Lo sport accomuna, unisce, crea legami, sono tante le coppie di sportivi che portano avanti la loro passione per il benessere e la performance e ciò serve da collante alla loro relazione, per saldare e rafforzare i loro rapporti, in particolare per le ultramaratone ci vuole tanto supporto e tanto accudimento l’un l’altro per i periodi di preparazione a gare lunghissime ed impegnative come possono essere quelle della durata di 24 ore, 36 ore fino ad arrivare alle 6 giorni di corse.
Tra le tante coppie sono specialisti in questo Sonia
Lutterotti e Roldano Marzorati, loro sanno come organizzare la preparazione per
le loro gare, come gestire le gare, come leccarsi le ferite a fine gara, è un
rispetto reciproco, un accudirsi, un confrontarsi, un consigliarsi, a turno
tifano l’uno per l’altro e fanno le loro strategie, tutto ciò serenamente con
competizione ma con tanta passione. Ho avuto modo di conoscerli, mi hanno
ospitato abbiamo condiviso bei momenti assieme di corsa, di cibo vegan, di
trasmissione di conoscenze e competenze sulle ultramartone rivolte ad un
pubblico interessato in quel di Arco.
Sonia Lutterotti della Nazionale Italiana
Ultramaratone ha fatto di questo sport una
passione di vita ed ha scoperto una sorta di elisir che fa restare sempre
giovani in compagni di belle persone che partecipano e frequentano questo mondo
fantastico delle lunghe distanze.
Sonia si dedica alle ultra come se fosse un suo
giardino da curare per ottenere il meglio, i fiori più belli profumati, e così
si dedica a questo sport nelle varie fasi, dalla preparazione alla gara, al
post gara, per avere benefici più ottimali e performanti.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Essere
ultramaratoneta per me significa dedicare la vita, il tempo libero dal lavoro
alla corsa, ma non alla corsa con il cronometro al polso ed un tempo ristretto
per allenarsi. Significa libertà di allenarsi anche a lungo, assaporare
l’aspetto della corsa lunga in ambienti naturali, direi che mi fa sentire
libera.”
Sonia è riuscita a trovare la sua dimensione, la sua
libertà, ad assaporare il meglio che la vita quotidiana può offrire con il
sentire le proprie sensazioni corporee ed osservare quello che ti circonda
mentre corri, persone, natura, animali, albe e tramonti.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? “Oltre ai
risultati in gara mi piace la lunga fase di preparazione alla gara, gli step
per tentare di raggiungere l’obiettivo ed anche il post gara quando, con il mio
compagno e con altri atleti/amici si chiacchera per una settimana ed oltre
valutando tutti gli aspetti della competizione a cui si è preso parte.”
Per Sonia non è importante solo la gara, solo il
tempo trascorso in gara, ma è importante la fase di preparazione, il tempo
vissuto precedentemente la gara, importante è anche la gara pura, quello che si
sperimenta, le sensazioni vissute, ed altrettanto importante è il post gara,
una sorta di rilassamento e non solo, i racconti e le condivisioni con gli
amici, con Roldano che allo stesso modo di Sonia ha scoperto questa sorta di
elisir di benessere.
Che significa per te partecipare a una gara
estrema? “Correre una gara di ultramaratona è dare un senso alla corsa: la
preparazione della gara (preparare il fisico, la mente, i materiali, la
logistica), raggiungere l’obiettivo e goderne, oppure non raggiungere
l’obiettivo e valutare le motivazioni dell’insuccesso. Partecipare ad un
ultramaratona è anche grande condivisione e amicizia con altri atleti ed
assistenti, specialmente nelle gare su circuito tipo 24h o 6 giorni.”
Sonia non butta niente, se c’è un successo ne gode,
se c’è un insuccesso diventa un’occasione per apprendere.
Hai mai pensato di smettere di essere
ultramaratoneta? “Ho quasi 55 anni, non so quanto potrò continuare questa
intensa attività sportiva, non penso di smettere, cercherò di pormi obiettivi
raggiungibili.”
Sonia è consapevole della sua età anagrafica e del
rispetto dei suoi limiti, ma non molla, tutt’al più si tratta di riconsiderare
e rimodulare gli obiettivi che diventano meno ambiziosi di una volta ma
comunque allettanti.
C’è una gara estrema che non faresti mai? “Ci sono
gare dove, per le condizioni estreme, i partecipanti corrono rischi che non mi
sentirei di correre. Condizioni atmosferiche di caldo o viceversa di freddo,
gare in autonomia o in orientamento dove serve un’esperienza che non è nel mio
bagaglio d’atleta.”
Sonia si conosce bene grazie alla sua pluriennale
esperienza di allenamenti e competizioni e sa cosa temere e dove potrebbe farsi
veramente male e quindi non ama osare al punto di correre rischi seri per la
sua salute.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di
smettere di essere ultramaratoneta? “Come tanti atleti anch’io ho avuto periodi
di gran forma e periodi meno brillanti, infortuni, ecc.…ma proprio praticando
questa disciplina sportiva ho imparato che nello sport, come nella vita, tutto
passa.”
