martedì 23 aprile 2019

Laura Fagan, trail running: La testa fa molto, forse anche più delle gambe

I limiti sono prevalentemente mentali, non fisici
Matteo SIMONE

Si è sempre in tempo per salire sul treno dello sport che fa sperimentare sensazioni ed emozioni particolari, soprattutto se si pratica uno sport all’aria aperta e in ambienti naturali. 

Di seguito, Laura racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dello sport?Ho sempre praticato attività fisica, di diverso genere, fin da bambina. Ho iniziato a 5 anni con ginnastica artistica, finendo a 17 per motivi di studio. Sono sempre stata una persona attiva praticando abbastanza regolarmente palestra, spinning e corricchiando ogni tanto su asfalto. La pratica del trail running è iniziata totalmente per caso, esattamente un anno fa. All’epoca il mio compagno esercitava questo sport a livello agonistico. Lo odiavo anche un po’ sto sport perché non ci permetteva di stare molto assieme, ma lo seguivo non appena potevo. E quel mondo ha iniziato ad affascinarmi sempre di più, per la sua genuinità, la semplicità delle persone, la gioia e l’amicizia che le unisce. Cosi, in un weekend di Aprile in cui lui era all’estero per una competizione importante alla quale io non ero potuta andare, ho deciso, dal nulla, di fare la mia prima gara. 
Non è stato un inizio proprio facile, considerando il grado di difficoltà di quella gara, ma è stato amore a prima vista. Mi sono iscritta ad un’associazione e con la mia squadra ho iniziato ad allenarmi regolarmente. La corsa fa ora parte integrante della mia vita. Non corro per ambire a chissà quali risultati: non potrei mai considerare il trail running un’attività principale nella mia vita, dovendo coniugare un lavoro full-time e i miei doveri di mamma, ma cerco di trovarmi quasi quotidianamente un’ora tutta mia per andare a correre e staccare la mente da tutto e da tutti.

Succede che si inizia a praticare sport per provare, per seguire un amico, un compagno, un marito e poi il resto viene da solo, la pratica di uno sport permette di sperimentare un senso di libertà, di spensieratezza, si fa parte di un mondo di persone che faticano per staccare la spina e per scoprire proprie risorse e capacità tenute nascoste per tanto tempo.
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere nella pratica dello sport?Pratico sport per trovare un mio benessere, non solo fisico ma soprattutto mentale. Quando sono sopraffatta dai pensieri e dai problemi, magari è difficile trovare la giusta motivazione per infilare le scarpe da running ed uscire. Ma una volta iniziato a correre, la mente si libera e di colpo tutto ne beneficia. E’ per questo che adoro andare a correre prestissimo al mattino: perché la corsa mi dà l’energia necessaria per affrontare tutta la giornata.”

Di solito fanno notizia solamente atleti che vincono gare, che diventano campioni, che sponsorizzano prodotti e aziende ma sarebbe interessante ascoltare atleti comuni che trasmettono valori importanti dell’attività fisica come un corretto stile di vita, come una sorta di autoterapia, uno strumento di benessere psicofisico.
Chi ha contribuito a indirizzati a uno sport?Da bimba sicuramente una parte importante l’hanno svolta i miei genitori. Da adulta ho deciso di mia spontanea volontà di continuare con lo sport, dapprima per ritornare in forma dopo la gravidanza, ora per scaricare la tensione e lo stress che accumulo durante il giorno, piuttosto che scaricarlo sulle persona. Frequentare il modo del trail per lavoro e per seguire alcuni amici che già correvano ha fatto sì che mi avvicinassi a questo sport un anno fa, e da quel momento non ne posso più fare a meno.”

A volte è difficile coltivare una passione per mancanza di tempo o per pigrizia ma poi ci si rende conto che coltivare una passione come uno sport può diventare un investimento di tempo che procura benessere e azzera lo stress che si accumula nel corso della giornata.
Qual è stata un’esperienza sportiva dove hai sperimentato le emozioni più belle?Ho iniziato a praticare trail running ad Aprile dell’anno scorso, quindi non ho fatto tantissime gare. Ma senza dubbio la mia prima Transcivetta, in coppia, è stata l’esperienza che ora come ora porto più nel cuore. Il condividere la fatica, ma soprattutto la gioia di tagliare il traguardo, assieme alla persona che ami, è un’esperienza bellissima, che avvicina e arricchisce. Le gare a coppie non sono per tutti: non è facile essere in sintonia, aspettarsi, aiutarsi, spronarsi. Ho visto scene da paura tra marito e moglie. Fortunatamente per noi è stata un’esperienza super positiva, che in quel momento ci ha uniti molto.”

