giovedì 31 marzo 2016

Trattamento Sanitario Obbligatorio per gli Ultrarunner matti per la corsa

Matteo Simone

Gli ultrarunner vengono considerati fuori dal normale, fuori dall’ordinario, fare tanti chilometri di allenamento e di gare nelle condizioni più estreme sia climatiche che di dislivelli. Infatti famigliari ed amici si preoccupano per loro, e sconsigliano la loro pratica. 

Tanti pensano che gli ultrarunner andrebbero incatenati, gli dovrebbero mettere una camicia di forza per star fermi.
Anche Vincenza Sicari una ex maratoneta ora a letto quasi paralizzati viene considerata matta perché vorrebbe trovare una cura alla sua malattia ma è difficile, si tratta di una malattia rara e complicata che richiede un dispendio economico elevato e in Italia si fa difficoltà ad aiutarla, a fornirle le cure pertanto si dovrebbe rivolgere all’estero, ma è molto più semplice zittirla dicendole che è malata come tanta maratoneti ha già corso tanto in passato allenandosi per le maratone e facendo allenamenti di 220 km al giorno.

Riccardo Baraldi, atletica: Mi sono sempre fissato degli obiettivi piuttosto ambiziosi

Matteo Simone 

L’amico Riccardo Baraldi (A.S.D. Intesatletica) sempre più performante conquistando splendidamente la medaglia di Bronzo agli Europei Master dei 3.000 metri in pista ad Ancona. 

Un atleta lavoratore che dedica tempo allo sport con impegno e con risultati eccezionali. Conosciamolo meglio attraverso le sue risposte ad un questionario di psicologia e sport per il benessere e la performance.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Quando ho incominciato a praticare sport, già da bambino, mi sono sempre fissato degli obiettivi piuttosto ambiziosi. Il più delle volte li ho raggiunti, anche perché sono sempre stati traguardi alla mia portata. 

mercoledì 30 marzo 2016

Gli amici runner intervengono in aiuto dell’ex maratoneta Vincenza Sicari




L’ex maratoneta Vincenza Sicari, è quasi paralizzata in un letto di ospedale, e attraverso la voce di tanti, interviste, articoli ed altro, fa una richiesta di aiuto, spiegando la sua difficoltà, la sua sofferenza, la sua incapacità: “Vi prego aiutatemi. Sto perdendo sempre più la forza e non capisco a cosa sia dovuto, abbiamo chiesto aiuto anche all’estero. Mi ha ascoltata il professor Mariani e grazie a lui mi sono sottoposta a due biopsie muscolari che hanno confermato la presenza di una malattia degenerativa ai muscoli. Ora sono a Pisa, ma anche qui mi hanno sottoposta ai soliti esami. Finora ho speso almeno 10mila euro solo di viaggi in ambulanza. Siamo ancora nel campo delle ipotesi. C'è chi dice si tratti di una miopatia degenerativa. In ogni caso ho una biopsia che dimostra una malattia neuromuscolare. Stare nelle mie condizioni è come sentirsi morire giorno dopo giorno».

In tanti stiamo prendendo a cuore la sua causa dando voce alla sua richiesta di aiuto, speriamo che riesca in qualche modo a risolvere, intanto non possiamo che sostenerla e starle vicino per quello che possiamo fare.

Pensando a Vincenza mi viene in mente il film Million Dollar Baby  del 2004 interpretato, diretto e prodotto da Clint Eastwood.

“Si presenta in palestra Maggie Fitzgerald, una pugile che paga in anticipo sei mesi di iscrizione e chiede a Frankie di essere allenata. Dapprima Frankie tenta di scoraggiarla rifiutandosi di allenarla proprio in quanto ragazza. Tuttavia, colpito dalla sua grinta, decide di aiutarla e la prende sotto la sua protezione.


