giovedì 14 novembre 2019

Campioni Italiani Maratona: René Cunéaz e Sarah Giomi, allenati da Giorgio Rondelli


René e Sarah sono i nuovi Campioni Italiani di Maratona 2019 presso la città di Ravenna, una città che a me sta a cuore per avere dei nipoti che ogni tanto vado a trovare. Dopo una gara si fanno sempre bilanci ed è fondamentale cogliere  ed enfatizzare quello che è andato bene memorizzando le sensazioni ed emozioni positive e approfondire lo studio che di ciò da migliorare per far meglio la prossima volta e rimodulare obiettivi partendo da quel momento. Di seguito René e Sarah raccontano la loro esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Che intenzioni avevi solo titolo o anche personal best? Soddisfatto/a?
René: “Ciao Matteo, guarda per quanto riguarda il personale sapevo, ma non ero sicuro, di non avere la condizione necessaria per correre sotto le 2h15.32 però ero partito per vincere il titolo italiano. Poi non posso nascondere che avrei voluto vincere il titolo correndo sotto le 2h18. Quindi sono soddisfatto a metà. Sono felice per aver ottenuto il mio primo titolo italiano ma deluso dalle sensazioni che ho provato in gara domenica mattina.”
Sarah: “Ciao Matteo! Personalmente sono sempre alla ricerca del Personal best...fare sforzi, anche se con passione, e vedere un miglioramento cronometrico da soddisfazione e carica di ottimismo. Sapevo che la gara non era scorrevole ne veloce...quindi sono andata con l’idea di gestirla al meglio per vincere, sopratutto nella prima parte e valutare le sensazioni in corsa...ma con il forte desiderio di abbassare il personale. Sono soddisfatta, per il titolo, ma anche per quei pochi secondi di miglioramento, mai scontati.”

Lo sport aiuta a essere determinati e a perseguire sogni finché non si realizzano, questa sembra essere l’esperienza di René e Sarah. Un titolo Italiano è un grande prestigio, un grande risultato, sia per l’atleta che per l’allenatore, un’accoppiata vincente che torna a casa con sensazioni ed emozioni positive a seguito di un investimento in termini di tempo, fatica per arrivare ad esprimersi al massimo della forma in una gara di maratona che è considerata insidiosa per diversi aspetti, da quello climatico alle condizioni fisiche e mentali dell’atleta durante la gara.
Criticità?
René: “Valutando la preparazione posso dire che arrivando dall'infortunio (microfrattura al bacino) non abbiamo potuto (io e Rondelli) impostare una preparazione carica di km come nelle passate maratone svolte. Quindi abbiamo puntato sulla brillantezza senza appesantirmi di ore di allenamento. Da una parte posso dire di aver migliorato sulle distanze più corte e anche domenica correvo veramente facile fino al km 15 ma mi sono accorto che mi mancavano i km necessari per correre forte anche dopo la mezza. Infatti ho fatto veramente fatica nel momento dove io di solito riesco a tenere un buon passo nonostante la stanchezza. A livello di cuore ero nettamente più basso rispetto alle maratone precedenti e sentivo di non fare fatica. Ma avevo proprio male alle gambe e così ho portato a casa soltanto il titolo. Ho fatto fatica anche per paura di sentire dolori nella zona fratturata. E quindi ho corso anche non del tutto concentrato sul ritmo ma sui fastidi che sentivo. Ho anche fatto fatica a livello digestivo. Ogni volta che bevevo avevo male allo stomaco e così ho bevuto sempre meno.
Sarah: “La fatica si è fatta sentire con qualche dolorino al fianco gli ultimi km, un ultimo cavalcavia verso la fine, molto duro sulle gambe...ma vicino all’arrivo il tifo era molto caloroso e l’emozione ha preso il sopravvento e non si sentiva più ne fatica ne dolore.”

