La passione per lo sport di endurance continua, così come continua l’approfondimento attraverso la conoscenza di tanti ultrarunner.
Rispondendo ad alcune mie domande un po’ di tempo fa, Marcello racconta il
suo incontro con l’ultramaratona che gli ha cambiato la vita felicemente,
incontrando persone speciali.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della
tua vita? “Avendo vinto soltanto una gara finora, posso
sicuramente indicare quella. Ottobre 2016, 12 ore di Reggio Emilia all’interno
dello stabilimento Lombardini/Kohler. Ho vinto la competizione con 121,7 km, un
risultato importante e inatteso alla vigilia, rimontando varie posizioni nella
prima metà di gara e andando in testa nella settima ora, provando così l’ebbrezza
di comandare una corsa per la prima volta. Una grandissima emozione e una gioia
immensa! Speriamo di poterla ripetere presto!”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “Ho giocato prima a calcio
e poi a calcio a 5 fino al 2006, come portiere, e quindi correndo poco. Un po’
per caso, nella primavera del 2007 ho tentato di fare un giro di corsa del lago
del Segrino (lungo 5 km), sono riuscito e da lì mi sono appassionato sempre più
a questo sport. Nel 2008 ho disputato la prima mezza maratona, a fine 2009 la
prima maratona e a giugno 2012 ho corso la prima ultramaratona. Quell’esordio
alla Pistoia Abetone è stato speciale perché ho conosciuto Francesca, la mia
fidanzata. Da tre anni corro solo ultramaratone, ho trovato la mia dimensione
podistica, e nell’ultimo anno lo faccio insieme a Francesca (che ha il DNA da
campionessa, lei ha già vinto alcune ultra)!”
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e/o performance? “Amo correre, ho un fisico minuto e adatto a questo
sport, posso mangiare qualunque cosa senza alcun problema (meglio se sono
dolci, sono golosissimo!) e poi di carattere sono molto cocciuto e disciplinato
e mi so gestire bene. Sicuramente sono caratteristiche che nella corsa servono,
oltre ad un recupero fisico molto rapido dopo le gare. In più mi aiuta anche la
passione per numeri e statistiche: fare calcoli e proiezioni mi riesce molto
bene mentre corro, lo faccio spesso e mi tiene la mente occupata.”
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere o alla tua
performance? “Con piacere faccio il nome del mio allenatore Luca
Sala, una persona eccezionale. Non ho mai avuto un allenatore nei primi 9 anni
di corsa, ma a fine agosto Luca ha iniziato a seguire la mia fidanzata
Francesca, proponendole un piano di allenamento serio in ottica della 24h (lui
allena la nazionale femminile) e io mi sono unito con curiosità al programma. Nelle
prime tre gare sotto la guida di Luca ho fatto tre PB (6-12-24h) e siamo solo
all’inizio! Coach Luca mi ha motivato tantissimo, gli allenamenti sono sempre
piacevoli. Insomma, gli sono molto grato sia a livello sportivo che personale e
ne approfitto per ringraziarlo pubblicamente. Mi auguro si possa continuare a
percorrere insieme tanta altra strada!”
L gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Ho ricordi molto piacevoli
di tante gare. Il 2h59’49’’ della Maratona di Milano fu un bel traguardo
(aprile 2012). A livello di emozioni aggiungo la conquista del bronzo al
campionato italiano di 12 ore (sempre a Reggio Emilia, nel 2015) e due 24 ore
fatte: il mondiale di Torino 2015, in cui ero iscritto alla gara “open”, e che
mi fa venire ancora la pelle d’oca se ci penso, e la 24 ore di Montecarlo,
un’esperienza assolutamente fantastica e indimenticabile, condivisa con un
magnifico gruppo italiano di 17 persone. Anche il Passatore 2013 fu una bella
emozione, era la prima 100 km che facevo e l’idea di “misteriosa avventura” era
grande. Infine, la gara del cuore, la Pistoia Abetone 2012 è stata la gara più
bella, ho incontrato Francesca!”
Una tua esperienza che ti può dare la convinzione di potercela fare? “Caratterialmente nella corsa
tendo a non mollare mai. Se poi ci si allena bene e ci si gestisce intelligentemente
di testa, credo che si possa arrivare all’obiettivo che ci si è dati. A volte
indubbiamente qualcosa va storto (nelle gare così lunghe ci sono sempre
incognite), ma si può non mollare lo stesso. Ho avuto un problema fisico dopo
neppure due ore della 24 ore di Putignano che mi ha impedito di proseguire la
corsa; ci tenevo a fare quella gara, ormai ero lì, e così ho continuato
camminando (un po’ acciaccato) per le 22 ore successive, senza mai pensare al
(forse più logico) ritiro. Ma “ritiro” è una parola che non fa parte del mio
vocabolario.”