Lo sport prevede un impegno fisico e mentale e se si tratta di uno sport di squadra o di coppia bisogna anche saper stare in relazione sperimentando sintonia e complicità per condividere il percorso e arrivare al traguardo senza stress ma con un lavoro di squadra che prevede anche un rispetto reciproco e un’elevata consapevolezza delle proprie e altrui caratteristiche, qualità e risorse personali interne.
Quale è stato un tuo momento difficile nello sport?
Fortunatamente fino ad ora (ma ripeto, ho iniziato davvero da poco) non ho ancora avuto momenti difficili. Temo però che capiterà presto, anzi prestissimo, visto che fra 15 gg. dovrò cimentarmi nel mio primo trail da 48 km e per il momento non mi sono mai spinta oltre i 35km.

Sembra che Laura nel giro di poco tempo possa diventare un’atleta ambiziosa nel partecipare a gare sfidanti e chissà se un domani non voglia essere sempre più competitiva e cercare di salire su qualche podio prestigioso, come si dice l’appetito vien mangiando e se c’è una forte passione, motivazione e impegno si può arrivare ontani sperimentando anche performance e successo.
Quale tua esperienza sportiva ti può dare la convinzione di potercela fare nella vita?Credo che ogni qualvolta il chilometraggio in gara aumenta, la convinzione di potercela fare nelle sfide di tutti i giorni aumenti anch’essa. Iniziare con 5 k, passare ai 10 k, cominciare a pensare ai 20 k e riuscire a portare a termine (per il momento) una gara da 35 k, mi fa capire che la testa mi può permettere di raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo, anche quelli più ambiziosi, non solo nella corsa, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni.

E’ proprio vero, una cosa tira l’altra, più ci si mette in gioco e più si apprende dall’esperienza, più si riesce in qualcosa e più incrementa la fiducia in se stessi di poter fare qualcosa di più importante e sfidante, lo sport diventa davvero una ottima palestra di vita per tutti.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?Il terzo tempo dopo le gare……il ritrovarci tutti assieme dopo tanta fatica, dimenticandola quasi subito. Parlare della gara davanti ad una birra, delle difficoltà incontrate, delle sensazioni provate in corsa. C’è anche un aspetto un po’ meno serio che fa da contorno all’attività sportiva. Ed è questo che rende il tutto molto “leggero” come dovrebbe essere al mio livello.

In effetti lo sport permette di apprezzare la ciclicità dell’esperienza che prevede non solo fatica e impegno, ma anche partenze e arrivi, gioie e soddisfazioni, sconfitte e vittorie, infortuni e rinascite e la condivisione aiuta ad attraversare sia i momenti più felici e che quelli di eventuali crisi, insieme è sempre molto meglio per esultare o per aiutarsi.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport?Libertà, gioia, fiducia in me stessa e amicizia, che non è una vera e propria sensazione, ma è un dono prezioso che ho ricevuto da quando ho iniziato a frequentare questo mondo. Con alcuni miei nuovi ‘compagni di viaggio’ si sono sviluppati legami fortissimi, che vanno oltre alla corsa, che sembrano avere radici più lontane, e che mi stanno arricchendo moltissimo.”

Praticando sport che prevede fatica e a volte anche crisi, ci si trova a considerare gli amici di avventura come persone vicine e comprensive, si abbattono barriere culturali e tutto diventa più veloce nella conoscenza interpersonale.
Quali sono le difficoltà e i rischi nella tua attività sportiva? A cosa devi fare attenzione?Praticando uno sport di montagna, i rischi e le difficoltà sono principalmente quelli relativi a qualsiasi attività fisica in un ambiente un po’ sconosciuto, che va sempre rispettato. Temo le discese tecniche: mi sono già rotta un braccio due anni fa, e quindi la prudenza è sempre in prima linea, anche se questo significa rallentare dove gli altri di solito recuperano. Personalmente ho ancora difficoltà nel gestirmi con l’alimentazione durante le gare: mangio quando lo richiede il mio corpo, ma a quel punto è già troppo tardi, e vado spesso in difficoltà.

