Quante gare o anche stagioni ho buttato
a causa della testa e non delle gambe
Sono programma a Miranda do Corvo (Portogallo)
il prossimo 8 Giugno i Campionati Mondiali di Trail e l’Italia partecipa con 12 azzurri, 6 donne:
Silvia
Rampazzo, Gloria Giudici, Barbara Bani, Lidia Mongelli, Sara Palfrader, Emma
Quaglia, e 6 uomini: Marco De Gasperi, Alessandro Rambaldini, Francesco Puppi,
Luca Cagnati, Davide Cheraz e Andreas Reiterer.
Tra i convocati Luca Cagnati, tesserato FIDAL
con l’Atl. Valli Bergamesche Leffe e che il prossimo 8 Giugno festeggerà il suo
29° compleanno indossando la maglia azzurra per rappresentare l’Italia ai
Mondiali di Trail.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Luca attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho iniziato a 7 anni a gareggiare nello sci e nella corsa, ed ora sono ancora qua che gareggio. Il mio percorso è venuto da se, per passione e divertimento. Quando non mi divertirò più smetterò.” Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Fare sport (qualsiasi) è la migliore palestra di vita per crescere anche nella vita, non si può vivere e crescere solo di smartphone e social network, quando non c’erano era meglio, penso si apprezzassero di più le cose semplici. Ora la nostra vita è una vita virtuale. Non sarebbe male tornare indietro di 20 anni.”
Lo sport non è tutto nella vita ma può
diventare una fetta importante, una componente importante che a volte fa da
trampolino nella vita, dà le basi e le fondamenta per vivere meglio la
quotidianità e anche la difficoltà soprattutto se si tratta di sport di
endurance o comunque complessi dove bisogna mettere in campo non solo qualità
fisiche ma anche mentali e di management di se stessi e dell’ambiente
circostante, una vera e propria scuola di addestramento alla vita e a superare
imprevisti, crisi, difficoltà.
Nello
sport quali fattori o persone hanno contribuito al tuo benessere o performance?
“I fattori principali son stati i
risultati, e le amicizie che ho trovato nell’ambiente sportivo.”
La passione diventa un buon motore per far
sport, un buon punto di partenza, poi si può sperimentare altro come il
contatto con l’aria aperta e con la natura a volte unica e incontaminata; poi
se si scopre di valere, di essere competitivo, di primeggiare, il resto viene
da solo e basta curare un po’ di più gli aspetti utili a migliorare la
performance e continuare a dedicarsi con passione, intenzione, dedizione.
Quali meccanismi psicologici ritieni
abbiano contribuito nello sport al benessere o performance? “Sicuramente la determinazione nell’essere
costante negli allenamenti, ma ci sono anche dei meccanismi che ti bloccano o
impediscono di fare quello che vorresti come la tensione per i risultati o i
periodi no.”
Quali sensazioni
sperimenti facendo sport (pre-gara, gara, post-gara)? “Nel pregara sempre tensione, tanta. In gara sensazioni sempre diverse: ‘oggi
sto bene’, ‘oggi non vado avanti’, ‘adesso mi fermo’, nel post gara quasi
sempre consapevole di aver potuto dar di più. È difficile che sia veramente
soddisfatto dopo una gara.”
Bella e importante testimonianza da parte
di Luca, per far capire che ognuno vive lo sport a modo suo, con le sue
tensioni e preoccupazioni, con le sue soddisfazioni e insoddisfazioni, dagli
ultimi ai primi, siamo tutti sullo stesso treno dello sport.
Qual è stata la gara dove hai sperimentato
le emozioni più belle? “Ce ne sono
tante, non necessariamente una vittoria, solitamente quelle in cui c'è stato il
tifo più forte o l’atmosfera più bella.”
La tua gara più difficile? “Più
di una, quelle in cui non riesci a dare quello che vorresti.”
Ognuno si impegna, fa un percorso, si
mette in gioco, si testa in allenamento e in gara, poi certo vincitori sono
pochi e lì c’è di mezzo prima di tutto il talento e poi gli altri aspetti che
costruiscono la performance e da non sottovalutare l’aspetto mentale che
stabilizza la persona soprattutto in gara, che ti rende consapevole di quello
che stai facendo e come far meglio e superare soprattutto i blocchi mentali che
ti vogliono ostacolare o eventuali sabotatori mentali che ti remano contro.
Un episodio curioso o
divertente della tua attività sportiva? “Nella mia prima gara a 7 anni in partenza caddi e mi ruppi un braccio,
ripartii e arrivai comunque sesto. La settimana dopo con il braccio ingessato
arrivai sul podio.” Un’esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare nello sport o nella
vita? “Le esperienze in cui arriva un
risultato inaspettato, ti danno la consapevolezza che puoi raggiungere quello
che vuoi.”
Vero, molti preferiscono la vita comoda e
ricca di confort, preferiscono non rischiare di sporcarsi, di sudare, di
cadere, molti non si vogliono esporre, non vogliono rischiare di mettersi in
gioco, di fallire, di sbagliare, di perdere.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping? Un
messaggio per sconsigliarne l’uso? “Nel
mio caso no, non ho mai fatto uso di sostanze proibite, né mi hanno mai proposto
di farlo ma chi dice che in certi sport ‘minori’ non esiste il doping è un
ipocrita secondo me, il fenomeno del doping c'è in tutti gli sport, dal primo
all'ultimo, in tutte le categorie di atleti, dall'amatore al professionista. Il
mio messaggio per sconsigliare il doping è: doparsi fa male alla salute, perché
è come drogarsi, ma soprattutto sei un perdente, un imbroglione, uno scorretto.”