In questo sport di lunga durata, lunghe distanze,
bisogna essere pazienti, avere un approccio meditativo e considerare come
sostiene Sonia che le crisi, come gli infortuni, come arrivano così se ne
vanno, quindi bisogna essere cauti e sereni.
Cosa ti spinge a continuare a essere
ultramaratoneta? “L’attività
sportiva riveste un ruolo rilevante nel mio quotidiano: le soddisfazioni,
l’appagamento, le amicizie, tanto arriva dall’ultramaratona.”
Nell’ultramaratona avviene una sorta di scambio, si
fatica, si soffre, ma l’ultramaratona in cambio ti dà tanto in termini di
soddisfazioni, appagamento personale, condivisioni.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue
gare? “In qualche occasione ho sperimentato il limite fisico, nonostante
volessi continuare nel perseguire l’obiettivo il mio corpo non me l’ha
permesso.”
Bisogna porre tanta attenzione negli sport di
endurance, è importante trovare un giusto e sano equilibrio tra cuore, mente e
corpo, rispettare tutte e tre le componenti senza strafare e senza farsi
ingannare da alcune delle tre.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a
partecipare a gare estreme? “Partecipare a una gara di ultramaratona quando
sto bene e non ho problemi per me non è difficile, sono molto motivata. Quando
invece non sono preparata non ho molte armi a disposizione. Naturalmente anche
quando tutto va bene arriva la crisi, il momento di grande stanchezza, per
resistere alla fatica cerco di ‘ingannare’ la mente; ad esempio invece di
pensare al lontano obiettivo finale mi pongo degli obiettivi intermedi, oppure
cerco di estraniarmi pensando a qualcosa di completamente diverso da quel che
sto facendo.”
Sonia ha tanta esperienza ed ha imparato ad
addomesticare la fatica, a trattare la crisi, a rimodulare gli obiettivi in
caso di difficoltà, a trovare comunque le sue motivazioni nel portare a termine
le gare, nell’andare avanti con fiducia e determinazione.
La tua gara più estrema o più
difficile? “La gara di ultramaratona più difficile è stata sicuramente la
Spartathlon 2015. Non ero preparata né fisicamente ma soprattutto mentalmente
alla fatica e sofferenza che il percorso richiedeva.”
Sonia ha sperimentato le gare più impensabili per
l’umano, la Spartathlon una gara ambita da tanti ultramaratoneti, lunghissima e
durissima.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine? “Non credo esista una gara impossibile. Se ci credi lo puoi fare.
Devi volerlo e prepararti.”
Come tanti altri ultramaratoneti, anche Sonia è
fedele al detto “se vuoi puoi” e quindi sa che se c’è passione per qualcosa, non
la ferma nessuno, fa ti tutto per ottenerla.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i
limiti fisici? “Spostare i propri limiti penso sia quasi fisiologico per
un’atleta di ultramaratona, raggiunto un obiettivo si crea un bisogno di fare
ancora meglio, di superare se stessi. In questo tipo di gara l’avversario non è
un altro atleta ma la gara stessa.”
In questa modalità di fare sport, l’avversario a
volte non è l’altro atleta ma la gara stessa, a volte non si affronta un altro
avversario ma la gara stessa per portarla a termine, per non farsi intimidire.
Cosa pensano familiari e amici della tua
partecipazione a gare estreme? “Quando tutto va bene credo pensino che sono una
persona determinata e sono orgogliosi dei risultati, quando ho dei problemi
qualcuno pensa che chiedo troppo a me stessa.”
Ai familiari, una volta capito che Sonia è una
vincente e che sperimenta estremo benessere, sono orgogliosi delle sue
prestazioni, ma sempre un po' preoccupati per la sua salute.
Ai fini del certificato per idoneità all'attività agonistica, fai
indagini più accurate? Quali? “Ogni anno mi sottopongo ai normali test per il
conseguimento del certificato medico sportivo con test da sforzo, spirometria e
test sulle urine. Sono seguita dal team medico della squadra nazionale di
ultramaratona.”
In questo sport Sonia non è sola, oltre al compagno
Roldano che si occupa di lei, vie è tutto il Team, lo staff della Nazionale
disposta a seguirla dal punto di vista medico e non solo.
Hai un sogno nel cassetto? “Sogni nel cassetto
sempre tanti! Spero di avere ancora qualche anno di buona salute per
realizzarli e continuare a sognare…finire una gara mai finita…finire una gara
non ancora inventata…magari organizzare una gara con e per amici.”
Ancora sogni per Sonia ma molto umili, ma non si sa
mai è capace ancora di sorprendere se stessa e non solo.
Un’intervista a Sonia è riportata nel mio libro “Lo sport delle donne, sempre più determinate, competitive e resilienti, Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2018.
Sonia è menzionata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
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