Nella tua disciplina quali difficoltà
si incontrano? “In generale nelle città mancano spazi ben
attrezzati e fruibili a tutti per praticare sport (ci sono club, società spesso
dai costi non accessibili) per il Rugby poi, mancano strutture preposte, alcune
vengono abbandonate e lasciate al loro destino triste... poi esiste uno scarso
interesse delle Scuole e dei Media nazionali che aspettano sempre e solo il
grande risultato internazionale per concedere un trafiletto di notizia –
servirebbe più comunicazione e più pratica dal basso.”
Il rugby è
considerato uno sport minore, riscuote poco interesse, ma sono tanti gli
insegnamenti che se ne ricavano, attraverso il gioco di squadra si cresce
insieme, anche affrontano gli avversari con rispetto e con fair play si cresce
e ci si forma insieme.
Quale alimentazione segui prima,
durante e dopo una gara?
“Ricordo una bel
carico di vitamine, carboidrati almeno due/tre ore prima.”
Quali condizioni fisiche o ambientali
ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Fisiche: le ginocchia (due operazioni). Ambientali: beh terreni duri
sotto pioggia e vento forte.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa
continuare a fare sport?
“Le ginocchia hanno
un loro peso nel fare sport, ora le uso per attività basiche.”
Nello sport chi ha contribuito al tuo
benessere e/o performance?
“Coach.”
Una tua
esperienza che ti può dare la convinzione di potercela fare nello sport o nella
vita? “Ogni volta che vai ad un ‘punto di
incontro’ con la linea difensiva avversaria e poi ti rialzi … quello ti da
sicurezza che puoi rifarlo, ritentare e che nulla potrà annullarti … ti aiuta
ad affrontare le difficoltà di petto, dritto per dritto e a uscire il meglio
possibile dalle situazioni difficili.”
Il rugby insegna a trovare sempre una soluzione per
uscire da una situazione.
Quali
capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Coraggio, decisione, tenacia, perseveranza e
la convinzione che cmq non sei mai solo.”
Anche in psicoterapia si fa un lavoro sulle risorse
sia personali che di rete, è importante assicurarsi che la persona possa
contare su se stessa ma anche su altre persone o strutture di riferimento nel
territorio.
Quali meccanismi
psicologici ti aiutano nello sport per il tuo
benessere e/o performance? “Su tutti la voglia di ‘mettermi in gioco’ e
apprendere, se ti consideri arrivato non potrai fare molti passi in avanti, quindi
scoprire nuove discipline e come il corpo e la testa ad esse si adatta e poi
scoprire dentro la stessa disciplina quali strategie sono utili e sono
funzionali nel problem solving di situazioni di gioco complesse.”
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva?
“Quando giocavo la famiglia non ne voleva
sapere anzi… cercava di indebolire la mia partecipazione per paura di eventuali
ulteriori infortuni ecc. – gli amici incitavano.”
Un
episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
“Curiosi o divertenti specifici non ne
ho; in generale negli sport di squadra e negli spogliatoi si respira sempre un
clima vagamente da classe/caserma con i soliti scherzi e goliardiche
azioni/battute.”
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica?
“Ecco … ho scoperto che se ci credo posso
fare tutto con la giusta motivazione e secondo una gradualità di apprendimento -
apprendere nuovi movimenti, strategie, tecniche così come dimagrire o
potenziare il fisico, ecc. - ma se la testa non è focalizzata, oltre a non
riuscire a fare tutto, rischi che ti fai anche male.”
Tanti aspetti
importanti, il crederci, l’autoefficacia, il lavoro di goal setting, la
concentrazione e focalizzazione per raggiungere l’obiettivo sfidante e difficile
ma comunque raggiungibile, e il rialzarsi sempre.
Come
è cambiata la tua vita familiare e lavorativa nell’aver intrapreso un’attività
sportiva costante e impegnativa? “La testa comanda tanto … Finché è allineata riesci ad organizzare
tutto e a non avere ripercussioni in nessun altro aspetto della vita lavorativa
o personale; ma se tale allineamento scricchiola ed insorgono dubbi o
perplessità … allora anche gli alti aspetti, da piccoli ambiti da
organizzare, diventano problemi da risolvere.”
Quali sono
le tue sensazioni pre-gara, in gara, post-gara? “Adrenalina, agitazione, a volte
paura ma da attivazione - in gara: focalizzato – post: aver dato tutto.”
Hai
dovuto scegliere nella tua vita di lasciare uno sport a causa di studio o lavoro?
“Beh a 19 anni mi sono operato al gin dx
per la prima volta; questo e il post operazione e un contesto familiare molto
pauroso e censore, ha indotto molte insicurezze e incertezze. Poi, adesso a 40
anni, il lavoro (fortunatamente) e la impossibilità di potermi assentare da
esso causa traumi, hanno spinto ad allentare la morsa e a lasciare l’attività
del campo.”
Che
consiglio daresti a coloro che devono fare scelte importanti nello sport?
“Di scegliere sport che possano
divertirli e che siano di squadra per condividere punti di forza e debolezze
con il gruppo – il gruppo è importante per la socialità e scoprire anche noi
nelle relazioni.”
C’è
stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?
“Credo mai…, nella fase di
potenziamento (palestra), feci uso per poco tempo come integratori di proteine
solubili (i classici barattoloni), ma a causa di effetti collaterali mai avuti
sino ad allora e che attribuivo a tali sostanze, ho smesso la loro assunzione;
mai preso pasticche, fiale o altre schifezze del genere – ovviamente non ho mai
saputo se in effetti fossero le proteine ad aumentare la sudorazione e lo stato
di eccitazione ecc.”
