giovedì 31 dicembre 2015

Antonello Vargiu, atletica: 250 volte sul podio su 300 gare ufficiali

Sollecitato da un amico triatleta, ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni ma anche dell’atleta comune lavoratore che deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, fare sport, stare con amici atleti, partecipare a gare e quindi ho pensato di predisporre un questionario per raccogliere il punto di vista di atleti comuni e campioni per approfondire il mondo dello sport ed in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance.
Ho raccolto le risposte di un atleta, allenatore ed ho trovato interessanti alcuni aspetti inerenti la sua visione dello sport. Antonello Vargiu ha un’esperienza pluridecennale nel campo dell’atletica con ottimi risultati e gli aspetti che hanno influito e che ancora incidono sul suo benessere e le sue prestazioni sportive sono diversi, tra i quali vi è il metodo da seguire, l’affidarsi ad un bravo allenatore, il seguire degli atleti più forti ed allenarsi con generosità. Inoltre trova fondamentale lo spirito di gruppo che si crea.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Lo sport è fondamentale per il mio benessere. Occorre una buona disciplina personale e, naturalmente, un bravo allenatore che ti dia tutte le informazioni per imparare a correre bene. Un’altra strategia molto importante è stata sempre quella di correre con compagni di allenamento più forti di me.”
Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? “Sicuramente all’inizio è stato fondamentale un bravo allenatore ma poi è dipeso soprattutto da me e dalla mia testardaggine ad allenarmi con atleti sempre più forti di me.”

mercoledì 30 dicembre 2015

A seguito di infortuni ritornare all’ultramaratona ancora più forte

Matteo Simone 

Per alcuni, il fermarsi ha rinforzato la passione per la corsa, una sorta di rinascita come è successo a Franco Draicchio: “Si, nel 2012 ho subito un intervento chirurgico al piede sx sono stato fermo per un anno ma è servito a far crescere la mia passione.”


Scalpitava dopo il fermo anche Riccardo Borgialli: “Di smettere no, una pausa forzata però si, l’anno scorso ho avuto un problema al ginocchio che mi ha tenuto fermo un mese, ma dopo tutto quel tempo fermo scalpitavo per rimettere le mie scarpette da corsa!”

Con i recuperi e la cura per il proprio corpo, gli infortuni possono essere evitati


Nello sport di endurance, gli infortuni si mettono in conto ed è importante essere disposti a fermarsi un po', oppure a rallentare i ritmi. Si spera che non giunga mai il momento per smettere, significherebbe smettere di vivere, di sentire, di faticare, di divertirsi, di gioire, di mettersi alla prova, di conoscersi, sperimentarsi, di relazionarsi, scoprire. Ecco alcune testimonianze di ultramaratoneti che hanno risposto alla domanda Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?”
Alcuni ne fanno tesoro delle proprie esperienze di infortunio come è il caso di Michele Graglia: “Dopo la brutta esperienza della mia prima gara imparai molto e mi portarono a studiare e imparare molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto infortuni che mi abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questo intro e solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni possano sempre essere evitati.” 

Faticare senza esagerare, senza caricare troppo sul proprio corpo


Nelle lunghe distanze di corsa, è importante trovare un giusto equilibrio, sapere quanto e come si può faticare senza esagerare, senza caricare troppo sul proprio corpo come racconta, per esempio Marco Dori riesce a trovare il suo compromesso e sa come dosare le forze per non sovraccaricare il proprio fisico: “Dopo il passatore ho avuto un problema al ginocchio sinistro che ha reso durissima la Pistoia – Abetone costringendomi a camminare durante tutte le discese. Ho trattato e risolto il problema con l’osteopatia e oggi ho un problema a una caviglia che non sto riuscendo a risolvere ma che controllo dosando la progressione durante la corsa.

Anche Mauro Fermani, nonostante incidenti e infortuni riesce ad andare avanti avendo trovato un suo equilibrio: “Un paio di incidenti in moto e conseguenti operazioni alle ginocchia hanno messo un po’ a rischio la mia attività podistica, ma per adesso riesco ad andare avanti.”

martedì 29 dicembre 2015

Approfondire la motivazione degli ultramaratoneti a spingersi oltre

Psicologo, Psicoterapeuta

Partecipare e portare a termine gare lunghissime e considerate estreme aiuta anche nella vita privata ad accrescere l’autostima e a superare problemi e difficoltà quotidiana.

