Matteo Simone
La vita è fatta di esperienza e di incontri; si apprende sempre dalle esperienze professionali e sportive; attraverso le relazioni si approfondisce sempre di più la conoscenza di se stessi e degli altri.
Dietro ogni esperienza ci sono
tante altre esperienze parallele e opportunità di mettersi in gioco o di
incontrare vecchi o nuovi amici. Si porta a casa sempre qualcosa di importante,
nuovi strumenti e consapevolezze.
Sono
partito per frequentare un "Workshop Resilience" e mi è stato chiesto
di presentare il mio libro "Sviluppare la Resilienza" passando
dall'altro lato della cattedra con vero piacere, mettendomi in gioco e non
preoccupandomi della difficoltà della lingua con la consapevolezza che potevo
fidarmi delle mie esperienze e competenze.
Un vero piacere incontrare l'amico ultrarunner Matteo Nocera che ringrazio per la sua cortesia e generosità e riporto di seguito una sua descrizione attraverso sue risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.
Un vero piacere incontrare l'amico ultrarunner Matteo Nocera che ringrazio per la sua cortesia e generosità e riporto di seguito una sua descrizione attraverso sue risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell’attività fisica? “Come tutti i bambini un semplice avviamento allo sport da parte dei genitori accompagnato sicuramente da una mia passione innata...che poi man mano visto i risultati è divenuta sempre più una cosa seria … un lavoro.”
Funziona
così, qualcuno ti fa scoprire uno sport, di solito i genitori, o l’insegnante
di educazione fisica, se c’è passione, si continua, si è disposti ad allenarsi
ed a continuare a fare sport, Poi se ti accorgi di essere un talento, aumenta
la motivazione e scatta la voglia di fare l’atleta professionista, facendo della
passione sportiva un lavoro.
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere? “Al mio
benessere ha contribuito solo lo sport, l’amore per lo sport… poi chiaramente
le soddisfazioni nel vedere le persone care, la famiglia, i genitori su tutti
soddisfatti e felici per i risultati ottenuti.”
Lo
sport ti permette di sperimentare
benessere se c’è passione per quello che fai, se sperimenti la performance, se
le persone che ti circondano ti sostengono nella tua passione e fanno il tifo
per te.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere?
“Il mio primo allenatore e i miei genitori su tutti.”
Cosa pensano familiari e amici della tua attività
sportiva? “Sanno che posso stupirli
ancora… in fondo… anche se molte volte è difficile starmi dietro.”
Un episodio curioso o
divertente della tua attività sportiva? “La mia prima
gara, Rivisondoli 1988, avevo 11 anni e non ero allenato, né mai avevo
partecipato a una gara di ciclismo (facevo atletica leggera). Beh, partecipai
a una cronoscalata con una bmx molto più grande della mia altezza e molto
molto pesante… soprattutto in salita… gli altri bimbi ovviamente correvano
e avevano bici da corsa… a me mancavano anche i freni… ma era tutta in
salita, non ne avevo bisogno…! Vinsi per distacco. Da lì iniziò una piccola
storia sportiva che va ancora avanti.”
Se
scopri di aver talento puoi proseguire allenandoti duramente e credendoci per
diventare campione.
Cosa hai scoperto del tuo
carattere nel praticare attività fisica? “Che mi piace
andare in fondo alle cose. Oppure non le faccio proprio.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche hai dimostrato di possedere?
“Credo decisione, essere caparbio quando vuoi
raggiungere a tutti i costi un obiettivo.”
Che
significa per te praticare attività fisica? “Finalizzare
alla vittoria.”
Quali sensazioni sperimenti
facendo attività fisica? “Fatica, tanta fatica.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi
fare attenzione nella pratica della tua attività fisica? “Stare bene fisicamente, l’alimentazione, il riposo.”
