Matteo Simone
Vincere un Ironman e un ultratrail sono esperienze forti che compensano l’impegno e il tempo dedicato allo sport.
Di seguito Ernesto, Presidente/atleta
Ambassador Salomon, racconta la sua esperienza di atleta rispondendo a un mio
questionario.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “L'Iron Man Canada e 1^ vittoria nell'ultratrail nel deserto della Giordania.”
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “L'Iron Man Canada e 1^ vittoria nell'ultratrail nel deserto della Giordania.”
Qual
è stato il tuo percorso nella pratica dell'attività fisica?
“Pallanuoto, sub, calcio, Mtb, snowboard,
bici, podismo su strada, triathlon, corsa in montagna, trail.”
Nello sport quali fattori e persone hanno contribuito al benessere e performance? “Sempre appassionatissimo di sport,
sono stato mandato a scuola un anno in anticipo, crescendo con compagni di
scuola mediamente di un anno e mezzo più grandi, sia fisicamente che
anagraficamente.
Timido e succube della situazione, ho vissuto la mia
adolescenza alla finestra, spesso escluso dalle squadre della scuola perché
troppo piccolo: la mia tenacia, passione e forza di volontà, probabilmente
hanno giocato un ruolo a favore nel mio inconscio desiderio di rivalsa. La mia
famiglia poi mi ha sopportato e mi su(o)pporta, in gare e allenamenti.”
Qual
è una esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare nello
sport e nella vita? “La quantità di volte in cui in una
competizione ultra si "muore": ogni volta che si "resuscita"
si ha una motivazione in più, e il numero di "resurrezioni" risulta
proporzionale alla capa tosta e alla resilienza personale.”
Ti
a di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
“IM Inghilterra: Sherborne, 5 a.m.: pioggia, freddo, vento e tuoni; al via la
prima frazione di nuoto da una canale nel fango. Tutti partono lentissimi, chi
a rana, chi a dorso, si fermano e salutano. Mia moglie e mia figlia sul bordo a
incitare e urlare, riprendono la scena e si sente il commento "che strano,
mai visto partire 4000 atleti cosi lenti!": in realtà dovevamo percorrere
in acqua 1/2 miglio per raggiungere la partenza!”
Che significa per te praticare attività fisica? “Ottimizzare la PNEI e vivere meglio con me stesso e gli altri.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport?
“Adrenalina, appagamento, benessere e spesso soddisfazioni.”
Quali
sono le difficoltà, i rischi? A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo
sport? “Infortuni, quali distorsioni alle caviglie,
stiramenti e strappi. Sempre più frequenti negli ultimi 3 anni. L'anagrafe non
è dalla mia parte!”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano nella pratica
dell'attività fisica? “Infortuni tendino-muscolari,
condropatia di grado elevato al ginocchio, tendinosi del rotuleo, strappo al
bicipite femorale, ecc. La testa funziona ancora (per un pochino).”
Ritieni
utile lo psicologo nel tuo sport?
“Mia moglie è medico, psicologa clinica e psichiatra. Basta e avanza.”
Qual
è stata la gara della tua vita dove hai dato il meglio o hai sperimentato le
emozioni più belle? “A pari merito:
- il mio primo IRONMAN in Canada, tanta
attesa, tanta meticolosa preparazione tecnica e di materiali, e 5 valige su 5
perse dalla compagnia aerea: arrivato a Vancouver con il solo zainetto di
effetti personali, i Canadesi, popolo straordinario, mi ha messo a disposizione
tutto il necessario per disputare ugualmente la gara, prestandomi l'intero materiale
per effettuare i 3 sport. IM concluso in meno di 11 ore!
- ultradesert
trail Giordania 90km: prima gara nel deserto, prima gara di trail fuori Europa, prima gara non
balisata, con traccia caricata nelle settimane precedenti sul dispositivo GPS:
vinta con record del percorso!”
Quale
è stata la tua gara più difficile? “Anche qui a pari merito:
-l'ultratrail in Ungheria di 112 km: 3
settimane ininterrotte di pioggia hanno reso l'intero percorso un tracciato nel
fango, spesso fino al ginocchio: devastante!
- L'UTRB Maurice, stessa distanza, isole
Mauritius, organizzazione ultra spartana, partenza alle 2 di notte: percorso
non segnato a volte per km., vegetazione e radici ovunque rendevano invisibile
il sentiero anche con le frontali, la pioggia e la nebbia condivano la
situazione, gara pericolosissima, con corde fisse umide su pareti esposte senza
alcun uomo sul percorso, cancelli di metallo di 4 o 5 metri da superare con
scale di legno basculanti senza tutti i pioli, guadi incredibile che tutti siano sopravvissuti!”
Questo è il bizzarro e sorprendente
mondo dello sport di endurance, in particolare dell’ultratrail in condizioni
sicuramente non comode e non sicure, l’atleta si mette in gioco e deve essere
capace di andare avanti, non perdersi, non temere e senza mollare, proseguendo
fino all’arrivo sano e salvo, e poi il bello è raccontare a se stesso e agli
altri l’accaduto, le proprie avventure incredibili.