Trasformare i sogni in realtà, far in modo che l’immaginazione diventi realtà



“Quando ti dai obiettivi troppo elevati e non sei in grado di raggiungerli, il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Cerca una meta più ragionevole e poi gradualmente sorpassala. È il solo modo per arrivare in vetta.”
(Emil Zatopek)


Arnold Lazarus: “Se immaginate ripetutamente e coscienziosamente di raggiungere un obiettivo, le vostre possibilità reali di successo aumenteranno notevolmente”.
Fai un programma dei tuoi prossimi obiettivi, cosa vuoi raggiungere in ordine prioritario e temporale?  E come? Cosa sei disposto a fare? Cosa devi evitare o devi fare per raggiungere i tuoi obiettivi? (Simone M.: Psicologia dello sport e non solo, Aracne, Roma, 2011)
Djokovic: “Ho cercato, sin da piccolo, di vedermi in campo l’ultima domenica di Wimbledon giocare la finale, per me è sempre stato l’obiettivo numero uno.”  (Corriere sport stadio 2.7.2011)
Il paesaggio degli obiettivi (CANTARO F., GUASTALLA G., Il segreto della PNL, Sonda, 2009, p. 109): “L’obiettivo e la “progettazione” fanno parte del vivere nel tempo dell’essere umano, che si muove sulla linea passato-presente-futuro. E che guarda a un futuro, di cui non esiste ancora nessuna certezza, da un presente pieno di disegni possibili. Prima che un progetto acquisti contorni determinati prima che un volere qualcosa si trasformi in un fare qualcosa esso si muove dentro di noi come possibilità, come un sogno da realizzare, come un desiderio, una spinta.”
Quindi sta a noi trasformare i sogni in realtà, far in modo che l’immaginazione, la visualizzazione   diventi pura realtà, con impegno, determinazione, costanza.
Due aspetti sui quali si lavora molto con un allenamento psicologico, e cioè la formulazione degli obiettivi e la motivazione.
Per quanto riguarda gli obiettivi, l’atleta dovrebbe essere in grado di formulare una pianificazione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine, obiettivi che siano difficili ma raggiungibili, sfidanti, si dovrebbero poter visualizzare, immaginare nel momento in cui si raggiungono.

martedì 29 marzo 2016

Alla Maratona di Roma, Dario Santoro, Sport Senza Frontiere, Vincenza Sicari




 

Chi c’è alla Maratona di Roma del 10 aprile 2016? Sono più di 16.500 gli iscritti, dei quali oltre ai 9.000 italiani ci sono 7.500 provenienti da 115 nazioni.

Per quanto riguarda la gara maschile, una delle star sarà il giovane 25enne Campione Italiano di Maratona in carica Dario Santoro di Manfredonia che dovrà vedersela con il finanziere Giovanni Gualdi, il recordman ultramaratoneta Giorgio Calcaterra e tre esordienti: Manuel Cuminotto e i gemelli Martin e Bernard Dematteis.

 Dario Santoro, trionfatore nel novembre scorso ai Campionati Italiani di Maratona svoltisi a Ravenna, ora è in crescita, determinato ed allenato da Armando Martini, un grande e sensibile allenatore, quindi ci si può aspettare la sua best performance.

Per quanto riguarda la gara femminile ci saranno l'atleta della Forestale Giovanna Epis (2:39.28) e la pluricampionessa di canoa Anna Alberti.

Ma virtualmente ci sarà anche Vincenza Sicari, sì perché anche se è in un letto di ospedale quasi paralizzata, correrà nel cuore e nei pensieri di tanti runner che continuano a fare il tifo per lei.

Ernesto Venditti La gara della vita La Marathon des Sables e la 100km del Passatore

Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 

Il piacere che i corridori sperimentano nella corsa è immenso, incompreso, incommensurabile.