Proprio
ieri si parlava con Nocera della sua competitività nello sport, della sua determinazione
nel condurre le gare, dei problemi di allenamento in orari adeguati, l’alimentazione
corretta e la consapevolezza delle proprie capacità e possibilità, giorno per giorno.
Per diventare campione e per consolidare la posizione di leader nello sport è
importante considerare non solo il duro e costante allenamento fisico ma
diventano importanti anche l’alimentazione sana e calibrata per l’individuo,
per l’allenamento, per la gara e diventa ugualmente importante il sapersi
gestire, i riposi, recuperi.
Quali condizioni fisiche o
ambientali ti ostacolano nella pratica dell’attività fisica? “Quasi nulla, mi adatto. Cerco di superarle considerando tutto come un
avversario da battere prima mentalmente e poi con l’applicazione fisica.”
Il
primo avversario da battere è se stessi, a volte ci si sente insicuri, non si
crede sufficientemente in se stessi, si pensa che l’obiettivo sia
irraggiungibile, ed allora il primo lavoro da fare è mentale, vedersi
vincitore, sconfiggere le credenze negative, e poi la strada diventa più
percorribile.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa
continuare a fare attività fisica? “Mollare, si
alcune vicissitudini della vita… continuare? Mia moglie i miei figli e il mio
papà.”
Un
messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi all’attività fisica? “E’ molto personale, non so, deve partire fa te, poi possiamo parlarne.”
Matteo
Nocera ha perso il papà da pochi giorni e lo ricorda sempre come la persona che
lo accompagnava e lo seguiva alle gare e che voleva che lui facesse sport. Sembra
esserci dietro Matteo Nocera una grande squadra fatta di persone attente e
pronte a sostenere, consigliare, incoraggiare, proteggere un grande atleta,
complimenti ancora.
Ti consigli con un team? Amici?
“Sì, il mio team mi sta aiutando tanto… anzi colgo
l’occasione per salutare tutti i miei compagni di squadra della Napoli Nord che
mi hanno sempre sostenuto.”
E’ cambiato nel tempo il
tuo modo di preparati a gare importanti? “Mia moglie
Concetta mi aiuta tanto dal punto di vista della gestione fisica e delle
gare… è una fisioterapista e mi tratta lei da questo punto di vista.”
Correre
un’ultramaratona significa organizzarsi fisicamente e mentalmente a fare sport
per un periodo prolungato di tempo, si tratta di un approccio basato sulla
pazienza, sull’attesa senza fretta, sul focalizzarsi sul momento presente considerando
che l’arrivo, il termine della gara è in là nel tempo, quindi no panico, non
problema ora, si gode il percorso verso la meta serenamente sperimentando un
mondo di sensazioni e disposti anche a incontrare, affrontare, gestire le
eventuali crisi che arrivano e che poi se ne vanno.
Ritieni utile la figura dello
psicologo dello sport prima di una gara importante? “È soggettivo, io (e non
per campanilismo…) ho trovato molto utile alcuni passaggi del libro ‘Ultramaratoneti
e gare estreme’ scritte da uno psicologo che ho avuto il piacere di conoscere a
Roma. Lo ringrazio per tante piccole cose e credo che bisogna saper leggere tra
le sue parole…! Forse sono un po’ di parte… grazie Matteo.”
Un'intervista a Matteo Nocera è riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni
Psiconline.
Nell'ambito della 20 Rassegna
dell'Editoria Abruzzese, sabato 30 novembre 2019, alle ore 16, presso il
Circolo Amiternino in Piazza Garibaldi a Pescara, Matteo Simone, Psicologo
dello Sport e autore del volume "Maratoneti e Ultrarunner" ne ha parlato con il pubblico e con Massimiliano Di Liborio, Psicologo dello Sport e membro
del Direttivo dell'Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e
dell'Esercizio (AIPS).
Una occasione per parlare dei
contenuti del libro ma anche di quello che, da un punto di vista psicologico,
significa impegnarsi in attività sportive estreme come le ultramaratone.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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