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Condivido il meraviglioso
mondo dell’ultramaratona, con la mia fidanzata Francesca, sono molto fortunato
ad avere questa passione comune. Mio papà è orgoglioso di noi, e ho tanti amici
(runner e non) che mi seguono con affetto, in particolare sui social media: mi
fa molto piacere. Qualcuno degli amici (che non corre) dice che siamo un po’
matti a fare queste corse così lunghe, per me sono esperienze incredibili.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Mi viene in mente un
episodio bizzarro. Era una 100 km un paio di anni fa, stava giungendo sera ed
ero verso il km 80. Mi si affiancano due sconosciuti in auto e mi osservano un
po’ mentre corricchio a bordo strada. Poi tirano giù il finestrino e mi
chiedono se volevo un passaggio verso il traguardo. Sono rimasto allibito e li
ho fatti allontanare! Purtroppo so che alcuni accettano queste cose, ma mi
chiedo che spirito di lealtà e di competizione abbiano verso gli altri ma
soprattutto verso se stessi.”
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Sicuramente mi si è
fortificato e mi ha dato più sicurezza. Anche l’autostima ne trae giovamento.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di
possedere? “Sono una persona tranquilla, serena e quasi sempre di buon umore; amo
l’ironia, sono molto tenace, determinato, metodico e assai disciplinato (in
tutti i campi, non solo nella corsa). Correndo amo cercare nuovi obiettivi e
poi cerco di raggiungerli! Ma in ogni caso corro per divertirmi, senza farne
una malattia, la corsa rimane uno splendido hobby, seppur impegnativo.”
Che
significa per te partecipare a una gara? “Emozione, divertimento,
amicizia, competizione, sfida, risultato, ricordi. Ogni gara, e in particolare
ogni ultra, per me è una bellissima esperienza in un ambiente molto piacevole.
Ne ho fatte più di 30 soltanto nell’ultimo triennio, ognuna mi ha dato qualcosa
di positivo.”
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Nella gara di 24h a
Montecarlo ho avuto momenti difficili e inediti: dopo 14 ore perfette, complice
credo una mia ingenuità nel vestiario all’arrivo della notte, ho preso freddo
con il vento del mare e mi sono sentito male più volte. Non mi era mai capitato
correndo. Questo episodio mi ha anche fatto congelare e riprendendo non
riuscivo più a correre, così per qualche ora ho camminato e addirittura ho
avuto un paio di inattesi colpi di sonno mentre camminavo. Poi all’alba e con
la luce ho ricominciato a correre e ho finito bene, chiudendo quarto con 183,7
km. Credo che la notte sia stato uno dei miei momenti podistici più difficili,
in cui mi sono accorto che un obiettivo mi stava sfuggendo di mano (puntavo ai
200 km), ma non riuscivo a reagire per non perderlo. Grazie all’aiuto di coach
Luca, ho in qualche modo “messo una pezza” e, a parte un paio di brevi soste,
non mi sono arreso.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: pre-gara, in gara, post-gara? “Dipende da che gara è. Solitamente ho una giusta
adrenalina pre-gara, poi divertimento e allegria (e anche un po’ di fatica!)
mentre corro e soddisfazione dopo la gara (se non ci sono stati inconvenienti),
già in attesa della successiva. Nella 24h a Montecarlo, invece, complice la mia
inesperienza nelle 24 ore e il risultato impegnativo a cui puntavo, ero
abbastanza teso alla vigilia della gara, ho sentito questa gara molto più delle
altre a livello emotivo.”
La gara più estrema o più difficile? “Innanzitutto devo dire che
corro solo su asfalto, per me qualsiasi trail sarebbe estremo, non lo farei
mai! Invece su asfalto di gare “estreme” non ne ho ancora fatte (poi dipende da
come uno giudica la parola “estremo”): come lunghezza non ho oltrepassato la
24h, ma comincio a essere tentato dalla 6 giorni… magari un giorno proverò a farla.
La famosa Spartathlon al momento non rientra nei miei piani. Faccio un passo
alla volta, adesso devo migliorare nelle 24h, in cui spero di raggiungere e
superare i 200 km, poi si vedrà. Come fattore meteo “estremo” invece ho il nitido
ricordo della Bormio Stelvio 2008, quando il maltempo fu allucinante:
dall’inizio alla fine con nubifragio, vento gelido, grandine e neve in cima allo
Stelvio in un weekend assurdo di luglio. La gara restò in dubbio fino
all’ultimo e poi iniziò (da 3.000 iscritti partimmo soltanto in 1.000, tra
corsa e bici: fu un’edizione da tregenda). Arrivai semi-ibernato in cima allo
Stelvio, ma ovviamente non mi balenò mai l’idea di non correre!”