Non si finisce mai di imparare e apprendere dall’esperienza diretta, incrementando sempre più la consapevolezza di se stessi, delle proprie criticità e fragilità ma anche dei propri punti di forza.
Cosa ti fa continuare a fare attività sportiva?La corsa mi fa sentire viva, mi fa stare Bene. Quel Bene con la B maiuscola, che non è facile da trovare oggigiorno. Una sensazione profonda che mi fa star bene poi anche con tutto il resto che mi circonda. Mi aiuta a trovare un equilibrio interno che prima non avevo. E mi dona sempre nuovi obiettivi e stimoli: senza mi annoierei.”

A volte lo sport diventa un’esperienza mistica, una sorta di elisir di benessere che si scopre durante la propria esistenza che chi è al di fuori non può comprendere ma ascoltare queste parole almeno stimola l’attenzione e forse qualcuno è tentato di provare ad affacciarsi a questo mondo considerato privilegiato e salutare.
Come hai superato eventuali demotivazioni, calo di rendimento, pigrizia, infortuni?Ho una grande forza di volontà e quando mi sento in difficoltà difficilmente mollo. Sicuramente diminuisco il ritmo e cerco di dosare le poche forze rimaste nel migliore dei modi, con un unico obiettivo: tagliare il traguardo. Il tempo in quel momento passa in secondo piano. Ma devo dire che il supporto psicologico che ricevo dai miei compagni di squadra che in quel momento fanno la gara con me è fondamentale. Ed è molto bello aver affianco delle persone che credono in te e che ti spronano a continuare. Ti fa sentire comunque forte. L’infortunio al ginocchio che ho da poco avuto psicologicamente mi ha abbastanza demoralizzata ma è arrivato in un momento dell’anno in cui non rischiavo di compromettere nulla, quando solitamente un po’ di riposo ci sta, in vista dell’avvio della nuova stagione. Quindi dopo un primo momento di ‘sbattimento’ mi sono messa sotto con fisioterapia, palestra e cure specifiche, per poter arrivare alla prima gara in calendario in buona forma. Ed è andato tutto bene.”

Prima di rispondere alle mie domande Laura si è presentata come una comune mortale che pratica sport senza definirsi atleta ma le parole che scrive sembrano provenire da un atleta quasi professionista, tenace, determinata, con le idee chiare, con un chiaro programma degli obiettivi, con la voglia di rimettersi in gareggiata al più presto, uno spirito competitivo e battagliero, quindi staremo a vedere nei prossimi mesi: Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Quello che noto è che i bambini, fin da piccoli, prendono lo sport troppo seriamente, spinti magari da genitori troppo esigenti che a volte riversano sui figli la frustrazione di non aver loro stessi raggiunto risultati importanti nello sport. Ecco da mamma mi schiero contro a questo atteggiamento. A mia figlia cerco di trasmettere questo messaggio “Lo sport deve essere un ‘mezzo’ per stare bene con te stessa, fisicamente e mentalmente, per provare emozioni positive che ti aiuteranno ad avere successo nella vita privata ma anche professionale e a non abbandonare mai di fronte alle difficoltà che la vita prima o poi ti porrà di fronte. Ma soprattutto ti permetterà di conoscere persone belle, con le quali potrai instaurare rapporti veri, autentici, duraturi che ti arricchiranno in primis come persona e chissà, anche come atleta”.”

La pratica dello sport aiuta a non mollare nelle avversità o nelle crisi e si apprende a gestire situazioni e periodi poco positivi e questo diventa un allenamento anche per affrontare la vita di tutti i giorni lavorativa, familiare, relazionale, un allenamento per sviluppare sempre più resilienza, per non mollare ai primi ostacoli ma per trovare sempre almeno una soluzione per ogni problema che si incontra: I tuoi familiari e amici cosa dicono circa la tua attività sportiva? “Non tutti comprendono questa mia passione. Mi definiscono matta a svegliarmi alle 5 di mattina per farmi 10 km, anche d’inverno, o sotto la pioggia. Mia mamma poi, che crede di avere ancora una bimba da accudire nonostante i miei 37 anni, immancabilmente ogni domenica mi manda un msg ‘mi raccomando se vai a correre, sta attenta e non fare troppa fatica’. Se non si prova non si può capire cosa ti spinge a fare tutta quella fatica, per correre 3-4 ore immersa nella natura. Ora che sto allungando, gli amici di lunga data dicono che sono pazza a non accontentarmi di distanze più corte, magari in pianura, ma mi conoscono e sanno che la Fagan un po’ pazza lo è, nella corsa cosi nella vita, e mi appoggiano comunque. La cosa bella ora è che questa passione la condivido con tanti nuovi amici, quindi siamo pazzi tutti assieme e questa è una cosa bellissima.”

