinto, è stato un continuo alternarsi di squilli di telefonate e di notifiche di messaggi. Senza poi parlare del riscontro avuto al mio post, con foto e video della vittoria su Facebook. Devo ringraziare anche tutti i miei avversari/compagni di avventura che dopo il taglio del loro traguardo, sono subito venuti  ad abbracciarmi e congratularsi con me. Sono emozioni fortissime.

Fabrizio torna a casa con un bel bottino, una vittoria inaspettate e insperata, un carico di emozioni e sensazioni forti e quasi spiazzanti, tanti nuovi amici e contatti di vicinanza, stima e apprezzamento, tutto ciò non ha valore economico, ecco perché gli atleti di endurance sono disposti a faticare, per sentirsi quasi eroi, uno sport amatoriale che permette di sentirsi campioni.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?Nella mia vita, bene o male ho sempre praticato sport, dal calcio come fanno quasi tutti i ragazzini, al judo anche agonistico, non a grande livelli, e forse è per questo che ora sono integro e posso cimentarmi in queste gare estreme. Poi sono tornato a giocare a calcetto fino a 45 anni, ma dopo ogni partita iniziavo a sentire dolori vari. Da lì la decisione di smettere di giocare per non creare danni inutili al mio fisico. Solo  2 anni dopo ho avuto l’occasione di fare da apripista ad una gara podistica, e ne sono rimasto affascinato,  e così ho deciso di tentare la mia prima gara.
Fabrizio sembra essere un atleta esperto di vari sport e forse lo judo gli ha insegnato a gestire oltre ai combattimenti anche le sfide con se stesso e con altri.
Quali fattori e persone contribuiscono nello sport al tuo benessere e/o performance?Per la verità nel running sono una persona molto solitaria, evito allenamenti in gruppo, perché adoro stare con me stesso e pensare. La corsa mi da’ benessere psicofisico per tutta la giornata da affrontare. Capita comunque di allenarmi con qualche runner , ma non molto spesso anche per motivi di impegni reciproci.” 
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
La prima in assoluto, è stata la mia prima 100 km del passatore che ho corso nel 2016, avevo realizzato un sogno che solamente 5 anni prima era impensabile. Poi la 105 km del Gargano che ho concluso da vincitore.”

La 100km è una gara non solo di fisico, corpo, forza e resistenza ama anche di testa, dove bisogna tenere a bada pensieri negativi, permette di elaborare strategie e avvalersi di pensieri positivi e ricordi positivi.
La tua gara più difficile?Indubbiamente l’ultima, la 105 km del Gargano, caratterizzata da un percorso molto ostico con salite lunghe e dure, e discese altrettanto impegnative, specie dopo 90 km di gara, da percorrere con un clima piuttosto caldo.”

La 105km del Gargano sembra essere stata programmata proprio per spiazzare gli atleti, per metterli a dura prova, per sfinirli.
Quale tua esperienza ti può dare la convinzione che ce la puoi fare?Quando arrivi davanti al traguardo di una ultramaratona come la 100 km.” 
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara?La mia prima maratona la corsi nel 2013 a 49 anni a Roma, dopo un inverno di allenamenti intensi, durissimi per la mia poca esperienza, fatto di tabelle, ripetute e riscontri cronometrici. Oggi corro molti km e non mi cimento più in tabelle, ma correndo  a sensazione, e devo dire  che i risultati mi stanno dando ragione. Sono molto meticoloso nelle mie abitudini sportive, e questo finora mi ha dato grandi soddisfazioni.”

Tutto passa, passano gli allenamenti duri e faticosi, passano chilometri di gara da percorrere, rimane la consapevolezza di esserci riuscito e la voglia di fare di più e meglio.
Quali sono le difficoltà e i rischi nel tuo sport? A cosa devi prestare attenzione?Io credo che nello sport se si dosano bene le proprie forze, ascoltando ogni segnale del nostro corpo,  non cadendo negli eccessi di allenamenti e di ritmi, i rischi sono quasi zero. E’ chiaro che i risultati arrivano dopo periodi  più’ o meno intensi di lavoro costante.”

In effetti per ogni cosa che si vuol fare bisogna dedicarsi con attenzione, costanza e determinazione avendo pazienza e sviluppando resilienza, se una volta non va bene si può riprovare in modo diverso e con il sorriso.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Le crisi con autoconvinzione e orgoglio, le sconfitte le ho sempre prese con molta tranquillità, essendo un amatore e non un professionista, infortuni per fortuna  pochi, li ho affrontati con periodi di stop completo o facendo uno sport alternativo tipo nuoto e bici.
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport?Io sono dell’idea che lo sport, dovrebbe essere quasi imposto come materia di studio per i nostri ragazzi, in particolare queste nuove generazioni, che preferiscono la tecnologia al proprio corpo. Io sono padre di 2 figli ancora adolescenti, e ho fatto scegliere loro il tipo di sport da praticare con costanza puntando a divertirsi. Lo sport è divertimento, aggregazione e se fatto con passione porta a grandi risultati con importanti soddisfazioni personali, che contribuiscono ad incrementare la propria autostima.”

