domenica 26 agosto 2012

Il corpo esprime ciò che la mente reprime


Il filosofo greco Anassagora (500-426 a.C) immaginò un principio, chiamato mente, in grado di fornire alla materia il suo peculiare ordine. Secondo la sua visione, infatti, tutta la realtà è dualistica, costituita da mente e materia.
René Descartes, il filosofo e matematico francese del diciassettesimo secolo che affermò, “Penso, dunque sono” (in latino “Cogito, ergo sum”), fece di più: tracciò una netta distinzione tra mente e corpo. Per Descartes, la mente era una sostanza immateriale responsabile del pensiero razionale, dell’immaginazione, del sentimento e della volontà. Il corpo era legato alla sfera materiale. Tutta la materia era completamente soggetta alle leggi della fisica, tranne il corpo che era influenzato anche dalla mente umana, o volontà, anche se è un’entità distinta. Il dualismo mente-corpo di Descartes costituì per il pensiero occidentale il lavoro di preparazione alla separazione tra teologia e scienza, materialismo e spiritualismo, corpo e mente. Egli sostenne la distinzione, nell’ambito della scienza, tra fenomeni fisici o malattie e quelle di natura mentale o emotiva. Sfortunatamente, questa concezione ha segnato il pensiero occidentale nei secoli a venire portandoci a concentrare le nostre attenzioni sulla parte per noi più nobile, ovvero la nostra mente, scindendola e separandola dal mezzo che la nostra mente ha per interfacciarsi con il mondo esterno, ovvero il nostro corpo. La maggior parte delle persone sembra essere in grado di riferire su idee e pensieri ma fatica a riconoscere e descrivere sensazioni, dà alle prime una dignità e un ruolo che non riesce ad attribuire alle seconde, concepisce il corpo come qualcosa che possiede, ma non come parte integrante del sé. La nostra cultura continua a ribadirci che il sé non è corporeo ma mentale e che l’“Io” non si riferisce all’esperienza corporea. Anche nel nostro vivere quotidiano, continuamente diciamo il “mio corpo” e ciò che è mio, per definizione, è un oggetto al di fuori di me. Il corpo diventa un non-sé perché l’identificazione avviene con gli aspetti ritenuti superiori: la mente, la psiche, la personalità.
Sia la cultura sia i nostri processi di pensiero ci inducono verso un processo di desensibilizzazione che ci allontana sempre di più dalle nostre sensazioni corporee: tuttavia la nostra esperienza

martedì 17 luglio 2012

"Ferro 3 - La casa vuota". Un esempio di integrazione.



Su consiglio di un mio amico e collega ho visto questa stupenda produzione cinematografica dal titolo “Ferro 3 – La casa vuota”: questa favola del regista coreano Kim Ki-Duk mi ha incuriosito moltissimo. Ma al di là del grande valore artistico che una pellicola del genere può avere (rimando ai siti specializzati e a critici più esperti di me in questo settore per una analisi dettagliata), quello che mi piacerebbe condividere con voi in questa sede è una chiave di lettura più “gestaltica” che ha reso questo film, per me studioso del settore, un esempio fiabesco di una piena integrazione della personalità, obiettivo auspicato in ambito psicoterapeutico da cliente e terapeuta.

giovedì 21 giugno 2012

Ipnosi ed E.M.D.R. con atleti


INTRODUZIONE
La mia intenzione è di presentare un modello di intervento in psicologia dello sport che ho definito con l’acronimo O.R.A.: Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia utilizzando tecniche di psicoterapia della gestalt, il protocollo EMDR adattato alle prestazioni di picco e l’Ipnosi Eriksoniana.
Essendo io stesso un atleta ed avendo avuto l’opportunità di fare un esperienza/stage di circa 4 mesi presso un Centro Sportivo di atleti professionisti continuando tutt’ora a seguirne alcuni, ho potuto rendermi conto che per loro è importante essenzialmente un lavoro di definizione degli obiettivi dal quale partire per individuare le risorse occorrenti per raggiungerli attraverso l’EMDR. Ciò permette un aumento dell’autoefficacia in quanto si va a lavorare con le quattro fonti individuate da Bandura e ossia individuare passate esperienze di successo, le sensazioni collegate, le persuasioni verbali e i modelli di riferimento. Il lavoro con l’EMDR è potenziato dall’utilizzo dell’Ipnosi Eriksoniana che permette di sperimentare uno scenario futuro più vivido, più multisensoriale dove l’atleta si può sperimentare capace di eccellere nella sua prestazione sportiva.

