Corrado Mazzetti è uno storico della corsa ed un life coach per tanti corridori, maratoneti ed ultramaratoneti, ma soprattutto per tanti in condizioni di disagio per infortuni, malattie o altro.
E’ stato un atleta di ottimo livello e nella vita
si può dire che ha incontrato delle situazioni a lui sfavorevole che lo hanno
messo in condizione di fermarsi a causa di incidenti. Ma ogni volta è riuscito
a rialzarsi ed a ricominciare con convinzioni positive, credendoci ed
impegnandosi.
Corrado è andato sempre oltre l’ordinario ed il
razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove, utilizzate in paesi più
lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Ora con la sua
esperienza può dare tanti consigli a persone che attraversano periodi di
disagio, di malattia, di difficoltà
Lui stesso ha creato un gruppo facebook dal nome “Il
meglio deve ancora venire” https://www.facebook.com/groups/497626423741610/
a cui fanno parte tanti che hanno attraversato momenti bui e che ora cercano di
raggiungere obiettivi ambiziosi, quindi credono nelle loro possibilità, hanno
credenze positive.
Il gruppo diventa l’angolo del ring dove il pugile si
ripara alla fine di ogni ring per farsi sostenere dal suo coach, per
recuperare, per respirare.
Fissare
obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei
modi migliori per aumentare l'autoefficacia dell'atleta.
Bella la dedica a Corrado da parte di
Marco Lombardi, 13° assoluto al Passatore 2017, riporto le sue parole sui
social: “Al mio risveglio questa mattina,
dopo aver faticato per 100 km, un'amara sorpresa! Il mio nome non compariva in
classifica! Accertato l'errore da parte degli addetti Mysdam, le classifiche
sono state ripristinate: Marco Lombardi 10° uomo e 13° assoluto in
8°12'41" in una gara che ha visto ai nastri di partenza circa 2800
persone! Il caldo quest'anno mi ha penalizzato più del solito! Dedico questo
mio piazzamento nella top 10 maschile ad un carissimo amico, che purtroppo è
scomparso pochi giorni fa, una persona speciale dal cuore grande, uno che ha
fatto la storia dell'ultramaratona mondiale: caro Corrado Mazzetti questo
Passatore lo dedico a te, ovunque tu sia.”
Sono tanti i racconti di Corrado, gli aneddoti, le
storie e gli insegnamenti rivolti a coloro che frequentano questo gruppo,
Corrado riceve tanti consensi, diventa una risorsa per tante persone.
Uno dei racconti riguarda Johnny Miles (Halifax-Canada
1905-2003): “A 11 anni per aiutare la famiglia lavorava in una miniera di
carbone, amava correre e vinse molte gare sulle 5 e 10 miglia. Nel 1925 venne impiegato da un'azienda di prodotti di
drogheria che vendeva su un carro trainato da un cavallo. Per tenersi in forma
correva dietro il carro calzando scarpe molto pesanti. Nel 1926 i suoi vicini di casa fecero una colletta per
raccogliere qualche centinaio di dollari per mandarlo a Boston a correre la
maratona, distanza che Miles non aveva mai corso.
A Boston Johnny conobbe Clarence DeMar, 4 volte
vincitore, ed il suo mito, Albin Stenroos, vincitore della Maratona alle
Olimpiadi del 1924. Il 19 Aprile 1926 Miles si presentò alla partenza con una
maglietta fatta a mano con disegnata la foglia d'acero e le lettere NS (Nuova
Scozia), ed un paio di sneakers da 98 cents. Stenroos corse la gara su
Demar che soffriva le partenze veloci e lo sconosciuto Miles si attaccò alle
sue costole, non lo mollò mai, correndo fianco a fianco ad un ritmo molto
veloce. L'inchiostro dura più a lungo del ricordo, l'ispirazione svanisce in
fretta e Miles era abituato a mettere per iscritto, prima di ogni gara, le sue
idee subito dopo averle concepite: ‘Se riesco a stare dietro a Stenroos fino
alle collinette, lo posso battere’. Questo fu il suo 'Mantra' quotidiano prima della gara e
durante la gara. Giunti infatti alla Heartbreak Hill, Miles guardò in volto
Stenroos, uno sguardo al tempo stesso di sfida e di scusa, se ne andò via come
un treno, lo seminò andando a vincere con uno strepitoso 2:25:40. Stenroos
arrivò dopo 4 minuti e DeMar dopo quasi 7 minuti.
Il tempo veloce di Miles
spinse i giudici a misurare di nuovo il percorso che risultò più corto di 161
metri, ma nulla tolse all'impresa del ragazzo di Halifax che tornò a vincere a
Boston anche nel 1929. Scrivere e disegnare il proprio sogno, in qualunque
situazione, aiuta a 'Essere più consapevoli'. Non vi renderete mai conto di
quante buone idee avete finché non vi abituate ad annotarle, leggerle,
rileggerle, visualizzarle ed immaginare come vi sentirete dopo averle
realizzate.”
Racconto interessante che trasmette anche utili
insegnamenti sul progettare gli obiettivi, sul fissarli attraverso lo scrivere
e sull’immaginare di raggiungerli.
Io stesso utilizzo un modello di
intervento che ho definito con l’acronimo O.R.A.: Obiettivi, Risorse ed
Autoefficacia.
L’idea è scaturita dall’integrazione di aspetti della Psicologia
dello Sport e tecniche della Psicoterapia della Gestalt. Gli aspetti della
psicologia dello sport che ho considerato di primaria importanza sono il goal
setting (formulazione degli obiettivi) e l’autoefficacia di Bandura.
Per approfondimenti è possibile
consultare il libro O.R.A. Obiettivi,
risorse, autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita
e nello sport, Aras Edizioni, 2013.
Utilizzando il modello O.R.A. si
definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’
importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto, indossare l’obiettivo
raggiunto. Si chiede di immaginarsi poi avanti nel tempo con l’obiettivo
raggiunto: Come te lo immagini? Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo?
Dove? Con chi? Come ti senti? Come è stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai
fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue risorse? Come hai iniziato?
Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato? Come le hai superate?
Si
procede con un lavoro sul futuro per poter sperimentare di andare a vedersi nel
raggiungimento dell’obiettivo in modo efficace, invitando la persona ad
immaginare vividamente come potrebbe sperimentarsi nel futuro. Gli atleti
raggiungono una maggiore consapevolezza delle risorse, qualità, caratteristiche
necessarie che gli occorre per affrontare la prestazione e si sentono pronti ad
affrontare la prestazione imminente.
Corrado è andato sempre oltre
l’ordinario e il razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove utilizzate,
in paesi più lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Con la sua
esperienza ha dato tanti consigli a persone che attraversavano periodi di
disagio, di malattia, di difficoltà.
Corrado riceveva tanti consensi, era una
risorsa per tante persone.
Un’intervista a Corrado è riportata nel libro “La 100km del
Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa
significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad
allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una
classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. È un libro che
racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che
hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste
aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi
con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia
dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e
limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi
chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il
graduale fare affidamento su se stesso.
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