Matteo SIMONE
Il 20 agosto 2024, al parco Slottsskogen di Göteborg, si è svolta la prova Cross Country 8km, categoria M45, valida per i Campionati Mondiali Master di Atletica Leggera.
La squadra M45 vincitrice è stata la Svezia con un totale crono di 1h21’14” (Adhanom Abraha 25’58”, Fredrik Uhrbom 26’37”, Niklas Berglund 28’39”), precedendo l'Italia di meno di due minuti 1h23’06” (Gabriele Frescucci 27’20”, Luigi Del Buono 27’26”, Emiliano Carloni 28’20”) e la Germania, a distanza, 1h31’22” (David Kiefer 30’18”, Thomas Munster 30’27”, Yves Lobel 30’37”).
Il vincitore categoria M45 è stato lo svedese Adhanom Abraha 25’58”, precedendo il connazionale Fredrik Uhrbom 26’37” e il polacco Grzegorz Kujawski 26’43”.
Eccellenti le prestazioni dei primi 3 italiani M45: sesto Gabriele Frescucci 27’20”, settimo Luigi Del Buono 27’26” e decimo Emiliano Carloni 28’20”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Emiliano Carloni (ASD Atletica La Sbarra), attraverso risposte ad alcune mi domande.
Complimenti per il podio a squadre a Göteborg, soddisfatto? Si sono molto soddisfatto, il contesto mondiale alza la competitività e affermarsi è motivo d'orgoglio. Era un obiettivo che avevamo condiviso e puntato da tempo.
Gareggiare fuori dai confini nazionali e confrontandosi con altri atleti di ogni parte del mondo è davvero un valore aggiunto per lo sport dal punto di vista culturale, personale e relazionale. Si stringono relazioni, si fa squadra, si è complici in gare individuali che danno anche un grande risultato di squadra, davvero una grande opportunità.
Criticità? La vera criticità è stato il cambiamento climatico e l'adattamento a orari e cibi. Il passaggio dai 35 gradi nostrani ai 18 svedesi è stato un bel salto da gestire a livello fisico così come l'alimentazione piuttosto differente da quella mediterranea a cui siamo abituati.
Un gran bel salto sia dal punto di vista fisico che mentale per adattarsi a condizioni e situazioni al di fuori dall’ordinario e nel più breve tempo possibile, chi è più resiliente, più riesce velocemente e la squadra italiana si è mostrata davvero resiliente a competere con i più forti svedesi dei paesi freddi già acclimatatati.
Cosa è mancato per la vittoria? Abbiamo fatto tutto il possibile per raggiungere il gradino più alto del podio ma va dato merito agli avversari che hanno interpretato la gara al meglio, sono atleti di caratura mondiale e giocarsela con loro è stato un onore.
Davvero una grande soddisfazione confrontarsi con i più forti atleti al mondo della stessa categoria di età, apprendendo dall’esperienza e cercando di far meglio la prossima volta.
Cosa porti a casa da Göteborg? Da Göteborg porto tantissimo. I sorrisi e gli abbracci con i miei amici principalmente prima che le medaglie. Il risultato è figlio della nostra unione di intenti e della immensa fiducia l'uno nell'altro.
Esperienza intense che motivano e stimolano a continuare a impegnarsi e allenarsi per far sempre meglio, conoscendo sempre più persone con stessi intenti e ideali di benessere e performance senza stress.
La gara dove hai sperimentato le emozioni più belle? Penso che la gara che mi darà maggiori emozioni sarà la prossima. I 1500 in pista. Arriverò con tanta voglia di fare bene ma con la consapevolezza che tanto ho già raccolto in questi giorni.
La tua gara più estrema o più difficile? Penso che la gara più difficile, a parità di condizioni, sia sempre la prossima.
Si riparte sempre, ogni gara è un test, un risultato, una sfida, un insieme di sensazioni ed emozioni che si vogliono vivere sentendo tutto il corpo, apprezzando quello che si riesce a fare che a volte è sorprendente, si sperimenta una sorta di flow, dove tutto sembra andare alla perfezione, come essere in trance.
Cosa sperimenti prima, durante, dopo una gara? Tipicamente la sperimentazione è solo a livello di sensazioni, ma solo perché sono molto impostato nelle mie routine pre-gara, il durante invece deriva da tanti fattori...a volte si deve usare la testa e fare gara tattica a volte cuore e gambe e gettarsi oltre.
