Ci vuole convinzione, grinta, forza, determinazione
per dedicarsi ad un periodo di preparazione atletica, in base agli obiettivi,
può richiedere sacrifici enormi, rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni
e non tutti sono disposti a questi impegni.
Quindi, la cosa importante è decidere le priorità,
gli obiettivi e impegnarsi per il raggiungimento, da soli è difficile, più è
alto l’obiettivo, più sono le pretese, più è alto l’impegno, il costo in
termini di soldi, di investimento di tempo.
Il
talento non basta per raggiungere l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza
fondamentale.
Fissare obiettivi limitati, raggiungibili
e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare
l'autoefficacia dell'atleta.
Utilizzando il modello O.R.A. si definisce
chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante
riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto.
Ciò che distingue
un campione da un atleta comune è la resilienza, il cui significato è:
“mi piego ma non mi spezzo”, che sta a significare che il vero campione esce
fuori dalle sconfitte con più voglia riscattarsi, di far meglio, di migliorare
gli aspetti, le aree in cui ha mostrato carenza. Chi è resiliente, infatti, non
si lascia abbattere da una sconfitta ma ne esce rafforzato, analizza i suoi
errori e trova le giuste soluzioni per tornare a vincere. È grazie a questa
dote del carattere che si diventa campioni: alcuni ci nascono altrimenti la si
può sempre coltivare.
Il Campione Olimpico di Takewondo, Carlo
Molfetta in una intervista riportata su Idea Sport, Notiziario della Confsport Italia, spiega come ha vinto l’Olimpiadi, prima di
tutto era determinato nelle sue intenzioni, infatti afferma: “la differenza la
fa chi pensa: “IO VOGLIO VINCERE LE OLIMPIADI”, come è accaduto a me, a
Londra”. Continua Carlo parlando della sua forte determinazione dicendo: “Sono
una persona caparbia, cerco sempre di raggiungere le mete che mi prefiggo. È la
stessa caparbietà che mi ha permesso di non smettere di fare Taekwondo quando, negli anni che vanno dal 2005 al 2008, ho
subito quattro interventi alle ginocchia. Quindi, il “Non mollare fino
all’ultimo secondo” rappresenta il mio tentativo di raggiungere il sogno che
avevo da bambino”.