L’ASD
Trail Running Brescia, con il Patrocinio del Comune di
Brescia, ha organizzato il 23 Marzo 2019 la 3^ Edizione della 12 ore nel parco
del Castello di Brescia che prevedeva tre competizioni (12 ore, 6 ore e Maratona)
su circuito di 1800 m e con 55 m D+, definito Circuit Trail Urbano, con parti sterrate lastricate e ciottolato,
con salite e scalinate.
Il vincitore è Filippo Canetta con 66 giri,
per un totale di 119 km, 2 giri in più di Scoglio Michele mentre 3^ della
classifica generale e vincitrice tra le donne è Fatton Julia con 60 giri, per
un totale di 108 km, 1 giro in più di Kotkowiak Emilia Aleksandra che arriva 4^
assoluta, completa il podio femminile Rossini Maria con 57 giri. Fortissime le
donne nella 12 ore che occupano il 3^, 4^ e 5^ posto della classifica generale,
complimenti.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Emilia attraverso risposte ad alcune mie domande.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Emilia attraverso risposte ad alcune mie domande.
Quali tue caratteristiche ti hanno permesso di arrivare 4^ assoluta e 2^ donna? “Sicuramente il fatto di essere testarda e determinata. Quando mi fisso un obiettivo, metto il massimo del mio impegno e cerco di raggiungerlo. Mi riconosco il sacrificio e il cuore che ci metto negli allenamenti, riesco a tenere il morale alto dando il significato alla sofferenza.”
Una caratteristica degli ultramaratoneti
è la grande forza di volontà nel portare avanti propri progetti difficili e
sfidanti ma raggiungibili soprattutto se c’è una forte motivazione e quindi
tanto cuore oltre al fisico e alle gambe.
Quando
hai avuto la certezza di salire sul podio? “La certezza non ho mai avuta finché non mi hanno detto alla fine della
gara. Sapevo fin dai primi giri che ero in testa, tanti me lo chiedevano ma ho
sempre cercato di non focalizzarmi sulla competizione con gli altri ma fare la
mia gara al meglio delle mie capacità.”
Nelle gare di ultramaratone si è in
competizione prima di tutto con se stessi, c’è la voglia di sfidare se stessi,
di vedere fino a dove si può arrivare, fino a dove si può alzare l’asticella
spostando i limiti, un giro in più dell’altra volta, un chilometro in più
dell’altra volta, una gara più lunga, si tratta si fare sempre qualcosa un po’
più estrema ma preparati e con estrema attenzione.
Avuto crisi? Pensieri negativi, strani, bizzarri? “Questa gara è stata davvero bella per quando
riguarda come l'ho vissuta e gestita. Avendo un piccolo bagaglio di esperienze
estreme (Tuscany Crossing, Lavaredo Ultra Trail, Ultra Trail di Lago d'Orta…
per citarle alcune) sono riuscita ad organizzarmi durante la gara in modo tale
da non perdere tempo e rimanere concentrata sull’obiettivo. Non ho avuto crisi
particolari da dovermi fermare, neanche pensieri negativi, facevo chilometri
per allenare la mente e le 12 h dovevo considerare cmq poche per quello che è il
mio obiettivo.”
La preparazione alle ultramaratone
contempla una preparazione oltre che fisica anche organizzativa rispetto all’integrazione
alimentare o all’organizzazione del vestiario, imparando a gestire le tante ore
di attività fisica e accogliendo pensieri e dubbi non facendosi destabilizzare
ma continuando a perseguire propri progetti di riuscita.
Dolori? “Dolori... quelli
prima poi si manifestano. Al livello della digestione ero preparata portandomi
cibi che so di assimilare bene, perciò raramente nelle gare soffro di dolori di
stomaco/intestino ecc. E finché si tratta di dolori muscolari, questi vengono
gestiti al livello psicologico. Mi abituo, ammetto che trovo una sorte di
piacere che converto in forza per andare Oltre.”
Tutto ciò che si sperimenta in una gara
di ultramaratona ha un senso per l’atleta, si impara a conoscersi, a resistere,
a valutare il da farsi, si impara a occuparsi di se stessi prima, durante e
dopo la gara.
Cosa hai portato a casa
oltre al podio? “Ho portato la
soddisfazione e la fiducia di poter fare altre corse straordinarie, questa sia
la ricompensa più importante per me. Come premio ho ricevuto ulteriore medaglia
per 2° posto femminile e un cesto di alimenti dell'agricoltura naturale.”
L’esperienza di ultramaratona incrementa
la fiducia in se stessi soprattutto se si riesce a ottenere una buona
performance, l’atleta riceve una ricompensa in termini di soddisfazione
personale, di incremento dell’autoefficacia, gli sforzi e la fatica non è vana,
i premi diventano gratitudine per quello che si è fatto salendo su un podio
prestigioso e portando a casa oltre che riconoscimenti anche prodotti
alimentari da condividere con famiglia e amici.
Ora come ti prendi cura di te? “Riposo
e la miglior cura. Oltre gli integratori come amminoacidi ramificati, creatina,
glutammina, sali minerali… pratico le immersioni in vasca fredda 8° come
forma di crioterapia (almeno 3 volte a settimana per 15min), più sauna, bagno
turco, corsetta leggere, massaggi con apposite creme e sonno.”
