Cuore, testa e corpo per
partecipare a maratone e ultra
Cosa spinge a partecipare a maratone e ultra, sudare, faticare? Certo non solo la performance ma la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionare; anche la voglia di fidarsi e affidarsi a qualcuno che ti fa compagnia, che ti porge una bevanda, che ti aspetta.
Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per
provare a stare nel gruppo che contiene e sostiene, per non mollare, per
occuparsi di se stessi e degli altri, per raccontarsi, per far parte di un
gruppo, una squadra con progetti di gare, per ricordare momenti passati
insieme, per condividere momenti, pregara fatti di viaggi e incontri, per
superarsi, questo è lo sport che vogliamo che incrementa consapevolezza,
autoefficacia, resilienza e spirito di squadra e appartenenza. Chiamateli pure
masochisti o incoscienti, ma in realtà quello che emerge dalle varie storie e
testimonianze è che si tratta di un mondo fantastico e sorprendente,
affascinante.
Correre un’ultramaratona significa organizzarsi fisicamente e mentalmente a fare sport per un periodo prolungato di tempo, si tratta di un approccio basato sulla pazienza, sull’attesa senza fretta, sul focalizzarsi sul momento presente considerando che l’arrivo, il termine della gara è in là nel tempo, quindi no panico, non problema ora, si gode il percorso verso la meta serenamente sperimentando un mondo di sensazioni e disposti anche a incontrare, affrontare, gestire le eventuali crisi che arrivano e che poi se ne vanno.
Correre un’ultramaratona significa organizzarsi fisicamente e mentalmente a fare sport per un periodo prolungato di tempo, si tratta di un approccio basato sulla pazienza, sull’attesa senza fretta, sul focalizzarsi sul momento presente considerando che l’arrivo, il termine della gara è in là nel tempo, quindi no panico, non problema ora, si gode il percorso verso la meta serenamente sperimentando un mondo di sensazioni e disposti anche a incontrare, affrontare, gestire le eventuali crisi che arrivano e che poi se ne vanno.
Ecco
cosa ne pensa l’ultrarunner Matteo Nocera: Ritieni utile la figura dello psicologo
dello sport prima di una gara importante? “È soggettivo, io (e non
per campanilismo...) ho trovato molto utile alcuni passaggi del libro ‘Ultramaratoneti
e gare estreme’ scritte da uno psicologo che ho avuto il piacere di conoscere a
Roma. Lo ringrazio per tante piccole cose e credo che bisogna saper leggere tra
le sue parole...! Forse sono un po’ di parte... grazie Matteo.”
Per
diventare campione e per consolidare la posizione di leader nello sport è
importante considerare non solo il duro e costante allenamento fisico ma
diventano importanti anche l’alimentazione sana e calibrata per l’individuo,
per l’allenamento, per la gara e diventa ugualmente importante il sapersi
gestire, i riposi, recuperi: Quali condizioni fisiche o ambientali ti
ostacolano nella pratica dell’attività fisica? “Quasi nulla,
mi adatto. Cerco di superarle considerando tutto come un avversario da battere
prima mentalmente e poi con l’applicazione fisica.”
Il
primo avversario da battere è se stessi, a volte ci si sente insicuri, non si
crede sufficientemente in se stessi, si pensa che l’obiettivo sia
irraggiungibile, ed allora il primo lavoro da fare è mentale, vedersi
vincitore, sconfiggere le credenze negative, e poi la strada diventa più
percorribile: Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare attività
fisica? “Mollare, si alcune vicissitudini della vita...
continuare? Mia moglie i miei figli e il mio papà.”
Di seguito l'esperienza di Alessandro Reali: Gara di 100km del Passatore, cosa
significa per te? “Ho iniziato
a pensare alla 100 km del Passatore dopo qualche anno che correvo le maratone,
anche se non nascondo di averla guardata sempre con timore. Il fattore che mi
ha spinto a fare l’iscrizione è stato principalmente il fatto che, nonostante
chiedessi a tantissime persone che l’avevano già corsa cosa si provasse, io
volevo provare in prima persona le sensazioni fisiche e mentali che si provano
prima, durante e dopo. Quindi per me la 100 km ha significato conoscere delle
sensazioni così personali che nessuno sarà mai in grado di descriverti con le
sole parole.”
Diventa
importante sperimentarsi e non mollare, la passione e la motivazione diventano
il motore per ogni cosa, non si ottiene niente se non c’è vera passione,
qualsiasi cosa si intende fare ha bisogno di essere alimentata da tanta
passione che diventa il carburante per impegnarsi, per essere costante e
determinato, per voler raggiungere mete e obiettivi.
Ecco cosa dice Giovanni Gualdi: Ti sei sentito campione nello sport
almeno un giorno della tua vita? “Ci sono state,
fortunatamente, molte occasioni in cui mi sono sentito Campione, però come in
tutti gli sport sono più le sconfitte che le vittorie, ma lo stimolo per
continuare dopo una brutta prestazione è l'amore per lo sport che ti spinge a
continuare e non mollare.”
Nella
carriera di un atleta ci sono tanti allenamenti, tante gare, tante vittorie e
tante sconfitte, si impara sempre, ci sono anche tanti infortuni, importante è
coltivare sempre la passione, la voglia di continuare a mettersi in gioco, ad
allenarsi duramente e a gareggiare seriamente.
Lo sport rende felici, incrementa consapevolezza,
sviluppo autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di poter far
qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la Resilienza,
si affrontano e si superano meglio i problemi, crisi, difficoltà, si è più
presenti, attenti, gentili.