Bisogna conoscersi bene e capire quanto e come osare e quanto e come mantenersi e non essere troppo istintuali per non compromettere la gara, più ci si mette in gioco e più si apprende dall’esperienza.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Sono assolutamente a favore dello psicologo nello sport ma anche nel quotidiano. Le figure professionali hanno delle leve dal punto di vista didattico, esperienziale e lavorativo che ci permettono di fare luce sui coni d'ombra del nostro io. Spesso avere un punto di vista esterno che sia totalmente sterile, scevro da contaminazioni legate al sentimento, è la via migliore per ‘risolvere’.
Sogni realizzati e rimasti incompiuti? Per quanto riguarda i sogni...ne ho realizzati davvero tanti nella mia vita personale, lavorativa e infine sportiva, certamente spero ci sia ancora molto da fare.
Sembra che per Emiliano, il meglio debba ancora venire, essendo uno sempre pronto a mettersi in gioco e a rimodulare piani e programmi all’occorrenza.
Prossimi obiettivi a breve, medio, lungo termine? Mi godo il momento, penso sempre che vivere l'oggi a pieno ci permetta di avere un bellissimo ieri da ricordare.
È importante stare con quello che c’è, godere il momento, l’accaduto, capire, riflettere e attendere nuovi bisogni ed esigenze che fanno mobilitare energie necessarie per soddisfarle, raggiungendo mete e sogni da trasformare in realtà, senza fretta, senza stress.
Ti ispiri a qualcuno? Devo dirti la verità non mi ispiro a un singolo...nello sport come nella vita osservo, rifletto e cerco di trarre il meglio da chi mi circonda, ritengo che ascoltare e confrontarsi con chi è migliore di noi sia un modo per crescere.
Si apprende sempre da ognuno, ci si documenta, si impara dall’esperienza personale e si va avanti più maturi e responsabili con la consapevolezza di ciò che si vuole, e ciò che si può fare se veramente lo si vuole.
Cosa dicono di te familiari, amici, colleghi di lavoro, fan? Beh, la mia famiglia e la mia compagna (un fiore bianco in un mondo grigio) sono i miei primi sostenitori. Il 70% dei miei successi li devo a loro. Mi supportano e mi sopportano in ogni scelta anche quella apparentemente più scellerata (come fare un cross al mondiale senza essere un crossista e avendone corsi solo tre in vita mia in precedenza). Quando corro il mio pensiero è sempre rivolto a loro.
Bellissime parole, dietro l’atleta ci sono sempre persone, soprattutto familiari che sostengono, supportano, aspettano, si preoccupano, fanno il tifo.
Cosa dà e cosa toglie lo sport? Sai vengo da una famiglia di sportivi di lunga data, ho sempre praticato fin da bambino e devo dire che lo sport sia un bene imprescindibile nella vita umana. Per me non è mai stata domenica senza sport. Ho imparato cosa sia la sofferenza, il mettersi in gioco, il valore del gruppo, l'emozione della vittoria e la motivazione che nasce da una sconfitta. Ho imparato anche a gioire ed emozionarmi per le imprese sportive di altri. Sono ragionevolmente certo che ammirare i successi altrui ci fa crescere come atleti e come uomini. Ho iniziato con l'atletica a 40 anni (circa 6 anni fa) e la pratico con mentalità da ‘agonista’ solo da 2 anni. Direi che il vero insegnamento dello sport sia questo, mai dire mai.
In effetti, si fa sempre in tempo a prendersi ciò che si vuole, a cambiare, a salire su un treno che piace, con tanta voglia di fare e molto fiduciosi e ottimisti.
Che significato ha per te un podio o personal best? Credimi sono molto pragmatico, dal punto di vista sportivo non mi interessa fare i PB, mi interessa solo fare il meglio e dare quello che è necessario in quel momento per il risultato che immagino sia alla mia portata. Devo ammettere che tra avere il personale del secolo e un podio nazionale o internazionale...podio tutta la vita. I PB passano, le medaglie restano.
L’esperienza del podio è bellissima ed entusiasmante, soprattutto se si tratta di un podio mondiale, rappresentando la propria nazione.
Segui un piano di allenamento, programmi gli allenamenti? Certamente seguo un piano di allenamento strutturato, molto eterogeneo in quanto come atleta mi cimento dagli 800mt alle mezze maratone passando dai 1500 e atterrando sui 5000 e 10km in strada. Anche se credo che a 46 anni essere eclettico cominci a limitarmi un po' e sia ora di scegliere su quali distanze specializzarmi.
Nella vita ci sono sempre scelte da fare oltre a tanti test ed esami e lo sport offre tante opportunità di mettersi alla prova, fissando obiettivi difficili, sfidanti ma non impossibili.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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