Matteo Simone
Sono tante le modalità e le opportunità per sentirsi campione.
Lo sport in genere può far sperimentare di essere campione ottenendo validi e ambiziosi risultati,
raggiungendo mete sfidanti, salendo sul podio, battendo gli avversari.
A volte
campioni significa superare periodi e momenti di crisi e difficoltà oppure come
nel caso di Milly campioni si può sperimentare raggiungendo vette, scalando e
arrivando sempre più in alto.
Interessante
l’intervista che riporto di seguito a Milly Crepaz; scialpinista (ex nel comitato veneto), corsa in montagna, bici,
arrampicata.
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “No, o meglio, non pienamente. Nemmeno raggiungendo il gradino più alto del podio. Negli ultimi tempi mi sono staccata dalle gare e ho cominciato a sentirmi campionessa nella conquista di alte cime.”
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “No, o meglio, non pienamente. Nemmeno raggiungendo il gradino più alto del podio. Negli ultimi tempi mi sono staccata dalle gare e ho cominciato a sentirmi campionessa nella conquista di alte cime.”
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho fatto agonismo nell'ambito dello sci
alpino per 8 anni (prima elementare - 3^ media), con l'inizio del liceo mi sono
avvicinata prima alla camminata in salita e successivamente, come per gioco,
cominciai a correre con un'amica. Da lì, forse anche grazie alle endorfine,
capii che lo sport di montagna era la via migliore da prendere. Cominciai,
piena di entusiasmo, a praticare assiduamente ogni sport di montagna, dalle
vertical in estate alle gare di scialpinismo d'inverno, fino a ricevere la
convocazione in comitato. Lo sport mi diede anche molti problemi, perché ho
esagerato molto. Ora ho scelto, dopo innumerevoli problemi fisici e mentali, di
trovare il mio equilibrio prendendomi una pausa dalle gare e di praticare lo
sport come cura, non come distruzione.”
Bella
la montagna, bello lo sport in montagna all’aria aperta, lo sport come da così
toglie, ti prende e a volte le endorfine di fanno sperimentare una sorta di
dipendenza, non te ne vuoi più liberare, vorresti essere libero come un animale
a scorrazzare per prati e monti, lo sport è bello da giocare quando si è
ragazzi e a volte la competizione fa bene ti fa mettere alla prova con gli
altri amici e avversari ma se ti prende troppo ti fa massacrare di allenamenti
e poi si tratta di sapersi gestire sia nelle vittorie e nelle prestazioni
eccellenti sia negli infortuni o sconfitte, un mondo da assaporare con cautela.
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e/o performance? “Imparare a seguire i ritmi del mio corpo
invece delle schede di allenamento. Nessuno può conoscermi meglio di me stessa.
Il rispetto per il proprio corpo è il primo passo da fare verso il benessere.
Quindi allenarmi in base a come mi sento, dare tutto se ne sento il bisogno,
riposare se il mio corpo e la mia mente sono stanchi. Anche l'alimentazione,
che ho per molto tempo trascurato, ho notato sia di fondamentale importanza,
soprattutto per gli sport molto faticosi.”
Lo
sport a volte diventa un buon modo per trovare se stessi, per conoscersi
meglio, per approfondire il proprio modo di essere al mondo e di relazionarsi
con il mondo che siano persone, animali, o luoghi.
Nello
sport chi ha contribuito al tuo benessere e/o performance? “Nel benessere il confronto e le lunghe
discussioni con familiari, amici stretti sportivi e non, dottori esperti.
Riguardo alla performance, il merito va al tempo, alla dedizione, e ai consigli
di chi ha più esperienza di me.”
Emerge
dalle risposte di Milly un grande lavoro su se stessa nonostante la giovane
età, lo sport di fatica come lo sport di montagna ti mette alla prova e fa
uscire sia il meglio che il peggio di te, diventa una sorta di metal detector
che ti mette alla prova e un po’ ti cambia e ti trasforma, importante l’incontro
e il confronto asia con i familiari che con amici ed esperti che gravitano nel
mondo dello sport per consigliarti e sostenerti ma anche per stimolarti nelle decisione
personali e nella propria autonomia.
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te e/o dove hai
sperimentato le emozioni più belle? “Una gara di corsa in montagna non
competitiva di 11km sulle montagne di casa (Marmolada Historic Trail). Ero la
più giovane, come la maggior parte delle gare affrontate, ero con i miei amici
che hanno come minimo il doppio dei miei anni. Era la mia prima gara ''lunga''
di corsa in montagna e, soprattutto, lungo sentieri e panorami familiari, che
mi davano una particolare tranquillità. Sono portata per la resistenza, quindi
ho assaporato questa gara dalla prima salita mordente alla libertà della
discesa, nei piani mi divertivo e i crampi sembravano solo sussurri al vento.
Lo sprint finale e la notizia del primo posto mi ha sorpresa e riempita di
gratitudine per i miei sforzi. Insomma, una vittoria soprattutto interiore.”
