Matteo Simone
Fare da guida a un atleta non vedente o ipovedente è un’esperienza e un’opportunità unica e arricchente, bisogna proporsi, bisogna sperimentarsi, bisogna essere scelti per fidarsi e affidarsi.
Si seguito Stefano racconta la sua
esperienza di atleta guida rispondendo ad alcune mie domande.
Come
hai deciso di fare questa gara di duathlon?
“Con Loris già da tempo pensavamo di fare una gara di triathlon. Allo scopo
abbiamo cercato e trovato uno sponsor, grazie al quale è stato possibile
acquistare un tandem. Agli allenamenti di corsa, abbiamo quindi aggiunto uscite
in bici e qualche nuotata in piscina.
In questo periodo estivo di relativa
calma agonistica, Loris è venuto a conoscenza di questa gara di duathlon a Cagli (PU) e mi ha proposto
di parteciparvi, allo scopo di muovere i primi passi in questo nuova tipologia
di gare e acquisire un po’ di esperienza. Ovviamente ho accettato senza
esitazione; Loris ha contattato l’organizzazione la quale si è subito mostrata
entusiasta di averlo tra i partecipanti, e così in poche ore ci siamo trovati
sulla linea di partenza.”
Che
sapore ti lascia? “Beh, correre con Loris è sempre
davvero emozionante, ma in questo caso la frazione in bici è stata qualcosa di
adrenalinico. C’era un’intesa perfetta, al punto che nelle curve in discesa
neppure sentivo la sua presenza alle mie spalle. La cosa più emozionante è
stata sentire che l’intensità agonistica profusa da entrambi si scaricava sulle
stesse ruote, producendo velocità pazzesche; si sentiva chiaro che tutti e due
stavamo dando il massimo per l’unica performance. E’ stato stupendo! Insieme si riescono a fare grandi cose,
provando e riprovando la coppia atleta-guida sperimenta sempre più intesa e
complicità, le emozioni sono sempre più forti, dense e intense.
Cosa
racconterai a casa e agli amici? “Che è stata la prima
esperienza anche per me, ma anziché preoccuparmi delle incognite legate al
cambio di specialità (corsa 6km, bici 25km, corsa 3Km), ho pensato a
concentrarmi unicamente sull’intesa con Loris, poiché la sua tranquillità
sarebbe diventata automaticamente la mia, e l’unico modo che avevo di metterlo
a suo agio, era quello di dimostrarmi sicuro. Così abbiamo deciso insieme come
affrontare i diversi cambi (frazione in bici e successiva frazione di corsa) e
abbiamo rispettato scrupolosamente i passaggi pattuiti.”
Da una parte l’atleta con disabilità
visiva deve indottrinare l’atleta guida sulle modalità di guidare, sulle
esigenze particolari, e dall’altra parte l’atleta guida deve essere consapevole
di quello che va a fare, deve sentire un po’ la responsabilità del suo compito,
ma in finale se ci si mette la sensibilità, la passione, la propensione a
condividere l’esperienza con l’altro, tutto diventa più facile, più fattibile,
più gestibile.
Prossimi
obiettivi? “Con Loris, sicuramente partecipare a una gara di
Triathlon.”
Hai
avuto particolari criticità? “La fase di corsa è
stata particolarmente impegnativa per entrambi. Era un circuito con 14 curve
tutte a 90 gradi, lungo 1,7 km da ripetere 9 volte, in un centro storico, con
strade strette in cui si alternavano salite e discese, pavimentazione composta
prevalentemente da pietre. Solitamente in una gara podistica su strada,
maratona in particolare, l’intesa è consolidata al punto, che non occorre
neppure parlare… Loris ti ascolta e ti segue in ogni movimento… come dice lui,
“si fida ciecamente”; in questa gara invece le curve si susseguivano a distanza
di poche decine di metri l’una dall’altra e quindi le mie segnalazioni sono
state un continuo parlare per tutte le frazioni di corsa. Certamente non è
stato facile neppure per lui seguire tutte le mie indicazioni.”
Hai
fatto incontri particolari? “Beh, nella frazione in bici,
essendo in due a pedalare sullo stesso telaio, abbiamo superato tantissimi
atleti in gara. Essendo prevista la possibilità di mettersi in scia agli altri
ciclisti, esortavamo tutti quelli che superavamo a mettersi a ruota. Nel tratto
in salita 3 4 ragazzi ce l’hanno fatta. Nel tratto in discesa ci siamo ritrovai
in 15. Loris li chiamava per nome e li incitava a non mollare. Loro si sono
complimentati con noi per tutto il tragitto e al traguardo, sono venuti a
presentarsi a Loris e a ringraziarlo per averli aiutati nella loro performance,
ma soprattutto per l’esempio di caparbietà e voglia di vivere che stava
dimostrando.”
