Matteo
SIMONE
Per partecipare alla ultramaratona del Gran Sasso devi essere per forza un ultramaratoneta per diversi motivi, perché sei uno che corre una distanza superiore alla maratona, per di più un percorso impegnativo dal punto di vista delle salite e dell’altitudine, per di più in estate, il 30 luglio quando molti runner iniziano ad andare in vacanza o comunque rispettano i dovuti periodi di recupero, perché la vita come lo sport è fatta di cicli, fatica e riposo.
Ma gli
ultrarunner a volte questo se lo dimenticano o rimandano il riposo a data da
stabilirsi. Inoltre bisogna considerare la temperatura in estate e
particolarmente il periodo del 30 luglio dove la temperatura media in gara era
superiore ai 30 gradi centigradi, e pertanto i partecipanti della 50km del Gran
Sasso dal primo all’ultimo possono definirsi ultramaratoneti, di seguito Fabio
ci parla di sé raccontando di sé e rispondendo ad alcune mie domande dopo
precisamente alcuni giorni dalla 50km del Gran Sasso dove lui ci ha impiegato
poco più di 4 ore arrivando se non erro 10° mentre io ci ho impiegato 5h43’, ma
siamo entrambi ultrarunner e ci piace questo mondo bizzarro, straordinario,
sorprendente e affascinante.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o
sempre un comune sportivo?
“Assolutamente sempre un comunissimo sportivo, anche perché i miei risultati
non sono di certo da 'campione'. Penso che comunque ritenersi un campione,
aldilà delle prestazione, sia comunque un approccio sbagliato.”
Ecco il segreto della performance e del successo, prima la passione e la motivazione e poi l’impegno, se vuoi puoi, non ti costa tanto allenarti, lo trovi sempre un tempo e uno spazio per farlo.
Vero, la consapevolezza di quello che si sta facendo per passione e non tanto per fare.
Conferma quello che dico spesso, e cioè che la corsa o comunque lo sport ti rimette al mondo con nuovi obiettivi e nuove direzioni da prendere.
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Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? C’è un altro
sport che vorresti praticare? “Ho giocato a calcio, come quasi tutti,
fino a 20 anni, poi dai 20 anni ho incominciato a correre e non ho più smesso.
No, ad oggi la corsa è ciò che desidero. Non la cambierei per nulla al mondo.”
Hai dovuto scegliere nella tua vita di lasciare uno sport a
causa di una carriera scolastica o lavorativa? “Ho sempre incastrato la corsa nelle
mie attività, prima lavorative e poi scolastiche, dato che ho ripreso gli
studi. A volte a fatica, ma senza saltare mai un allenamento, anche a costo di
uscire ad allenarmi alle 10 di sera. Volere è potere.”
Ecco il segreto della performance e del successo, prima la passione e la motivazione e poi l’impegno, se vuoi puoi, non ti costa tanto allenarti, lo trovi sempre un tempo e uno spazio per farlo.
Che consiglio daresti a coloro che devono fare
scelte importanti nello sport? “Crederci
fino in fondo e ascoltarsi, capire se quello che si sta facendo è passione
oppure solo un passatempo. E se è passione buttarsi. Non rimarrete delusi.”
Vero, la consapevolezza di quello che si sta facendo per passione e non tanto per fare.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere? “Lo sport, la corsa in particolare, mi
ha dato un obiettivo, un sogno in cui credere e a 20 anni, quando non avevo
riferimenti e mi sentivo perso, è venuta a risollevare la mia vita e a farmi
rinascere.”
Conferma quello che dico spesso, e cioè che la corsa o comunque lo sport ti rimette al mondo con nuovi obiettivi e nuove direzioni da prendere.
Riesci a immaginare una vita senza sport? “No, sinceramente no. La corsa è la mia
vita.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci,
integratori? Per quale motivo? “Mangio di tutto, senza eccedere con
carni rosse e prodotti industriali. Sono attentissimo e quasi maniacale nelle
dosi e nella composizione degli alimenti. Penso che gran parte della
performance e del benessere sia riconducibile alla dieta. Uso integratori come
gel energetici, aminoacidi, malto destrine, ma solo in gara.”
Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla performance? “In primis la mia famiglia, che mi
asseconda e mi sprona, e di questo non li ringrazierò mai abbastanza, e il mio
allenatore, Massimo Santucci, in cui mi ritrovo completamente, e a cui
riconosco doti umane fantastiche, penso uno dei pregi più belli che possa avere
un uomo. Per me è essenziale averlo a fianco.”
Fabio
è uno che cura diversi aspetti, prima di tutto la sua passione e
motivazione nello sport e nella corsa in particolare, l’impegno che ci mette
non saltando allenamenti importanti, l’alimentazione che diventa un aspetto
importante soprattutto nelle ultramaratone, dove i serbatori si esauriscono e
si rischia di intaccare non solo zuccheri e grassi ma anche muscoli se
l’integrazione non è adeguata e sufficiente, un allenatore vicino diventa una
persona di riferimento per il sostegno nella decisione delle gare e degli
obiettivi da individuare e pianificare. Massimo Santucci è un riferimento per
tanti altri atleti.
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “Ogni gara porta con se emozioni forti,
se corri con il cuore ogni traguardo è una conquista e ogni gara è quella della
vita.”
Quando
si partecipa ad una gara bisogna star bene con se stessi e con gli altri e
prendere tutto il buono che c’è in una gara dalla preparazione al post gara
portando a casa valige cariche di sensazioni ed emozioni e sempre con nuove
consapevolezze.
Quale tua esperienza ti può dare la
convinzione di potercela fare nello sport o nella vita? “Sinceramente non ho tempi mostruosi da
mostrare, ma ho la convinzione di potercela fare perché lo sento dentro. So che
sembra fantascienza, ma c’è una vocina
dentro di me che mi dice: tranquillo, ce la farai.”
E’
importantissimo essere fiducioso e in pace con se stessi, ciò aiuta ad andare
avanti senza sabotatori con tanta fiducia, grinta e determinazione.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “La mia famiglia ha imparato a 'gestirmi' e a capire che ciò che faccio è necessario per stare bene, e in
questo sono fantastici. Gli amici vedono questa cosa come un’assurdità, ma
posso capirli. Lo penserei anch’io se non la stessi vivendo in prima persona.
Per quanto riguarda la vita, diciamo che ha riempito ogni mio spazio libero,
con il risultato che non ho un minuto libero. Ma sono felice cosi, ed è questo
quello che conta.”
Per
ora c’è questo, la voglia di allenarsi e gareggiare lunghe distanze, giorno per giorno si decide il da fare e come organizzarsi per il
futuro prossimo, sempre con la consapevolezza che tutto passa e tutto cambia,
quindi pronti per qualsiasi eventualità.
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva?
“Maratona di Reggio Emilia del 2013. A circa metà gara ho avuto fortissimi
problemi intestinali e sono dovuto letteralmente saltare dentro ad un bar in
cerca di un bagno, tutto sudato e con il pettorale appuntato alla canotta, tra
gli sguardi perplessi della gente intenta a fare colazione.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare atleta? "Ho avuto la conferma della mia capacità di soffrire, di stringere i denti".
Quali
meccanismi psicologici ti aiutano nello sport? “Penso che la mia testardaggine
(perché io sono moooolto testardo) mi aiuti in quello che faccio, dove a
comandare è soprattutto la testa.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai
dimostrato di possedere?
“Penso di possedere una testa forte, sicuramente più del fisico. Penso anche di
riuscire bene ad ascoltarmi e a gestire
bene il ritmo di gara . Raramente sono “saltato” per aver corso al di sopra
delle mie possibilità.”
Che significa per te partecipare a una gara? “Per me la gara è il momento clou,
quello che ti dice se tutti gli sforzi che hai fatto in allenamento sono
serviti a qualcosa oppure no. Per questo la vivo sempre con agitazione".
Hai sperimentato il limite nelle tue gare? "In
genere non mi risparmio, do tutto, anche a costo di stare male (vedi Passatore
2016, dove ho avuto una crisi da disidratazione
che mi ha fatto correre/camminare in stato confusionale per circa 40 km), ma
penso che il limite sia ancora lontano.”