E' quello che accade per esempio a Filippo Poponesi: “Raggiungere traguardi sempre più ambiziosi ha contribuito, nel tempo, ad accrescere l’autostima ed a rendermi più forte nell’affrontare i problemi del quotidiano.”
Ho cercato di approfondire la motivazione degli ultramaratoneti a spingersi oltre con la domanda: “Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?” 

Fatti un film del tuo prossimo futuro, visualizza i tuoi gesti, le tue difficoltà

Psicologo, Psicoterapeuta

"Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla."                           Arnold Lazarus (1)

Fatti un film del tuo prossimo futuro, come sarà la tua vita in preparazione della tua meta? Quali sono le tue risorse? Quali tue caratteristiche devi o puoi potenziare, migliorare?
Nathaniel Branden: “Quando non siamo in contatto con i nostri bisogni e desideri affrontiamo la vita senza remi e senza timone.” (2)
Visualizza i tuoi gesti, le tue difficoltà, i momenti importanti, critici, e prova a vedere com’è, che effetto ti fa, puoi sentirti soddisfatto? Puoi riparare qualcosa? Puoi correggere il tiro?
F.Cantaro, G.Guastalla, Il segreto della PNL: “La pratica di darsi un obiettivo: consiste nell’identificare i nostri obiettivi a breve e lungo termine e le azioni necessarie per raggiungerli (cioè nel formulare un piano d’azione); organizzare il nostro comportamento in funzione di tali obiettivi; controllare l’azione per essere certi di non uscire dai binari; prestare attenzione al risultato di tali azioni, per riconoscere se e quando è necessario ritornare alla fase di progettazione.” (3)
Prova a visualizzare di cambiare qualcosa, di correre un piccolo rischio nel fare qualcosa di diverso, vedi che effetto ti fa, quali  sono  le tue sensazioni e poi prova nella realtà.
DJOKOVIC: “Ho cercato, sin da piccolo, di vedermi in campo l’ultima domenica di Wimbledon giocare la finale, per me è sempre stato l’obiettivo numero uno”. (4)
Gli obiettivi devono essere: significativi, stimolanti, chiari; difficili ma non inarrivabili; mirati al miglioramento graduale della prestazione più che al risultato. Obiettivi ben definiti e stimolanti accrescono e mantengono la motivazione. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
 “Quando ti dai obiettivi troppo elevati e non sei in grado di raggiungerli, il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Cerca una meta più ragionevole e poi gradualmente sorpassala. È il solo modo per arrivare in vetta.” Emil Zatopek

giovedì 24 dicembre 2015

Ricerca interiore attraverso la lunga corsa, le lunghe distanza

Psicologo dello sport, Psicoterapeuta

Si riconoscono i limiti mentali, e quindi la possibilità di andare avanti superando i blocchi mentali, e di percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi, una ricerca interiore attraverso la lunga corsa, le lunghe distanza, Marco Dori così spiega le sue impressioni: “Significa misurarmi con i miei limiti soprattutto mentali. Non ho una corporatura da maratoneta; sono alto 1,94 mt e peso intorno ai 95 kg e negli anni passati già la maratona per me era una misura limite. Poi ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me fatto di sfida, difficoltà, solitudine, contatto con la natura, rispetto, voglia di mettermi alla prova. Quando parto so che vivrò un’esperienza irripetibile e unica.”
Anche per Gustavo Ismail, si tratta di sfide e di superare il limite che a volte può essere condizionato dalla mente: “Placer, sentir que uno siempre puede mas, que NO hay limites mas que el de la mente humana. (Il piacere, sentire che uno può sempre di più, che non ci sono limiti più di quelli della mente umana).” Per Ivano Cipolletta del Team Frizzi e Lazzi Run e Walk, si tratta di sperimentare benessere ma anche, allo stesso tempo, cercare di andare incontro al limite: “Ivano Cipolletta: “Per me è passare una giornata con amici, il silenzio della gara, la compagnia di paesaggi stupendi e della voglia di oltrepassare i propri limiti imparando ad ascoltare e gestire il nostro corpo.”
Armando Quadrani: “Spostare i limiti fisici e mentali oltre uno schema predefinito. In trigonometria esprimerei il mio pensiero dicendo che è il limite che tende all'infinito. Non ci sono ostacoli, barriere, punti di arrivo che possono interrompere una avanzata. Una continua ricerca del mio io, che forse non riuscirò mai a scoprire fino a dove è stato collocato. Un viaggio continuo con me stesso, dentro me stesso. Quasi un peregrinare senza meta, un navigare a vista. Una retta infinita che non ha un punto di origine ne di arrivo.” Alina Losurdo: “Essere Ultramaratoneta non la ritengo solo una questione di km oltre il numero 42, ma testa, spostare quel limite e cercare dentro di me nuovi stimoli soprattutto quando dopo tante ore che sei a spasso senti dentro quella vocina diabolica che ti chiede di fermarti. Un viaggio si ma lungo e che fa sognare, fa nascere e morire un milione di volte ma ti porta al traguardo.“

