Matteo SIMONE
A volte lo sport ti prende, sperimenti performance e successi, va tutto bene, ti alleni duramente, segui programmi di allenamento, segui i consigli dell’allenatore, del nutrizionista, ti confronti con eventuali psicologi dello sport, con altri atleti più forti, ma alla lunga successo e performance possono portare comunque a uno stress peri essere sempre al top della forma.
Non si può fallire, sempre dimostrare di essere efficienti
e al top della forma, alla ricerca di sponsor, di ingaggi, di convocazioni, a
volte si decide di mollare e dedicarsi allo sport in maniera più distensiva,
più partecipativa, più impulsiva e istintuale, è quello che avviene per gli
atleti amatoriali che comunque faticano ma con meno stress, senza tante
pretese, avventurandosi, sperimentandosi, liberi di provare e mettersi in
gioco.
Saverio racconta le sue esperienze di atleta rispondendo a un mio
questionario.
La grande palestra dell’ultratrail ti mette in contatto con mondi profondi e sconosciuti, ti mette in contatto con le proprie risorse personali, le proprie capacità di gestione delle forze ed energie, di affrontare percorsi e difficoltà.”
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “No, non mi è mai successo.”
Qual è stato il tuo percorso per
diventare atleta? “Ho avuto un passato come ciclista su strada fino ai 19
anni, poi ho abbandonato l’attività agonistica fino ai 26 anni (2010) quando ho
iniziato a fare le prime gare di corsa in montagna.”
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere e/o performance?
“Il benessere psicofisico, ed è per questo che cerco sempre di mantenere un
buon bilanciamento.”
Nello
sport chi contribuisce al tuo benessere e/o performance?
“Diciamo che cerco sempre di essere “autosufficiente” ed è per questo che il
tutto parte da me stesso, poi sicuramente le persone che hai vicino ti aiutano
molto ma alla base credo che ognuno di noi debba conoscersi profondamente. Lo
sport aiuta a capire molto di se stessi.”
La gara della tua vita dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato
le emozioni più belle? “L’esperienza più forte è stata
l’Adamello Ultra Trail 2016. Arrivavo
da un periodo in cui avevo perso gli stimoli e mi sono lanciato senza
esperienza in quella avventura. Ne è uscito un viaggio incredibile di 35 ore e
a distanza di quasi un anno mi vengono ancora i brividi mentre ricordo alcuni
momenti. Dopo quella gara ho capito che l’essenza del mio correre in realtà era
una esigenza di “viaggiare” ed è per questo che dopo quella esperienza mi sono
dedicato quasi ed esclusivamente alle Ultra.”
Nello sport di endurance, negli ultra trail, si sperimenta un mondo
fatto di scenari spettacolari interni ed esterni, interni per quanto riguarda
l’entusiasmo, dubbi, ansie, endorfine, ed esterni riguardo paesaggi
spettacolari nelle ore diverse della giornata soprattutto in gare di 35 ore
dove ti assalgono dubbi e sicurezze, dove cadi e ti rialzi, dove sperimenti
fame e sete, caldo e freddo, solitudine e compagnia degli animali o persone
lungo il percorso, viaggi interiori alla ricerca del vero sé, di quello che
veramente si desidera essere e fare ora, proprio in questo momento, in questo
periodo.
Il 23-25 settembre 2016, al “3° Adamello Ultra Trail 180 km”, Saverio si classifica al 4° posto, a pari merito con Luca Guerini, in 34h59’20”, preceduti da Luca Manfredi Negri 33h19’14”, Guido Caldara 31h55’59 e dal vincitore Jimmy Pellegrini 30h12’27”. Tra le donne vinse l’olandese Willemijn Jongens 46h51’55”, precedendo Gabriella Lavezzo 47h07’41” e Cristina Tasselli Almarza 2 giorni 1h12’24”.
La tua gara più difficile? “La Lavaredo Ultra Trail 2017. Sono stato
male, sono caduto 2 volte, è stata una dura battaglia di testa, ho sofferto
stretto i denti e alla fine è uscito anche un buon risultato (15° assoluto).”
Più è dura l’impresa e più si è soddisfatti, una dimostrazione di carattere, avercela fatta nonostante
imprevisti e cadute, andare avanti fino al traguardo attenti, concentrati,
focalizzati sull’obiettivo finale, arrivare nel miglior possibile.