Belle
parole quelle di Milly che appare essere una poetessa della montagna, bello la
discesa dopo la salita, il proiettarsi verso l’abisso dopo essere saliti in
alto come un volo dal trampolino, bella la libertà attraverso il movimento.
La tua gara più difficile? “Difficile risentire la sensazione della
gara più impegnativa in questo momento. Una delle più difficili è stata la
Vertical dei Campionati Italiani a Madonna di Campiglio, lo scorso anno.
Sentivo le gambe non reggermi più e volevo superare a tutti i costi la ragazza
davanti a me. Una volta tagliato il traguardo con un 5° posto, ho avuto gli
sforzi di vomito, respiravo a stento… (un'altra gara in cui avevo la gola
completamente secca e no mi arrivava l'aria ai polmoni fu un 800m
all'Olympiastadion di Monaco… esperienza terribile che non augurerei a
nessuno!).”
Qual
è una tua esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “Il fatto che un arrivo c'è sempre e che
in qualsiasi modo lo raggiungerò. La frase che continuavo a ripetermi nelle
brutte situazioni è ''non mi fermo quando sono stanco, mi fermo quando ho
finito''. Il fatto di non avere mollato con lo sport nonostante lo stop dalle
gare mi ha dato la certezza che lo sport è davvero qualcosa di importante e
forte per me, che non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno. Combatto per
qualcosa di più alto di un podio.”
Questa
sempre essere un’ottima consapevolezza il sapersi fermare oltre le gare da
vincere a tutti i costi, il sapere svoltare verso uno sport più idoneo a sperimentare
benessere e meno performance a tutti i costi, nella vita è importante sapersi
monitorare e confrontarsi per capire cosa è meglio per se stessi nel
particolare momento, poi si fa sempre in temo a cambiare opinioni e direzioni.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Ho sempre avuto bisogno nello sport,
come nella vita, di cambiare costantemente lo sport, non fare sempre lo stesso
per un lungo periodo, sennò che noia! Quindi lungo quanti passi ho arrancato in
gennaio, con la mountain bike e la neve, strade ghiacciate e lerce, con uno
zaino pieno di indumenti pesantissimi per la discesa e occhiali stile anni 70
fluorescenti di mio papà perché non trovavo altro! Questo fa già ridere da se.
Cosa non si fa per assecondare le passioni!”
Lo
sport regala emozioni e sensazioni immense.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, in gara,
post-gara? “In
gara sono sempre stata irrequieta, nervosissima, stressata. In gara mi sento
lontana da tutto, concentrata a non rovinare la gara ma soprattutto a dosare le
energie per arrivare in fondo. Nel post gara sono solitamente oltre a stremata,
soddisfatta per averla conclusa e rilassata.”
Nel tuo sport quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione? “Per esperienza ribadisco che il corpo è
un tempio e come tale va trattato. Quindi bisogna fare attenzione prima di
tutto a recuperare bene, a dare all'organismo ciò che si merita, per non
rischiare di imbattersi in pericolosi sovrallenamenti che sfociano spesso in
carenze che richiedono tempo e sacrificio per essere risolte. Per il resto, i
pericoli dello sport di montagna sono molti: bisogna essere prima di tutto
cauti e responsabili, perché la montagna non è un gioco!”
Quali condizioni fisiche e/o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione
non ottimale? “Problemi
al ginocchio da sovraccarico durante una gara, oppure eccessiva stanchezza, ma
anche demotivazione. Senza dubbio anche il clima fa la sua parte: una volta ho
perfino evitato di partire a causa delle rigide temperature (-20°C, in tutina…)”.
Tanta
attenzione bisogna fare nello sport soprattutto in montagna per il clima e il
percorso, Milly nonostante l’età pare aver fatta tantissima esperienza fin da
piccola e sa cosa può essere meglio per lei, sa riconoscere ora l’importanza
del recupero e dell’attenzione ai messaggi che manda il corpo.
Cosa
ti fa continuare a fare sport? “Le forti emozioni che mi fa provare nel
mentre e nel dopo, i risultati positivi sul fisico, la passione per uno stile
di vita sano. Inoltre è fondamentale
per rilassarmi e staccare la spina, per darmi energia. Serve pure ad educarmi.”
Vero,
sport anche per educare alla fatica, all’impegnarsi al raggiungere mete e
obiettivi seguendo direzioni ed essendo disponibili a cambiare ogni volta per
riprovare in modo diverso, sperimentando sempre di più, un’ottima palestra di
vita.
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “In passato, quando dovevo rimanere ferma
''forzatamente'', andavo in crisi d'astinenza, già dopo un giorno. Una sorta
d'iperattività che mi stressava, mi faceva innervosire. Tendevo a mangiare
meno, (per paure e fissazioni…) alterando così anche il recupero. Con il
passare del tempo ho imparato ad attenuare queste crisi arrivando a godermi i
giorni in cui sto tranquilla. Le crisi e le sconfitte sono e saranno sempre
inevitabili nello sport come nella vita… all'inizio sono in piena bufera, non
mi sembra di vedere la via d'uscita… ma poi ci dormo su e riparto, più
motivata di prima. Per fortuna esistono anche questi momenti grigi: servono a
mantenerci in equilibrio.”