50 anni è un’età importante, da qualche parte del mondo dove l’aspettativa di vita è di 60-65 anni, a 50 anni sei considerato vecchio, ma per qualcuno 50 anni non pesano sul fisico e nemmeno nella mente, e quindi per festeggiare si cercano km e gare difficili per dimostrare a se stessi che si è ancora abilmente al mondo e si è disposti a continuare belle sensazioni anche con la corsa. 
Tanti festeggiano partecipando ad una maratona importante come New York, ho degli amici ultramaratoneti che hanno festeggiato i 50 anni facendo 50 giri da un km al parco di Villa De Sanctis in allenamento accompagnati da tanti altri amici e concludendo la mattinata con i festeggiamenti di rito.

lunedì 28 marzo 2016

Runner ed ultrarunner si mobilitano per Vincenza Sicari, ex maratoneta




Un grande cuore ed una elevata sensibilità dimostrano di avere i runner e gli ultrarunner, se una di loro ha un problema, basta dar voce al problema e si cerca di trovare una soluzione e tante possono essere le soluzione ma il fine è unico aiutare Vincenza che per il momento sta male, di un male che appare raro, quasi inspiegabile dalla medicine e richiede ulteriori accertamenti e cure adeguate possibilmente all’estero come spesso avviene.

E allora che fare per una persona che sta male, che ci importa ognuno ha i suoi problemi, ognuno ha qualcuno inn famiglia che sta male o un amico o un conoscente, ma il popolo dei runner, me compreso, si attiva perché quando un atleta si impegna nello sport, fa sacrifici per ottenere risultati, ci rappresenta nelle manifestazioni Internazionali e Mondiali come le olimpiadi, allora tocca a nche a noi fare qualcosa per qualcuno, è ora di attivarsi ognnuno con le proprie modalità e conseguenze, senza se e senza ma.

Ma intanto che Vincenza è ricoverata in ospedale in un letto quasi immobile gli ultrarunner della ULTRAMILANO-SANREMO si è attivata per VINCENZA SICARI. Così scrivono sulla raccolta fondi della rete del dono: “La nostra storia di atleti parla di salite, di sudore, di fatica e di sfide. Ora possiamo affrontare tutti assieme un’altra sfida, ancora più grande e ancora più importante. Correre assieme a una di noi che oggi ha bisogno del nostro aiuto. La maratoneta olimpionica Vincenza Sicari dal 2013 soffre di un grave disturbo neuromuscolare difficile da diagnosticare e curare e ha bisogno di un aiuto per affrontare questa sfida. Noi atleti di UMS, in occasione dell'edizione 2016 dell'ultramaratona no stop più lunga d'Europa,che si terrà dall'8 al 10 Aprile, corriamo assieme una gara nella gara: raccogliere fondi in favore di Vincenza per finanziare la ricerca e spedire le sue biopsie all’estero. Dona ora su Rete del Dono. >> http://bit.ly/1Uc4nWw “.

domenica 27 marzo 2016

L’offerta educativa può attivare percorsi di resilienza nei minori



 

Save the Children è la più importante organizzazione internazionale indipendente, dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, subito e ovunque, con coraggio, passione, efficacia e competenza.

Nel maggio 2014 Save the Children ha lanciato Illuminiamo il Futuro, una campagna per contrastare la povertà educativa in Italia e sostenere i Punti Luce, spazi dove bambini e adolescenti possono seguire gratuitamente attività educative, ricreative e culturali.

La povertà educativa - ovvero “la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni” - costituisce una minaccia concreta anche per lo sviluppo delle capacità ‘non-cognitive’ (motivazione, autostima, capacità di affermare obiettivi, aspirazioni, sogni) e di quelle relazionali e sociali (cooperazione, comunicazione, empatia), altrettanto cruciali per la crescita di un individuo e per il suo contributo al benessere collettivo.

Un ruolo importante per l’acquisizione di capacità e competenze da parte del bambino è assolto dal contesto educativo e culturale offerto dal territorio, in altre parole dal buon funzionamento della cosiddetta comunità educante fuori dalle pareti scolastiche, anche in questo caso indirettamente misurabile attraverso la partecipazione dei bambini ad attività ricreative e culturali extra-curricolari (sport, lettura, uso di internet, ma anche partecipazione ad attività culturali: teatro, concerti, musei, mostre).

