Matteo SIMONE
A volte c’è bisogno di qualche nome per farti appassionare allo sport, all’epoca c’erano atleti quali Cindolo con un personale sui 10000 metri di 28'27" e sulla Maratona di 2h11'45” e che ha vinto i Campionati Italiani di Atletica 14 volte.
Altro forte
atleta è stato Franco Fava con i seguenti personali 3000 siepi 8'18", 5000
m 13'21", 10000 m 27'42", 20000 m 58'43" Record nazionale, maratona
2h12'54", quattro volte campione italiano nei 3000 siepi, 5 titoli
italiani del cross.
Di
seguito Roberto Cassi classe 1957, racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune
mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho iniziato a correre nel 1975 quando
c’erano ancora Cindolo, Fava, ecc.. Io
ero uno dei tanti giovani che correvano per puro divertimento, prima avevo
giocato a hockey su prato, dopo poche gare vidi subito che era uno sport per me
e così mi hanno tesserato per il G.S Maiano dove c'era un bel gruppo, la mia
passione fu condivisa anche dalla mia famiglia, mio padre mi seguiva sempre, dopo
pochi mesi ero già considerato un campioncino però io mi comportavo sempre
da appassionato del mio sport.”
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o
sempre un comune sportivo?
“Nella mia carriera ho vinto 300 gare regionali, nazionali, maratone, gare in
pista, in montagna, gare alle sagre dove si vinceva il prosciutto per me era un
divertimento, mi allenavo sempre nonostante la giornata pesante lavorativa.”
Hai dovuto scegliere nella tua vita di prendere o lasciare uno sport a
causa di una carriera scolastica o lavorativa? “Il tempo passa e arrivo al servizio
militare, essendo un discreto scarpinatore mi presero al reparto atleti quindi
solo correre, allenamento, gare, test, io mi sentivo veramente realizzato, poi
venne il momento del lavoro io abitavo a 20km da Firenze e tutti i giorni
tornavo a casa alle 18.30 tempo di cambiarmi e via allenamento con il buio,
pioggia, vento.”
A
volte bisogna essere fortunati e anche un po’ furbi, bisogna saper sfruttare opportunità
e prendere treni giusti. Inoltre, se c’è passione si trova sempre il modo e il momento
per coltivare la tua passione, se ti piace lo sport e in particolare correre, lo
trovi il modo di metterti in moto e fare chilometri per andare al lavoro, per andare
a scuola per spostarti da un luogo all’altro e tutto diventa più facile, la fatica
è allenamento ma anche piacere di migliorare e di far bene in gara.
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e quali sono i fattori
che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Oramai ero del giro, tutti mi
cercavano, mi salutavano, vincevo gare su gare, mi sentivo un vero atleta
sempre però modestissimo, fisicamente stavo bene, la corsa mi faceva fare cose
che una persona normale non poteva fare, dormivo 5/6 ore per notte, gareggiavo,
tutti mi dicevamo che correvo senza il minimo sforzo, recuperavo subito.”
Se
una cosa ti piace tutto diventa più facile, si fanno sacrifici ma che vengono ben
compensati dal riuscire bene in gara, dal primeggiare, dal sentirsi riconosciuto,
essere cercato e ben voluto, essere acclamato e applaudito. Lo sport regala emozioni
forti e intense, incontri e confronti costruttivi.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? “Non ho mai seguito diete, non ho mai
bevuto Alcol, mai fumato.”
Se
sei motivato nel fare bene, nel coltivare una passione, lo metti in conto che il
fisico e gli organi devono essere integri, non si può rischiare di sentire dolorini
in gara che ti penalizzano, che ti fanno rallentare, che ti fanno fermare, che ti
fanno preoccupare.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “La gara mi faceva triplicare le forze,
superavo atleti molto più forti di me. Tutto questo a pane e acqua, il doping
c'era già, ho conosciuto tanti miei avversari che praticavano terapie dopanti,
io mai tentato, in effetti dopo 42 anni corro ancora e vinco nella mia
categoria.”
Infatti,
Roberto a un’età superiore ai 55 anni va ancora fortissimo, ecco le sue gare negli
ultimi tre anni: 2015 categoria SM55 – 5.000 metri in 17’40” e 10.000 metri in 36’24”,
2016 categoria SM55 - 1.500 metri in 4’47” e 3.000 metri in 10’30”, 2017 categoria
SM60 - 1.500 metri in 5’09” e 3.000 metri in 10’59”.
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “Una gara che ricordo il mio 60° posto
alla Maratona di New York.”
Alla 21^ New York City Marathon, il 4 Novembre 1990, Roberto conclude in 2h32'48".
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “La gara più massacrante la 100 km del
passatore partito senza allenamento, avevo 18 anni appena.”
A
18 anni si è immaturi, istintivi, impulsivi, si può sbagliare. Il 25-26 maggio 1975, Roberto ha corso la 3^ edizione della 100 km del Passatore, Firenze-Faenza classificandosi al 100° posto in 11h33'23".
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? Hai mai
rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere atleta? “L'unica cosa che ho avuto negli ultimi
anni, problemi alle ginocchia, però nei 20 anni agonistico al massimo, niente
dolori. Ho avuto qualche volta il problema di smettere per il lavoro ma sono
sempre riuscito a superare i disagi.”
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi ad
uno sport che può essere fatto di fatica, impegno, sofferenze? “Io consiglio ai giovani di fare sport
a qualsiasi livello, personalmente mio figlio pratica mezzofondo con buoni
risultati quindi sono felice.”
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? “Sono contrario allo psicologo nello sport
altrimenti non ce più divertimento.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Se tornassi indietro rifarei le stessa
carriera che ho fatto allenandomi con
più criterio, forse potevo fare qualche risultato migliore ma io ero uno spirito
libero.”
Quali sogni hai realizzato e quali sono da realizzare? “Diciamo che sportivamente mi sento
realizzato, poi avere in Toscana un giovane Cassi che corre è un sogno che ho
realizzato.”
Un’intervista a Roberto è riportata
nel mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”,
Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara
fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali
meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e
resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a
piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello
nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa
di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi
diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela,
attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport
quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il
grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari,
difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale
fare affidamento su se stesso.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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