Ripartire
sempre, sviluppare sempre più resilienza, restare sempre sull’onda del
cambiamento e mantenersi in equilibrio per andare avanti con modalità
differenti.
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Provare vale la pena. Direi loro che lo
sport è il modo migliore per… ''sballarsi''! E’ gratis, ti fa più bello sia
dentro che fuori, ti permette di imparare a conoscerti molto più profondamente.
Insomma, ti rende una persona migliore, oltre ad aprirti nuove porte e le ali.”
Uno
spot da premiare tanti messaggi ricchi ed essenziali, forse un giorno proporrò
a Milly di scrivere un libro insieme, potrebbe essere una buona idea e un’ottima
collaborazione.
C’è
stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “Assolutamente no. La trovo una pratica
completamente opposta ai miei ideali.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “La vita prima di
tutto. Usare la testa, per prima. Tutti sanno come si finisce se ci si droga… E poi, che gusto c'è a barare?”
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “La maggior parte mi crede matta. Alcuni
sembrano invidiosi della gioia che mi guadagno correndo, altri dicono di
ammirarmi. I miei genitori mi hanno sempre sostenuta, nonostante li abbia fatti
patire moltissimo a causa delle idee spericolate e i comportamenti un tempo
quasi ossessivi. Ciò che mi da più gioia è l'ispirazione che ho lasciato ad
alcune persone mentre esprimo la mia attitudine con le mie esperienze sportive
o mentre li convinco a muoversi con me per insegnargli come credo si faccia ad
essere un po' più liberi.”
Libertà
attraverso lo sport, una buona pratica riabilitativa, un ottimo messaggio da
diffondere.
Cosa
hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica? “Lo sport è per me un gran insegnamento
soprattutto per la vita. Ho imparato a conoscermi più a fondo. Ho scoperto i
miei lati più oscuri, ma anche i più azzurri. Ho imparato l'umiltà di ammettere
di essere umana e quindi limitata. Ho scoperto che niente arriva stando fermi,
come nella vita, perché il movimento è equilibrio e progressione. Ho imparato a
guadagnarmi le cose, che non vale la pena mollare o, ancora peggio, non
tentare. Ho cominciato ad avere più coraggio, a buttarmi in avventure che
inizialmente sembrano enormi, ma che alla fine in qualche modo riesco a
superare. Un vero e proprio arricchimento interiore.”
Andare
incontro alla vita e non restare ad aspettare gli eventi, buttarsi nella
mischia dello sport, incontrare e confrontarsi con se stessi e con gli altri
per imparare e apprendere sempre e di più.
Riesci
a immaginare una vita senza sport? “Probabilmente no. Sono sempre stata
abituata allo sport e, conoscendo gli effetti prevalentemente terapeutici che
ha su di me, mi mancherebbe non poter dedicarmi al movimento. Mens sana in
corpore sano (è proprio vero!).”
Hai
mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta? “Fortunatamente ho sempre avuto infortuni
poco seri e li ho comunque risolti in poco tempo. Quando immagino a come
sarebbe smettere vedo solo un piatto grigiore. Un po' come una vita senza
musica, senza poesia, senza lacrime, senza tramonti...senza emozioni forti.”
Ritieni
utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali
fasi? “Se
avessi avuto la possibilità di consultare un psicologo dello sport avrei
probabilmente evitato molti problemi. Nelle fasi più critiche, dove tutto
sembra andar male, per motivarsi, per imparare a credere in noi stessi. Credo
che la mente sia più potente del corpo; il modo più intelligente per
raggiungere gli obiettivi prefissati è quindi collaborare con lei. Le gambe
seguiranno!”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Voglio che i rimorsi rimangano miei
sconosciuti. Fin ora ho realizzato molti sogni di quelli a cui ho ambito.
L'obiettivo più grande è quello di riuscire sempre a sentirmi felice con quello
che faccio (e quindi, viva). Perciò punto a continuare ad allenarmi in modo
vario, colorato, intuitivo, con la più costanza possibile, per un benessere
fisico e mentale. Voglio finire al meglio questi impegnativi anni di liceo in
lingua tedesca, tenere duro nella continuità degli allenamenti nei momenti più
duri. Mi vedo, tra due anni, forse in una università di scienze motorie o di
lingue straniere, chi lo sa… Il progetto della vita sarebbe comunque
conciliare le mie tre passioni più grandi (sport, lingue straniere e montagna)
in un'unica grande professione: la guida alpina. La strada sarà sempre più
ripida, lo metto in conto… ma sai che vista, poi, da lassù...Grazie per avermi
lasciato ''carta bianca''!”
Davvero
interessanti le risposte di Milly, molto belle, tanti stimoli, belle metafore,
si potrebbe scrivere un libro, tanti auguri per la tua felicità e vita, per il tuo
collaborare con la mente, per i tuoi sani obiettivi e per tutto quello che
continuerai a sperimentare che sia nero o azzurro. Una bella sorpresa, grazie
ancora davvero, ti auguro il meglio.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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