La cosa importante per gli
ultramaratoneti non è solo la fatica ma anche il recupero adeguato con
opportune sessioni di coccole per prendersi cura soprattutto delle parti del
proprio corpo che hanno sofferto di più.
Cosa
hai in programma ora? Come procede la preparazione? “Eh, questa è la domanda che forse spiega la mia tenacia. Sto preparando
la 9 Colli Running, 203 km con 3000 di dislivello che si svolgerà 18 maggio a
Cesenatico. Una gara straordinaria che mi ha stregato. Le preparazione sta
andando molto bene. Faccio le simulazioni delle 9 salite rispettando le
pendenze medie di ciascuna (per ogni seduta aggiungendo 2% di pendenza in più),
poi tanti chilometri sfruttando ogni tempo libero che ho a disposizione.”
Nella mente degli ultramaratoneti ci
sono sempre progetti di gare più sfidanti, più impegnative, più lunghe, con più
salite e una volta deciso il giorno di gara bisogna prepararsi per arrivare
alla partenza il più possibile pronti per affrontare il lungo viaggio di fatica
e di conoscenza.
Dedichi a qualcuno
questo podio? “Ogni gara ed ogni
podio dedico al mio compagno che da un anno e mezzo ha stravolto la sua (la
nostra!) vita perdendo 36kg e mettendosi in gioco nel mondo della corsa. E
anche al mio figlio di 5 anni, vorrei essere un esempio per lui, che non
bisogna mai mollare i propri sogni soprattutto se la strada per raggiungerli è
difficile.”
Una bella testimonianza quella di
Emilia, si è sempre in tempo per cambiare vita, per cambiare stile di vita, per
riorganizzarsi, il supporto dei familiari è fondamentale nelle scelte di
cambiamento.
Familiari e amici cosa
dicono circa il tuo sport? “Inizialmente
erano contrari alle mie maratone, che corro spesso e non sono una classica
mamma-casalinga. Ma poi penso che si sono abituati e ogni tanto se salgo sul
podio anche fieri. Mio compagno da quando ha cominciato a correre mi segue
tanto ed è molto fiero.” C’è
qualcuno che contribuisce al tuo benessere e performance nello sport? “È la mia famiglia e un paio di amici veri
che apprezzo di averli.”
La partecipazione a gare estreme prevede
la convinzione di poter portare a termine una grande impresa che va preparata
non solo con l’allenamento fisico ma anche con aspetti mentali quali la
visualizzazione che permette di simulare la realtà e comprendere se veramente
la persona ci crede in se stesso.
Utilizzi
una preparazione mentale? “Sono un
tipo di persona che pensa tanto e cerca di dare il significato ad ogni cosa. Mi
preparo mentalmente visualizzando l'obiettivo in continuazione, ogni giorno.”
Si possono fare grandi cose con una
forte motivazione e con gradualità apprendendo da se stessi e dagli altri.
Hai un tuo idolo, modello di riferimento,
ti ispiri a qualcuno? “Certo, Dean
Karnazes che mi ha affascinato con il suo libro "Ultramatoneta. Ai confini
della resistenza", sul campo italiano il nostro mitico Giorgio Calcaterra
per la sua umiltà oltre ai suoi risultati straordinari. In fine mi ispiro a
Simone Leo, un semplice runner che ha giunto livelli di resistenza straordinari
da poter concludere 7 gare più dure del mondo… insomma, trovo la mia
motivazione nei personaggi normali come me, che hanno corso gare estreme.”
Il mondo delle ultramaratone è
sorprendente e bizzarro, a volte la fatica fa brutti scherzi, altre volte ci si
sorprende nel fare cose straordinarie e insospettabili.
Ricordi un’esperienza passata che ti dà fiducia nel riuscire nello
sport o nella vita? “Su questa
domanda si potrebbe scrivere un libro, ho avuto un infanzia difficile e ho
dovuto acquisire presto la fiducia in me di potermela cavare nella vita… ora
che corro vado un po' a cercarmi le situazioni estreme per poterle superare. Una
preziosa esperienza ho avuto l'anno scorso sulla UTLO 120 km (con 7300 d+) dove
verso il 100esimo km avevo una forte crisi di stanchezza che ha comportato
oltre il vomito anche le allucinazioni... era notte fonda, ero da sola in un
bosco tra le montagne sconosciute e l'unica cosa che dovevo fare è andare
avanti. L'ho conclusa in 28 ore, e proprio gli ultimi 10-15 km sono stati più
belli, in qualche modo liberatori, quando sono riuscita a trovare la forza e
correre bene fino al traguardo.”
In effetti correre le ultramaratone
diventa uno stile di vita che comprende non solo la fatica ma tutto ciò che c’è
dietro la fatica che a volte diventa amica, fa scoprire se stessi nella
difficoltà, fa tirare fuori risorse insospettabili.
C’è una parola o una frase che ti aiuta ad affrontare le gare? “Dostoevskij: ‘La sofferenza è la sola
origine della coscienza’. Per me la corsa è una filosofia di vita… (mi sono
laureata in Lettere e Filosofia) - seguo i pensieri di Nietzsche, Schopenhauer,
Witkacy, Murakami... e le riporto nel mio modo di vedere il mondo.”
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