La Capoeira, sport nazionale brasiliano

Psicologo, Psicoterapeuta

La capoiera nacque in Brasile da schiavi di origine Bantu provenienti dall’Angola che si esercitavano tra di loro a combattere mentre erano reclusi in celle molto basse.

La Capoeira era vietata perché si temeva che gli schiavi si preparassero troppo bene a combattere e questo non era accettabile per le autorità locali, così quando i capoeiristi si accorgevano di essere visti simulavano di danzare. Capoeira non è solo giocare ma è anche suonare, cantare, conoscere la storia, educazione.
Manoel dos Reis Machado, conosciuto come Mestre Bimba inaugurò l’allenamento della capoeira nelle scuole, ma Bimba non usava il nome di capoeira nella scuola, la chiamava Luta Regional Bahiana, oggi conosciuta come Capoeira Regional.
Mestre Bimba mostrò al mondo intero che la capoeira era educazione e contribui a far praticare capoeira all’Università di Medician dello Stato di Bahia. Nel 1974 la capoeira è stata riconosciuta come sport nazionale brasiliano.
Bimba portò la capoeira fuori dalle strade, nelle academias, veri e propri centri sportivi affiliati alle associazioni sportive nazionali; introdusse un sistema di graduazioni e un metodo di insegnamento codificato, che includeva la formadura (il diploma).

Percorsi sportivi gratuiti per bambini e adolescenti con disagio

 

Forgood, sport gratis per 700 bambini. Sport Senza Frontiere lancia un grande progetto in partnership con diverse fondazioni per promuovere il benessere di 700 ragazzini disagiati a Milano, Roma, Napoli e Buenos Aires. Attività sportive ma anche monitoraggio sanitario e counselling psicologico.

A Milano, Roma, Napoli e Buenos Aires, 700 bambini e adolescenti svantaggiati provenienti da quartieri a rischio e particolarmente disagiati potranno frequentare corsi sportivi gratuiti presso le associazioni aderenti alla “rete solidale” di Sport Senza Frontiere e in più seguiranno un percorso di educazione alla salute integrato da uno screening e monitoraggio sanitario, affiancato da un counselling rivolto alle famiglie. Gli sport praticati sono i più diversi, dall’atletica al calcio, dal rugby al tennis, dal nuoto alla danza, dall’arrampicata sportiva al golf, dal pentathlon moderno al triathlon, alle arti marziali.
Sport Senza Frontiere crede nello sport come un efficace strumento di cambiamento sociale. Garantire il diritto allo sport, renderlo accessibile a chi più ne ha bisogno, portarlo lì dove non c'è e diffonderne principi e valori. Questa la missione.
HAI MAI PENSATO CHE CORRENDO PUOI AIUTARE DEI BAMBINI?  Senza Frontiere crede fermamente che lo sport sia un efficace strumento di cambiamento sociale, ed è per questo che come Onlus da anni progetta e organizza percorsi sportivi gratuiti per bambini e adolescenti svantaggiati sotto la guida di operatori qualificati e in collaborazione con una rete solidale di partner e associazioni sportive. E allora cosa aspetti? CORRI PER Sport Senza Frontiere  LA PROSSIMA MARATONA DI ROMA!! 
Sport Senza Frontiere ha scelto di aderire al Charity Program della Maratona di Roma al fine di reperire su Roma i fondi necessari a garantire a 15 bambini svantaggiati un percorso sportivo di un anno integrato da uno screening e monitoraggio sanitario.

