Matteo SIMONE, Psicologo
“La corsa porta un messaggio. Quando non
viene espresso prima di partire, viene spesso colto lungo la strada…E quando
arriva, allora il tuo passo diventa lucido” (Daniele Baranzini)
“La corsa porta un messaggio. Quando non viene espresso prima di partire, viene spesso colto lungo la strada…E quando arriva, allora il tuo passo diventa lucido” (Daniele Baranzini)
Questo libro esprime il senso o il “non senso” della corsa nelle lunghe distanze, il concetto della corsa per molte ore o per tanti chilometri.
Daniele scrive la sua vision onirica della corsa lunga e Matteo la cerca nelle parole dei suoi racconti.
Matteo è l'archeologo, Daniele è l'antica città dei sogni.
Il mondo dell'ultramaratona, viene "visitato" da Matteo come un interprete delle storie vissute da un attore che corre, Daniele.
Daniele e Matteo dialogano a distanza sul quello che è il senso dell'ultramaratona: la lunghezza, il tempo, la fatica, la gioia, il dolore, per alcuni anche una “lucida pazzia”.
Daniele è pura corsa, senza corsa non può esistere. E alla fine questo ragazzo diventa corsa infinita e interminabile, l'ultramaratona.
Daniele è semplicemente uno strumento, uno dei
tanti...che accoglie nella sua corsa i desideri e la forza vitale di tutti
quelli che provano l'avventura della corsa nelle lunghe distanze.
A Daniele piace giocare, con le parole, con l’azione, con i pensieri, è
una sorta di giocoliere equilibrista che riesce sempre a cavarsela, a restare
integro, a sgattaiolare da ogni situazione che sta per diventare intrappolante,
pericolosa, esageratamente al limite. Questo suo adattarsi lentamente e
gradualmente al limite gli permettono di osare, cavandosela sempre con una
sorta di sorriso rivolto a se stesso, agli altri, al mondo intero. E’ come
sfidare la morte, l’ignoto, lo sconosciuto, cercando di avvicinarsi il più
possibile per prenderne confidenza,
La motivazione ad essere ultramaratoneta è la
scoperta del mondo da un punto di vista privilegiato afferma, in effetti
attraverso le sue esperienze estreme ha modo di contattare sensazioni forti e
diversificate che nutrono la sua voglia ingorda, insaziabile di sensazionalità.
Sperimenta abitualmente l’esperienza del limite
nelle sue gare: “Il limite fisico l’ho superato, ho una specie di capacità di
dissociazione tra vie del dolore e stato di consapevolezza, le riesco a
separare, ma è un’arma a doppio taglio, perché si può morire. Il limite umano non sono mai riuscito a
passarlo, solo allucinazioni e basta.”
Daniele racconta dei suoi passi, percorsi,
chilometri. Si perde per ritrovarsi, per scoprire, per notare paesaggi ma anche
e soprattutto il suo paesaggio interiore. Ha scoperto questa modalità di
correre infinitamente per scoprirsi, per incontrarsi con se stesso.
"Sono enucleate le massime e le minime
sensazioni che si provano nel praticare questo sport e la voglia di correre che
viene inculcata anche in altri, per trovare stimoli e motivazioni, atti ad
emozionarsi e, quindi, a realizzarsi.
Daniele volge la sua mente a qualche
chilometro di corsa per allenarsi, riesce ad essere performante al lavoro e a
fantasticare, pregustando la piacevolezza della corsa per scoprire ambienti
nuovi e, in particolare, provare sensazioni personali interiori (come il
respiro più forte, il cuore che batte) sebbene la stanchezza e la fatica lo
gravino.
Visioni peculiari dell’ultramaratoneta sono
strade, percorsi, sudore, fatica, amici ed avversari di gare che lo aiutano ad
andare avanti e ad affrontare situazioni sempre più difficili.
Anche
il suo estro poetico occupa una parte importante nel momento in cui in forma
diaristica compone liriche pertinenti la competizione.
Sebbene abbia sopportato momenti di panico,
paura, incertezze con rischi, pericoli e problemi di salute, tuttavia,
apprezzando ancor di più la vita e rafforzandosi nella resilienza è pronto a
rialzarsi e a ricominciare consapevole del suo passato, l’avventura con la
corsa, perché in tal modo si sente vivo, attivo e con approccio meditativo.
L’opera è una sorta di fantastico saggio poetico.
L’intento degli autori è di illustrare un particolare vissuto di sport a volte
considerato estremo, ai limiti della umana ragionevolezza. L’opera è frutto di
una sorta di dialogo e corrispondenza tra i due autori. Daniele Baranzini si
racconta attraverso la sua pianificazione e progettazione di lunghe gare da
interpretare e portare a termine e Matteo Simone, come un archeologo, cerca di
entrare nella psiche di Daniele alla ricerca di un senso".
Grazie per l’interesse
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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