Il 23 giugno 2017, Saverio corse l’11^ Lavaredo Ultra Trail 120km in 14h41’06”. Il vincitore fu il francese Fabien Antolinos 12h32’34 “, precedendo lo statunitense Seth Swanson 12h34’41” e il norvegese Erik Sebastian 13h09’21”. Tra le donne vinse la francese Caroline Chaverot 14h05’45”, precedendo la neozelandese Ruth Charlotte Croft 14h51’36” e Lisa Borzani 15h53’49”.
Quale esperienza ti può dare la convinzione di potercela fare?
“Quando torno a casa dal lavoro stressato e spossato a volte non ho voglia di
correre, non sento le energie per farlo, ma bastano 20’ e rinasco. Quando mi
succede mi ripeto sempre: 'ti ricordi anche l’ultima volta in cui non
avevi energie e sei uscito a correre come poi sei tornato a casa?!'.
Non è questione di 'saltare o fare un allenamento' è un modo per scaricare lo
stress e ritrovare un equilibrio psicofisico.”
Lo sport ti rimette al mondo ogni
giorno, ti dà conferme e sicurezze, ti ricorda quali sono le tue capacità e ti
apre la mente, ti dà ogni giorno nuove consapevolezza.
Un episodio curioso della tua attività sportiva? “Avrei
diversi aneddoti in tema trail,
quando fai 'gare lunghe' ci sono sempre diversi episodi al suo interno.
L’ultimo in ordine temporale durante la Monte Rosa Walser Trail, stavo salendo l’ultima salita, erano circa le 13 del
pomeriggio, non c’era aria e il caldo era asfissiante. In lontananza ho visto
una vasca di acqua per le Mucche. Senza pensarci mi ci sono lanciato dentro
alla ricerca di refrigerio senza accorgermi che era circondata dal filo
elettrificato di contenimento per gli animali. E’ stato un bagno folgorante!”
Questo è il bizzarro, sorprendente mondo
degli ultrarunner, sport e benessere
senza pressioni, liberi.
Il 28 luglio 2017, Saverio ha corso il “2° Monte Rosa Walser UltraTrail 114km” classificandosi terso in 20h04’44”, preceduto da Luca Arro 19h48’55” e dal vincitore Gianluca Gaelati 18h44’23”. Tra le donne vinse Martina Chialvo 23h22’54”, precedendo Giulia Vinco 26h20’21” e Chiara Boggio 26h31’23”.
Quali sensazioni che sperimenti facendo sport?
“Ricerco il benessere psicofisico alla fine è molto semplice mens sana in corpore sano.”
Nel tuo sport quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione?
“Quando affronti un Ultra oltre che essere preparato fisicamente lo devi essere
anche mentalmente, molto spesso si sottovaluta il “potere della mente”, puoi
essere l’atleta fisicamente più forte del mondo, ma se non hai la testa
difficilmente arrivi in fondo. Oltre a questo il mondo delle ultra li vedo
molto come viaggi interiori ed è per questo che seleziono con cura a quali gare
partecipare. Non faccio molte competizioni anche perché amo cercare percorsi
nuovi e fare diverse esperienze nel mondo outdoor.”
A volte è la testa che si mette al
comando dell’organismo e decide per te, se vuole ti può sabotare, ti può
convincere che non ce la fai, che ti devi fermare, che non vale la pena, oppure
può decidere che ce la puoi fare, ti fa ricordare altre volte nel passato in
cui sei riuscito a fare cose straordinarie.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti inducono a fare una prestazione
non ottimale? “Ci possono essere diverse influenze
esterne che possono portare a non avere una prestazione fisica ottimale, ma
diciamo che vivendo il tutto come una nuova esperienza credo che ogni situazione
diventi un bagaglio importante per accrescere la propria esperienza, sia quelle
positive che quelle negative. Posso fare un esempio. Faccio molta fatica quando
ci sono le alte temperature e per abituarmici mi sono allenato spesso a
mezzogiorno sotto il sole. All’inizio sembrava una “tortura” ne è uscita una
bella esperienza che è venuta utile in diverse competizioni.”
Cosa
ti fa continuare a fare sport? “La cosa che
preferisco è esplorare e scoprire posti nuovi e poi il benessere generale che
ne deriva sia dalla attività fisica, sia dallo stare a stretto contatto con la
natura.”