Il 28 maggio 2016 Fabio corse la 100 km del Passatore, Firenze-Faenza in 12h16’41” e successivamente il 15 ottobre 2016 corse l’Ultramaratona del Tricolore - 100km in 8h54’09”.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: pre-gara, in gara, post-gara? “Prima della gara sono agitato,
ansioso, poi basta partire e i pensieri svaniscono, lasciando prevalere la
concentrazione. Il dopo gara dipende dall’esito della prova. A volte ho pianto
di gioia, a volte di rabbia.”
Quali sono i tuoi pensieri in gara? “Lascio i pensieri liberi di andare per
la testa, senza dar loro troppo peso, ma questo, correndo, risulta quasi
naturale.”
La tua gara più estrema o più difficile? "Ogni gara, secondo me, corsa al massimo delle proprie potenzialità risulta difficile e massacrante".
Quale gara ritieni non poter mai riuscire a portare a termine? “La gara impossibile da portare a termine non esiste invece,
esistono solo limiti mentali che ci impediscono di farlo. Ma questo vale per
tutti, penso.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una
prestazione non ottimale?
“Io in corsa odio il freddo, non lo tollero proprio. Piuttosto 40 gradi
all’ombra, giuro".
A cosa devi fare attenzione nella tua disciplina? "Devo fare attenzione soprattutto all’aspetto mentale, a non
lasciarmi prendere dal panico, o a difendermi dalle crisi che inevitabilmente
arrivano.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Si, ho avuto infortuni, ma per fortuna
niente di grave. Mi sono anche rotto una scapola correndo un trail in montagna,
e dopo 8 giorni ho buttato il tutore e mi sono rimesso a correre! Le difficoltà
le supero amando con tutto me stesso questo sport. Quando ami qualcosa o
qualcuno, nessun ostacolo è insormontabile. Ma proprio nessuno.”
Si
supera tutto e non ti ferma nessuno se la passione è forte e se ci tieni a
quello che fai.
Ti è capitato di avere la sensazione che ti cascasse il modo addosso? Come sei riuscito a continuare dritto? “Si, soprattutto quest’anno, dopo una
prima parte di stagione deludente, ma come dicevo prima, se c’è amore per ciò
che si fa è naturale riprendersi e continuare sulla propria strada, più
motivati di prima.”
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli a uno sport di fatica e impegno? “So che forse vado contro corrente, ma
se non è la vostra passione non fatelo, ci son o tanti altri modi per stare
bene e tenersi in forma, e soprattutto non smettete di cercare ciò che amate
veramente, perché quando lo troverete la vostra vita cambierà, promesso .”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera
sportiva?
“Assolutamente no, anche se so che è abbastanza facile ricorrere a scorciatoie.
Io penso che il doping sia usato da chi sfrutta lo sport per guadagnare soldi o
da chi è alla ricerca di una buona prestazione, allo scopo di ricercare
gratificazione, magari in un contesto difficile o in un momento di
smarrimento…comunque lo considero giocare sporco, sempre e comunque, aldilà
delle motivazioni che spingono un uomo a doparsi.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Se è la passione, quella vera, che ti muove, penso che non ti passi nemmeno
per l’anticamera del cervello di doparti. Se le motivazioni sono differenti,
invece, c’è sempre il rischio che si ricorra a sostanze illecite, e qui mi
sembra doveroso inasprire controlli e pene. Non puoi insegnare il culto dello
sport pulito a chi bara. Sarebbe tempo sprecato.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali
aspetti e in quali fasi dell’attività sportiva? “Penso proprio di si. Lo ritengo
indispensabile a 360 gradi. Dato che qualsiasi fase dell’attività sportiva è
legata all’aspetto mentale.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Sembra scontato, ma rifarei tutto,
errori compresi, perché mi hanno fatto diventare quello che sono, nel bene e
nel male.”
Sogni realizzati e da realizzare? “Il sogno più grande è quello di
vestire la maglia azzurra. Per ora è solo un miraggio lontano, ma giuro che
darò tutto me stesso per provarci!”
Per approfondimenti: Maratoneti e
ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edizioni-psiconline.
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.html
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.html
Matteo SIMONE
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Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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