La vita è bella anche perché si fanno incontri
interessanti, si conosce gente, ci si interessa agli altri, ad altri mondi
diversi e lontani, mi è capitato di incontrare un’allenatrice di delfini ed è
interessante conoscere la sua esperienza, quest’attività di addestramento con
il mondo animale acquatico, pertanto le ho chiesto di descrivere come si
svolgeva la sua attività con i Delfini.
Come è stato il percorso di avvicinamento al delfino?
“Quando si inizia a lavorare i primi 7 mesi sono di osservazione. Praticamente
il nuovo arrivato si dedica a lavare la cucina, preparare i pesci per i
delfini, studiare biologia e teoria di allenamento, e ad osservare e aiutare
gli allenatori che già erano in contatto con i delfini.
Dopo sette mesi la prima attività fatta con i delfini
è il DPE, che basicamente consiste nel check del corpo: si vede se hanno nuove
ferite causate sia dagli altri delfini (il mordersi, spingersi e fare suoni
sono i modi di comunicazione che hanno). In base a dove si trova il Rake Mark,
che sarebbero i morsi si può definire che tipo di interazione hanno avuto, per
esempio se è vicino ai genitali proviene da attività sessuale, se è nella coda
sicuramente proviene dallo scappare dal delfino dominante, ecc.) o magari da
qualche cosa che si sia rotto nella struttura. Si controllano gli occhi
cercando qualsiasi cambiamento nel colore, la bocca cercando ferite, pietre che
a volte restano tra i denti quando giocano con la sabbia e odore. Si chiede al
delfino di starnutire (chuff) nella mano dell’allenatore e si controlla l’odore
del respiracolo che potrebbe essere segno di qualche infezione nei polmoni. Si
controlla la linea genitale per vedere se le mucose sono normali.
Poi si separano i delfini in diverse piscine. A volte
si sa già che una femmina è in piena ovulazione, quindi per evitare problemi
nel momento dell’interazione con i clienti si separa dai maschi.
Ci sono maschi che non cambiano il comportamento, e ci
sono alcuni che non mangiano durante questo periodo e vogliono stare solo con
le femmine.”
Come succede per qualsiasi lavoro è importante un
approccio graduale, di conoscenza del contesto e di ciò con cui si ha a che
fare che sia una persona, un animale, un ambiente, quindi importante la parte
iniziale di avvicinamento, di conoscenza, di anamnesi, di informazione, di
documentazione.
Come riuscivano gli animali ad apprendere, utilizzava dei sistemi di ricompensa? “Si utilizza CONDIZIONAMENTO OPERANTE ed è assolutamente proibito usare qualsiasi tipo di punizione sia positiva o negativa.
Il condizionamento operante si svolge in tre parti SD
(Stimolo Discriminativo, solo usando segni con le mani con i delfini e con i
leoni marini anche vocali, quindi comandi con la voce) la reazione da parte del
delfino (il comportamento) e la conseguenza a questa risposta (il rinforzo che
porta all’incremento del comportamento) se l’animale non esegue il
comportamento chiesto si applica LRS (Least Reinforcer Scenario) che
basicamente consiste nell’ignorare il delfino per tre secondi, la mancanza di
ricompensa o attenzione eventualmente farà in modo che questo comportamento non
voluto diminuisca fino a sparire (estinzione operante).
Ci sono due tipo di rinforzo POSITIVO e NEGATIVO.
POSITIVO è quando si aggiunge qualcosa nell’ambiente che fa aumentare la
frequenza del comportamento voluto (ricompensa), i rinforzi positivi possono
essere primari (tutto quello di cui ha bisogno l’animale per sopravvivere:
cibo, aria, spazio) e secondari (tutto quello di cui non ha bisogno per
sopravvivere e che può essere condizionato dal positivo: giochi, carezze,
piscine ... per esempio se ogni volta che un delfino è nella piscina riceve un
kilo di pesce, prima o poi la piscina diventa uno stimolo positivo e potrà
essere usato come rinforzo. NEGATIVO è invece un elemento che viene sottratto.”
Le piaceva addestrarli o sentiva essere una cosa poco
naturale? “Sinceramente è stata un esperienza bellissima i delfini sono intelligenti
e imparano subito, è molto importante mantenerli mentalmente attivi e loro sono
interessati e gustano l’allenamento. Non credo sia una cosa naturale, ma è una
cosa necessaria, certo nel mare hanno molti più stimoli che in cattività.
Quindi siamo noi i responsabili di aggiungere stimoli per mantenerli occupati.”
C'era differenza tra i vari delfini per esempio maschi
o femmine, piccoli o grandi? “Ci sono delfini di solito le femmine più mature
che preferiscono essere accarezzate, i più giovani sia maschi che femmine
preferiscono giocare con i giocattoli o imparare nuovi salti. Hanno tutti
proprie personalità, io non ci credevo prima, ma poi lavorando ho scoperto che
bisogna trattarli tutti in maniera diversa. Io ho lavorato con 7 delfini
diversi (ne hanno 28) ed ho imparato come trattare ognuno di loro. Lisa che era
la femmina dominante era molto dolce e faceva tutto più lento e le piaceva
avere una routine, se decidevi di cambiare qualcosa lei non lo faceva restando
ferma e guardandoti, ma per esempio Dennita una femmina più giovane aveva
bisogno di più variabilità se no si annoiava e nuotava via, quindi quando stavo
con lei dovevo fare sempre qualcosa di diverso. E cosi tutti erano diversi,
alcuni si divertivano di più facendo un salto altri ballando con i clienti
...altri facendo le immersioni, altri restando più in superficie, ecc.