L’atleta può sentirsi soggetto attivo nel processo di riabilitazione


Matteo SIMONE

 

 

L’infortunio rappresenta un evento destabilizzante l’equilibrio psicologico dello sportivo; un cattivo adattamento all’infortunio può comportare la comparsa di sensazioni di rabbia e impotenza, sbalzi di umore, sensi di colpa, pensieri depressivi, con la conseguente compromissione delle relazioni famigliari, interpersonali, dell’andamento scolastico o lavorativo, l’auspicabile intervento può espletarsi nel prevenire l’incorrere dell’infortunio e nell’aiutare l’atleta infortunato.

Attraverso la meditazione la persona riesce ad aspettare i suoi tempi, i tempi occorrenti per il recupero, riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.

La persona che avrà sviluppato un forte senso d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa, gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie possibilità.

Cross della caffarella: l’Atletica La Sbarra ben figura con donna 4^ e uomo 5°



 

 

Prime quattro donne arrivano PELLIS Stefania SF35 Free Runners  0:26:19, CELLETTI Alessandra SF45 Scavo 2000 0:26:49, GIUNCHI  Anna SF35 GS Gabbi 0:27:23, LUTTAZI Roberta SF40 Atl La Sbarra 0:27:54.

Primi 5 uomini arrivati SCARDECCHIA Ettore SM45 Running Evolution 0:21:09, ATANASI Gian Pietro SM LBMSport Team 0:21:45, PEGORER Daniele, SM40 Pod Solidarietà 0:23:00, CARTUCCIA Alessandro SM35 Airona Monti Della Tolfa 0:23:02, D'ANTONE Giuseppe SM55 Atl La Sbarra 0:23:07, POLLASTRINI Paolo SM50 Peter Pan 0:23:09.

La particolarità degli primi sei atleti arrivati è che sono di squadre diverse e rappresentano diverse sei categorie, con un grande merito a Giuseppe D’antone che all’età di 57 anni riesce ancora a competere dignitosamente con i più giovani.

L’Atletica La Sbarra ben figura con una donna al quarto posto ed un uomo al quinto posto.

Ma la categoria più agguerrita pare essere quella degli over 75, ben cinque di loro lottano per il podio ma solo tre di loro andranno a premio e sono BALDI Carlo che precede di due secondi GARABELLO Carlo, a seguire ZAINO Aldo di 81 anni ideatore del gruppo facebook https://www.facebook.com/groups/1463063463948885/?fref=ts , quarto arriva FELICE Vincenzo e quinto Pacifico Carmine.

sabato 26 marzo 2016

24 ore a Reggio Emilia 2016, Nico Leonelli percorre 240,740 km


Il Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica e Biologia Cellulare dell’Università di Urbino, il CTR Centro Terapia Riabilitativa di Reggio Emilia guidato dal Direttore Sanitario Dr. Roberto Citarella, l’Area Medica IUTA, l’Area Convegni IUTA, l’Area Tecnica IUTA hanno allestito un importante test scientifico della durata di 24 ore.

La prova, i rilevamenti ed i prelievi ematici hanno avuto luogo sabato 12 e domenica 13 marzo, in occasione della gara di 24 ore ad inviti dalla IUTA e dal GP Biasola, sul tracciato stradale omologato e certificato Fidal, di 1.013 metri, a Reggio Emilia.
Tale test, svolto con il riconoscimento del Centro Studi & Ricerche della Federazione Italiana di Atletica Leggera, è stato possibile grazie alla disponibilità offerta dal Dott. Citarella di mettere a disposizione, mezzi e persone idonei per i prelievi, ma anche per il successivo trasporto degli stessi ai laboratori di analisi e successivamente al Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica e Biologia Cellulare.

venerdì 25 marzo 2016

Sol Arneodo, lallenatrice di delfini: ho imparato come trattare ognuno di loro



La vita è bella anche perché si fanno incontri interessanti, si conosce gente, ci si interessa agli altri, ad altri mondi diversi e lontani, mi è capitato di incontrare un’allenatrice di delfini ed è interessante conoscere la sua esperienza, quest’attività di addestramento con il mondo animale acquatico, pertanto le ho chiesto di descrivere come si svolgeva la sua attività con i Delfini.