Un
messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Chi fa uso di sostanze dopanti è un
imbroglione: imbroglia gli altri (se partecipa a delle competizioni) e commette
una frode – per me chi viene sanzionato per doping non dovrebbe più gareggiare
(sono drastico lo so); poi imbroglia se stesso ed il proprio corpo... perché lo
stimola ad andare verso una soglia di sopportazione della fatica, dello sforzo,
della resistenza che ‘naturalmente’ non tollererebbe... quindi lo mortifica,
considerandolo ‘inadeguato’ – invece lo sport è figo perché si può arrivare ad
ottimi risultati di performance o estetici con allenamenti costanti, riposi,
alimentazione corretta e disciplina – chi cerca di saltare tutti questi passaggi
non è uno sportivo.”
Riesci
a immaginare una vita senza sport? “In generale la vita senza sport sarebbe come uno spettacolo senza
musica – forse bello ma per me incompleto – le discipline sportive andrebbero
maggiormente diffuse nelle scuole, i ragazzi dovrebbero praticare sport in modo
ampio e gratuito per essere abituati a condividere spazi, gioie e delusioni, a
giocare insieme, a rispettare se stessi e gli altri (senza pregiudizi). Lo
sport aiuta la socializzazione ed educa invece ora si isolano sempre di più
nelle loro cuffiette collegate perennemente a tablet o smartphone. Lo sport è
il bene che ci consente di affrontare e debellare la piaga del bullismo,
stimola aa praticare una vita sana all’aperto fronteggiando condizioni ormai
diffuse come diabete in tenera età e vita sedentaria ecc.”
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
“A dire il vero infortuni ‘poco’ superati
mentalmente, sconfitte … pensando alla prossima gara/impegno.”
Ritieni utile lo psicologo dello
sport? In quali fasi dell’attività sportiva? “Fondamentale in ogni Club e Società Sportiva
di qualsiasi disciplina: per parlare prima di tutto con i tecnici, poi con i
familiari et poi con i ragazzi. Un supervisore che in modo attento monitora i
gruppi, i singoli e le loro relazioni in campo e fuori. Per me è importante sia
nelle fasi dello sport amatoriale (bambini) – nel loro periodo di crescita e
sviluppo sano - che del cosiddetto sport professionistico (con gli adulti) –
molti giocatori o sportivi necessitano in periodi di preparazione alla gara e
di forte stress di una figura capace di ‘assorbire’ tensioni e trasformarle,
co-elaborate con l’atleta, in punti di forza – lavoro duro ma necessario. Importante
è la figura dello Psicologo dello Sport nella corretta gestione dell’infortunio
e del post infortunio quando le certezze dell’atleta – le proprie aspettative,
desideri, ambizioni se non forti -possono crollare.”
Tante
le opportunità di lavoro per lo psicologo ma anche tante le opportunità per gli
atleti e le squadre di avvalersi della professionalità dello psicologo per
gestire tensioni, momenti bui e critici, dinamiche particolari tra le varie
figure che gravitano attorno agli atleti, un lavoro assieme momento per momento
per un obbiettivo comune e condiviso.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi a
questo sport di fatica e impegno? “Non esiste cosa più gratificante che dare tutto in campo, in piscina,
in palestra … e sapere che questo tutto è stato solo frutto del tuo allenamento
e del tuo impegno – poi se mi permetti esiste un Giuramento a cui da circa 3
anni sono molto legato:
‘Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io
possa tentare con tutte le mie forze’ Giuramento dell’Atleta Special Olympics (www.specialolympics.it).”
Sogni realizzati e da realizzare?
“Ho sempre desiderato lavorare in una
organizzazione/federazione che sapesse abbinare il discorso sportivo e quello
sociale – essendo stato chiamato a collaborare con il Programma di allenamenti
e competizioni sportive nazionali e internazionali noto come Special Olympics
Italia, posso dire che ci sono riuscito e non è stato facile …Oggi sono
Referente Nazionale dell’area Volontari e supporto sia l’Area Fundraising che
l’Area Comunicazione quando necessario. Questa esperienza è arricchente e come
detto prima consente di vivere eventi sportivi unici come i Giochi Estivi o
Invernali Special Olympics ove sempre centinaia e centinaia di Atleti danno il
massimo in un clima di festa perenne. Sogni…? Beh tornato dallo UK, il mio
sogno era di poter collaborare con la F.I.R. magari condividendo idee di
comunicazione e collaborando su Progetti di Rugby rivolti al Sociale, quindi
sempre con un occhio al tema della Inclusione senza barriere e stigma … spero
di poter promuovere lo stesso tali idee ed entusiasmi con e per Special
Olympics Italia in connubio con il massimo organo federale sul tema ‘ovale’.”
Un’intervista
a Daniele è riportata nel mio libro Sport, benessere e performance. Aspetti psicologici che
influiscono sul benessere e performance dell’atleta. Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2017.
Sollecitato da un amico triatleta ho pensato di
scrivere un libro che parli non solo di campioni, ma anche dell’atleta comune
lavoratore, il quale deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la
sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, praticare sport,
stare con amici atleti, partecipare a competizioni. Attraverso questionari ho
raccolto il punto di vista di atleti comuni e campioni, per approfondire il
mondo dello sport, e in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e
sulla performance. E’ fondamentale conoscere il loro punto di vista a
completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e
la performance dell’atleta e della squadra. Lo psicologo dello sport a volte
diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra,
per lo staff, i tecnici, i dirigenti.
Matteo SIMONE
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