Matteo Simone
Cosa spinge un gruppo di quarantenni e cinquantenni a partecipare a ultra maratone, sudare, faticare?
Certo non la performance ma la voglia di mettersi in gioco,
di mantenersi in forma, rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e
relazionare; la voglia di fidarsi e affidarsi a qualcuno che ti fa compagnia,
che ti porge una bevanda, che ti aspetta; una spinta motivazionale dettata da
cuore, testa e corpo per provare a stare nel gruppo che contiene e sostiene,
per non mollare, per occuparsi di se stessi e degli altri, per raccontarsi, per
far parte di un gruppo, una squadra con progetti di gare, per ricordare momenti
passati insieme, per condividere momenti, pregata fatti di viaggi e incontri,
per superarsi, questo è lo sport che vogliamo che incrementa consapevolezza,
autoefficacia, resilienza e spirito di squadra e appartenenza.
Chiamateli pure
masochisti o incoscienti, ma in realtà quello che emerge dalle varie storie e
testimonianze è che si tratta di un mondo fantastico e sorprendente,
affascinante, accudente e protettivo.
Chiamateli pure masochisti o incoscienti ma in realtà a spingere a fare sport di endurance come Ultramaratone, faticando anche nelle salite è il benessere che si sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.
Chiamateli pure masochisti o incoscienti ma in realtà a spingere a fare sport di endurance come Ultramaratone, faticando anche nelle salite è il benessere che si sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.
In
effetti è risaputo e sperimentato che lo sport rende felici, incrementa
consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di
poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la
Resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le
difficoltà, si è più attenti e gentili.
Sto
continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di
fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi
interiori.
Resilienza
ed autoefficacia per non arrendersi mai e per raggiungere i propri obiettivi.
Gli atleti sperimentano sicurezza nel riuscire a portare a termine tali
competizioni estenuanti, sentono di valere, di avere forza mentale, di saper
prendere decisione, di sentirsi leader, aumenta autoefficacia nell’ambito
sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, si scopre di possedere capacità
insospettate.
Lo
sport di endurance aiuta a sviluppare la resilienza, di seguito la
testimonianza di un atleta di lunghe distanze.
Roberto D’Uffizi: “Ho scoperto che riesco a trasformare gli aspetti negativi in positivi,
o al limite, a ragionare costruttivamente per la risoluzione di un problema.
Quando hai un filo di forza e ti devi ingegnare per arrivare al traguardo, puoi
tranquillamente avere la resilienza necessaria per affrontare altre
problematiche quando sei in condizioni di relativo equilibrio psicologico e
fisico.”
Chi
sperimenta le lunghe distanze nello sport sa che per arrivare al traguardo
bisogna essere creativi, allenati e pazienti ma anche molto resilienti, saper
cercare dentro se stessi le risorse necessarie per percorrere anche gli ultimi
metri e arrivare al traguardo. Le esperienze di corsa di lunga distanza poi ti
danno la consapevolezza che nella vita i problemi diventano più gestibili,
affrontabili, risolvibili.
Ciò
che distingue un campione da un atleta comune è la resilienza, il cui
significato è: “mi piego ma non mi spezzo”, che sta a significare che il vero
campione esce fuori dalle sconfitte con più voglia di far meglio, di migliorare
gli aspetti in cui ha mostrato carenza. Chi è resiliente, esce rafforzato da
una sconfitta, analizza i suoi errori e trova le soluzioni per essere vincente.
Il
talento non basta per raggiungere l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza
fondamentale. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più
ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Ci
vuole convinzione, grinta, forza, determinazione per dedicarsi ad un periodo di
preparazione atletica. Il percorso per raggiungere obiettivi può richiedere
sacrifici enormi, rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti
sono disposti a questi impegni.
Quindi,
la cosa importante è decidere le priorità negli obiettivi e impegnarsi per il
raggiungimento. Da soli è difficile, più è alto l’obiettivo, più è alto
l’impegno.
Si
lavora poi sull’autoefficacia personale attraverso la ricerca di passate
prestazioni positive, di individuazione di modelli vincenti, di ricerca di
feedback positivi.
Come
rafforzare le convinzioni di autoefficacia? Ricorda un evento, episodio,
prestazione, dove sei riuscito, quali erano le sensazioni? Cosa ha contribuito
alla tua riuscita? Quali tue caratteristiche sono state determinanti? Chi ha
contribuito al tuo successo?
Si
definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’
importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto, indossare l’obiettivo
raggiunto.
Per
approfondimenti è possibile consultare il libro O.R.A. Obiettivi, risorse,
autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello
sport, Aras Edizioni, 2013.
7° nella classifica Bestseller di IBS Libri - Sport - Allenamenti sportivi - Psicologia dello sport
7° nella classifica Bestseller di IBS Libri - Sport - Allenamenti sportivi - Psicologia dello sport
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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