Matteo
Simone
Gli ultrarunner vengono considerati fuori dal normale, fuori dall’ordinario, fare tanti chilometri di allenamento e di gare nelle condizioni più estreme sia climatiche che di dislivelli. Infatti famigliari ed amici si preoccupano per loro, e sconsigliano la loro pratica.
Tanti pensano che gli ultrarunner
andrebbero incatenati, gli dovrebbero mettere una camicia di forza per star
fermi.
Anche
Vincenza Sicari una ex maratoneta ora a letto quasi paralizzati viene
considerata matta perché vorrebbe trovare una cura alla sua malattia ma è
difficile, si tratta di una malattia rara e complicata che richiede un
dispendio economico elevato e in Italia si fa difficoltà ad aiutarla, a
fornirle le cure pertanto si dovrebbe rivolgere all’estero, ma è molto più
semplice zittirla dicendole che è malata come tanta maratoneti ha già corso
tanto in passato allenandosi per le maratone e facendo allenamenti di 220 km al
giorno.
Ma
i runner e gli ultrarunner sono con Vincenza e vorrebbero farla correre con
loro, e se adesso è inchiodata in un letto di ospedale, la fanno correre nel
loro cuore e nei loro pensieri dando voce alla sua richiesta di aiuto e
invitando gente a raccogliere fondi per cercare di trovare un rimedio
all’estero per le sue cure.
Gli amici inizialmente considerano l'atleta fuori di
se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del
carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di
lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di
essere amici e raccontando in giro le gesta, così a volte sono considerate, dei
propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile,
extraterrestri.
Di seguito alcune testimonianze di ultrarunner che rispondono alla
domanda: Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
Angelo Fiorini: “I miei famigliari,
moglie e figli, sono stati contenti di questa mia nuova attività fino a quando
si trattava di allenarsi al parco, fare una corsa salutare, hanno accettato
anche la voglia poi di fare qualche garetta, fino alla mitica maratona di Roma,
guardandomi come un extra terrestre, ma quando ho iniziato l’avventura da
ultramaratoneta sono stati subito contrari prendendomi per matto.”
Gianluca Di Meo: “Che sono matto, irresponsabile.”
Monica Testa: “Amici pensano che sia matta ma provano tanta ammirazione, famigliari che sono matta solo il marito capisce.”
Armando Quadrani: “Ricordo che quando iniziai a corricchiare le prime garette c'era chi mi credeva matto e chi non mi credeva affatto. Dicevano: ‘mo' corre pure lui, se...vabbè’. Adesso costoro hanno iniziato a corricchiare.”
Andrea Boni Sforza: “Spesso pensano che sia una pazzia o uno spreco, per loro sono uno ‘sfigato’, ma per le persone ‘normali’. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo vale più di tutto.”
Marco Stravato: “Molti amici pensano
che io sia matto, forse che voglio dimostrare loro che sono più bravo, più
forte, altri mi ammirano, in pochi vogliono vivere queste
esperienze con me.”
Ciro Di Palma: “All’inizio
mi davano del pazzo. Adesso sono i miei primi tifosi.”
Michele Belnome: “Che sono un folle. Che non ha senso.”
Mena Ievoli: “Mio marito e mia figlia dicono
che sono matta, alcuni amici la stessa cosa altri mi chiedono come faccio a
farlo e alcuni mi ammirano.”Gianluca Di Meo: “Che sono matto, irresponsabile.”
Monica Testa: “Amici pensano che sia matta ma provano tanta ammirazione, famigliari che sono matta solo il marito capisce.”
Armando Quadrani: “Ricordo che quando iniziai a corricchiare le prime garette c'era chi mi credeva matto e chi non mi credeva affatto. Dicevano: ‘mo' corre pure lui, se...vabbè’. Adesso costoro hanno iniziato a corricchiare.”
Andrea Boni Sforza: “Spesso pensano che sia una pazzia o uno spreco, per loro sono uno ‘sfigato’, ma per le persone ‘normali’. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo vale più di tutto.”
Anche per Vincenza Sicari la stessa storia, se la medicina non ha rimedi
la paziente è matta, la malattia è nella sua testa, solo così si può congedare
una persona che costerebbe tantissimo al Servizio Sanitario, è meglio zittirla,
rinchiuderla, è più facile e meno dispendioso un Trattamento Sanitario
Obbligatorio, la sua cura non dipende dalla medicina ma dallo stesso paziente.