In ogni gara, soprattutto in un campionato nazionale di maratona, c’è la resa dei conti. Durante gli allenamenti per un periodo di 2 o 3 mesi, si fanno proiezioni, supposizioni, test ma il giorno della gara è importante ed è quello che decreta lo stato di forma dell’atleta. E’ importante essere consapevoli di quello che si può fare in linea di massima a seguito di una preparazione mirata e di test effettuati con affianco un allenatore esperto che possa guidare e consigliare. E’ difficilissimo interpretare una maratona, lo dimostrano in tanti, sono tanti gli aspetti da tenere sotto controllo.
A chi dedichi questo titolo?
René: “Questo titolo lo dedico comunque a tutti quelli che mi hanno aiutato a tornare a correre una maratona, a chi mi è stato vicino nei momenti difficili, a chi c'è sempre stato e chi è entrato nella mia vita da poco.”
Sarah: “Dedico il titolo e ringrazio chiunque abbia avuto un ruolo (grande o piccolo che sia) in questi mesi di preparazione...anche i corridori che mi incrociano in strada mentre mi alleno e mi salutano. Un grazie particolare al mio allenatore è al suo team, all’angelo custode (atleta) che ha corso i 42 km con me, al mio ragazzo che mi ha ‘sopportato’ in un periodo di preparazione intensa.

Dietro l’atleta ci sono tante persone che supportano, consigliano, coccolano. E’ importante avere attorno persone serene che supportano, soprattutto nei momenti difficili che a volte lasciano strascichi per lungo tempo.
Come fare il salto di qualità? Un paio di mesi in Kenya?
René: “Per fare il salto di qualità bisognerebbe avere solo il tempo di allenarsi in modo da andare magari in Kenya o in quota per alcuni mesi dedicandosi solo alla corsa. Lavorando non è così semplice poter partire per il Kenya, nel senso che per vedere miglioramenti notevoli bisognerebbe stare due o tre mesi. Probabilmente ci andrò per vedere una realtà diversa dalla nostra.”
Sarah: “Il salto di qualità? Sono seguita da un grande allenatore e sto attenta ad alimentazione e riposo...credo che arriveranno ancora miglioramenti e soddisfazioni. Il vero cambiamento potrebbe essere dedicarmi solo all’atletica, facendo la professionista...Ma vorrebbe dire rimettere in discussione la mia vita e cambiare ciò che sono ora...non so se farebbe per me. Il Kenya non credo che cambi la vita, se non come esperienza umana.”

Vincere gare importanti e soprattutto vincere un titolo italiano, fa venir voglia di riprovarci sempre a fare il grande salto per provare ad avvicinarsi a tempi cronometrici che possano far sperare in una convocazione in nazionale. René e Sarah stanno costruendo la loro personalità vincente applicandosi quotidianamente, innanzitutto con passione che è il grande motore che la motiva, e anche con forte determinazione e fiducia in se di poter fare sempre meglio, gara dopo gara, cercando di conquistarsi il meritato ingresso in nazionale.
Cambia qualcosa ora? Prossimi obiettivi e sogni da realizzare?
René: “. Questi risultati non cambiano nulla e continuerò a conciliare sport, lavoro, casa e tempo libero cercando di ottenere il massimo possibile. Per i prossimi obiettivi non ho ancora pianificato nulla. Faccio un passo alla volta senza pensieri
Sarah: “Se cambierà qualcosa lo vedremo...intanto ho ripreso la mia vita quotidiana. Un sogno sarebbe arrivare a indossare una maglia azzurra....so che ci vuole sacrificio e costanza, ma non mi spaventa, amo le sfide, soprattutto con me stessa.”

Un titolo italiano è sempre una cosa prestigiosa ma tutto passa, tutto si dimentica e si ritorna alla quotidianità di atleta lavoratore con responsabilità quotidiane da affrontare e gestire per vivere una vita fatta non solo di fatica fisica e mentale ma anche di svago e relazioni. La vita è veloce ed è importante focalizzarsi sui propri bisogni e le proprie energie cercando sfide e sogni che possano far uscire dalla zona di confort e mettersi in gioco per provare a fare del proprio meglio.

Un’intervista a René è riportata nel mio ultimo libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.

380.4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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