A spingere a fare sport di endurance come ultramaratone, faticando anche nelle salite è il benessere che si sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.
In
effetti è risaputo e sperimentato che lo sport rende felici, incrementa
consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di
poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le
difficoltà.
Sto
continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di
fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi
interiori.
Sto
continuando l'approfondimento sia in modo diretto, partecipando ad alcune gare,
sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di atleti di
queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale.
Tra
le tante testimonianze interessante quella di Vincenzo Luciani, uno dei primi
ultramaratoneti che ho conosciuto tantissimi anni fa, quando ancora era temuta
la maratona e le ultramaratone sembravano qualcosa di inavvicinabili. La sua
società sportiva Atletica del Parco, di cui Vincenzo era presidente, era la
prima squadra che io conoscevo di ultramaratoneti, atleti che mi parlavano del
Passatore, del caldo, delle flebo, dei piatti alla 5^ partecipazione del
passatore, dei cibi, della 50km di Romagna, insomma altri tempi.
Vincenzo ha portato con lui tanti atleti a sperimentarsi nelle lunghe
distanze e ora ecco come risponde alla domanda: Cosa significa per te essere
ultramaratoneta?
“Un motivo di orgoglio e di autostima;
l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di
autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico
sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di
saper “soffrire”, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”
Una bella definizione, una bella testa, partecipare
a tante gare impegnative per tante edizioni portando con se tanti atleti,
significa veramente credere in se stesso e mettersi alla prova.
Interessante anche l’esperienza di Roberto d’Uffizi,
ecco come risponde alla domanda: Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Lo sforzo organico prolungato nel tempo e il dover in qualche modo
farvi fronte anche per mezzo della mente, rappresentano un’ottima scuola di
vita per affrontare positivamente e costruttivamente gli imprevisti che ci
capitano davanti nella vita di tutti i giorni: le mie motivazioni sono quindi
anche indipendenti dall’aspetto sportivo.”
Scoprire
questo mondo a volte ti cambia la vita, di seguito la testimonianza di Romualdo
Pisano attraverso la risposta alla seguente domanda: C’è qualcuno
che contribuisce al tuo benessere e performance nello sport? “Da quando ho scoperto il mondo delle ultramaratone spesso dico di avere
trovato il mio posto. In effetti ho avuto modo di salire sul podio solo ed
esclusivamente su questo tipo di gare. Ma in realtà alle spalle c'è la
consapevolezza e l'appoggio di mia moglie Silvia e dei miei figli che sono
entrato in un mondo dove mi basta prepararmi chiudere gli occhi e correre...e
spesso vincere. Non posso non menzionare colui che ha creduto in me dal nulla e
mi riferisco al mio preparatore Faustini Osvaldo, presidente della FO Running
team nonchè Presidente; capitano della nazionale Italiana nel 1987 quando
l'Italia vinse la Coppa del Mondo a squadre a Seul; più volte corso la maratona
di New York insomma mi sento di dire di essere seguito da un vero pezzo da 90.”
Per approfondimenti sugli ultrarunner
segnalo Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida
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