Un'esperienza che
dovrebbero provare tutti, introspettiva e mistica
Lo sport prima o poi lo si incontra nella vita, in famiglia, a scuola, con amici, da grande, individuale, in squadra, e a volte si è portati per una disciplina sportiva al punto da sperimentare tanto benessere fisico e mentale da voler fare cose straordinarie come una lunga corsa di 100km attraversando paesi e città prati e valle, odori e rumori, esperienza che per tanti è mistica, in contatto con se stessi.
Di seguito
l’esperienza di Magdalena attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare
atleta? “La mia ‘storia sportiva’
sembra ispirata ad un fotoromanzo strappalacrime di terz'ordine. Da piccola ero
molto in carne e sgraziata, occhialuta e piuttosto assoggettata dai coetanei.
Di certo, oltre all'aspetto fisico, non aiutava nemmeno il carattere, poco
espansivo, e un certo isolamento. Sono figlia unica e da bambina non scendevo
quasi mai a giocare nel cortile, perché i miei genitori avevano scelto per me
altri passatempi, quali lo studio, il violino e il pianoforte. Di sport nemmeno
una traccia. In fondo, in famiglia tutti si erano convinti che non fossi
portata per lo sport. Gli anni passavano, china sui libri di scuola e qualche
sprazzo di educazione fisica, che era sommaria e marginale, anche se me la cavavo.
Una volta al liceo, si iniziò a fare sul serio. Partecipavo alle sedute di
allenamento sui 60, 100, 300, 600 metri, faticando come una bestia, senza
raggiungere mai il tempo minimo per prendere la sufficienza. Solo in un caso
sono andata bene, quando abbiamo fatto 3500 metri, ma nessuno, né la
professoressa, né io, e tantomeno i miei, ha colto il significato di quel
risultato. Il tempo continuava a passare con inerzia (fisica), fra università,
lavoro, casa, quotidianità. Fino a quando, superati i 30 anni, a conclusione di
un rocambolesco periodo di ristrutturazione, trasloco e simili tormenti psicofisici,
mi sono sentita di avere in corpo un eccesso di energia. Insospettabile,
insolita, una forma di esuberanza da incanalare in qualche direzione. Ho deciso
di provare con la palestra. Ricordo che nella scheda preparata dall’istruttore
c’era il tapis roulant. Avrei potuto camminare, ma ho provato a corricchiare.
Allenamento dopo allenamento, 20’ di corsa, poi 30’. Mio marito, che invece ha
sempre corso nella sua vita, anche con discreti successi, mi ha spronato a
correre fuori dalla palestra, mi ha portato a superare un’ora, e grazie ai suoi
preziosi consigli, il salto è stato breve. Ora corro da 8 anni: con alti e
bassi, qualche infortunio, tante nuove grandi amicizie ed affetti sinceri. Ho
avuto molte soddisfazioni e anche qualche inevitabile delusione. Ho terminato
15 maratone, 15 mezze e una gran quantità di gare più corte.”
Prima o poi si trova uno sport che fa per noi e allora diventa una passione molto forte soprattutto se c’è compagnia che incoraggia e supporta.
Hai rischiato di
mollare? Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Certe volte, quando piove a dirotto e devo uscire a fare le ripetute,
mi pesa, mi chiedo se ne vale la pena. Ad un certo punto smetterò di fare le
gare, per sempre o per un periodo, ma non posso immaginare, salve le
controindicazioni di salute, di smettere completamente di correre.”
Se c’è motivazione e una forte passione
c’è sempre un tempo per a fare sport, nella mente dell’atleta c’è sempre un
appuntamento per un allenamento o una gara nonostante il maltempo o gli altri
impegni familiari e lavorativi.
Quali
fattori e persone contribuiscono al tuo benessere o performance? “Inevitabile citare mio marito e amici che
corrono e per questo motivo mi comprendono bene. Per quanto riguarda fattori
esterni, paradossalmente… peggiore è il tempo, più rendo. Il mio personale sulla
maratona, l'ho fatto nel 2017 a Roma, fra acquazzoni continui, pozzanghere e
sampietrini scivolosi. Il cosiddetto ‘risultato a mia insaputa’.”
La forte passione permette di fare cose
ritenute straordinarie come lunghe gare di 100km dove si è da soli con la
fatica, le salite, la lunga strada e si conosce sempre più se stessi nel
superare crisi e difficoltà tirando fuori risorse nascoste.
