Nella corsa così come negli altri sport o nel lavoro, nella famiglia, nella vita quotidiana c’è sempre bisogno di nuovi stimoli, se segui sempre lo stesso programma, tutto diventa routinario e pesante, importante ogni tanto è cambiare e soprattutto andare a sensazioni come può essere nella corsa fare allenamenti di fartlek cioè variazioni di ritmo a tempo senza vedere quanto si va a chilometro.
E’ quello che fanno i keniani, così come fanno i marocchini, interessante l’esperienza che ho fatto a Iten, la città dei campioni in Kenya e che ora propongo a tanti amici runner così come propongo anche agli accompagnatori.
Quale
ritieni sia la tua prossima gara importante? “Obiettivo 2018
il Passatore. “
Ti
senti pronta? Hai in programma allenamenti o gare test per valutare lo stato di
forma? “Non ho una preparazione particolare in mente. Ho
messo in conto una maratona al mese. Inizierò a fine febbraio con terre di
Siena e farò la 50 km. Ho iniziato anche la palestra per fare un po’ di
potenziamento. Anche se solo la sala pesi è una noia incredibile quindi faccio
anche le lezioni alternando tipo pilates che è anche rilassante e di
allungamento e total body.”
Ti
consigli con un team? Famiglia, amici, figure professionali?
“Da quando ho deciso di correre la Mia prima maratona nel 2016 mi faccio
seguire da Ignazio ANTONACCI. Ignazio è grandioso trasmette tanta serenità. Se
lo seguissi di più e facessi meno di testa mia andrei alla grande. E che per me
la corsa è divertimento non è un lavoro e non mi deve stressare e i lavori (ripetute
etc.) mi stressano da morire per questo nonostante le schede dettagliate per lo
più faccio quello di cui ho voglia però ogni tanto qualche ripetuta la faccio
anche se contro voglia.”
Sensazioni,
emozioni, pensieri prima, della prossima gara importante?
“Andrò al Passatore con quella dose di incoscienza che mi ha sempre
accompagnato in ogni gara soprattutto in quelle lunghe quando decido di
partecipare pur non avendo i km nelle gambe. Terre di Siena sarà una di quelle
visto che avendo preso una distorsione alla caviglia (devo smettere di andare
per boschi se vogliamo arrivare sana e salva al Passatore anche se il richiamo
è troppo forte) non sto correndo tantissimo ma in qualche modo si farà.”
Nelle ultramaratone, da una parte bisogna
prepararsi per affrontare una gara lunga e impegnativa, dall’altra parte
bisogna essere un po’ incoscienti e irrazionali altrimenti resti a casa se
pensi che equivale a più di due maratone consecutive, pochi calcoli, si parte e
basta, quello che viene viene ascoltando il proprio corso e il proprio cuore.
E’
cambiato nel tempo il tuo modo di preparati a gare importanti?
“Tempo addietro non avrei osato così ma ora so quello che posso fare e lo
faccio e poi più la gara è dura più mi da soddisfazione. A metà gennaio ero
iscritta al trail del cuculo di 13 km ma qualche giorno prima ho deciso di
correre la distanza massima di 32. Il pensiero di muovermi da Roma per 13 km
non mi andava giù e pur sapendo che sarebbe stata una mazzata ho dovuto seguire
il mio istinto e ho fatto benissimo. Quindi si rispetto a prima che riflettevo
su quali gare fare e soprattutto non andavo senza un minimo di preparazione ora
oso decisamente di più. Anche perché ritengo che i limiti siano una cosa che ci
mettiamo noi e se non osiamo non li supereremo mai.”
L’esperienza fortifica, si diventa più
sicuri, si cerca di osare di più per apprendere dall’esperienza soprattutto
dalle difficoltà superate gradualmente incrementando autoefficacia e resilienza.
Utilizzi
una preparazione mentale pre gara? “Penso tanto al prossimo
obiettivo anche se mancano ancora tanti mesi. Ma già mi vedo al 26 di maggio
pronta ad iniziare questo viaggio. Ma intanto la strada è lunga e ci sono
ancora tante gare da fare prima di arrivare al grande giorno.”
Importante avere una direzione, una meta,
una direzione da seguire per cercare di trasformare sogni in realtà.