domenica 13 maggio 2012

La nascita degli Enneatipi


Cappella sistina      Tutti noi, in un particolare momento della nostra vita, o per tutta la vita intera, aspiriamo a trovare noi stessi e questa ricerca ci riempie di ansia: vorremmo pervenire a quella consapevolezza di sé che permette alla personalità di realizzarsi completamente e di vivere, allora, realmente, quelle ore, quei giorni, quegli anni che vengono di solito sciupati nella banalità quotidiana d’una esistenza “d’ordinaria amminisatrazione”. Come moderni Siddharta ci accostiamo a nuovi modi di pensare, ci tuffiamo nelle nostre passioni, fuggiamo dai dolori o siamo ciechi ad essi e a noi stessi, ma tutto con il fine ultimo di vivere una vita felice e serena.
     Affronterò in questa sede un approfondimento di questa consapevolezza attingendo a piene mani dalla ricerca psicologica sulla personalità degli individui, uno dei tasselli, a mio avviso, utili per poter capire meglio chi siamo e quali potenzialità si nascondono in noi.
Intendo sottolineare il carattere puramente descrittivo del presente lavoro in quanto la vastità dell’argomento trattato non permette di essere esaustivo.

martedì 1 maggio 2012

L’illusione dell’eudaimonìa e la magia del gelos

L’eudaimonìa[1] è lo scopo più elevato
di una vita vissuta bene.
Aristotele


     Quando mi sono accinto a svolgere questo approfondimento riguardante le emozioni, sono rimasto deluso e irritato dal fatto che esistono poche ricerche su quanto mi interessava.
Comincio da un fatto curioso: lo studio delle emozioni in sé è stato per lungo trascurato dalle scienze cognitive che hanno intrapreso la più grande ricerca scientifica mai avvenuta sulla storia della mente. Per molto tempo trattarono la mente come un computer e si interessarono solamente del come le persone o le macchine risolvano problemi logici o giocano a scacchi, trascurando del tutto l’interesse del perché le stesse persone siano felici o tristi. Successivamente tentarono di rimediare ridefinendo le emozioni come freddi processi cognitivi, spogliandole di ogni passione.
     Tuttavia, sembra che le emozioni che suscitano più interesse, per la scienza e in generale, sono le emozioni tristi, in special modo l’ansia, la paura e la rabbia e la tristezza correlata alla depressione.
Poco o nulla quasi è stato fatto per le emozioni positive quali la gioia e la felicità.

sabato 28 aprile 2012

Gli Stati dell'Io Funzionali

     L’“Analisi Strutturale” (analizzata in un articolo precedente) si occupa principalmente del contenuto dei diversi stati dell’Io. Accanto ad essa, è possibile aggiungere e formulare un nuovo tipo di analisi che è detta “Analisi Funzionale”[1].
Ogni Stato dell'Io, infatti, può essere caratterizzato da una diversa funzione operativa che descrive come una persona usa i suoi stati dell’Io per rapportarsi a se stesso e agli altri.
Psicoterapia Analisi TransazionaleLo Stato dell’Io Bambino può manifestarsi attraverso tre funzioni operative:
  1. il Bambino Adattato che esibisce un comportamento che si può dedurre essere sotto il dominio dell’influenza Genitoriale. Può essere compiacente, laborioso, ribelle o agire in qualsiasi altra maniera che porta vantaggi con figure genitoriali. La funzione adattiva del bambino è molto importante: l’infanzia e l’adolescenza non sono altro che periodi di adattamento che culminano in un cambiamento da uno stato di babino dipendente a un individuo che fa parte della società.
  2. il Bambino Libero, chiamato anche Bambino Naturale, che esibisce forme autonome di comportamento. Si esprime spontaneamente senza preoccuparsi delle reazioni dei genitori. Questa funzione espressiva è poco rispettata culturalmente proprio perché si chiede molto adattamento. Ognuno di noi è un individuo unico: se non diamo alle persone la capacità di esprimersi liberamente, perdiamo qualcosa sia come individui che come società. È vero che la comunità ha bisogno di regole per funzionare, per organizzarsi, ma non è attraverso la repressione delle individualità che si ottiene una buona società.
  3. Il Bambino Ribelle che è

La nascita degli Stati dell'Io

Uno Stato dell’Io è descritto da Berne fenomenologicamente[1] come un sistema coerente di sentimenti riferiti ad un determinato soggetto, operativamente come un insieme coerente di modelli di comportamento, e pragmaticamente come un sistema di sentimenti che motivano il corrispondente insieme di modelli di comportamento.
Questa struttura integrata di comportamenti ed emozioni può essere divisa in tre grandi strutture:
Psicoterapia Analisi Transazionale1)      Lo stato dell’Io Bambino, un insieme di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento che risalgono alla nostra infanzia individuale e la cui meta finale è quella di raggiungere la massima gratificazione con il minimo disagio;
2)      Lo stato dell’Io Adulto, un insieme autonomo di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento che risultano appropriati alla realtà del momento[2];
3)      Lo stato dell’Io Genitore, un insieme di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento incorporati dall’esterno.[3]

  

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