Francesca Canepa è una donna che ama
correre in natura, ama sfidare i propri limiti un po’ per volta considerando
l’importanza dell’aspetto mentale che permette al corpo di fare l’impossibile,
quello che si vuole.
Francesca sa che se non c’è passione, se non c’è
motivazione non si va da nessuna parte, non ha senso avere il pettorale, meglio
non presentarsi alla partenza di una competizione.
Ti puoi definire ultramaratoneta? “Mi posso definire Ultrarunner, perché principalmente corro lunghissime
distanze ma prevalentemente in natura, quindi condivido l’etichetta di Runner
ma non quella di Maratoneta.”
Cosa
significa per te essere ultramaratoneta? “Significa semplicemente ritenere possibile correre qualsiasi distanza.
Senza limiti. Significa che il mio cervello non vede confini, il mio corpo
neanche.”
Francesca ha maturato la consapevolezza della sua elevata autoefficacia merito di tante performance nel corso degli anni che gli danno sicurezza nel proseguire la sua carriera di ultrarunner. Sa che se scatta lo stimolo giusto, si attiva al massimo per mobilitare le sue energie occorrenti per la soddisfazione dei suoi bisogni ed il raggiungimento dei suoi obiettivi. Insomma, se vuole, sa come fare. Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Nel 2010 dopo una granfondo con gli sci ho capito di non faticare su distanze da molti ritenute già ‘lunghe’, lì erano 45 km. Così qualche settimana dopo ho provato un trail di 26 km e la settimana seguente ho provato una maratona vera, chiusa in 3.29 senza essere stanca. 2011 distanze fino a 100 km sempre in natura e 2012 fino a 330km.”
Nello sport Francesca non fatica
possiede una predisposizione elevata alla fatica, a resistere agli sforzi di
lunga durata, riesce ad essere competitiva per competizioni di lunga durata,
forse perché è amante della vita, della bellezza naturale della vita e piace
sperimentarsi soprattutto in natura.
Cosa
ti motiva a essere ultramaratoneta? “Mi
piace l’endurance, spostare i confini di ciò che si ritiene di poter fare,
provare a correre sempre più forte anche dopo molte ore. Adoro la sensazione di
fatica appena finita la gara e vederla trasformarsi in recupero già nel giorno
seguente. Io recupero subito.”
Francesca è arrivata alla consapevolezza
che il limite fisico si può spostare sempre più in la perché dipende tutto
dall’approccio mentale, è la mente che decide di poter fare qualcosa di
sfidante, di difficile con l’opportuna preparazione e con sicurezza acquisita
dall’incremento graduale dell’autoefficacia nel corso di competizioni precedenti
riuscite con successo.
Hai sperimentato
l’esperienza del limite nelle tue gare? “In realtà mai, in genere ascoltando bene i segnali non mi succede. Ho
sperimentato il limite psicologico, quello che per noia, brutte sensazioni o
mancanza di reale motivazione, mi ha fatto staccare il pettorale. Ma non è mai
successo per un limite dato dall’esaurimento fisico.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “La curiosità e la sensazione che il corpo
comunque tende ad adattarsi e che se non faccio cose stupide tutto è possibile.”
Francesca ha trovato la chimica e
l’alchimia giusta, più fatica e più l’organismo assimila la fatica come
qualcosa di ordinario, più fatica e più i muscoli si adattano alla fatica
riprendendo la struttura e l’elasticità ordinaria, è come una pallina da
tennis, se la tieni pigiata dopo ritorna nella forma abituale, quindi la fatica
non scalfisce, non spaventa Francesca, gli da modo di sperimentarsi sempre di
più.
Cosa hai scoperto del tuo carattere
nel diventare ultramaratoneta? “Più
che scoperte, direi che ho avuto conferme. Qualunque cosa abbia davanti
l’aggettivo ‘ULTRA’ amplifica il corredo di base, caratteriale o fisico che
sia. Porta oltre, per definizione. Quindi ho avuto la conferma che se una cosa
mi piace, se ci credo, nulla può impedirmi di portarla a termine. Se invece per
qualsiasi motivo non provo più nessun piacere nel farla, semplicemente smetto
di farla, qualunque sia la posta in gioco. Non mi arrendo se ne vale la pena, ma
questo concetto si riferisce unicamente al mio sistema chiuso ‘mente-corpo’,
non riesco a considerare obiettivi imposti o caldeggiati dall’esterno.
L’aggettivo ULTRA amplifica anche la ribellione.”
Francesca sa che con il limite non si scherza,
è importante essere consapevole dei propri limiti e che l’imprevisto è sempre
dietro l’angolo, quindi finché si tratta di percorrere chilometri ben vengano
qualsiasi sfida ma se si tratta di condizioni climatiche estreme è disposta ad
alzare bandierina bianca.
Una
gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portarla a termine? “Non esiste, non la conosco. Però mi sono
precluse tutte le prove senza balisaggio, non so usare bussole e cartine quindi
sicuramente il mio limite sta li, non nel numero di km. E può stare anche nelle
condizioni climatiche estreme, credo di non essere tagliata né per il caldo
estremo né x il freddo estremo. “
Il suo motto è il momento presente e il
considerare mente e corpo un’accoppiata vincente,
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “Il semplice concentrarsi
sul qui ed ora, mettere un piede davanti all’altro sapendo x certo che se la
testa tiene il corpo mi segue.”
La tua gara più estrema o più difficile? “Una gara in Spagna di 100km con 8000m di dislivello in cui mi sono
persa nella nebbia. Angoscia allo stato puro, potrei dire terrore.” Che significa per te partecipare a una
gara estrema? “Significa sapere con
certezza a che ora parto ma non avere garanzie sul quando e sul se arrivo.
Significa prepararmi ad affrontare eventuali imprevisti e significa sapere che
sarà impegnativo mentalmente.”
Hai
un sogno nel cassetto? “Vincere la
maratona di New York nella categoria Over 70.”
Francesca classe 1971 continua a essere una grande campionessa ed è lunghissimo il suo percorso sportivo ad iniziare dalla danza, con un passato di snowboarder con prestazioni e vittorie importanti e tante performance in ambito Skyrunning e Trail running, basta guardare il suo sito web per apprezzare i suoi trascorsi e i suoi attuali momenti di gloria: https://www.francescacanepa.com/
Più volte Nazionale 100 km su strada con la migliore prestazione di 8h11’, la vittoria all’UTMB 2018, interessante una sua dichiarazione sul suo sito web: “
Campioni, si diventa... Forse. Se hai perseverato abbastanza, se hai avuto la dose di fiducia e autostima necessaria per credere in te nonostante avversità e venti contrari, se da ogni sconfitta hai saputo dimenticare la delusione trattenendo la lezione”.
L'Ultra-Trail du Mont Blanc (UTMB) è una corsa di 170 km, con 10.000 metri di dislivello positivo, in semi-autonomia che si svolge sui tre versanti (francese, italiano e svizzero) del Monte Bianco.
Qualche anno fa, grazie a Chiara Raso, ho avuto il piacere di incontrare Francesca presso Aosta, dove si è ressa disponibile a regalare abbigliamento sportivo alle famiglie di Iten, in Kenya, dove Chiara porta avanti il progetto “The Heart of Kenyan Running”, organizzando Stage running con il grande coach Timo Limo, che io consiglio avendolo sperimentato.
Autore di libri di psicologia e sport
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