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Infortuni
e crisi sono sempre uno scoglio difficile da superare. Diciamo che le prime
volte non è stato semplice poi con gli anni impari ad ascoltarti e io faccio
molta auto-analisi e cerco sempre di trarre il buono anche in un momento di
sconforto. Al riguardo ho scritto qualcosina sul mio blog".
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?
“Prima del messaggio agonistico vorrei molto far passare il messaggio di come
una passione coltivata con vero amore possa portare a risultati inaspettati! Ho
iniziato correndo corsette di montagna da 7 km e guardavo come marziani coloro
che si cimentavano nelle skymarathon
e ora che mi sono dedicato alle ultra mi sono accorto come in realtà con un
passo alla volta si possa arrivare molto lontano.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping?
“Lo sport viene spesso visto solamente come numeri e classifiche, il vincente è
visto come il migliore e chi perde come una nullità! Forse riuscire a cambiare
un poco la mentalità soprattutto nelle fasi adolescenziali aiuterebbe a
cambiare questo bisogno di eccellere a tutti i costi.”
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport?
“Fondamentalmente che sono un po’ pazzerello a fare determinate cose, ma sento
molto il loro affetto quando sono in giro a gareggiare!”
Cosa
hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?
“Ho scoperto che comunque vada si trova sempre una soluzione ed ho scoperto di
avere più risorse di quelle che mai pensassi di avere".
La grande palestra dell’ultratrail ti mette in contatto con mondi profondi e sconosciuti, ti mette in contatto con le proprie risorse personali, le proprie capacità di gestione delle forze ed energie, di affrontare percorsi e difficoltà.”
Riesci
a immaginare una vita senza sport? “Sicuramente
diventerei un gran viaggiatore, non è uno sport vero e proprio ma comunque si
macina diversi chilometri!”
Hai
mai pensato di smettere di essere atleta?
“Nella mia esperienza ho passato anche questa fase, ma poi ho capito che l’essenza
della mia pratica non era l’attività agonistica ma il piacere di stare all’aria
aperta. Capito questo la mia visione di atleta è cambiata e con esso anche il
mio approccio al mondo delle corse e a quello che ne consegue.”
Importante essere consapevole e
sviluppare consapevolezza giorno per giorno, capire quello che facciamo come lo
facciamo, il senso dello sport, della competizione, lo spirito di
partecipazione o di competizione e rendersi conto se è quello il nostro
benessere o qualcos’altro.
Ritieni
utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali
fasi? “Sicuramente sì! Lo sport soprattutto nelle fasi di
crescita va vissuto in maniera sana e tranquilla. Non bisogna mettere al primo
posto l’agonismo e le classifiche ma far scoprire ai giovani che anche
l’insuccesso, il non riuscire fa parte del processo di crescita. Vorrei non
utilizzare il termine sconfitta perché nell’immaginario comune il campione è
colui che indossa una medaglia o sale su un podio. Per me i campioni sono
quelli che nonostante le mille difficoltà riescono a portare avanti la propria
passione, allenandosi a orari assurdi facendo salti mortali tra famiglia,
lavoro e problemi. E’ ora di dare una nuova immagine alla attività sportiva,
poi non voglio risultare ipocrita, mi piace mettermi alla prova gareggiare,
sfidare, ma non deve essere l’unico o il principale motivo per fare dello
sport.”
Vero, sport non è solo vincere o record,
ma anche partecipazione, aggregazione, mettersi in gioco, sporcarsi, sperimentare.
Prossimi obiettivi?
Sogni realizzati e da realizzare? “Mi piacerebbe girare un po’ il
mondo correndo, scoprendo nuovi territori e conoscendo nuove persone, diciamo
che ogni anno scelgo nuove gare da fare anche per questo motivo, la scoperta è
una fase che utilizzo molto anche per i miei allenamenti, studio spesso nuovi
itinerari e nuovi posti da raggiungere! Ho diversi sogni nel cassetto,
rimanendo in tema trail direi fare il
Tor.”
Il Tor è il sogno di tanti, un passo alla
volta i sogni sono raggiungibili e percorribili.
https://www.libreriauniversitaria.it/maratoneti-ultrarunner-aspetti-psicologici-sfida/libro/9788899566166
Per approfondimenti sugli
ultrarunner è possibile consultare il libro "Maratoneti e
ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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