Quali sono le difficolta e i rischi? A
cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Le difficoltà e i rischi sono tanti. Dal rischio di infortuni alla
difficoltà nell’allenarsi in certe condizioni metereologiche. Bisogna stare
attenti a mille fattori che possono far la differenza come l’alimentazione e il
recupero, oppure il rischio di overtraining.”
Purtroppo c’è sempre qualcuno che confonde
lo sport con potere e soldi, o qualcuno che può avere una personalità fragile e
cascare nell’illusione che il doping possa essere un aiutino a costo zero dal
punto di vista del benessere fisico e mentale, chi ci casca poi conosce il
prezzo che ha pagato in termini di salute e di visibilità oscurata dalla sua
condotta disdicevole:
Familiari e
amici cosa dicono circa il tuo sport? “I
miei famigliari mi hanno sempre incentivato e seguito nel mio sport, cosi come
i miei amici, anche se tante volte mi fanno notare che dal mio sport ho anche
preso delle ‘fregature’, che se avessi preso altre strade sportive la mia vita
sarebbe stata più facile, e questo a volte lo penso anch’io con qualche
rimpianto.”
La vita non è facile per nessuno, non è
lineare, non è scontate bisogna assumersi dei rischi e delle responsabilità,
bisogna avere delle intenzioni, passioni, prendere decisioni e scegliendo fare
delle rinunce, nello sport come nella vita dalla scelte scolastiche a quelle
lavorative a quelle familiari. Cosa hai
scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che le mie performance dipendono quasi sempre dal mio stato
emotivo e non da quello fisico. Quante gare o anche stagioni ho buttato a causa
della testa e non delle gambe.”
E questo è vero, si può fare tutto il
dovuto, tutti i compiti a casa, tutta la preparazione utile, importante e
indispensabile di questo mondo ma poi in gara entrano in gioco tanti altri
aspetti e incognite, non gareggia solo la parte fisica, ma anche quella
mentale, emotiva, affettiva, tante sensazioni ed emozioni che combattono tra di
loro che cerca di comunicare e di darsi spazio l’uno con l’altro trovando ogni
volta il giusto accordo e cercando di fare il massimo per venirne fuori nel
miglio modo possibile. Riesci ad
immaginare una vita senza sport? “Riesco
a immaginare una vita senza competizioni, ma senza praticare sport, quello no.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti
hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Le condizioni in cui ho fatte brutte performance son quelle in cui
avevo carenza di ferro. Condizioni ambientali nessuna, le condizioni sono
sempre le stesse per tutti in gara. Si gareggia contro gli altri o contro te
stesso ma mai contro il meteo.”
L’esperienza aiuta a sviluppare
consapevolezza, a conoscersi sempre di più, ad accettare se stessi anche se non
totalmente; momento per momento valutare cosa è meglio per se stessi e per il
proprio team.
Hai mai pensato per
infortuni o altro di smettere di essere atleta? “Certo, più di una volta e sempre per i miei stati emotivi, ma alla fine
non ho mai mollato.”
Se potessi
tornare indietro cosa faresti o cosa faresti? “Tornassi indietro punterei di più nello sci nordico e non nell'
atletica perché forse ora sarei professionista. Però se non avessi fatto
atletica non avrei conosciuto la mia attuale ragazza, quindi non è stata
proprio una sconfitta la mia.”
Questa è una bella e coraggiosa
dichiarazione, c’è sempre un rovescio della medaglia, da una parte c’è il
professionismo dall’altra c’è l’amore per qualcosa, a volte vince il
romanticismo a volte vince la performance, entrambe non guastano.
Ritieni utile la figura dello psicologo
dello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Penso che la psicologia nello sport sia importante nei casi come il
mio, dove lo stato emotivo a volte non ti permette di raggiungere i risultati voluti.
Parlare con una persona che può aiutarti a migliorare penso sia una cosa valida
e da fare.”
A volte c’è necessità di mettere un po’ di
cose a posto, di organizzarsi, sistemare pensieri, sensazioni ed emozioni,
provare ad ascoltare tutto, a dare il giusto valore a tutto, ma gestendoli nei
momenti opportuni e con la calma e l’attenzione necessaria, attraverso metodi e
tecniche che possono essere di attivazione ottimale, di focalizzazione e
attenzione per esempio.
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Il prossimo obiettivo è quello di fare il lavoro che voglio, il vigile del
fuoco come mio papà, ed è anche il mio sogno per ora, spero anzi devo realizzarlo. I sogni realizzati fan parte del passato
quindi adesso bisogna guardare avanti e pensare a quello che verrà.”
Uno sguardo al presente, uno al passato e
uno al futuro sarebbe l’ottimale, i sogni realizzati restano come base e
fondamenta di una personalità che ha dimostrato di essere valido e capace;
esperienze di successo, benessere e competenza dimostrata aiutano a sentirsi
più sicuri e fiduciosi, incrementano l’autoefficacia nel dedicarsi ad altre
mete e obiettivi sia nello sport che in ambito lavorativo o relazionale.
Cosa ti fa continuare a fare sport? “Fare sport mi piace e mi fa stare bene. Se non
mi alleno per un po’ di tempo, sento che mi manca qualcosa. Le gare sono
un‘altra cosa, non lo considero un bisogno primario.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Con la determinazione di non mollare. Crisi, momenti difficili o infortuni, fanno parte della vita di tutti gli atleti, prima
o poi capitano a tutti.”
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+simone+matteo.html
Nessun commento:
Posta un commento