mercoledì 23 dicembre 2015

Il calcio praticato dai non vedenti


Ci sorprendiamo ad apprendere che anche i disabili praticano sport, abbiamo difficoltà ad immaginare come possano fare a superare le proprie disabilità per praticare un determinato sport, per esempio il calcio praticato dai non vedenti, oppure il basket in carrozzina, eppure il disabile riesce ad eccellere nello sport, ed è anche determinato nei suoi obiettivi, riesce ad ottenere i successi prefissati grazie alla sua capacità, alla sua determinazione, alla sua voglia di emergere, di stare con gli altri, di dimostrare il suo valore, di riscattarsi, comunque tutte motivazioni che si riscontrano negli sportivi non disabili, e succede che anche alcuni atleti disabili facciano uso di sostanze dopanti, così come molti atleti disabili mostrino il loro fairplay come il pluricampione Alex Zanardi, che è un esempio per tutti. (1)

Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Luca Pancalli ci tiene a precisare che: “Il movimento paralimpico italiano è un pianeta fatto di protagonisti straordinari, di storie meravigliose, di emozioni pazzesche, di gioie e delusioni, di sogni che diventano splendide realtà. Un mondo da conoscere, da vivere, una dimensione in cui investire entusiasmo e passione, con la certezza di chi crede che lo sport è uno soltanto. E non ammette differenze.”

Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi

Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. 

Marcel Proust


Il prossimo 10 Aprile parteciperò alla Maratona di Roma, correndo i leggendari 42 km. Per coronare questo momento sportivo ho deciso di affiancarvi una sfida solidale. Il mio obiettivo è di raccogliere 1.000 euro di donazioni a favore del progetto “FOR GOOD”, di Sport Senza Frontiere.

Con questo gesto dimostreremo che basta poco per fare tantissimo.
Tutti I fondi da me raccolti andranno INTERAMENTE al progetto che sostengo.


Grazie, con il cuore e con le gambe!


Il team di Rete del Dono

lunedì 21 dicembre 2015

Sport veicolo di educazione, inclusione sociale e benessere di tutta la Comunità


Ritengo che lo sport sia una scuola di vita, sia lo sport individuale che quello di gruppo permettendo agli atleti, ai ragazzi di conoscersi, di mettersi in gioco, di diventare una risorsa per la squadra, di sperimentare il gioco ma anche l’agonismo.

Appassionato di sport come opportunità di conoscenza della propria persona e per il benessere psicofisico, emotivo e relazionale, ed avendo la passione per la corsa in particolare, inoltre in qualità di psicologo dello sport e dell’esercizio fisico, mi piacerebbe trasmettere l’idea della pratica sportiva come opportunità di integrazione sociale.

Pertanto vorrei correre la Maratona di Roma coinvolgendo gente ed invogliando persone ed Enti a contribuire alla vision dell’associazione Sport Senza Frontiere che è una onlus che da anni si batte per l’integrazione sociale attraverso lo sport.

Il suo operato si avvale di operatori qualificati e in collaborazione con una rete solidale di partner e associazioni sportive, organizza percorsi sportivi gratuiti per bambini e adolescenti che si trovano in una situazione di grave disagio sociale.

Grazie al progetto “FOR GOOD”, l’associazione opera a Milano, Roma, Napoli e Buenos Aires con l’obiettivo ambizioso di seguire 700 bambini e adolescenti svantaggiati provenienti da quartieri a rischio e particolarmente disagiati.

Clement Molliet, Sky Trailer: Ultrarunner è un manager della sua gara

(Ultrarunner is also a manager, he needs to manage his race all the way)
Matteo SIMONE

