Mi definisco un grande
appassionata di corsa a 360 gradi, come uno stile di vita
Daniele Cesconetto è un
ultramaratoneta a cui piace faticare da solo ed in compagnia, sa essere
competitivo e portare a termine gare estreme nello stesso anno come la gara del
Monte Bianco, la nove colli running di 202 km e la Spartathlon gara podistica
di 247 km.
Ma la cosa bella è che si
diverte faticando e fa divertire anche gli altri, si diverte a contribuire
anche ad altri a compiere imprese come è il caso di Albertini Marco.
Mi è capitato di vedere un atleta in carrozzina che veniva spinto da
un paio di atleti su un percorso di salita durissimo per 50 chilometri da
Pistoia all’Abetone, salivano e correvano come un treno, ed io affannavo piano
piano un passo alla volta per portarmi avanti fin su al traguardo, ecco cosa ne
pensa Marco Albertini: “Grazie ai miei
spingitori ho potuto partecipare a: 3 Pistoia-Abetone, 2 Trasimeno e 1
Passatore, finora.”
Per Daniele l’ultramaratona
diventa uno stile di vita, una necessità primaria e quotidiana come il mangiare
e bere: “Mi definisco un grande
appassionata di corsa a 360 gradi, come uno stile di vita. Un po' come mangiare
e bere. Direi una sana abitudine quotidiana.”
Cosa
significa per te essere ultramaratoneta? “Significa
mettersi in gioco, provare emozioni nuove e intendere l'ultramaratona come un
viaggio dentro a se stessi e non come una gara. A me le classifiche non
interessano minimamente.”
Qual
è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Ho
affrettato i tempi fin dall'inizio. Dopo pochi mesi che correvo, nel lontano
1999, ho corso la prima maratona. Dopo 15 giorni un'altra maratona ... e poi
un'altra ancora. In pochi mesi ne corsi 5. La stagione successiva ero
all'arrivo del Passatore ... e il gioco era fatto.”
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Spingermi un po' più in là. Cercare i miei limiti e provare sempre
l'emozione del viaggio. Perchè non è la meta che conta ma il viaggio per
raggiungerla.”
Hai
mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “No.
Finchè il fisico me lo permette non ci penso nemmeno. Vorrei correre fino
all'ultimo dei miei giorni. Vedremo strada facendo cosa succede.”
Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta? “Fortunatamente no. La buona
sorte mi ha sempre graziato e evitato problemi seri.”
Cosa
ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “Nell'ultramaratona
sono le motivazioni a fare la differenza. Soprattutto tra uno che arriva e uno
che si ritira.”
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “E' una
delle regole del gioco. A Ciserano (Bergamo) nel 2002 durante una 24h, dopo 20
ore di pioggia e 209 km percorsi, sono svenuto. Quel giorno il limite lo avevo
oltrepassato. Altre volte ci sono andato vicino, come alla Spartathlon e alla
Nove Colli Running.”
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “Da quel poco che sono riuscito a
capire di questo mondo, secondo me ci vuole tanto spirito di sacrificio e una
buona dose di follia. E tanta tanta passione.”
Quale
è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Sicuramente
la Spartathon senza ombra di dubbio.”
Quale
è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Le gare
oltre i 200 km. Dopo tanti anni di fatica, il mio limite della ‘sofferenza’ si
è di molto abbassato e non mi diverto più come un tempo quindi mi ‘accontento’
di distanze più umane.”
C’è
una gara estremi che non faresti mai? “Mai dire mai nella vita.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “Il fatto che ancora mi diverto a fare fatica. Se un giorno non sentirò
più questo brivido è ora di smettere.”
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? “I miei
familiari ormai si sono abituati e non si sorprendono più di niente. Gli amici
anche. Anzi sono orgoglioso di essere da traino per chi vuole provare e
mettersi in gioco su queste distanze.”
Che
significa per te partecipare ad una gara estrema? “Vuol dire
divertirsi in maniera alternativa rispetto a chi non ha mai provato a fare
queste corse.”
Ti
va di raccontare un aneddoto? “Potrei fare un libro di
aneddoti. In gare della durata di 30 ore o di 6 giorni succedono talmente tante
cose che non saprei da dove iniziare.”
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Ho fatto
delle cose che quando ero piccolo neppure immaginavo minimamente di poterci
riuscire.”
Come
è cambiata la tua vita familiare e
lavorativa? “Da quando corro la mia vita
lavorativa e famigliare si è organizzata in maniera tale da riuscire a fare
almeno 1h di corsa ogni giorno. Tutto gira intorno a quel paio di Asics che mi
aspetta fuori dalla porta.”
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non
faresti? “Farei tutto quello che ho
fatto e ancora di più.”
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo? “Non uso
nessun integratore. Non concepisco la chimica nello sport ne tanto meno l'uso
degli antidolorifici per riuscire a terminare una gara. Se il dolore è
insopportabile preferisco ritirarmi e andarmene a casa con la testa alta
piuttosto che imbottirmi di farmaci e ‘rubare’ un posto in classifica. Ma pochi
la pensano come il sottoscritto. Il mondo è bello perché è vario.”
Ai
fini del certificato per attività agonistica fai indagini più accurate? “Non faccio altre indagini se
il medico sportivo non me lo prescrive.”
Qualcuno
ti ha consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Per il
momento no.”
Hai
un sogno nel cassetto? “Sogni? Avere la fortuna di
essere in salute sia la mia che dei miei cari e una vita tranquilla. Il resto
sono solo numeri.”
Daniele è menzionato più volte
nel mio libro “Ultramaratoneti e gare estreme” edito da Prospettiva Editrice.
Un’intervista a Daniele è riportata nel mio
nuovo libro
“Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni
Psiconline.
+393804337230
Psicologo, Psicoterapeuta
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