Qual è stata la gara dove hai dato il
meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “Sono stata fortunata, ho avuto il privilegio
di poter preparare bene e godermi il Passatore, l'anno scorso. Non so se ho
dato il massimo, difficile giudicare un esordio su tale distanza, ma ne andrò
orgogliosa finché vivo. La corsa lenta di notte, fra i prati, con il chiaro di
luna, poi, è un'esperienza che dovrebbero provare tutti. Introspettiva e
mistica.”
Ogni errore, produce la voglia di far
meglio la volta successiva impegnandosi e curando gli aspetti critici.
La tua gara più difficile? “Non è tutto rose e fiori: nella corsa c'è sudore,
lacrime, vesciche e sangue, a volte. Ho avuto inevitabili delusioni, nel corso
degli anni, fra le quali, la maratona di Roma, l'anno scorso, che mi sono
ostinata a finire, in preparazione del Passatore, nonostante importanti
problemi gastrointestinali, oppure la Roma-Ostia di quest'anno: gara alla quale
tengo tantissimo e che purtroppo questa volta ho sbagliato, perché l'ho dovuta
fare senza riferimenti cronometrici. Alla delusione subentra, fortunatamente, voglia
di riscatto, e finché c'è questa, continuo a correre.”
Bisogna sempre ricordare cosa abbiamo
fatto di buono nella nostra vita, a che punto siamo ora, cosa ci ha permesso di
stare in questo momento con quello che c’è e apprezzare le nostre qualità,
capacità, caratteristiche e risorse che abbiamo dimostrato di possedere e che a
volte dimentichiamo di avere.
Qual è una
tua esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “La sfortunata maratona di Roma dell'anno
scorso (Annalisa Magnago una volta disse che non c'è una gara che non si possa
finire: ecco, concordo con lei), naturalmente il Passatore, ma anche il recupero
dopo il Passatore: sono tornata a correre due maratone in giro di pochi mesi ai
miei ‘soliti’ ritmi.”
Ogni cosa ha un senso per noi, più è importante
quello che stiamo per fare e più c’è tensione e preoccupazione ma si può essere
alla partenza con la consapevolezza di aver fatto bene i compiti a casa e ora
si tratta solo di dimostrarlo soprattutto a noi stessi quello che valiamo senza
pressione o timore di giudizi altrui.
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport: pregara, in gara, post gara? “Molto dipende da come sto in generale, dagli
obiettivi che mi pongo: la stessa gara può essere per me molto importante,
perciò c'è tensione, mobilitazione, prima e durante una gara e soddisfazione o delusione
dopo. Non nascondo che mi è capitato anche di fare delle gare come se fossero
dei compiti da sbrigare, quando l'obiettivo era diverso.”
La corsa non prevede solo allenamenti di
corsa ma anche sedute di potenziamento, di addominali, di stretching, bisogna
curare tanti aspetti per far sì che la prestazione abbia un risultato
eccellente.
Quali sono le difficoltà e i
rischi nel tuo sport? A cosa devi prestare attenzione? “Purtroppo, a Roma bisogna prestare
attenzione alle macchine e alle buche... scherzi a parte, in alcuni periodi
devo costringermi a staccare, a non incanalare tutto negli allenamenti e basta.
Per il resto, stretching, andature, cose tecniche.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una
prestazione non ottimale? “Disturbi
gastrointestinali sono sempre in agguato.”
Interessante e molto valido l’approccio di
Magdalena agli infortuni, importante è farsene una ragione, accettarli e
distrarsi, approfittare a curare altri orti che forse abbiamo trascurato.
Come superi eventuali crisi, sconfitte,
infortuni? “Per affrontare le crisi e
sconfitte sono molto preparata, ne ho incassati numerosi: si volta pagina, si
analizzano e si cerca di migliorare. Per gli infortuni, ovvero situazioni che
non dipendono da me, è diverso, è più difficile accettarli. Me ne sono capitati
pochi, fortunatamente, in questi casi cerco di indirizzare la mia attenzione ad
altro, dedico il tempo agli altri miei interessi e aspetto la guarigione.”
Concordo con Magdalena, dipende da noi se
lo sport è valido e pulito o qualcosa da evitare perché pericoloso e rischioso.
Siamo noi che possiamo utilizzare lo sport come terapia o qualcosa che ci
intossica.
Un messaggio
rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Sarebbe scontato dire che lo sport include, ci fa crescere tutti ecc.