Come è stato il percorso di avvicinamento al delfino? “Quando si inizia a lavorare i primi 7 mesi sono di osservazione. Praticamente il nuovo arrivato si dedica a lavare la cucina, preparare i pesci per i delfini, studiare biologia e teoria di allenamento, e ad osservare e aiutare gli allenatori che già erano in contatto con i delfini.

Dopo sette mesi la prima attività fatta con i delfini è il DPE, che basicamente consiste nel check del corpo: si vede se hanno nuove ferite causate sia dagli altri delfini (il mordersi, spingersi e fare suoni sono i modi di comunicazione che hanno). In base a dove si trova il Rake Mark, che sarebbero i morsi si può definire che tipo di interazione hanno avuto, per esempio se è vicino ai genitali proviene da attività sessuale, se è nella coda sicuramente proviene dallo scappare dal delfino dominante, ecc.) o magari da qualche cosa che si sia rotto nella struttura. Si controllano gli occhi cercando qualsiasi cambiamento nel colore, la bocca cercando ferite, pietre che a volte restano tra i denti quando giocano con la sabbia e odore. Si chiede al delfino di starnutire (chuff) nella mano dell’allenatore e si controlla l’odore del respiracolo che potrebbe essere segno di qualche infezione nei polmoni. Si controlla la linea genitale per vedere se le mucose sono normali.

Poi si separano i delfini in diverse piscine. A volte si sa già che una femmina è in piena ovulazione, quindi per evitare problemi nel momento dell’interazione con i clienti si separa dai maschi.
Ci sono maschi che non cambiano il comportamento, e ci sono alcuni che non mangiano durante questo periodo e vogliono stare solo con le femmine.”


Come succede per qualsiasi lavoro è importante un approccio graduale, di conoscenza del contesto e di ciò con cui si ha a che fare che sia una persona, un animale, un ambiente, quindi importante la parte iniziale di avvicinamento, di conoscenza, di anamnesi, di informazione, di documentazione.



Matteo Colombo vince il Trail Ballando 2016, 30km e 1200mt d+



 

Matteo Colombo vince in 2 ore e 24 minuti il Trail Ballando 2016, 30km e 1200mt d+ lungo sentieri e boschi delle colline di Rivergaro e del Monte Denavolo. MATERIALE OBBLIGATORIO CONTROLLATO ALLA PARTENZA DA GIUDICE UISP: Giacca antivento, riserva idrica mezzo litro, 1 barretta energetica, telo termico, fischietto, scarpe rigorosamente da…TRAIL.

Matteo Colombo, un atleta amante della montagna, dei sentieri, delle ultra trail e ultra sky marathon, una sorta di superman della corsa capace di correre in libertà nei boschi, sentieri e montagne alla ricerca di sensazioni particolari, per sperimentare sempre nuove emozioni ed alla caccia della pura adrenalina che va in circolo e ti permette di andare avanti instancabilmente.

Un po di tempo fa ho invitato Matteo a rispondere a un questionario che ho predisposto che mi sta permettendo di conoscere questo fantastico ed affascinante mondo degli ultrarunner di strada, di sentieri, di pista. Ecco cosa raccontava Matteo Colombo del TEAM TECNICA ITALIA:

Che significa per te partecipare ad una gara estrema?

“Correre mettendomi sempre in gioco con me stesso, con gli altri e con la mia mente, la quale governa sempre il mio corpo.”