Per approfondire il mondo degli ultramaratoneti e delle gare estreme mi è stato proposto di scrivere un testo che tratti il tema dal punto di vista psicologico, anche attraverso testimonianze di atleti simbolo di queste discipline. E’ importante conoscere cosa motiva questi atleti, quali sono i meccanismi psicologici, cosa li spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici.
Ho predisposto un questionario ed ho raccolto più di 100 testimonianze. Questo ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo di discipline considerate estreme. Sono stati contattati atleti che hanno percorso competizioni sportive della distanza superiore alla maratona e quindi anche coloro che hanno gareggiato alle IRONMAN che prevede 3,8km di nuoto, 180k. di bicicletta e la maratona di corsa a piedi.
Tra gli atleti contattanti anche alcuni non Italiani, tra i quali Clement Molliet, medaglia di bronzo nel 2015 al Campionato Europeo Sky Trail svoltosi in Val d’isere.
 Ecco cosa ci racconta Clement che possiede anche una pagina facebook
You can define Ultrarunner? (Ti puoi definire ultramaratoneta?)  “Ultrarunner is an athlete for me. It’s a guy who’s ready to puch his limit and going in an other world. Ultrarunner is also a manager, he needs to manage his race all the way. (Per me Ultrarunner è un atleta. E’ un ragazzo che è pronto a spingere il suo limite ed andare in un altro mondo. Ultrarunner è anche un manager, ha bisogno di gestire la sua gara per tutto il percorso.)”
What was your path to becoming a Ultrarunner? (Qual è stato il tuo percorso per  diventare un ultramaratoneta?) I was not really in this world in my past. I was nordic skier and mostly a short distance skier. (Sprint). I was in the junior french ski team during 3 years. (Non ero veramente in questo mondo nel mio passato. Ero sciatore nordico e per lo più sciatore di brevi distanze. (Sprint). Ero nella squadra di sci francese juniores per 3 anni.)

Il mondo degli ultramaratoneti è sorprendente

Matteo SIMONE

Il mondo degli ultramaratoneti è sorprendente, sto approfondendo la conoscenza di questi fantastici e bizzarri personaggi e le risposte che mi danno sonno le più strane e particolari, alla domanda “Ti puoi definire ultramaratoneta?” e le risposte sono le più bizzare, gli intervistati si divertono piacevolmente a raccontare le svariate gare fatte nel corso della loro carriera, le più difficili le più lunghe, le più sofferte.
Per esempio Michele Monti è un ultracorridore che piace correre anche in mare, sui fiumi, ecco la sua risposta: “Mi posso definire ultra maratoneta, faccio gare sia in bici e sia corsa e corro pure dentro il mare”. Non esistono limiti per queste persone particolari e fantasiose, possono prediligere deserto, ghiaccio, strada, pista, l’importante è correre e non fermarsi, arrivare al traguardo in qualsiasi modo e vivere l’esperienza piacevole di questo sport.
Fare tanto sport per tempi prolungati ed in modi diversi è anche una caratteristica dello spagnolo Arnaud Julia Bonmati, un atleta professionista (team Buff), specializzato in Raid Avventura multisport e Ultra Trails di montagna, Campione Mondiale di Raid Avventura nella Bimbache Extrem. Nel 2012 e 2013 vince il Campionato Catalano di Ultra Trail. Il 2013 vince il TDS (sur les Traces des Ducs de Savoie), 119 km con 7250 metri di dislivello positivo. Ecco cosa risponde: “Io non mi definisco come un ultrarunner, Io normalmente dico che sono un atleta di ultra distanza. Mi piacciono molti sport, ed in ogni sport mi piace la lunghezza e la durezza. Questo è il mio stile di vita e in tutti gli sport che pratico. (I don’t define myself like a ultrarunner, I normaly said that I’m and ultra distance athlet. I love a lot of sports, and in each sport I like the long and hard. This is my style in life and in all the sports that I practice.)”
Gli atleti non per definirsi ultramaratoneti non si riferiscono solo alla quantità di chilometri percorsi o da percorrere in gara ma si riferiscono anche ad una mentaliutà che guarda oltre, ecco come risponde alla domanda Ciro Di Palma: “Certo, sono un ultramaratoneta, per due motivi: il primo è perché corro distanze oltre la classica maratona e il secondo è perché ho la mentalità da ultramaratoneta...GUARDO OLTRE !!!”