Vincenza deve trovare in se stessa le risorse, le capacità per aiutarsi. Ed
allora intervengono i suoi amici runner, altri matti e solo loro possono
comprendere la sofferenza, il dolore, il senso di rabbia e di impotenza di
Vincenza e così fanno di tutto per aiutarla nella loro pazzia contagiosa.
Ancora alcune testimonianze degli
ultrarunner.
Mario
Connor: “Dicono che sono matto.”
Efisio Contu: “Che sono un pazzo
ma mia moglie e miei figli sono orgogliosi.”
Luca
Pirosu: “Pazzo per i familiari, un piccolo eroe per gli amici.”
Marco
Gurioli:
“Ma
si dividono fra chi mi ammira e chi mi crede un po' matto.”
Domenico Martino: “Familiari e amici mi
sono vicino alcuni amici sono un punto di forza mi chiamano spesso in gara
mandano messaggi qualcuno dice che sono pazzo...…..hahaha.”
Matteo Colombo: “Anche se mi considerano
un pochino ‘matto’, spero e mi auguro che
in fondo siano fieri ed orgogliosi… anzi ne sono sicuro !!!
Sara Paganucci: “I miei familiari pensano
che sono pazza ma vedono che sono più tranquilla e soddisfatta quando corro.
All'inizio erano un po ‘gelosi’ del tempo che sottraevo loro, adesso mi seguono
e mi sostengono nelle gare.”
Marco Gombia: “Per ora che
sono semplicemente un pazzo masochista.”
Mauro Marchi: “Che sono fuori di testa.”
Germano Dotto: “Follia.”
Andrea Borgiani: “Che sono matto.”
Franco Magliano: “Che sono pazzo e che loro si stancherebbero
a farli con la macchina tutti quei km che io faccio di corsa.”
Giovanbattista Malacari: “Che
sono letteralmente fuori di testa.”
Nonostante
vengano considerati matti per la corsa, un grande cuore ed una elevata
sensibilità dimostrano di avere i runner e gli ultrarunner, se una di loro ha
un problema, basta dar voce al problema e si cerca di trovare una soluzione e
tante possono essere le soluzione ma il fine è unico aiutare Vincenza che per
il momento sta male, di un male che appare raro, quasi inspiegabile dalla
medicine e richiede ulteriori accertamenti e cure adeguate possibilmente
all’estero come spesso avviene.
E
allora che fare per una persona che sta male, ognuno ha i suoi problemi, ognuno
ha qualcuno in famiglia o un amico o un conoscente che sta male, ma il popolo
dei runner, me compreso, si attiva perché quando un atleta si impegna nello
sport, fa sacrifici per ottenere risultati, ci rappresenta nelle manifestazioni
Internazionali e Mondiali come le Olimpiadi, allora tocca anche a noi fare
qualcosa per qualcuno, è ora di attivarsi ognuno con le proprie modalità e possibilità,
senza se e senza ma.
Gli
ultrarunner della UltraMilano-Sanremo si sono attivati per Vincenza Sicari. Così scrivono
sulla raccolta fondi della rete del dono: “La nostra
storia di atleti parla di salite, di sudore, di fatica e di sfide. Ora possiamo
affrontare tutti assieme un’altra sfida, ancora più grande e ancora più
importante. Correre assieme a una di noi che oggi ha bisogno del nostro aiuto. La
maratoneta olimpionica Vincenza Sicari
dal 2013 soffre di un grave disturbo neuromuscolare difficile da
diagnosticare e curare e ha bisogno di un aiuto per affrontare questa sfida.
Noi atleti di UMS, in occasione dell'edizione 2016 dell'ultramaratona no stop
più lunga d'Europa, che si terrà dall'8 al 10 Aprile, corriamo assieme una gara
nella gara: raccogliere fondi in favore di Vincenza per finanziare la ricerca e
spedire le sue biopsie all’estero".
Ecco
un pensiero per Vincenza di uno dei tanti donatori: “Vorrei fare di più, vorrei
anche abbracciarti, stringerti ed accarezzarti, vorrei farti comprendere quanto
questa storia non è solo la tua ma anche la mia e quella di tanti altri”.
Si parla di Vincenza sicari nel libro Lo sport delle donne. Donne sempre più
determinate, competitive e resilienti – 8 ottobre 2018 di Matteo Simone
(Autore).
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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