In effetti emerge la sfida a sfidare se stessi, mettersi alla prova, ma anche sfidare gli altri, arrivare prima dell’altro, riuscire in una gara dove un altro non riesce.

giovedì 24 marzo 2016

Katia Figini vince l'ASIA Ultra Race, corsa a piedi di 160 km nel Vietnam




 

Katia Figini vince l'ASIA Ultra Race che è una corsa a piedi 160 km in quattro tappe, in autosufficienza con 5000 metri di dislivello positivo. Ogni concorrente porta uno zaino contenente l’attrezzatura obbligatoria, cibo e attrezzatura personali. L'evento si svolge nel continente asiatico, nel nord-ovest del Vietnam. I partecipanti devono seguire il percorso come indicato dagli organizzatori. Ci sono alcuni punti di controllo situati ad intervalli regolari. Ogni notte un bivacco è organizzato dall'organizzazione. Un supporto tecnico e un team medico sono presenti durante l'evento. Il limite di tempo è di 10 ore per ogni fase.

L'ASIA Ultra Race si è svolta dal 20 al 23 MARZO 2016 nel Nord Ovest del Vietnam, nella regione di Mai Chau, vicino al confine con il Laos. Il percorso passa attraverso molte piantagioni di riso in paesaggi di montagna, con alcuni percorsi tecnici.

Un po di tempo inviai un questionario a Katia ed interessanti sono le sue risposte per approfondire la sua conoscenza.

Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Non credo si decida di percorrere lunghe distanze da un giorno all’altro, iniziare a farlo è il frutto di un percorso che ognuno fa. Si inizia con il voler correre un’ora di seguito e poi ci si trova in un deserto a fare 250 km… I ‘casi’ della vita.”

mercoledì 23 marzo 2016

Giovanna ed Ivano, continuare ad emozionarsi attraverso lo sport




 

A volte lo sport è contagioso, se vedi una persona che conosci che sperimenta benessere attraverso lo sport può capitare che ti fai prendere anche te da questa passione ed allora è fatta, in due è meglio, soprattutto se si tratta di una coppia affiatata.

E’ quello che succede a Giovanna ed Ivano ma anche alla loro figlia, una famiglia di sportivi che si allenano e gareggiano per mettersi alla prova, per confrontarsi con se stessi e con gli altri, per fare squadra con altri atleti che condividono la stesa passione.

L’avere vicino famigliari o amici che hanno la stessa passione, stimola progetti di gare, di allenamenti, di eventi.

Giovanna, una moglie di un runner e mamma di una runner, è riuscita a farsi contagiare ed ora c’è la corsa verso la prestazione migliore, verso la gara un po più lunga, ma tutto ciò Giovanna lo vive serenamente con la sua famiglia, i suoi amici, la sua squadra.

Ecco di seguito il punto di vista di Giovanna ed Ivano sullo sport per il benessere e la performance.

Come hai scelto il tuo sport?

“Grazie a mio marito.”

“Da piccolo, la mia famiglia era di contadini e tra virgolette povera, per cui nei campi si poteva solo correre.”

Corrado Mazzetti, storico della corsa e life coach per tanti corridori

Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 
 

Corrado Mazzetti è uno storico della corsa ed un life coach per tanti corridori, maratoneti ed ultramaratoneti, ma soprattutto per tanti in condizioni di disagio per infortuni, malattie o altro.

E’ stato un atleta di ottimo livello e nella vita si può dire che ha incontrato delle situazioni a lui sfavorevole che lo hanno messo in condizione di fermarsi a causa di incidenti. Ma ogni volta è riuscito a rialzarsi ed a ricominciare con convinzioni positive, credendoci ed impegnandosi.
Corrado è andato sempre oltre l’ordinario ed il razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove, utilizzate in paesi più lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Ora con la sua esperienza può dare tanti consigli a persone che attraversano periodi di disagio, di malattia, di difficoltà

lunedì 21 marzo 2016

Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata, è una lotta difficile


Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata in un letto di ospedale, è una lotta difficile ma per ogni problema c'è almeno una soluzione o comunque delle modalità per gestire il problema. 