Nel tuo sport quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione? “Dovrei sicuramente
alimentarmi e bere maggiormente, soprattutto in allenamento (spesso non mangio
né bevo nulla neanche nei lunghi, perché non ne sento l’esigenza). Ma credo che
sarò sempre più attento a questi particolari, per migliorare bisogna non
sottovalutare nessun aspetto, come mi dice spesso il coach!”
Quali condizioni fisiche e/o ambientali ti hanno
indotto a fare una prestazione non ottimale? “Quasi mai ho
fallito gara (nel senso di fare un risultato completamente diverso dalle
aspettative), sono abbastanza regolare nelle mie performance e so a cosa posso
puntare. Curiosamente l’unica volta che ho abbattuto il muro delle 3 ore in
maratona (nel 2012) pioveva tanto e faceva freddo in aprile, ma sono condizioni
meteo che detesto. Ho bisogno di sole e caldo, il mio corpo ne trae benefici.
Corro benissimo nella bella stagione, mentre col freddo e con la pioggia faccio
più fatica. Io dico sempre che “vado a energia solare”, ma nessuno mi crede. So
di essere un po’ anomalo rispetto a molti runner.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare
sport? “Corro da un decennio ormai, e non intendo smettere,
se fisico e salute continueranno ad assistermi anche in futuro. Nei rarissimi
infortuni occorsi finora (nulla di grave, peraltro) tendo un po’ ad andare giù
di morale, come se non ci fossero soluzioni, poi però dopo qualche settimana si
riparte guariti, con ancora più voglia ed entusiasmo di prima! Mi piacerebbe
continuare in questo modo per parecchio tempo.”
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Ho avuto
pochissimi infortuni. Nell’ultimo biennio ho avuto un paio di problemi
muscolari, entrambi dovuti alla postura di corsa non corretta, e
paradossalmente il primo di essi è stato una fortuna. Ho conosciuto la mia
attuale fisioterapista, che, dopo avermi sistemato la noia muscolare, ha
iniziato a farmi fare esercizi fisici per migliorare la mia schiena e il mio
bacino (ho la cifosi), che avevo un po’ troppo trascurato negli anni precedenti,
e ora ci vediamo regolarmente per proseguire questo lavoro. Adesso, tra
l’altro, corro meglio in discesa, prima ero una frana perché scendevo con un
assetto molto scorretto.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Lo sport vi può regalare
enormi gioie, soddisfazioni, autostima, amicizie ed emozioni e fa crescere
tanto di carattere. Iniziate a praticarlo, non ve ne pentirete! Io
personalmente ho un debole per gli sport “di fatica”.”
C’è
stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “Assolutamente no: evito il
più possibile tutti i tipi di medicine e pure gli integratori (forse
erroneamente per questi ultimi). Addirittura qualche mese fa non volevo
iniziare una cura contro l’asma, prescritta da un importante pneumologo dopo alcuni
miei ripetuti problemi asmatici notturni, perché ero infastidito
dall’assunzione di farmaci proprio per questo motivo. Mi hanno quasi dovuto
obbligare, il medico mi disse che sottovalutare l’asma era un rischio che
potevo pagare caro in seguito ed era sciocco non curarmi. Il mio vero doping
sono i dolci e il cioccolato, ne mangio ogni giorno in quantità industriale (e
la mia conformazione fisica per fortuna me lo permette!)”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Ce la si deve fare da
soli, piuttosto strisciando, invece che ricorrere in aiutini squallidi e contro
le regole. Ogni traguardo si deve conquistare metro dopo metro, con fatica e
impegno. Ottenerlo in modo diverso è irrispettoso e disonorevole verso se
stessi e verso gli altri atleti “onesti”.”
Ritieni
utile lo psicologo nello sport? “Non ho mai pensato a
questo aspetto in realtà. Ma in questi ultimi mesi ho sperimentato quanto sia
utile anche il ruolo “psicologico” di un allenatore: i suoi consigli, il suo
aiuto, il suo supporto sono sempre molto preziosi, sia per gli allenamenti che
durante la gara. L’ultramaratona è sicuramente uno sport in cui conta più la
testa delle gambe, bisogna trovare equilibri perfetti e cercare di non mollare
mai.”
Sogni realizzati e da realizzare? “Nel 2012 ho incontrato
Francesca grazie alla corsa e ho realizzato uno dei miei sogni. Insieme stiamo
correndo da anni ed è un altro sogno che prosegue. Spero di realizzare anche il
prossimo sogno, vorrei arrivassimo entrambi in nazionale: Francesca mi pare
proprio sulla buona strada… e io mi impegnerò per raggiungerla!”
Un’intervista a Marcello è riportata nel libro “Il piacere di correre oltre (Il piacere di correre oltre dal punto di vista di uno psicologo dello sport)” di Matteo Simone.
Editore: Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere.
Data di Pubblicazione: novembre 2022.
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