Si dice che non c è differenza tra maschi e femmine, e
non sarei capace di dirlo perchè i maschi erano tutti più giovani e si
comportavano come le femmine più giovani, l’unica differenza era con le femmine
più vecchie che erano più lente, ma non avendo maschi vecchi non saprei dire se
si comportano della stessa maniera.
La struttura sociale è matriarcale, quindi le femmine
sono di solito le dominanti.”
Quando si ha a che fare con persone o animali,
comunque essere animali, è importante conoscere le loro abitudini, il loro
carattere, direi anche le loro personalità, come gli allenatori, i preparatori
sportivi che dovrebbero proporre sedute di allenamento diversificate in base
alle persone che hanno davanti che siano adulti, giovani, piccoli, maschi,
femmine e addirittura differenziare i carichi di lavoro in base alle
caratteristiche personali, così anche con gli animali è importante fare
attenzione alle loro peculiarità e caratteristiche personali.
Come considerava il vissuto dell'animale in cattività
ed a disposizione dell'essere umano, una costrizione della loro libertà per il
divertimento dell'umano? Aveva la motivazione giusta nel suo lavoro? “Secondo
me tutti gli animali dovrebbero essere liberi, ma l’inquinamento di questi
tempi finirà per provocare l’estinzione di molte specie che esisteranno solo in
cattività. Un’altra buona cosa di avere animali ‘under human care’ (sotto la
cura umana), è l’informazione che si ottiene e l’impatto nella gente. ‘The
first step for conservation is education’ (il primo passo per la conservazione
è l’educazione): è comprovato che quando si conosce qualcosa, quando si ama
qualcosa è più facile fare lo sforzo per prendersi cura.
Ci sono ‘educational programs’ (programmi
educazionali) per scuole, e i bambini dopo aver conosciuto i delfini sono più
consapevoli di dover tener cura dell’ambiente per salvarli. Io mi sento
orgogliosa di aver educato molti bambini e avergli insegnato l’importanza del
riciclaggio per non far sparire queste bellissime creature. Mi piacerebbe poter
creare un posto dove i delfini abbiamo contatto anche con il mare, poter
allenare gli animali a tornare da noi per il cibo, ma anche ad esplorare il
mondo selvaggio. Ci sono in Sud Africa posti dove i pescatori allenano Leoni
marini selvaggi ad avvicinarsi e farsi toccare senza però essere in cattività.
Penso che se sia possibile con i Leoni marini, sarebbe possibile con i delfini
che sono animali intelligentissimi.”
Importante la consapevolezza di quello che si fa ed il
massimo rispetto con chi si interagisce, inoltre la passione è un motore
importante per fare bene.
C'era sintonia con gli altri allenatori, c'era una
coesione di squadra? “Tra gli allenatori c’erano diversi tipi di persone.
Purtroppo c’è molta gente che è orgogliosa e crede di essere la migliore non
accettando consigli da nessuno. Ci sono allenatori provenienti da: Cuba, South
Africa, England, Dominican Republic, Portugal, Italy, Angola, Philippines, USA,
Egypt, Tunisia, Mexico, France, Scotland e Argentina. Tra gli allenatori che
parlano spagnolo si è creato un gruppo di amici che ci aiutavamo tra di noi,
nello stesso gruppo c’erano allenatori inglesi e francesi, e poi c’era un
gruppo tra Sud Africani, USA e Portogallo e non c’erano molto simpatia con il
gruppo più latino. Però si lavorava bene, si ci divertiva e si stava fuori dai
guai con i managers.
Cosa hai appreso, imparato nel lavoro con i delfini?
“Mi ha dato l’opportunità senza aver esperienza di lavorare con questi
bellissimi animali, insegnandomi tutto quello che so.
Ma per essere sincera si lavora molto dalle 8 am alle
6pm, e durante queste ore si lavora tanto. La paga è buona, ma i giorni liberi
non sono abbastanza. Siccome il delfinario è parte dell’hotel dobbiamo avere
uno standard 5 stelle che a volte significa avere regole che fanno il lavoro
più difficile.”
I due anni che ho lavorato lì, mi sono serviti a
sviluppare una passione per gli animali mai avuta prima, a voler proteggerli ed
imparare ogni giorno di più su tutti gli animali. A vedere il comportamento non
solo animale ma anche umano in un altro modo, sapendo che si potrebbe educare
un bambino con condizionamento operante. E soprattutto ho imparato ad avere
pazienza con i clienti, che la maggior parte delle volte non erano proprio
educati. Ed avere pazienza con i delfini che a volte non gli andava proprio di
fare niente, e dover aspettare loro o fare le cose come volevano loro.
Infine un’esperienza che rifarei, magari nel Caribe.”
Si impara sempre dalle esperienze, un grande
ringraziamento per la sua interessantissima ed utilissima testimonianza.
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