Non bisogna sottovalutare niente, bisogna pensare al di là dell'ordinario.
Ho visto il video dove, distesa su un letto di ospedale, fa una richiesta di aiuto, spiegando la sua difficoltà, la sua sofferenza, la sua incapacità: “Vi prego aiutatemi. Il mio è un calvario, sto andando incontro alla morte. Sto perdendo sempre più la forza e non capisco a cosa sia dovuto, abbiamo chiesto aiuto anche all’estero. Durante il periodo natalizio ero a Roma, la biopsia parlava di malattia neurovegetativa. Poi il primario mi ha detto che costavo troppo per il servizio sanitario nazionale e che avrei dovuto lasciare il posto libero. Sono dovuta scappare da Roma nonostante avevo un tumore mi prendevano per pazza. Mi ha ascoltata il professor Mariani e grazie a lui mi sono sottoposta a due biopsie muscolari che hanno confermato la presenza di una malattia degenerativa ai muscoli.

A volte dove non arriva la medicina arriva la psicoterapia, lo sciamanesimo, l'ipnoterapia. In ogni caso, io sono dalla sua parte e continuo a fare il tifo per lei, per il suo benessere, per come può stare ed essere.
Ho visto un bel film dove c'erano due vincitori, l'uno con la forza e l'altro con il cuore, entrambi vincono e imparano. Vincenza quando correva vinceva con la forza muscolare, con le gambe, con la resistenza, ora ha bisogno di vincere con il cuore, con l’aiuto degli altri, persone che le vogliono bene, runner solidali che la prendano a cuore.
Importante è anche la presenza del coach sul ring che sostiene, incoraggia, supporta e Vincenza se prima aveva bisogno di un allenatore, un preparatore atletico che la stimolasse, che le desse un programma di allenamento da seguire, ora ha bisogno di un life coach che la sostenga, che l’accompagni in questa dura lotta della vita, che la facesse lavorare sull’autoconsapevolezza, autoefficacia, resilienza, sul gestire questi momenti difficili, sul recuperare risorse personali e di rete, andare avanti nonostante il muro invisibile di un male misterioso.

Nel mio libro “Sviluppare la Resilienza Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport”, 
http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=507&controller=product, sono illuminanti alcuni concetti nella prefazione di Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari, a cui devo parte della mia formazione di psicoterapeuta della gestalt: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.” Inoltre spiega come la cultura occidentale può essere limitante: “La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell’emisfero sinistro mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell’emisfero destro ed è per questo motivo che i nostri poteri dell’immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Siamo abituati ad immaginare e percepire ciò che è nella linea dei nostri introietti, ovvero di ciò che dobbiamo essere piuttosto che di ciò che siamo. Per il neurofisiologo Karl Pribram e il fisico quantistico David Bohm, noi viviamo all’interno di una specie di gigantesco ologramma modellato dalle nostre convinzioni ed il nostro potenziale evolutivo risiede nella nostra abilità di controllare le conclusioni a cui arriviamo su noi stessi. Se pensiamo in un modo, così saremo.La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo consapevoli, nonsiamo in grado di usarli.”

Mi ricordo nel 2003 alla maratonina della cooperazione Vincenza vinse la gara in 33’14”, ed io arrivai poco dopo di lei facendo la mia miglior prestazione sui 10.000 metri con 33’41”, per Vincenza era un inizio di una crriera che l’ha portata a far parte della Nazionale Italiana, 5 maratone ha vinto e quella di Torino nel 2008 con il crono di 2h29’50” gli valse come qualificazione alle olimpiadi di Pechino 2008.
Ora continuo a fare il tifo per Vincenza e continuo a correre con lei nei miei pensieri.
Ora è il momento di aiutare Vincenza Sicari, di andare avanti anche se è dura come un incontro di boxe. Insieme è meglio, più se ne parla e più si capisce come stanno le cose in modo da poter fare un intervento integrato medici e psicoterapeuti. Togheter is better. 

Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

Translate