Dott. Matteo Simone
Gli ultrarunner sperimentano di avere risorse interiori nascoste che vengono fuori al momento opportuno, inoltre sperimentano di riuscire nelle loro imprese, sperimentano di essere in grado di portare a termine i loro progetti, i loro obiettivi.
Le risposte degli atleti alla domanda: Cosa ti spinge a continuare ad essere
ultramaratoneta, fanno riferimento ad altre dimensioni, al superare il
normale, il banale, la vita quotidiana, si parla di
girare una curva per vedere cosa c’è dietro, scoprire quello che non si può
vedere e quindi la voglia di superarsi, di superare il noto, il conosciuto.
Gli atleti più che di sport parlano di un
viaggio nel mistero nella conoscenza propria, nel vedere cosa riescono a fare, cosa riescono a sopportare, a
raggiungere. Di seguito le risposte ricevute:
Marco
Stravato: “Il viaggio, l’avventura, i lunghi
percorsi, 24 ore e più a non pensare allo stress lavorativo, sembra di essere
entrato in un'altra dimensione, dentro se stessi.”
Marco Dori: “Questo credo che sia
qualcosa estremamente legato al motivo per il quale ho iniziato e proseguo
nella corsa. La corsa per me è soprattutto un allenamento mentale, un
irrobustire la mente e la sua capacità di fare qualcosa che comporti sacrificio
e costanza anche in assenza di vittorie (non arriverò mai primo a una gara).
Qualcosa che significhi contare solo su me stesso e essere solo di fronte a
qualcosa da risolvere, da portare a termine. Non a caso i periodi nei quali mi
alleno di meno vanno di pari passo a quelli durante i quali sono più debole di
testa anche in tutte le altre cose della vita: lavoro, relazioni e fiducia in
me stesso. Forse non è un caso che sia diventato ultramaratoneta in un periodo
nel quale le difficoltà sia lavorative sia relazionali abbiano raggiunto
livelli molto alti. Credo di aver trovato nella preparazione e nella
partecipazione alle ultra un allenamento mentale per far sì che non vacillassi
in tanti aspetti importanti della mia vita. E sento la necessità e l’importanza
di proseguire in questo cammino.”
Giuseppe
Meffe: “La
voglia di mettermi in gioco, di conoscermi, di sperimentare e soprattutto
l’incontro con l’altro.”
Paolo Zongolo: “La voglia di conoscere
paesaggi sempre diversi e di conoscere sempre più me stesso e fino a dove posso
spingermi.”
Giuseppe Mangione: “Mi spinge il semplice
gesto della corsa, gesto atletico più naturale che esista, mi spinge perché
l’ultramaratona mi dà un pensiero positivo, mi spinge perché devo
scoprire i miei limiti. La forza e la grande passione che ho per la corsa mi fa
continuare ad essere una ultramaratoneta.”
Maria Chiara Parigi: “La bellezza di questo
sport mi spinge a proseguire pensando sempre a nuove strade e nuove sfide da
affrontare! Di base sono un avventuriera!”
Stefano
Ruzza: “Allenarmi e sentire il mio fisico
adattarsi sempre di più alle lunghe distanze mi piace, come mi piace ancora
gareggiare.”
Stefano
Bognini: “Infrangere i miei record
personali e migliorarmi sempre.”
Salvatore
Musone: “Essere ultramaratoneta
significa andare avanti senza limiti, non mi stanco di cercare competizioni
sempre più dure. Solo per un serio infortunio di salute si smette a malincuore,
purtroppo come nel mio caso.”
Giorgio
Calcaterra: “Niente, è una cosa che mi va
di fare e che faccio, ma non mi spinge niente se non la passione.”
Roldano
Marzorati: “Piacere, puro piacere, sfide
non stop fra me e la montagna, la strada.”
Roberto
D’Uffizi: “Ritengo che sia importante per me continuare a
progredire dal punto di vista umano, l’ultramaratona non è certamente l’unico
mezzo di questo percorso, ma uno dei possibili, visto che amo correre.”
Vito
Rubino: “Vivere la vita intensamente. Raggiungere uno stato in
cui solo le cose importanti contano. Riscoprire le persone importanti nella mia
vita. Riscoprire e migliorare me stesso.”
Silvio Cabras: “Mi spinge essere alla ricerca dei miei limiti, e
poi noi che corriamo sappiamo il benessere psicofisico che ci da la corsa! “
Dante Sanson: “Scoprire i miei limiti e costringermi a trovare
nuove soluzioni per continuare a ridivenire ultramaratoneta.”
Armando
Quadrani: “L'illusione che un giorno riesca a raggiungere quel
qualcosa che cerco ogni volta che corro, ma che non so cosa sia, e che quindi
non potrà mai concretizzarsi.”
Andrea
Boni Sforza: “Amo fare sport, amo vivere emozioni e trasmetterle, finché l'ultramaratona mi darà questa gioia, continuerò.”
