Matteo SIMONE
La resilienza permette di affrontare quotidianamente le sfide che la vita ti mette davanti o anche le sfide che ti vai a cercare per esempio attraverso lo sport, puntando a obiettivi e mete difficili ma comunque raggiungibili con un duro lavoro e impegno costante.
Di
seguito Maria racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie
domande.
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita?
"Campione è una parola che può avere diversi significati. Mi sento comune
sportiva con momenti da "campione" nel senso che, per i miei
standard, faccio una buona prestazione e quindi, contenta.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? Il
primo sport che hai praticato? “Quando con amici ci si è messi insieme
per organizzare una gara storica in Emilia. Piano piano da sedentaria ho rivoluzionato
la mia vita. Da giovane praticavo nuoto. Mi piacerebbe tutt'ora riuscire a
nuotare meglio.”
Quali fattori hanno
contribuito al tuo benessere e performance? “Mentale. Costanza,
rigore, schema.”
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e performance? “Tutte le persone che continuamente
lottano e si mettono in gioco sono d'ispirazione.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare atleta? “La resilienza.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai
dimostrato di possedere?
“Resilienza, determinazione, costanza. (Nella sfera sportiva!).”
Che significa per te partecipare a una gara? “Un po' una rottura. Non sono
competitiva ma mi piacerebbe esserlo! Per cui "la gara" la vivo un
po' da estranea. Mi piace "l'evento" in se: persone, fanfara, rito,
realtà ma non mi sento parte integrante dell'agonismo.”
Quali sono i tuoi pensieri facendo sport: pre-gara, gara, post-gara? “Pensieri 'pre': un po' di 'ansia' da 'ho tutto?'...e 'sonno cosmico'.
Pensieri 'durante':...se lasciati liberi… tipo circo, quindi cerco
di focalizzare sul 'here and now'. Pensieri 'post':...generalmente serenità e gioia.”
Quando
si tratta di mettersi in gioco è inutile pensare e preoccuparsi di quello che
avresti potuto fare o di quello che potrebbe succedere, diventa importante far
leva sulle proprie capacità, fidarsi tanto di se stessi e buttarsi nell’esperienza cercando di fare il meglio possibile. nel senso non solo di fare
un’ottima prestazione sportiva ma un’esperienza ricchissima dal punto di vista
esperienziale, sperimentando tanto a livello di sensazioni corporee, emozioni e
credendoci tanto nelle proprie possibilità e nella propria riuscita.
La gara più difficile? Quale gara ritieni non riuscire a
portare a termine?
“Magredi MMT 100 miglia, la più difficile. E penso che con la giusta
preparazione, di portare a termine tutto. (Non so in che stato arriverei!).”
Quali condizioni fisiche e/o ambientali ti hanno indotto a
fare una prestazione non ottimale? “Fattori climatici: il caldo. Fattori
miei: età, stanchezza, scarso allenamento.”
Come hai
superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Uno stop lungo per fascite plantare, superata
fisicamente con plantari e un anno e mezzo di stop alla corsa. Superata
mentalmente. Continuo perché mi piace, lo devo a me stessa, e vorrei
continuare.”
Ti è capitato di avere la sensazione che ti cascasse il modo addosso? Come sei riuscita a continuare? “Sì. Con l'ironia si scrolla via un
sacco di polvere.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del
doping? "1. È barrare. 2. È sporco. 3. Inganni te stesso.”
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi dell’attività sportiva? “Si, utile. Per tutte le fasi dello
Sport, dalla percezione di se, ai blocchi mentali sportivi, a poter liberare il
meglio di se.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Avrei imparato meglio l'italiano. Non
avrei dato via la mia collezione di dischi. Magari avrei apprezzato di più ‘il
momento’.”
Sogni realizzati e da realizzare? “Ho realizzato davvero tanti sogni. Mi
sono esposta, ho rischiato, ho sempre cercato d'essere fedele a me stessa, ai
valori personali e alla correttezza. Spesso ho varcato la linea che ti permette
di abbandonare il tuo 'safety zone', con risultati complessi,
positivi e anche negativi! Da realizzare ne ho ancora tanti, piano piano ci sto
lavorando, è la parte più bella!”
La
parte più bella è avere sempre nuovi orizzonti, avere diverse strade da
percorrere e decidere momento per momento quale si vuol percorrere
organizzandosi al meglio e cercando di non trascurare nessun aspetto importante
per fare un’esperienza arricchente.
Per
approfondimenti: Maratoneti e
ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edizioni-psiconline.
Matteo SIMONE
Nessun commento:
Posta un commento