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
“Solo con la testa: credo di averla molto dura. Per gli infortuni, mi sto
organizzando.”
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Troppo facile dire di praticarlo costantemente che fa bene, troppo difficile ottenere il loro ascolto, immersi in monitor, video, smartphones, divani e comodità. Ai miei tempi (e non sono Matusalemme), da ragazzini si andava in cortile e ci si organizzava tra di noi a fare mille cose: poche attività strutturate magari (che tuttavia, se non praticate agonisticamente, sono veramente poca cosa), ma si arrivava a casa la sera marci di sudore. La cosa che ricordo più devastante era la gara in salita (300mt.D+) con la saltafossi (la nonna della mtb) di 40 kg, senza marce!! Ma non bisogna mollare, e dando il buon esempio, si riesce ancora a creare interesse nello sport, anche ai più ostinati media dipendenti.”
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Troppo facile dire di praticarlo costantemente che fa bene, troppo difficile ottenere il loro ascolto, immersi in monitor, video, smartphones, divani e comodità. Ai miei tempi (e non sono Matusalemme), da ragazzini si andava in cortile e ci si organizzava tra di noi a fare mille cose: poche attività strutturate magari (che tuttavia, se non praticate agonisticamente, sono veramente poca cosa), ma si arrivava a casa la sera marci di sudore. La cosa che ricordo più devastante era la gara in salita (300mt.D+) con la saltafossi (la nonna della mtb) di 40 kg, senza marce!! Ma non bisogna mollare, e dando il buon esempio, si riesce ancora a creare interesse nello sport, anche ai più ostinati media dipendenti.”
Giusto, il primo messaggio dovrebbe consistere in quello non verbale, senza pretendere, senza insistere fare sport anche con loro, a volte la passione viene da sé provando e riprovando da soli con familiari o con amici: C'è stato il rischio di incorrere nel doping? “Assolutamente mai.” Un messaggio per sconsigliarne l'uso? “Datemi solo una buona ragione. Prima di tutto la propria salute. In secondo piano, l'integrità morale e l'autostima, e non ultimo la sportività, che, appunto, deriva da SPORT. In alcuni ambienti sportivi tuttavia le cose non sono così semplici, e posso anche capire il giovane che sbaglia, poiché immerso in un sistema omertoso, che non gli dà scampo, pena la rinuncia all'attività agonistica: vedi libro di Di Luca, e racconti di sempre più ex atleti che denunciano quello che fino a pochi anni fa, tutti sapevano, ma nessuno diceva.”
Cosa
hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?
“Di essere più forte di quanto pensassi, e che nello sport di endurance si
muore tante volte, ma altrettante si rinasce, anche quando si crede di non ‘averne
proprio più’.”
Vero, nello sport di endurance dopo tante ore di sport e dopo tanta stanchezza si può cedere un po’ si può pensare di aver esaurito tutte le energie sia fisiche che mentali, ma poi se sei fiducioso e sai aspettare un pochetto ti accorgi che ti rimetti in moto, che la testa e il corpo si alleano per proseguire nella tua avventura nel raggiungimento del tuo obiettivo fino al traguardo.
Vero, nello sport di endurance dopo tante ore di sport e dopo tanta stanchezza si può cedere un po’ si può pensare di aver esaurito tutte le energie sia fisiche che mentali, ma poi se sei fiducioso e sai aspettare un pochetto ti accorgi che ti rimetti in moto, che la testa e il corpo si alleano per proseguire nella tua avventura nel raggiungimento del tuo obiettivo fino al traguardo.
C'è
una parola o una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci e impegnarti?
“La fatica non esiste? ... quante volte ho mandato a c.... il mio caro amico Nico
V., ripensando al suo slogan!”
Vero tutto è relativo, anche la fatica
che esiste ma si può addomesticare, si può gestire impegnandosi
negli allenamenti e in gara sperimentando sempre più sicurezza e autoefficacia
e aumentando sempre più consapevolezza delle proprie capacità e dei propri
limiti.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Dopo
l'esperienza recentissima del Mezzalama, credo che durante l'inverno mi
dedicherò allo sci alpinismo, meno traumatico per il mio stanco
"meccanismo", ma se le 'zampe' me lo consentiranno, vorrei fare
ancora qualche gara di trail. Per ora
sono solo iscritto alla CCC del Bianco per la 4'volta, per il resto
improvviserò!”
Importante avere sempre nuovi stimoli e
tanto entusiasmo per continuare ad allenarsi e gareggiare per tante ore e a
livelli alti, pertanto ogni tanto va bene cambiare sport, utilizzare altri
muscoli e distretti del corpo. La CCC del Bianco è una gara a di 100 km e
5.950+, Courmayeur-Champex-Chamonix
(CCC).
Un'intervista a Ernesto è riportata nel
libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del
triatleta” di Matteo Simone (Autore) Prospettiva Editrice, 2019
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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