Interessante testimonianza che trasmette  sani valori dello sport e il vantaggio nel praticarlo come scuola di vita e crescita personale.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso?Mai e poi mai, io sono per la lealtà in tutto, penso che se sei scorretto prima o poi dovrai pagarne le conseguenze. Vincere facile, è per me come prendersi in giro da soli. Ritengo che il doping sia sinonimo di stupidità e poca stima in se stessi, anche considerando che non sempre porta ai risultati sperati arrecando comunque danni importanti e a volte irreversibili al proprio fisico.” Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport?Inizialmente ho avuto qualche difficoltà con mia moglie,  a farle accettare questa mia nuova passione, ma la mia testardaggine e con il passare del tempo le nostre incomprensioni si sono placate. Chiaramente cerco sempre di togliere meno tempo possibile alla famiglia, in particolare la domenica. Durante la settimana  mi alleno al mattino presto prima di andare al lavoro e se mi alleno la domenica mi alzo presto, mentre tutta la famiglia dorme. Nelle mie uscite per gare, non mi accompagnano sempre, ma posso dire che c’erano in quelle  più difficili ed importanti.

A tal proposito voglio citare una domanda di Marzullo che ho ascoltato qualche giorno fa: “E’ meglio perdere una passione o perdersi in una passione? In effetti bisogna trovare sempre un sano equilibrio tra passione rischio di dipendenza dallo sport, c’è un tempo per allenarsi e gareggiare e c’è tempo per dedicarsi ad altre sfere della vita quale quella lavorativa e familiare. Si può fare tutto con attenzione, consapevolezza e responsabilità.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?Di avere una grande forza di volontà nei momenti giù difficili, e voler per forza uscirne con la mente. Oltre a questo ho scoperto di amare lo stare in completa solitudine, cosa che mi dà la possibilità di concentrarmi solamente su me stesso.”

Lo sport aiuta a conoscersi e rivalutarsi, se una persona può sembrare introverso a volte può tirare fuori una forza mentale, tutto ò relativo, tutto può servire.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi?Sinceramente non saprei, io sono molto autodidatta, e non ho mai avuto la possibilità di confrontarmi con uno psicologo dello sport, ma credo che sarebbe una marcia in più, in particolare per un ultramaratoneta o per chi si avvicina ad imprese estreme.”

A volte lo psicologo può servire anche a mettere un po’ di ordine nella mente dell’atleta che rischia di perdersi nei propri dubbi e paure.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare?
Il grande sogno sarebbe la 9 Colli Running, direi che dopo un’esperienza del genere, potrei mettermi il cuore in pace come runner intendo. Per il momento la mia testa è ferma alla 100 km del Gargano e chissà, potrebbe essere in calendario per il 2020.”

Archiviata questa vittoria sembra davvero interessante la eventuale partecipazione alla Nove Colli running, una gara che anche Filippo Castritta vorrebbe fare e sarebbe interessante rivedere i due atleti protagonisti della 100km del Gargano nella doppia distanza, una gara dove vorrei esserci anch’io, quindi appuntamento al 2020 alla Nove Colli Running.
Hai un modello di riferimento a cui ti ispiri?Modello di riferimento vero e proprio no, ma mi piace leggere libri e storie di grandi esperienze estreme. Esempio ‘Oltre di Alessandro di priamo’ e ‘Correre nel nulla di Giuliano Pugolotti’ e altri.” 
Ci sono parole o frasi che ti aiutano nei momenti decisivi, critici, difficili?Parole e frasi specifiche no, però nei momenti di difficoltà cerco di pensare a come sono uscito dalle crisi nelle mie ultra precedenti. E mi viene sempre in mente che sarebbe una delusione non portarla a termine. Penso solo che succeda quel che succeda, l’importante è arrivare al traguardo, e nelle mie quasi 50 tra maratone e ultra non ho mai minimamente pensato di ritirarmi.”

Approfitto per segnalare anche alcuni miei testi di grandi esperienze estreme:
Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edito da Edizioni Psiconline.
L’ultramaratoneta di Corato. Esperienze, sensazioni, emozioni e aspetti psicologici di un atleta di corsa delle lunghe distanze. Autore: Matteo Simone e Giuseppe Mangione.
Ultramaratoneta: un’analisi interminabile (coautore Daniele Baranzini), Edizioni ARAS.

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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