"I nostri corpi sono i
nostri giardini, il nostro volere è il giardiniere" William Shakespeare
Cosa spinge persone, soprattutto quarantenni e cinquantenni a fare sport di endurance come Ultramaratone, condividendo fatica, impegno ma anche sano divertimento?
Semplice la risposta per chi lo sperimenta direttamente, lo sport
rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la
fiducia in se stessi di poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo
sport incrementa la Resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi,
le crisi, le difficoltà, si è più attenti e gentili.
E’
un mondo fatto di pensieri, preoccupazioni, gioie, delusioni, illusioni,
sensazioni, vittorie, fallimenti. Importante diventa l'amicizia che accoglie,
contiene e sostiene. Importante diventa la forza del gruppo che diventa una
rete protettiva e di sostegno, gruppo che protegge, consiglia, che c'è, dove è
possibile la condivisione della fatica, del riuscire, del superare.
Questo
è il vantaggio dello sport amatoriale, sperimentarsi insieme, ognuno con le
proprie capacità, possibilità e competenze, rispettando i propri limiti.
A
volte la fatica rende felici, è quello che sperimentano molti atleti di sport
di endurance come gli ultramaratoneti e i triatleti ironman, l’ho sperimentato
anch’io soprattutto nella gara più bella della mia vita l’Iron elbaman.
Interessante
quello che scrive Murakami nel suo libro L’arte di correre:
“Ciò che soprattutto mi ha reso felice, oggi, è il
fatto che questa gara me la sono proprio goduta. Non ho ottenuto un tempo di
cui andar fiero. Ho anche commesso diversi piccoli errori. Però ho corso fino a
esaurimento delle forze, e ne risento ancora l’effetto. Inoltre, sotto molti
punti di vista, credo di essere migliorato rispetto all’ultima gara. E questo è
un punto essenziale. Perché la difficoltà del triathlon consiste nel saper
combinare le tre prove, e l’esperienza ha molto da insegnare al riguardo.
Permette di compensare lo squilibrio delle attitudini fisiche. In altre parole,
imparare dall’esperienza è la cosa più piacevole, più divertente del triathlon.”
Questo
è lo sport che avvicina mondi, culture e colori. Importante partire sempre dal
momento presente e cavalcare l'onda del cambiamento per dirigersi verso mete
nuove e sfidanti ma raggiungibili, continuando a trasformare piccoli sogni in
realtà. Questo è lo sport che incrementa autoefficacia e sviluppa
autoconsapevolezza e resilienza.
Ancora
continua Murakammi: “Naturalmente è stata dura,
a un certo punto stavo quasi per perdermi d’animo. Ma in questo sport la fatica
è data per scontata. Se non fosse parte integrante del triathlon o della
maratona, chi mai si darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che
succhiano le nostre energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e
coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un instante, la
sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità
della vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è
insita nell’azione stessa, vi scorre dentro.”
La
bellezza dello sport è che ti permette di fare esperienza, di metterti in
gioco, di apprendere dall’esperienza sbagliando e facendo sempre meglio la
prossima volta.
Tanti
atleti voglio osare sempre di più, è quello che emerge da risposte di tanti
ultrarunner. Se c’è passione non esiste la fatica, lo dice anche la utrarunner entrata nel Guinness dei primati Angela Gargano: “La fatica non esiste. E’ un fatto psicologico. Basta non pensarci, e
svanisce. In gara, può essere tanta, ma appena da lontano intravedo lo
striscione d’arrivo mi sento fresca come una rosa, e felice taglio il traguardo.”
E’
quello che emerge dalle interviste a tanti ultramaratoneti, la fatica non
esiste, c’è la voglia di misurarsi con se stessi, con gli altri, con le
difficoltà, ma la stanchezza e le crisi come vengono così se ne vanno nella
maggior parte dei casi.
Tanti
i motivi per iniziare a fare sport, se poi lo sport ti cattura, allora è
difficile resistere, diventa un pensiero quotidiano. A volte nasce la sfida, la
voglia di arrivare dove nessuno è arrivato, sono tante le persone che
sperimentano la voglia di superare i propri limiti, di scoprire quanto valgono.
Tanti
i motivi per iniziare a correre, lo spiega anche Mark Rowlands, Correre con il branco: “Ognuno corre per motivi diversi:
alcuni lo fanno perché ci provano gusto, altri per sentirsi bene, in forma,
felici e persino vivi. Altri ancora corrono per stare in compagnia o per
alleviare lo stress della vita quotidiana. Ci sono persone a cui piace saggiare
la propria resistenza, i propri limiti.”
Si
inizia a praticare sport per scelta, per caso, perché è necessaria una
riabilitazione, invogliati dai genitori o dagli istruttori di educazione
fisica, si inizia con una motivazione intrinseca (perché si prova piacere a
praticare un’attività sportiva), ludica (per il gusto di giocare e di
divertirsi).
Bisogna,
però, essere sempre consapevoli delle proprie sensazioni, dei propri bisogni,
delle proprie esigenze, è indispensabile monitorare le proprie motivazioni,
calibrare i propri obiettivi e decidere volta per volta che cosa è meglio per
se stessi, credendo sempre in quello che si fa.
Quello
che raccontano tante persone è che lo sport rende felici, ti libera la mente da
tensioni e problemi accumulati durante la giornata o nel corso di altre
attività quotidiane meno piacevoli.
Sto
continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di
fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi
interiori. L’esperienza sta continuando sia in modo diretto partecipando ad
alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di
atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale.
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