martedì 29 dicembre 2015

Approfondire la motivazione degli ultramaratoneti a spingersi oltre

Psicologo, Psicoterapeuta

Partecipare e portare a termine gare lunghissime e considerate estreme aiuta anche nella vita privata ad accrescere l’autostima e a superare problemi e difficoltà quotidiana.

E' quello che accade per esempio a Filippo Poponesi: “Raggiungere traguardi sempre più ambiziosi ha contribuito, nel tempo, ad accrescere l’autostima ed a rendermi più forte nell’affrontare i problemi del quotidiano.”
Ho cercato di approfondire la motivazione degli ultramaratoneti a spingersi oltre con la domanda: “Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?” 
Alcuni fanno queste imprese anche per motivi solidali, è il caso di Gustavo Ismail: “La solidarietà per aiutare i bambini che non hanno il latte in casa ed ogni chilometro che corro equivale a casse di latte che la gente mi dona. (Causas Solidarias para ayudar a niños que no tienen su leche en la casa y cada Km que corro equivale a cajas de leche que la gente va donándome para entregar.)
Emerge una voglia di mettersi alla prova, di sfidare se stessi, per esempio Vincenzo Luciani: racconta: “Soprattutto la voglia di sfidare me stesso, di mettermi alla prova e di tentare l’avventura, di compiere un’azione straordinaria. E poi ho considerato la corsa come un esercizio allenante anche per la vita di tutti i giorni, perché si impara a resistere, a saper disciplinare se stessi, a mantenere la barra dritta anche nelle avversità della vita. Naturalmente la corsa presenta anche molti aspetti gioiosi: un senso di libertà, la possibilità di incontrare amici validi e di conoscere bene la multiforme fauna umana dei podisti.” Anche Roldano Marzorati è motivato sia dalla straordinarietà di quello che fa al di fuori del comune che dalla opportunità di condividere tale passione con altri atleti considerati non comuni: “Uscire fuori dal gregge mi motiva, partecipare a gare che non sempre si è sicuri di potere portare a termine mi motiva, fare nuove conoscenze con un variegato mondo di persone non comuni mi motiva, la preparazione (allenamento) mi motiva, tutto il percorso che porterà alla gara mi motiva.”
Alcuni atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere sperimentate ed alla ricerca della sfida, di vedere quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo.
Per alcuni si tratta di intensità, per Edgardo Caradonna si tratta di sentire: “Tutto, il viaggio con le proprie forze, incontrare odori, sapori, colori, piaceri e dolori, tutto.”
Molti atleti cercano di conoscere meglio se stessi e questo può avvenire davanti all’imprevisto, alla difficoltà, ecco come lo spiega Andrea Accorsi: “Il senso della scoperta. Inteso come viatico per conoscermi meglio. Cerco la crisi, nello sport come nella vita. Sia chiaro: non sono un masochista. Per crisi intendo tutte quelle situazioni dove vengo messo alle strette, perché le vedo come opportunità di crescita e di scoperta. Odio aspettare che la vita accada. La cerco in ogni spigolo, anche dove so che può far male, che è pericolosa.” 
Per Giuseppe Mangione vi è sia l’aspetto dell’ultracorsa come metafora della vita, con i problemi da superare, si al’aspetto agonistico, la voglia di mettersi in gioco, di sfidare l’avversario : “Sono entrato nell’ottica di paragonare l’ultramaratona alla vita con tutte le sue difficoltà momenti piacevoli e momenti brutti andare avanti e affrontare i vari problemi e cercare di pensare sempre positivo poi mi piace anche un po di sano agonismo.” Scuola di vita l’ultracorsa lo è anche per Roberto d’Uffizi: “Lo sforzo organico prolungato nel tempo e il dover in qualche modo farvi fronte anche per mezzo della mente, rappresentano un’ottima scuola di vita per affrontare positivamente e costruttivamente gli imprevisti che ci capitano davanti nella vita di tutti i giorni: le mie motivazioni sono quindi anche indipendenti dall’aspetto sportivo.”
Ci si conosce meglio, è il caso di Raffaele Luciano: “Nelle tre ultra che ho concluso, ho approfondito la conoscenza di me stesso, ho imparato a conoscere i miei limiti e superarli, rispettando il mio corpo. A livello mentale, ho imparato che con il sacrificio, e il duro lavoro posso raggiungere qualsiasi obiettivo, quelli che sembrano ostacoli insormontabili, paure che destabilizzano, possono essere superati con la volontà di arrivare e di superarsi.”
Gli atleti parlano di emozioni e condivisioni. Daniele Cesconetto: “Spingermi un pò più in la. Cercare i miei limiti e provare sempre l'emozione del viaggio. Perchè non è la meta che conta ma il viaggio per raggiungerla.” Cecilia Polci: “Sicuramente le emozioni che questo sport mi regala ogni volta. L’amore per la natura e la voglia di conoscere posti nuovi e incontrare nuove amicizie, perché il trail non è solo corsa è prima di tutto passione e condivisione.” Di emozioni ne parala anche
Riccardo Borgialli: “Indubbiamente le emozioni che si provano prima, dopo e durante una corsa. Portarti allo sfruttamento di tutte le energie che si hanno in corpo mentre si è in paesaggi stupendi è qualcosa che nessun altro sport ti può dare.”
Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed affrontare determinate situazioni considerate difficili.

Psicologo, Psicoterapeuta

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