E' vero, ma è anche vero, cosa che ho potuto osservare in questi anni della mia
vita agonistica, che lo stesso sport, così come può aiutarci a diventare
migliori, può altrettanto tirare fuori dalle persone (adulte) il peggio. Parlo
di chi si dopa per vincere il prosciutto della domenica (non ho niente contro i
prosciutti, anzi, mi mancano), di chi taglia sul percorso delle gare, di chi
litiga durante o dopo la gara, anche alzando le mani. E stiamo parlando di gare
della domenica, non delle qualificazioni per le Olimpiadi. Lo sport da una grandissima
opportunità di riscatto: sta a noi impedire che questo riscatto diventi
un'ossessione.”
Se utilizzato bene lo sport aggrega e
permette di conoscere persone, culture e popoli, ci sono tante gare organizzate
per unire e aggregare, oppure contro le violenze e altre per beneficenza.
C’è stato il rischio di incorrere nel
doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso? “No, niente doping, non mi si sono presentate le occasioni, e non mi
interessa. Non mi piacciono le scorciatoie. A chi è tentato direi: vale davvero
la pena di rovinarsi la salute? Ma se il risultato diventa un'ossessione, il
doping può sembrare un ottimo alleato.”
A volte lo sport non è compreso,
soprattutto la grande fatica della preparazione per la maratona o per la 100km
quando si devono fare allenamenti lunghissimi di ore e ore, anche in orari più
inconsueti o in condizioni atmosferiche avverse, ma per l’atleta tutto ciò è
una prova da affrontare che aiuta a presentarsi alla griglia di partenza sicuri
e convinti.
Familiari e amici cosa
dicono circa il tuo sport? “Mio
marito mi sostiene dagli inizi con un entusiasmo impareggiabile e con preziosi consigli.
Ho tanti nuovi amici sportivi, quelli che mi hanno conosciuta prima, così come
i miei genitori, non si capacitano. Anzi, avverto certe volte un'irritante
incomprensione.”
Magdalena ha dalla sua parte non solo la
passione e la motivazione ma anche un talento che la facilita negli allenamenti
e gare, sembra trovare facilmente un ottimo stato di forma che le permette di
eccellere in allenamenti e gare.
Cosa
hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che la mia testardaggine e forza
di volontà, che già conoscevo, fortunatamente sono accompagnate anche dalla
resistenza del fisico. Sono proprio fortunata.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi?
“Certamente, al livello motivazionale, ma
anche per prevenire le ossessioni di cui sopra.”
A volte lo psicologo dello sport può
essere considerato una marcia in più per le decisioni da prendere da parte
degli atleti, per l’incremento dell’autoconsapevolezza, per incrementare
fiducia personale, per attraversare crisi e infortuni che a volte mettono a
dura prova gli atleti, per gestire gare impegnative soprattutto prima della
partenza che a volte consumano tante energie agli atleti facendoli preoccupare
esageratamente e inutilmente.
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Sogno lunghe distanze, dove non guardi il cronometro ma il calendario.
Il ritorno al Passatore, magari altre ultra, gare a tappe... Milano-San Remo.”
Magdalena sembra essere molto convinta
delle sue potenzialità e risorse al punto da voler provare gare molto sfidanti
di centinaia di chilometri.
Un messaggio
per le donne del mondo? “Qui la mia
loquacità scema: parlerei facile, non avendo i figli ed avendo un lavoro fisso,
piuttosto tranquillo. Potrei dire ovvietà: non vi arrendete, sfondate il tetto
di cristallo, non vi fate maltrattare, ricavate il tempo per voi… ma sono
tutte cose che bisogna vivere, per poterne parlare con cognizione di causa. E
poi, perché dovrei parlare solo alle donne? Non ho, io, dei temi in comune
anche con gli uomini? Nel dubbio, taccio.”
In effetti anche pensando di tacere
Magdalena ha detto tanto sia alle donne che agli uomini, alle donne che la vita
è dura per tutti e quindi ognuno la deve affrontare nel miglio modo possibile,
e agli uomini che la vita è dura anche per loro, non devono illudersi che sono
al di sopra di ogni problema.
Un’intervista a Magdalena è riportata nel mio libro “La 100km del
Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa
significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad
allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una
classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e
internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga
distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa
pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione,
preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo
sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e
importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili,
sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento
su se stesso.
+393804337230 Psicologo,
Psicoterapeuta
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