La vision della Uisp: liberi di muoversi, di vincere, di perdere, di rallentare


In occasione della corsa di Miguel, sul libro-dispensa pubblicato dal titolo “Ai vostri posti (il mondo, lo sport, le olimpiadei. I campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatto) vi è riportata la vision della Uisp con le parole del Presidente Nazionale Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti), Vincenzo Manco: “#Liberi di muoversi è la sfida culturale che ha scelto l’Uisp, la più grande associazione italiana di sport sociale e per tutti, nata nel 1948. Uisp significa liberi di vincere, di perdere, di gareggiare, di rallentare, di giocare, di esprimersi, di conoscersi, di partecipare, di camminare e di correre. Liberi dal doping e dal razzismo. Ma anche libere di scegliere, di esprimersi, di decidere. Significa liberi e libere di amara e di invecchiare, di sognare e di emozionarsi. Perché questa è la visione di sport che vi proponiamo, un’esperienza da fare insieme e in libertà.”
La Corsa di Miguel non è solo una corsa podistica ma molto di più, è una manifestazione organizzata dal Club Atletico Centrale con l’Unione Italiana Sport per Tutti intitolata alla memoria di un maratoneta-poeta argentino, uno delle migliaia dii desaparecidos uccisi dal governo argentino per fini politici. Miguel Benancio Sanchez amava la vita, l’atletica, l’Argentina, il suo Paese.
Miguel a 18 anni, prese la sua valigia di cartone e seguì i fratelli che erano già partiti per Buenos Aires. Fu qui che cominciò una nuova avventura. Faceva l’imbianchino e il calciatore prima di scoprirsi innamorato dell’atletica. Giocava nella quarta divisione con il Gymnasia y Esgrima de LaPlata. Ma l’atletica lo conquistò. Si allenava di mattina presto e alla sera tardi con il tecnico Osvaldo Suarez, mitico personaggio che aveva vinto tre volte la Corrida di San Silvestro. La sua giornata era infinita. Sveglia con una mela, primo allenamento, treno, lavoro, ancora allenamento, scuola serale per completare quegli studi che non aveva finito. A volte rientrava all’una di notte. Aveva tanti fratelli e sorelle, in tutti erano dieci. Era un poeta autodidatta. Il suo “Para vos atleta”, “Per te atleta”, fu pubblicato dalla GazetaEsportiva di San Paolo, il 31 dicembre del 1977, nove giorni prima della sua sparizione. Era un inno alla corsa.

Per gli ultrarunner vi è la consapevolezza di dover armonizzare mente e corpo


Per molti atleti ultrarunner vi è la consapevolezza dell’importanza del corpo e della mente, e quindi non significa solo avere solo muscoli da allenare ma una buona gestione di sé fisica e mentale, ecco di seguito alcune testimonianze. 

Franco Collè: A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”  

Nico Leonelli: Significa essere una persona preparata fisicamente e mentalmente.”  

Ultramaratona, un meraviglioso viaggio dentro noi stessi


Molti atleti parlano di viaggi lunghi anche dentro se stessi. Roberto D’Uffizi: “Significa avere la possibilità di effettuare un meraviglioso viaggio dentro noi stessi dove mente e fisico, in sinergia, cercano di portarti oltre lo stremo.” Marco Zanchi: “Intraprendere dei viaggi tra la natura e con solo le tue energie a disposizione.” Armando Quadrani: “Spostare i limiti fisici e mentali oltre uno schema predefinito. In trigonometria esprimerei il mio pensiero dicendo che è il limite che tende all'infinito. Non ci sono ostacoli, barriere, punti di arrivo che possono interrompere una avanzata. Una continua ricerca del mio io, che forse non riuscirò mai a scoprire fino a dove è stato collocato. Un viaggio continuo con me stesso, dentro me stesso. Quasi un peregrinare senza meta ,un navigare a vista. Una retta infinita che non ha un punto di origine ne di arrivo.”
Alina Losurdo: “Essere Ultramaratoneta non la ritengo solo una questione di km oltre il numero 42, ma testa, spostare quel limite e cercare dentro di me nuovi stimoli soprattutto quando dopo tante ore che sei a spasso senti dentro quella vocina diabolica che ti chiede di fermarti. Un viaggio si ma lungo e che fa sognare, fa nascere e morire un milione di volte ma ti porta al traguardo.“ Raffaele Luciano: “L’Ultramaratoneta è una persona che attraverso la corsa fa un viaggio dentro se stesso, per conoscersi, migliorarsi e crescere.” Daniele Cesconetto: “Significa mettersi in gioco, provare emozioni nuove e interdere l'ultramaratona come un viaggio dentro a se stessi e non come una gara. A me le classifiche non interessano minimamente.” Paolo Bravi: “Significa appunto dedicarsi a gare la cui distanza è superiore ai fatidici 42km 195 mt, significa avere amore e passione per la corsa e avere la voglia ogni volta di affrontare un lungo viaggio. “

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