C’è
una parola o una frase detta da qualcuno che ti aiuta ad affrontare la prossima
gara? “Ci sono due frasi che ho fatto mie e che ripeto come
un mantra nei momenti difficili di ogni gara. Una è 'Il dolore è temporaneo il ritiro resta per sempre' che aveva detto qualche
grande personaggio del Tor e che
trovo verissima. E l’altra è il motto di Ignazio 'puoi se vuoi' che dice tutto in due parole e secondo me si
ricollega al mio discorso sui limiti umani.”
Vero a volte i limiti sono mentali,
soprattutto in gare lunghissime si corre più con la mente poi con il cuore e
mente e cuore trasportano il corpo che comunque va allenato.
C’è
qualcuno che contribuisce al benessere e performance nello sport? “Io
penso che il mio amore per le gare lunghe sia dovuto anche al fatto che
sopporto bene la fatica e che ci sto con la testa. Mi stressa sicuramente di
più una gara breve con l’ansia di dover fare il tempo perché si usa così. Anche
per questo amo i trail perché davvero ti rimettono in pace col mondo e con te
stesso. Mi sono trovata da sola nel bosco all’ultimo trail perché mi avevano
indicato una direzione sbagliata e non ti nego che avevo anche paura ma tra una
lacrima e l’altra non mi sono persa d’animo. In un altro trail mi sono trovata
sempre da sola nel bosco perché ero caduta avevo il ginocchio gonfio e le
caviglie che non mi reggevano più. Però anche qui tra una lacrima e l’altra (io
piango sempre) sono comunque arrivata al traguardo. Ho la testa dura e non mi
arrendo facilmente. E poi finire una gara dura mi fa sentire invincibile mi fa
credere di essere capace di poter affrontare qualsiasi cosa (anche se poi
probabilmente non è così). Da nove mesi poi ho iniziato a farmi seguire da un
nutrizionista il dott. Fagnani e devo dire c’è stato un cambiamento fantastico
su tutto. Oltre ad essere dimagrita mi sento proprio bene. Le gambe sempre
leggere quando corro e sono migliorata tantissimo anche nella corsa. Il tutto
cosa più importante di tutto senza fare la fame ma mangiando bene e ovviamente
con lo sgarro settimanale e a volte anche due. Ecco, Fagnani è stata davvero
una piacevole sorpresa. C’è da dire che io sono anche molto costante. Quando
inizio una cosa la porto avanti fino alla fine. Due mie amiche che erano venute
con me hanno ceduto ben presto.”
Ritieni
utile la figura dello psicologo dello sport prima di una gara importante? “Non conosco la figura dello psicologo dello sport. Posso immaginare o intuire
la funzione che abbia ma di fatto non sapevo neanche che esistesse. Tipo mental
coach?”
Lo psicologo dello sport a volte diventa
una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo
staff, tecnici, dirigenti. Lo sport non è tutto rose e fiori, si fatica tanto,
possono capitare infortuni, sconfitte, risultati che non vengono,
incomprensioni con altri atleti della stessa squadra, con l’allenatore, con i
dirigenti. Lo psicologo dello sport può lavorare non solo sulle criticità ma
anche sulle risorse, sull’autoefficacia, sulla resilienza. Lo stato di forma va
e viene; con l’impegno, la passione e la determinazione si riesce a stare in
forma il più a lungo possibile cercando di durare fino all’obiettivo ambito,
così come anche le crisi vanno e vengono e si può cercare di essere pazienti,
fiduciosi, rimodulare lievemente gli obiettivi.
Un messaggio rivolto agli organizzatori di gare?
“Agli organizzatori di una gara direi di togliere i cancelli orari. So che non
è possibile per certi tipi di gara ma se non ci fossero, soprattutto nelle gare
di trail ma comunque in generale, si correrebbe più rilassati e con meno
rischio di farsi male. That’s it. Scusa se mi sono dilungata e grazie per l’opportunità.”
Un grazie a Barbara per la sua
disponibilità a raccontarsi, molto utile per coloro che fanno sport per avere
notizie e informazioni sull’approccio alle gare e allo sport in generale e
interessante anche ai professionisti del settore quali allenatori,
nutrizionisti, dirigenti, organizzatori, psicologi conoscere le esigenze e le
modalità di approccio allo sport da parte dei vari atleti.
Barbara è menzionata nel mio libro “Sport,
benessere e performance”.
Un’intervista a Barbara è riportata nel mio libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. Lo stesso autore ha partecipato a questa gara sperimentandosi e comprendendo cosa significa fare sport per tante ore, andando incontro a crisi da superare, mettendo in atto strategie per andare avanti e portare a termine la competizione.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
21163@tiscali.it +393804337230
Psicologo,
Psicoterapeuta
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