venerdì 17 gennaio 2014

Obiettivi ed autoefficacia

L’obiettivo deve essere ben formulato, visibile (immaginabile), possibile, sfidante, di mia responsabilità, raggiungibile in un tempo prefissato (con scadenza), identificabile in un risultato.
Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l'autoefficacia dell'atleta.
L’importanza del’autoefficacia nel raggiungere l’obiettivo emerge anche da un’intervista ad un pugile nel libro City di Alessandro Baricco:
  • Io avevo il campionato del mondo ficcato in testa dal primo giorno che sono entrato in palestra… mi importava di salire fino a lassù, proprio in cima, campione del mondo…. che ambizione, quando sei un ragazzo puoi sognare delle cose… ci credi veramente, magari la gente ti odia perché sei presuntuoso, o sembri un pazzo megalomane, ed è tuttto vero, ma dentro… cristo che forza lì dentro, una forza bella, vita allo stato puro.
  • Dopo cinque anni di pugilato professionistico, con un record di 35 vittorie e una sola sconfitta, diventasti lo sfidante ufficiale di Buttler, per il mondiale. A Cincinnati, quel giorno, tu gli togliesti la corona di campione del mondo, mandandolo altappeto a trentadue secondi dalla fine del match.
  • Il round più bello della mia vita, tutto in apnea, una meraviglia. (1)
La prestazione aumenta quando gli obiettivi sono moderatamente difficili per i seguenti motivi:
  • se un atleta valuta di non essere sufficientemente in grado di raggiungerlo, difficilmente sarà motivato a impegnarsi in un’attività frustrante;
  • la fiducia in sé stesso influenza direttamente la percezione della difficoltà del compito e la successiva prestazione;
  • obiettivi troppo facili e poco incentivanti inducono demotivazione.
(Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia) si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto.
Utilizzando il modello O.R.A.
Aiutare la persona a sviluppare una fiducia in se stesso per un impegno imminente.
Attraverso l’ipnosi Ericksoniana si chiede di immaginarsi poi avanti nel tempo con l’obiettivo raggiunto:
Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo? Dove? Con chi? Come ti senti? Come è stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue risorse? Come hai iniziato? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato? Come le hai superate?
Sì passa al lavoro di Gestalt con la tecnica della “sedia vuota”: “tu sei avanti nel tempo e hai raggiunto l’obiettivo, visualizza l’altro te stessa/o davanti a te con obiettivo ancora da raggiungere, digli come hai fatto tu a raggiungerlo e come può fare lui”; “cambia sedia e diventa te con obiettivo da raggiungere, hai sentito cosa ti ha detto te stesso avanti nel tempo? Sei disposto ad impegnarti? Quanto credi in te stessa?”.
Si lavora poi sull’autoefficacia personale attraverso la ricerca, attraverso l’ipnosi Ericksoniana di passate prestazioni positive, di individuazione di modelli vincenti, di ricerca di feedback positivi.
L’autoefficacia è la convinzione della propria capacità di fare una certa cosa, o in altre parole, di raggiungere un certo livello di prestazione.
L’autoefficacia viene definita dallo psicologo Albert Bandura come “la fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico”.
Importanti dati di ricerca sottolineano come le persone con forti convinzioni di autoefficacia sono sicure di potersi esprimere al meglio delle proprie potenzialità, hanno aspirazioni ambiziose, si impegnano nelle attività che fanno e si riprendono rapidamente dagli insuccessi; tutti questi sono elementi importanti per una prestazione di successo.


Identificare le risorse necessarie per una sfida attuale; quando pensa a questa situazione, di quali qualità, risorse o forze ha bisogno? Che cosa le piacerebbe credere di sé in questa situazione? Come le piacerebbe sentirsi? Che cosa preferirebbe essere in grado di fare? Cosa servirebbe per affrontare situazione impegnativa?
Altro lavoro importante in questo procedimento è l’individuazione e l’interiorizzazione di un allenatore interno, persona reale o virtuale, e di una squadra interna costituita da un team interno di persone di supporto, reali o immaginarie che si stringono attorno a voi, gridando parole di incoraggiamento, sorridendo a voi, e offrendo consigli quando ne avete bisogno.
Riepilogando il lavoro da fare nel Modello O.R.A. è focalizzato sull’obiettivo, le risorse occorrenti e lo sviluppo dell’autoefficacia personale.

  1. Baricco A., City, Biblioteca Superpocket, Mimlano, 2004, pp. 305-313.

Psicologo dello sport, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
380-4337230 - 21163@tiscali.it

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