E'
andato tutto come previsto? “Molto meglio rispetto alle nostre
più rosee aspettative. L’intesa fra me e Loris è stata quella di due veterani.
Analizzando la corsa nel viaggio di rientro, non abbiamo trovato cose da
modificare nelle fasi di cambio, le più critiche. Per quanto riguarda la
frazione in bici, dobbiamo imparare ad alzarci sui pedali, per rilanciare
meglio la nostra velocità in uscita di curva, ma nelle prossime settimane
metteremo a punto anche questa fase.”
Cosa
racconterai a te stesso? “Che non devo mai mollare, mai
pensare di essere inadeguato, di orientare sempre meno i miei pensieri ai
problemi e concentrarmi su cosa c’è da fare per raggiungere gli obiettivi che
mi sono prefissato, sportivi e non e, perché no, anche i sogni!! Ovviamente
sempre mantenendo i piedi per terra ed evitando di voler strafare a tutti i
costi. Devo pensare di meno e agire di più.
Se io e Loris ci fossimo soffermati sulla moltitudine di incognite a cui
saremmo andati incontro affrontando quella gara, probabilmente non saremmo
neppure partiti da casa. Ci siamo affidati l’uno all’altro, alla nostra intesa,
alle cose da fare e a raggiungere quel traguardo dando il massimo… e tutto è
andato bene. Certo, non sempre le cose vanno nel modo giusto. Può succedere che
qualcosa vada storto… fa parte del gioco e della vita, ma comunque da ogni esperienza,
anche quelle negative, si può trarre insegnamento. In ogni caso si ha la
tranquillità di averci provato, di aver osato e di aver tentato di superare i
propri limiti. Quando questo accade, al di là del risultato sportivo, si cresce
nella propria autostima e si rinforza la convinzione e la fiducia nei propri
mezzi. E questo migliora la qualità della vita.”
E’ sempre il momento buono, non per
forza bisogna aspettare il miglior momento per fare qualcosa. A volte siamo
bloccati e rimandiamo a quando ci sentiremo meglio o più liberi, ma il tempo
pasa e scorre e tutto cambia certe energie ora ci sono e poi scompaiono.
Le
sensazioni e le emozioni che più ti restano addosso?
“I giorni successivi alla gara, penso sempre… “ma è tutto vero??” Mentre corro
o pedalo, penso sempre allo sforzo che sto compiendo e non mi rendo conto
realmente di cosa sta accadendo. Poi nel dopo gara e nei giorni successivi,
penso alla fantastica intesa che c’è stata con Loris, a come tutto si sia
svolto con naturalezza, e a quanto ci si sentisse bene a correre e pedalare
insieme.”
Cosa
hai respirato? Sentito? Percepito? “Per rendere l’idea di
cosa ho respirato vi racconto l’ultimo giro… è stato qualcosa di
indimenticabile. Loris ha ripercorso la sua vita in poche parole, dal divano di
casa ai campionati italiani vinti in maratona e mezza maratona, ed ora a questa
nuova pagina della sua fantastica storia. Mi ha ringraziato perché questo sogno
l’abbiamo voluto e realizzato insieme. Ed io ho ringraziato lui per aver voluto
condividere con me questo progetto e per avermi concesso l’onore di fargli da
guida al suo debutto in questa nuova disciplina nonostante sapesse che il mio
ritmo di gara sarebbe stato nettamente inferiore al suo. Dopo l’ultima curva,
quando abbiamo imboccato il rettilineo del traguardo, non ho detto nulla. Ho
alzato le braccia al cielo e lui, guidato dal cordino, ha fatto altrettanto e
mi ha detto: ora siamo anche duahtleti.
Superato il traguardo è scoppiato in un pianto liberatorio, ed io con lui.
Questo ricordo rimarrà per sempre. Brrrr!”
Questo è lo sport che vogliamo, queste
sono le immagini che trasmettono sensazioni ed emozioni forti.
Lo sport non è
solo performance, record e successo ma è anche condivisione, spirito di
squadra, mettersi in moto, mettersi all’opera per fare qualcosa di importante,
evitare di poltrire, smettere di lamentarsi, affrontare il mondo e il buio. Non
è facile ma si può provare.
Stefano è menzionato da Loris nel libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta” di Matteo Simone (Autore).
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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