domenica 12 febbraio 2017

William Da Roit, ultrarunner: Se ti alleni bene il tuo corpo si adatta a tutto

Nell'antica Grecia l'emerodromo era un portatore di messaggi, un messaggero che correva da una città all'altra per recapitare i messaggi che gli venivano affidati. 

Un famoso emerodromo fu Fidippide; di lui parla lo storico Erodoto quando racconta del percorso di circa 42,195 km che compì correndo, nel 490 a.C., da Maratona ad Atene per portare la notizia della vittoria degli Ateniesi sui Persiani. Precedentemente, era già stato inviato a Sparta per chiederne l'intervento in occasione della battaglia di Maratona.
Di seguito William Da Roit, racconta la sua esperienza di ultrarunner.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?
Significa essere in grado di correre almeno per 24 ore, nell'antica Grecia chi ci riusciva diventava ‘Emerodromo’.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?Ho corso buona parte delle maratone più belle del mondo, NY, Boston, Londra, ad esempio, e in una di queste, Berlino, sono arrivato al traguardo con ancora molte energie mentali e fisiche e mi sono detto, perché non continuare a correre? E così ho fatto!

Così succede, non si accontenta solamente arrivare al traguardo ma si vuole andare avanti per continuare a stare sulle gambe, continuare a faticare, continuare ad usare la testa che ti trasporta in avanti metro per metro, chilometro per chilometro, continuare ad elaborare pensieri e situazioni correndo, una fuga dalla realtà, dal mondo quotidiano, la corsa ti fa sintonizzare su te stesso, e quindi perché fermarsi ed allontanarsi da se stesso, continuare sempre è il benessere che alcuni sperimentano, sempre più chilometri.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?La voglia di capire fin dove posso spingermi!”

La motivazione diventa una continua ricerca del limite, come un gioco a nascondino, la metà diventa più intrigante, più allettante, più difficile e l’atleta scommette su stesso ogni volta, per vedere se riuscirà a trovarla, se riuscirà ad arrivare al traguardo integro, ogni volta.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?Il capire che con l'allenamento e l'esperienza miglioro ogni anno!

Ogni volta si impara qualcosa, diventa un’esperienza utile a forgiare il carattere ed a costruire la personalità, apprendendo sempre di più dalle situazioni di gare lunghe.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?La piena fiducia che ho in me stesso! Parto sempre tranquillo!

Si diventa sempre più sicuri e convinti, ci si arriva sempre più preparati e sereni.
La tua gara più estrema o più difficile? La Nove Colli Running 2015, pioggia battente per 13 ore e 202 km di salite e discese sull'asfalto! L'ho conclusa in 28 h.
Ma ora la risposta di William è un’altra: “Adesso ti direi: la 4 K Endurance Trail della Valle D'Aosta, 350 km corsi sui massicci del Gran Paradiso,  Monte Bianco, Cervino e Monte Rosa. È stata un'avventura unica dove ho cercato di dare il meglio di me stesso in un'ambiente meraviglioso ma molto severo, dove era vietato sbagliare! L'ho conclusa in 6 giorni e 7 ore.”

Dice bene William: “vietato sbagliare”, in quei contesti, in quelle condizioni, con stanchezza, deprivazione del sonno, condizioni climatiche avverse, bisogna avere tutto sotto controllo, il proprio corpo, la propria testa, la propria attrezzatura, cercare di trovare un amico durante il percorso per eventualmente condividere fatica ed eventuali ansie e paure, ma come dice William: “un’avventura unica…in un’ambiente meraviglioso”. Questo è il bello dell’ultratrail, alla scoperta di nuovi mondi.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Il vedere con piacere che se ti alleni bene il tuo corpo si adatta a tutto!”

Scopri di saper cavalcare imprevisti e cambiamenti, scopri di saper gestire ed affrontare situazioni impreviste e difficili, è questo che spinge ad esercitare la pratica delle lunghe distanze.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?Significa essere pronto a tutto e non avere paura di niente!”

Significa andare oltre, oltre il conosciuto, oltre l’ignoto, oltre qualsiasi limite mentale e scoprire tanto su se stesso.
Ti va di raccontare un aneddoto?Durante la Dolomitiskyrun 2014, alle prime luci dell'alba, dopo una notte di pioggia e neve, c'è stato un'istante, amplificato dalla stanchezza e dalla solitudine, in cui, guardando le immense montagne che mi circondavano mi sono sentito come il primo uomo sulla terra! È stato qualcosa di un'intensità talmente forte che mi commuovo anche adesso al solo pensarci.”

Le sensazioni ed emozioni che si sperimentano sono uniche, i racconti ed aneddoti sono intrisi di gioia e paura, di lucidità e di offuscamento, di deliri visivi ed uditivi, è una modalità di sperimentare il non ordinario.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Credo questa capacità di non mollare mai, forse inaspettata.”

William sembra aver scoperto di essere davvero resiliente, cioè di possedere quella capacità di non mollare mai, di piegarsi ma non spezzarsi davanti agli imprevisti, alle intemperie, trova sempre il mono per andare avanti, per continuare, per salire un gradino più alto. William è un runner che attraverso il mondo dell’ultracorsa ha sviluppato tanta resilienza e dopo aver portato a termine le sue gare che lo mettono alla prova per giorni e giorni sperimenta una crescita post traumatica, esce fuori dalle situazioni difficili sempre più forte.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? Forse sono più sereno, tranquillo.”

Lo sport di endurance dove contatti il vero te stesso ti fa sperimentare il tuo rifugio interiore, il tuo posto sicuro, la tua ancora di salvezza.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Niente farmaci, li lascio a chi sta male. Integratori naturali si, vitamine, proteine vegetali.
Hai un sogno nel cassetto?La Spartathlon!

Il sogno di tanti la Spartathlon, una gara di 246 km, ci si arriva attraverso il superamento di gare propedeutiche di qualificazione ed anche attraverso un sorteggio.
William è menzionato nel mio libro: Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.  
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.  
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze. 

380-4337230 - 21163@tiscali.it 

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