Sto
continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di
fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi
interiori. L’esperienza sta continuando sia in modo diretto partecipando ad
alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di
atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale.
Ciò
mi ha permesso di scrivere un libro con Daniele Baranzini dal titolo “Ultramaratoneta: analisi
interminabile”
e un mio libro dal titolo "Ultramaratoneti e gare
estreme".
Tanti
sono i messaggi di apprezzamento e gratitudine da parte dei tanti atleti che
fanno parte del mondo degli ultrarunner, un grazie a Nico Leonelli per la sua gentilezza e le cue cortesi parole
che riporto di seguito: “Matteo è veramente uno dei
pochi che ha dato voce al mondo dell'Ultramaratona.”
Di seguito un breve stralcio della
prefazione della Prof. ISA MAGLI, del libro Ultramaratoneta:
analisi interminabile: “Visioni
peculiari dell’ultramaratoneta sono strade, percorsi, sudore, fatica, amici ed
avversari di gare che lo aiutano ad andare avanti e ad affrontare situazioni
sempre più difficili. Sebbene
abbia sopportato momenti di panico, paura, incertezze con rischi, pericoli e
problemi di salute, tuttavia, apprezzando ancor di più la vita e rafforzandosi
nella resilienza è pronto a rialzarsi e a ricominciare consapevole del suo
passato, l’avventura con la corsa, perché in tal modo si sente vivo, attivo e
con approccio meditativo.”
Per quanto riguarda il testo "Ultramaratoneti e gare
estreme", di seguito
riporto uno stralcio della Quarta di copertina: “Vi sono i
racconti di amanti della corsa e di atleti professionisti. In primo piano è il
vissuto esperienziale degli atleti, le loro problematiche, le loro convinzioni,
le loro paure, le loro esperienze di vita e i loro successi. Come ci ricorda la
psicoterapia della Gestalt è nell’esperienza che risiede la conoscenza.”
Interessante anche uno stralcio della
Presentazione del Prof. Alberto
Cei: “Il libro
scorre in modo interessante poiché Matteo Simone narra delle storie personali
senza avere la pretesa d’insegnare cosa sia l’ultramaratona ma lasciandola
scoprire al lettore attraverso le parole di chi la pratica. Ognuno di noi se ne
farà quindi un’idea personale, basata su cosa riteniamo sia la corsa, la corsa
di lunga distanza e il nostro rapporto con il movimento. E, quindi, un libro
aperto a diverse soluzioni interpretative dettate dalle esperienze di chi legge
e credo che questo sia il suo pregio principale.”
Di seguito anche un breve stralcio della Prefazione di Sergio Mazzei: “Ribadisco che il
potenziale umano va ben al di là di ciò a cui siamo normalmente abituati.
Grandi atleti che realizzano prestazioni eccezionali, fachiri capaci di
sottoporsi a prove fisiche al di là dei limiti che ordinariamente conosciamo,
hanno ottenuto risultati inimmaginabili con il proprio corpo. Come affermò Ken
Wilber: l’Io e dove metti il confine.”
Infine un breve stralcio del Prof. Riccardo Zerbetto e Dr.ssa Sonia De
Leonardis: “Una
forma di piacere che, lungi dall’essere masochistico, riguarda quel ‘piacere di
farcela’, di ‘raggiungere un obiettivo difficile e sfidante’, il piacere di
sentirsi in tutto e per tutto padroni del proprio corpo, olisticamente. Una
spinta dunque che si configura come un moto alla ricerca di un senso di
competenza, di autoefficacia e di autodeterminazione, fino alla sensazione di
sentirsi “immortali”, come moderni eroi e miti.”
Gradito
anche il commento di Stefano Severoni,
ultrarunner e componente del direttivo IUTA: “Ho letto con vivo
interesse il testo di Matteo Simone. Le sue 298 pagine si scorrono veloci,
poiché si viene a contatto con atleti che trasmettono le esperienze che
accomunano maratoneti e ultra. Certo l’Autore utilizza un metodo induttivo: non
fa teoria pura, ma parte dalla pratica podistica che contrassegna un popolo di
umili faticatori. La metafora che contraddistingue il mondo ultra è quella del
viaggio o meglio di scoprire se stessi attraverso la percorrenza di tanti
chilometri. Ma, come avvertono gli stessi corridori, la fatica quasi scompare
quando si svolge un’attività che gratifica, poiché consente di stare meglio con
se stessi e con gli altri, conoscere luoghi suggestivi e portare a casa
sicuramente una simbolica, ma gratificante medaglia di partecipazione. Per
esseri atleti ultra ‒ come segnala giustamente l’Autore, anch’egli “grande
faticatore” ‒ bisogna essere resilienti ed efficaci. E dopo aver letto il libro
non si potrà non cercare altri testi dello stesso Matteo. In definitiva, nella
prestazione sportiva come nella vita quotidiana, la componente mentale riveste
enorme importanza. Nella nostra società post-moderna e liquida, l’ultrarunner
si presenta allora come colui che è in grado di gestire il proprio corpo e la
propria mente, e così allungare la propria vita in uno stato di benessere. Ovviamente
‒ come in ogni campo ‒ sarà necessario equilibrio e giusta motivazione.”
Chi
pratica sport di endurance incontra, gestisce e supera diversi tipi di crisi e
difficoltà, si scopre che si può fare tutto con passione, dedizione, impegno,
concentrazione, testa, cuore, gambe.
Matteo SIMONE
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