In effetti lo sport fa sperimentare fatica ma si tratta di una fatica benigna che rafforza, che diventa una compagna di viaggio perché solo attraversando la fatica si può ottenere qualcosa, ogni cosa bisogna guadagnarsela e faticarsela altrimenti si può decidere di stare al sicuro in zona di confort senza pretendere cose speciali e straordinarie: Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica? “Nella vita ho dovuto ahimè affrontare diversi momenti difficili. Ma la mia grande forza di volontà, la mia tenacia, il mio non mollare mai, hanno fatto sì di essere riuscita a superare anche i momenti più bui in maniera positiva. Credo di aver semplicemente avuto la conferma della mia tenacia nella ricerca di traguardi che potrebbero sembrare quasi impossibili per una persona come me; ma diciamo che fino ad ora difficilmente mi sono arresa anche quando la stanchezza avrebbe potuto prendere il sopravvento, e questo sia in corsa che nella vita.”

La corsa per diverse ore in orari insoliti in una natura che può riservare sorprese può essere considerata una pazzia ma una pazzia che a volte può dare un senso a un vivere vero e più autentico anziché stare in sicurezza dentro le mura di casa considerate sicure e protettive: Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport e dell’esercizio? Per quali aspetti? “Credo che a certi livelli, vedendo anche l’esperienza di persone a me molto vicine, la figura di uno psicologo sia davvero importante. Chi si cimenta in lunghe distanze, non deve essere preparato solamente a livello fisico: i limiti sono prevalentemente mentali, non fisici. La testa fa molto, forse anche più delle gambe. Bisogna essere liberi da altri pensieri e bisogna essere preparati mentalmente alla fatica, ai problemi che possono sorgere durante una gara lunga. L’appoggio di qualcuno che ci insegni come gestire le difficoltà è a mio avviso fondamentale, per poter liberare la mente ed allontanare i pensieri che possono intaccare il lavoro fisico svolto o la prestazione in gara.”

A volte la mente fa brutti scherzi, può remare contro con sabotatori interni che intaccano la fiducia personale e diventa importante un lavoro di autocontrollo e gestione di eventuali incertezze, dubbi, paure per sentirsi in grado di mobilitare energie per raggiungere propri obiettivi a coronamento di un duro lavoro di preparazione per la gara meta: Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Quali sono i sogni realizzati e da realizzare? “Quest’anno mi sono posta due traguardi importanti ed ambiziosi, almeno per me, che ho appena iniziato: la ‘Due Rocche’ che si terrà fra pochissimo, il 25 Aprile, un evento della mia zona che attira più di 6000 partecipanti, evento che sento un po’ mio essendo anche sponsorizzato dall’azienda per cui lavoro, e la Cortina Trail: due gare entrambe di 48 km con un dislivello di 2300/2600 mt. Che Dio me la mandi buona!”

Laura sembra essere modesta ma ambiziosa, ora che ha provato il mondo trail è immersa nelle sue attività di allenamento alla ricerca di gare sempre più sfidanti per alzare l’asticella delle difficoltà e sperimentarsi con le opportune precauzioni e attenzioni: C'è una parola o frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci ed impegnarti? “C’è una frase tra tutte che ho fatto mia, ed è quella di Marco Olmo che ho avuto l’onore di conoscere e con il quale ho scambiato due parole. La frase è la seguente: ‘Nella corsa gli ultimi non sono certo meno degni dei primi. Anzi, per certi aspetti lo sono anche di più. Arrivano fino in fondo correndo molte ore in più di quelli che sono in testa. Arrivano fino in fondo anche se sanno fin dall’inizio che non avranno mai una medaglia al collo’. Ecco è così che mi sento. Ed è questo che mi fa comunque dire ‘Brava Laura’ dopo ogni traguardo tagliato.”

Che dire! Brava Laura, bella testimonianza, belle intenzioni, non ci resta di stare a vedere quello che succederà sembrano esserci i presupposti per aspettarci che il meglio debba ancora venire.

Matteo SIMONE
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
https://www.ibs.it/ultramaratoneti-gare-estreme-libro-matteo-simone/e/9788874189441

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