La Randstad Holding, gruppo
internazionale specializzato in risorse umane, ha condotto
un’indagine relativa al primo trimestre
del 2014 realizzata in 33 Paesi del mondo. Al sondaggio hanno partecipato anche
lavoratori italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, impiegati per un
minimo di 24 ore a settimana. Gli italiani risulterebbero in particolare i più
attenti al benessere psicofisico: per il 91% dei partecipanti all’indagine,
infatti, la formula giusta per ottenere uno stile di vita salutare è data,
oltre che dal corretto equilibrio tra vita professionale e personale, anche
dalla pratica costante di attività fisica. E ben il 78% dei dipendenti
italiani, contro il 70% della media globale, rende di più in ufficio proprio
grazie allo sport.
Inoltre, è emerso che il 63% dei
datori di lavoro italiani supporta lo stile di vita salutare dei propri
dipendenti, proponendo cibo sano nella mensa aziendale o assicurando
l’affiancamento di un job coach, per mantenere in forma anche
la mente. (1)
Quindi da questo studio emerge un
invito ai Governi, alle Istituzioni, a incentivare e sensibilizzare il mondo
del lavoro nel facilitare la pratica dell’esercizio fisico sia durante l’orario
di lavoro allestendo luoghi adatti quali palestre, convenzionandosi con
strutture sportive nelle vicinanze del luogo di lavoro, là dove è possibile
concendendo ai dipendenti una flessibilità dell’orario di lavoro.
Da tutto ciò ne deriverebbe
maggior salute per il lavoratore che si prende cura della propria persona
conducendo uno stile di vita teso al benessere, e ad una maggior produttività
lavorativa per i seguenti motivi: sentire che le proprie esigenze sono
riconosciute dai datori di lavoro o superiori permette al dipendente di
lavorare con più entusiasmo e più tranquillità; inoltre diminuiscono i giorni
di malattia e quindi di assenza dal lavoro; il benessere del singolo lavoratore
è contagioso verso i propri colleghi e clienti.
Anche in Italia, quindi,
qualcosa si muove.
Uno dei compiti
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è di indicare ai governi
centrali e locali soluzioni al problema dell’inattività fisica della
popolazione basate su evidenza scientifica e realisticamente perseguibili. Tra
i campi di lavoro individuati spicca la promozione dell’esercizio fisico e
dello sport nella scuola, nel tempo libero e in altri contesti. L’area di
lavoro più promettente, tuttavia, è quella che si propone di introdurre
nuovamente l’attività fisica all’interno delle azioni della vita quotidiana,
soprattutto quelle connesse agli spostamenti delle persone durante la giornata
per andare al lavoro, a scuola, a fare la spesa, dagli amici o dai parenti.
Riguardo agli spostamenti verso i
luoghi di lavoro, ho saputo della realtà di Ravenna dove danno un
riconoscimento orario o monetario per chi raggiunge il posto di lavoro in
bicicletta commisurato ai chilometri percorsi.
A tal proposito, qualche
settimana fa il ministro dei trasporti transalpino Frédéric Cuvillier ha
proposto di creare un fondo per incentivare l’utilizzo delle due ruote per
andare a lavorare. Tra le 25 misure proposte da Cuvillier per lo sviluppo di
una strategia nazionale per la
mobilità sostenibile, infatti, la più eclatante è il
riconoscimento di un indennizzo economico per ciascun chilometro percorso a
quei lavoratori che, abbandonando l’auto, scelgano di andare in ufficio in
bicicletta. (2)
Il luogo di lavoro potrebbe
diventare un’opportunità per diffondere uno stile di vita salutare e promuovere
sia una sana alimentazione che un regolare esercizio fisico e, quindi, ne
potrebbe derivare una cultura al positivo del luogo di lavoro. E’ importante
che si diffondono tra i datori di lavoro i risultati delle ricerche che si
moltiplicano e le linee guida che ne vengono fuori.
Ad esempio, nel 2011, il Sistema nazionale
linee guida (Snlg) ha pubblicato “Lotta alla sedentarietà e promozione dell’attività
fisica”: frutto di un’analisi della letteratura disponibile sull’efficacia degli
interventi per la promozione dell’attività fisica, il documento fornisce una
serie di raccomandazioni al mondo delle imprese, dei sindacati e dei
lavoratori. Vediamone alcune.
Un programma aziendale che
incoraggi i lavoratori a essere fisicamente attivi dovrebbe prevedere politiche
flessibili per sollecitare i lavoratori a camminare, andare in bicicletta e
utilizzare altre modalità di trasporto che prevedano di fare esercizio fisico
(per esempio, includendo all’interno dell’orario di lavoro il tempo necessario
per il trasferimento al lavoro a piedi o in bicicletta). (2)
Il saggio Psicologia dello
sport e dell'esercizio fisico (Dal benessere alla prestazione ottimale) offre uno spunto di riflessione su aspetti
quali la salute e lo sport. (3)
(1) Barba M., Più produttivi e in salute grazie all’attività fisica in azienda,
www.azioniquotidiane.info, 21/05/2014.
(2) Baldasseroni A., Menna S., Lavoro e attività fisica: alla ricerca di un nuovo modello di welfare
aziendale, www.azioniquotidiane.info, 21/05/2014.
(3)
Psicologia dello sport e dell'esercizio
fisico. Dal benessere alla prestazione ottimale, Sogno Edizioni, 2013.
Piazza Ragusa n. 5 Roma
380-4337230 - 21163@tiscali.it
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Nessun commento:
Posta un commento