Stefania: “Quando corro mi sento bene”.
Vito
Todisco: “Vedere fin dove arriva quel
ragazzino che da piccolo giocava in porta o andava a servire la messa pur di
non far fatica.”
Gian
Paolo Sobrino: “Il piacere di esserlo, la
condivisione della avventure con persone speciali.”
Matteo
Pigoni: “La passione che ho per la
montagna, arrivare di corsa in posti naturalmente incontaminati, il brivido di
raggiungere una vetta.”
Mario
Connor: “Le emozioni che provo ogni
volta che corro.”
Giuliano
Cavallo: “La voglia/curiosità di
scoprire dove si arriva con la testa/mente!”
Giuliano
Ruocco: “E’ un fascino particolare,
le mie emozioni vissute dal cambio del paesaggio a seconda delle altitudini
sono quelle che mi emozionano di più.”
Luca
Pirosu: “Continuare a toccare certe
corde tra me e corpo, in una gara corta
non hai neanche il tempo per capire cosa stai facendo o pensare a chissachè se
non raggiungere l’avversario là davanti in ore di corsa, approfittando dei
ritmi più blandi , trovi spinto forse dall’adrenalina e endorfine a volte delle
risposte ai tuoi perché.”
Alberto Ceriani: “La sfida con me stesso.”
Susanna
Forchino: “Il fatto di potermi misurare
con i miei limiti, di constatare ogni volta che ‘volere é potere’ e di provare
ogni volta una felicità immensa nel portare a termine un’impresa.”
Iolanda
Cremisi: “La forza che ho trovato in
me stessa, capire che, se si vuole,
qualsiasi obiettivo può diventare raggiungibile, aver scoperto risorse
interiori finora inesplorate, entrare in contatto con me stessa.”
Come dicono Susanna e Iolanda: “volere è potere” e “se si vuole, qualsiasi obiettivo può diventare raggiungibile”, questo è un chiaro messaggio che emerge dagli atleti che praticano questa disciplina faticosa, impegnativa che sembra non alla portata di tutti in quanto ci vuole tanto coraggio, tanta passione, determinazione, volontà, elevata autoefficacia e tanta resilienza per superare momenti di difficoltà o eventuali crisi che possono presentarsi durante i lunghi percorsi di gara.
Per
approfondimenti sullo straordinario e bizzarro mondo degli ultrarunner è
possibile consultare alcuni libri:
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice 2020.
Il libro riporta alcune interviste fatte ad atleti di diverse discipline sportive e indaga sulle motivazioni che spingono le persone a fare sport. Non solo la performance, ma anche la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, di rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionale. Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per provare a non mollare e per migliorarsi.
Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La resilienza e l’autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.
Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti, Prospettiva editrice, Civitavecchia, 10 ottobre 2018.
Nello sport non è importante solo la forza, la resistenza e i muscoli, ma è importante sviluppare anche la forza e la resistenza mentale che permettono di andare oltre, di consolidare lo stato di forma. Sempre più le donne stanno dimostrando di essere fortissime atlete e nelle gare di endurance competono anche con gli uomini con tanta grinta e forza, infatti è già successo che in gare considerate più dure d’Europa la vincitrice assoluta è stata una donna Americana. Raggiungere traguardi importanti diventa il coronamento di un sogno, il raggiungimento di un obiettivo ambito, la ricompensa di tanti sforzi e tanta fatica per ottenere qualcosa che si desidera con determinazione, tenacia, passione e con l’aiuto di qualcuno che sostiene.
Sport, benessere e performance, Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta. Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2017.
Sollecitato da un amico triatleta ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni, ma anche dell’atleta comune lavoratore, il quale deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, praticare sport, stare con amici atleti, partecipare a competizioni.
Attraverso questionari ho raccolto il punto di vista di atleti comuni e campioni, per approfondire il mondo dello sport, e in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance. E’ fondamentale conoscere il loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra. Lo psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo staff, i tecnici, i dirigenti.
Simone M. – Baranzini D., Ultramaratoneta: un’analisi interminabile, Edizioni ARAS, Fano, 2016.
L’intento di questo libro è di illustrare l'ultramaratona, un particolare vissuto di sport a volte considerato estremo, ai limiti della umana ragionevolezza.
L’opera è una sorta di fantastico saggio poetico.
L’intento degli autori è di illustrare un particolare vissuto di sport a volte considerato estremo, ai limiti della umana ragionevolezza.
Daniele Baranzini si racconta attraverso la sua pianificazione e progettazione di lunghe gare da interpretare e portare a termine e Matteo Simone, come un archeologo, cerca di entrare nella psiche di Daniele alla ricerca di un senso.
Dott. Matteo Simone
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
380.4337230 - 21163@tiscali.it










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